ma Deutsche Bank sta fallendo? (2 lettori)

tontolina

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La fusione Deutsche Bank Commerz Bank? Pessima idea

La fusione Deutsche Bank Commerz Bank? Pessima idea


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Stranamente una notizia di Bloomberg riguardante le due banche monstre tedesche è rimasta in secondo piano, non pubblicizzata: i rappresentanti dei lavoratori tedeschi nel CdA di CB, che costituiscono il 50% della governance della società sono fermamente contrari all’accordo e cercano di sabotarlo in ogni modo. Quindi quella che doveva essere la fusione fra due uguali debolezze per creare una grande forza rischia di non realizzasi o di avere, per lo meno, tanti ostacoli di fronte a se.

I sindacati sono ovviamente ostili ad un accordo che cancellerebbe migliaia di posti di lavoro, e per ora sonoriusciti a fermarlo, anche se non è chiaro se, in futuro , potranno trovare anche degli appoggi fra gli azionisti ed avere i due voti di maggioranza necessarri per cancellare ogni ipotesi di accordo. Nel frattempo si apre la caccia alla testa dirigenziale, prima fra tutti quella del Commerzbank CEO, Martin Zielke, da sempre invece fortemente bramoso della fusione e che quindi ora è diventato il maggior avversario dei rappresentanti dei lavoratori.


Perfino la BCE non sembra convinta dell’accordo e non ne capisce la logica: due banche in difficoltà, l’una per la montagna di derivati e l’altra per l’alto livelli di NPL, dovrebbero risolvere i propri problemi fondendosi.
Non è che succederebbe l’esatto opposto?

E per mandare un segnale ha iniziato a valutare l’opportunità di richiedere una maggiore capitalizzazione a DB, giusto per aumentare la fiducia nell’accordo. Tanto per mettere le cose in chiaro in questo momento, a spingere per la fusione, sono solo i vertici ed il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz, chee spera di creare il tanto desiderato “Campione nazionale”, senza capire che sarebbe meglio avere un gruppo di nani forti e competitivi, piuttosto che un gigante d’argilla, e questo anche nell’interesse dello stato. In una situazione in cui la BCE non vuole e non può intervenire direttamente nel salvataggio di una banca, come fece la FED nella crisi del 2008, a intervenire per salvare il colosso d’argilla dovrebbero essere i contribuenti tedeschi. Siamo sicuri che lo vogliano fare?
 

tontolina

Forumer storico
Azioni Deutsche Bank in rosso a Francoforte: focus sul caso Trump-Kushner

La banca tedesca smentisce di aver occultato le prove che coinvolgerebbero il presidente, Donald Trump, in una serie di operazioni di riciclaggio di denaro. La notizia arriva dal New York Times. Titolo Deutsche Bank in calo.
Deutsche Bank smentisce di aver occultato le prove che coinvolgerebbero il presidente americano, Donald Trump, in una serie di operazioni sospette legate al trasferimento di fondi nel periodo 2016-2017. Il titolo intanto scende a Francoforte, aprendo gli scambi in calo del 2% e mantenendosi in territorio negativo.

New York Times: il caso riciclaggio Trump - Kushner
Secondo quanto riportato ieri dal New York Times, i top manager del primo istituto tedesco non diedero seguito alla segnalazione avanzata dagli esperti antiriciclaggio, che rilevarono transazioni equivoche tra entità controllate dal Tycoon americano e dal genero, Jared Kushner. La dirigenza decise quindi di non fare partire la segnalazione all'autorità federale che si occupa di reati finanziari. Secondo il quotidiano, la banca avrebbe “prestato miliardi di dollari alle aziende” dei due imprenditori.

"Non è mai stato impedito ad alcun investigatore di intensificare l'attività (di verifica) su un’operazione identificata come potenzialmente sospetta" ha dichiarato Deutsche Bank in una nota. "Inoltre, l’indiscrezione secondo la quale qualcuno è stato riassegnato internamente o licenziato nel tentativo di fare assopire le preoccupazioni relative al qualsivoglia cliente, è categoricamente falso", hanno concluso dalla banca.

Secondo la ricostruzione della testata newyorkese, dieci membri del personale addetto alla conformità delle transazioni (di cui cinque dipendenti attualmente presenti) avrebbero rilevato alcune transazioni a rischio aventi al centro l'ormai defunta Trump Foundation, emettendo un avviso per attività illecita. Il team avrebbe quindi preparato le cosiddette relazioni per attività sospette che sarebbero dovute essere inviate ad un'unità del Dipartimento del Tesoro che si occupa di reati finanziari.

Azioni Deutsche Bank: raccomandazioni e target price
Secondo l’opinione degli analisti recensiti da Rauters, 10 raccomandazioni su 26 propendono per un giudizio a hold, mantenere, con 15 pareri sell, di cui tre strong sell, ed un solo buy.

Il target price medio indicato dagli operatori si posiziona a 7,35 euro per azione, leggermente sotto il valore mediano a 7,30 euro, superiore agli odierni livelli di prezzo, tra i 6,70 e i 6,80 euro per azione. Lo scorso giovedì gli esperti Alphavalue hanno indicato un prezzo a 6,90 euro, con indicazione di ridurre. Va meglio secondo Commerzbank Corporates&Markets, che ha fissato il prezzo obiettivo di Deutsche Bank a 8 euro per azione, su del 16,9% rispetto alle quotazioni odierne.

Deutsche Bank, che capitalizza oggi sul mercato 14,14 miliardi di euro, staccherà un dividendo annuo da 0,11 euro il prossimo 24 maggio (con pagamento in data 28 maggio).
 

tontolina

Forumer storico
FINO A QUANTO IN BASSO PUO’ ANDARE DEUTSCHE BANK

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Alcune settimane fa avevamo presentato l’analisi di un investitore americano che aveva affermato, senza ombra di dubbio, che il prezzo limite per Deutsche bank, verso il basso, fosse pari a 6,4 us$. Se il titolo della banca tedesca fosse andato al di sotto di quel livello per l’istituto sarebbe stata la fine perchè non sarebbe stato più in grado di reperire fondi sul mercato.

Diciamo che, se va avanti così, in una decina di giorni potremo testare la veridicità di queste affermazioni:
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Siamo a 5,76 dollari, solo 36 centesimi al di sopra della soglia.
Tutta DB CAPITALIZZA POCO PIU’ DI UN TERZO DI INTESA, il 30% in meno di FCA, il 40% in meno di Unicredit.
Una banchetta alla fine. A questi valori diventa anche facile per una banca concorrente potrebbe farne un sol boccone, se non fosse per gli alti rischi collegati.


Intanto la banca perde i pezzi . Kate Clifford, capo operativo di Deutsche Bank per le Americhe, ha abbandonato la posizione dopo solo circa un anno di lavoro, un ruolo chiave responsabile delle relazioni della banca con i regolatori statunitensi. Come una nave in tempesta chi può se ne va con la prima scialuppa.

La situazione è tale che perfino la BCE ha suggerito un “Consolidamento”della banca, cioè il suo assorbimento in qualche altro istituto. Naturalmente è solo un auspicio perchè comunque DB è una banca privata, per cui non possono esserci imposizioni finchè gli indici di capitalizzazione sono corretti, o almeno sembrano esserlo. Del resto i derivati di DB pare siano pari a 40 mila miliardi , con un’esposizione per 100 mila miliardi di dollari, ma naturalmente sono valori opachi e difficile da calcolare.
Solo il valore è più di 10 volte il PIL tedesco.
Però ricordatevi che il problema è l’Italia ed il suo 0,1% in più di deficit……
FINO A QUANTO IN BASSO PUO’ ANDARE DEUTSCHE BANK
 

tontolina

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tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank lavora a una «bad bank» da 50 miliardi di asset
Deutsche Bank sta preparando una profonda riorganizzazione delle sue attività di trading che include anche la creazione di una «bad bank» nella quale far ...
Il Sole 24 ORE2 ore fa



Deutsche Bank, allo studio una bad bank da 50 miliardi (FT)
Deutsche Bank sta studiando una nuova riorganizzazione interna, per la precisione la creazione di una bad bank da 50 miliardi di euro. Lo riporta il Financial ...

LA DEUTSCHE BANK PENSA AD UNA BAD BANK DA 50 MILIARDI


Deutsche Bank è poco sopra i 6 euro di quotazione , una capitalizzazione si soli 12 milairdi di euro, e deve trovare una soluzione ai propri problemi prima che qualcuno, il mercato o la BCE, suoni la fine della ricreazione. Jeff Gundlach , il noto analista, ha affermato che il valore di supporto per le azioni Db, quello al di sotto non ci si aspetta che vada, è pari a … zero

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Certo che lo zero è una base piuttosto solida per un valore azionario, e per evitare di testarlo la direzione della banca, dopo il fallimento del fallimento con Commerz, sta per applicare il PLAN Z , cioè la creazione di una bad bank, chiamata “Non core asset unit” nella quale far confluire sia tutto quello che non viene considerato strategico e le attività in perdita, per una dismissione. La banca vorrebbe trasformarsi in un’entità germanocentrica, al massimo europea, e concentrata sui servizi di pagamento e sulla gestione dei capitali, una scelta comoda, e vorrebbe cancellate tutto quello che non ne fa parte, quindi le attività internazionali e la gestione dei derivati……

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Ora si parla di una cinquantina di miliardi di asset da esternalizzare, pari a 4 volte il capitale attuale ed al 14% degli asset totali.
Il problema è che i derivati, da soli, costano 500 milioni all’anno di perdite, vengono ancora rinnovati e , nella migliore delle ipotesi, non saranno liquidati prima del 2030.
La dirigenza bancaria ritiene che non sia necessaria un’iniezione di capitale per coprire le perdite della Bad Bank, basandosi su esperienze precedenti di cessione di beni già svalutati, ma questa valutazione sembra molto ottimistica, soprattutto considerando il peso delle attività finanziarie in gioco.

Attualmente il FMI considera DB la banca sistemica più rischiosa al mondo, ed il suo collasso porterebbe ad un vero e proprio terremoto mondiale:

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Con soli 12,4 miliardi di capitalizzazione non c’è molto da scherzare.
Il tempo ormai è alla fine e la banca dovrà decidere qualcosa.
 

big_boom

Forumer storico
siamo vicini ad agosto dal 10 al 16 agosto e' il TOP BOOM
se deve fallire la Deutsche Bank o se il brexi sara' HARD e' la data chiave
non solo ma c'e' anche un rischio guerra con IRAN
 

tontolina

Forumer storico
Il futuro delle banche
10 luglio 2019
La grande ritirata di Deutsche Bank: ecco perché il futuro è di Libra (e delle banche Usa)
C’era una volta il modello liberal-liberista, oggi quello di Zuckerberg &C. La parabola di Deutsche Bank rappresenta bene questo terremoto: si è sottratta alla turbo-finanza di Wall Street per tornare alla vecchia funzione, prestare denaro a famiglie e imprese. Ecco cosa significa

La grande ritirata di Deutsche Bank: ecco perché il futuro è di Libra (e delle banche Usa) - Linkiesta.it

C’era una volta il modello liberal-liberista conosciuto anche come Washington consensus, insomma, quello del secolo americano. Accanto ad esso s’è affermato poco a poco il modello renano, il cui apogeo è coinciso con l’introduzione dell’euro. Con il fallimento della Lehman Brothers e l’effetto domino sull’intero sistema finanziario internazionale, è tornato di moda il capitalismo di stato, variante cinese, russa o populista. Adesso si presenta sulla scena, nuovo di zecca, un altro paradigma, quello libertario-tecnologico, quello di Zuckerberg &C., insomma il modello Libra che fa tremare proto-monetaristi e tardo-keynesiani, turbofinanzieri e banchieri di ogni ordine e grado. Ebbene, la parabola di Deutsche Bank rappresenta molto bene questo terremoto economico-ideologico.

Nata renana per definizione, la banca del Modell Deutschland, quella che ha accompagnato fin dall’inizio la potenza tedesca e il suo complesso militar-industriale, con l’affermarsi della globalizzazione ha cambiato pelle lanciando la sfida alle banche d’affari anglo-americane. In una prima fase le è andata bene, già con il nuovo millennio, però, sono apparse le prime crepe diventate voragini dopo la grande crisi del 2008-2010. La DB ha cercato di curare più volte le ferite con aumenti di capitale, ma si sono rivelate solo fugaci aspirine. Adesso ha deciso di cambiare di nuovo tutto: contrordine, basta con le avventure a Wall Street, basta con la finanza creativa che ha inzeppato i bilanci di derivati, si torna alle origini, si torna a prestare solidi a famiglie e imprese. Andrà meglio? Chissà, non bisogna dimenticare che la svolta turbo-finanziaria era essa stessa la risposta a un modello che aveva cominciato a mostrare la corda producendo più perdite che profitti. E oggi, con tassi così bassi e la concorrenza della finanza digitale, non si vede come prestare quattrini a interessi zero possa generare reddito.

La Deutsche Bank si reinventa senza intervento dello stato o del denaro pubblico, al contrario di quel che molti temevano in Germania o che speravano in Italia

La svolta di una delle principali banche internazionali avrà numerose conseguenze sul sistema bancario, a cominciare da quello europeo. Nel 2022, alla fine della complessa ristrutturazione, annunciata lunedì dall’amministratore delegato Christian Sewing, la Deutsche Bank avrà 18 mila dipendenti in meno rispetto ai 92 mila attuali, il 20% di derivati in meno (oggi ammontano a mille e 300 miliardi di euro) un anno di perdite e due anni senza dividendi. In cambio, il patrimonio di vigilanza sarà più saldo.
A una bad bank costituita ad hoc verranno passati attivi ponderati per il rischio pari a 74 miliardi di euro che equivalgono a 280 miliardi a leva.
La nuova DB potenzierà la divisione corporate per fare da tesoriera alle grandi imprese tedesche e multinazionali, mentre verrà rafforzata la divisione retail.
Il corporate banking diventa il motore principale nel quale confluiranno tutte le attività connesse.
La Deutsche Bank si reinventa senza intervento dello stato o del denaro pubblico, al contrario di quel che molti temevano in Germania o che speravano in Italia così da gettare altra benzina sul fuoco della polemica contro i tedeschi che risanano le loro banche con i soldi degli altri.

Guardando la ristrutturazione dall’osservatorio italiano, viene subito in mente Unicredit. Innanzitutto perché è l’unica banca italiana ad essere considerata sistemica in Europa, e poi perché è l’unica che abbia una presenza significativa in Germania e nella Mitteleuropa. Per contro, la DB è una delle principali banche sul territorio italiano, primo mercato dopo quello domestico. Ha aperto il suo ufficio di rappresentanza nel 1977, ma il legame è di antica data. La Deutsche Bank è stata tra i fondatori, nel 1894 a Milano, della Banca Commerciale Italiana. La sua presenza si è rafforzata negli anni con l’acquisizione di Banca d’America e d’Italia (1986), Banca Popolare di Lecco (1994), Finanza & Futuro (1995) e Milano Mutui (1996). La ristrutturazione non tocca i 4 mila dipendenti in Italia dove la DB con 2,2 milioni di clienti individuali e 65 mila aziende, svolge già principalmente attività di banca tradizionale, focalizzata su piccole imprese e famiglie, e specializzata nei finanziamenti a supporto delle aziende con elevata vocazione all’export, nel risparmio gestito e nel credito al consumo.

L'intero sistema bancario in Europa e in Italia ha l’aria di un mare agitato che si prepara a prossime tempeste

La Unicredit, che ha completato la cessione dell’ultima quota di FinecoBank per 1,1 miliardi di euro allo scopo di rafforzare il buffer sui requisiti patrimoniali, progetta di creare una sub holding basata in Germania nella quale concentrare tutte le attività estere (Austria, alla Germania, Russia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Bulgaria e Turchia). Proprio la ristrutturazione della DB rafforza e accelera una scelta che vede la banca italiana diventare uno dei principali concorrenti nell’area di lingua tedesca. È una soluzione di ripiego dopo aver mancato l’acquisizione della Commerzbank il cui maggior azionista è lo stato tedesco, oppure dopo la promessa di matrimonio non mantenuta con Société Générale? Può darsi, tuttavia non è tempo di fusioni cross border come ha sottolineato Lorenzo Bini Smaghi, presidente di SocGen, allora il rafforzamento avverrà più su basi interne.

Il sistema bancario europeo è ancora troppo frastagliato rispetto a quello americano, quindi è inevitabile che vada avanti nei prossimi anni il processo di integrazione e razionalizzazione. In questo quadro s’inserisce anche l’interesse di Unicredit per la Carige, nonostante la banca guidata da Jean-Pierre Mustier due anni fa abbia rifiutato di acquisire la Popolare di Vicenza e la Veneto Banca prese da Intesa Sanpaolo per un euro ciascuna. Certo è che l’intero sistema bancario in Europa e in Italia ha l’aria di un mare agitato che si prepara a prossime tempeste.

La ritirata della DB dalla finanza pura e dura lascia campo aperto alle banche americane che si presentano oggi ben più forti e aggressive dopo la cura da cavallo del 2009 e dieci anni di crescita ininterrotta di Wall Street e dell'economia statunitense. Morgan Stanley e Goldman Sachs in particolare si sono lanciate sul mercato europeo lasciato libero, scrive il Wall Street Journal, raccogliendo un gran volume di affari e profitti. Le banche europee, a cominciare proprio dalla DB, hanno un vero e proprio svantaggio competitivo anche perché dopo la crisi del 2008 hanno voluto evitare la cura da cavallo imposte invece alle banche americane. La responsabilità ricade non solo sui vertici bancari, ma soprattutto sui governi.

Il profondo malessere delle banche europee mette la Bce di fronte a un serio dilemma: da una parte per sostenere una crescita in forte rallentamento, Francoforte deve stampare altra moneta, dall’altro un costo del denaro ormai negativo peggiora le debolezze strutturali del sistema bancario

L’Unione europea non ha agito in modo rapido, sistemico e radicale come hanno fatto invece gli Stati Uniti.
Bruxelles ha lasciato gli aggiustamenti ai singoli paesi i quali hanno cercato di gettare la polvere sotto il tappeto. Anche su Berlino grava una responsabilità molto grande: ha sottratto alla vigilanza della Bce gran parte delle banche locali dove si annida un credito gestito spesso in modo clientelare, ha costretto Commerzbank, di per sé indebolita dalla crisi, a sobbarcarsi della Dresdner Bank mettendo insieme un cieco e uno zoppo, poi ha bruciato soldi senza pretendere in cambio una ristrutturazione dolorosa e radicale. Una crescita lenta e tassi d’interesse negativi hanno fatto il resto.
La Deutsche Bank non è la sola: anche Société Générale, la olandese ING, la britannica HSBC hanno amputato le loro braccia finanziarie ridimensionando nettamente l’investment banking e licenziando migliaia di dipendenti. È un’altra sfida che il Vecchio Continente ha perso nei confronti degli Stati Uniti.

Il profondo malessere delle banche europee mette la Bce di fronte a un serio dilemma: da una parte per sostenere una crescita in forte rallentamento, Francoforte deve stampare altra moneta, dall’altro un costo del denaro ormai negativo peggiora le debolezze strutturali del sistema bancario.
Un bel grattacapo che Mario Draghi lascia a Christine Lagarde. Tutto questo mentre sul risparmio si gettano gli sparvieri dell’era digitale.
Il lancio di Libra, anzi in generale il mondo delle criptovalute, è una sfida ormai non più futuristica.
Anche per questo le banche tradizionali cercano di rafforzarsi.
Ma restaurare il vecchio mestiere è davvero la risposta più efficace?
Quanta fetta di risparmio verrà attratta da Facebook & C.?
e quali servizi i nuovi operatori potranno offrire, senza altre intermediazioni e a prezzi stracciati che una banca ordinaria non potrà mai sopportare?
Sotto questa luce, la Deutsche Bank ha scelto una ritirata, e non esattamente strategica
L’industria della moneta, come quella dell’auto, deve reinventare se stessa.
 

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