ma Deutsche Bank sta fallendo? (2 lettori)

tontolina

Forumer storico
QUANTA FATICA IN GERMANIA PER NASCONDERE IL BUBBONE DEUTSCHE BANK - L'ISTITUTO È ESPOSTO AI DERIVATI PER UN VALORE NOMINALE DI 48.000 MILIARDI €, 20 VOLTE IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO E QUASI 30 VOLTE IL PIL - E BLOOMBERG HA RILANCIATO LE VOCI DI UNA FUSIONE CON COMMERZ, CHE GIRANO DA ANNI...
17 DIC 18:54
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marofib

Forumer storico
pero' sta esposizione buttata cosi' non significa niente....anch'io se vendo put 18000 sono esposto per migliaia di euro se va a 0....ma la prob che ci vada e' nulla...quindi non sono esposto un cazzo..e' solo in teoria

nell'indice ormai pesa come una piuma , 1.73
il problema e' semmai quanti hanno valorizzato attivi con questo emittente...strano che non si sappia..e si che ne fanno di stress test!!

l'unica cosa certa e' che sono esposti con derivati sui tassi(tra l'altro solo con questi si possono fare sti numeri)..sicuramente lunghi visto che col QE stanno piangendo da anni...ora finisce....quindi il rischio non aumenta di sicuro

poi se fanno una fusione...chi e' quel matto che si fonde con un buco nero....quindi tutte balle
 
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tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank messa sotto inchiesta dalla FED per i miliardi di DANSKE BANK. Ci sarà un’altra sanzione?
Un’altra sanzione? Ma allora è abbonata o ne fa una collezione?

La Federal Reserve ha messo sotto indagine la Deutsche Bank per le modalità in cui questa ha maneggiato i miliardi di euro legati a transazioni estremamente sospette effettuate dalla filiale estone della banca danese Danske Bank, secondo informazioni trapelate alla stampa e pure a Bloomberg.

L’inchiesta non è pubblica e per ora è ancora alle fasi iniziali nelle quali si sta cercando di capire se DB ha gestito in modo adeguato il flusso informativo che riguardava i movimenti di denaro provenienti da Danske, accusata di aver riciclato, attraverso la filiale estone, la cifra-monstre di 230 miliardi di euro. Per dire, se accadeva in Italia sequestrandolo ci si ripagava un decimo del debito pubblico, o 40 anni di Reddito di Cittadinanza !! A fronte di questo riciclaggio le autorità danesi hanno detto alla Banca di preparare un accantonamento per 1,5 miliardi di euro per far fronte alle possibili sanzioni provenienti dagli USA e da tutti i paesi che stanno , in questo momento, facendo delle inchieste sulla materia. Se la cifra delle sanzioni e del riciclaggio fossero realistiche potremmo dire che la banca se l’è cavata con una pacca sulla spalla! Probabilmente questo viene anche creduto dai mercati che, dopo aver punito ieri le azioni Deutsche Bank oggi sono tornati fiduciosi.

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Deutsche Bank agiva come corrispondente per i bonifici ed i movimenti della banca danese e per ora i vertici DB negano che vi sia una vera e propria inchiesta in corso, affermando che, semplicemente, le autorità stanno raccogliendo delle informazioni su questi spostamenti. Del resto negli USA anche JP Morgan fungeva da corrispondente, quindi non è impossibile che anche quest venga invitata a fornire delle prove in materia.

Già in passato la banca tedesca è stata chiama a rispondere per deficienze nel sistema di controlli KYC-AML, ed è stata più volte sanzionata.




 

tontolina

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Deutsche Bank ha perso 1,6 miliardi con una singola operazione che ha coinvolto Buffett
21 Febbraio 2019, di Livia Liberatore

Deutsche Bank ha perso 1,6 miliardi con una singola operazione che ha coinvolto Buffett | WSI


Deutsche Bank ha perso 1 miliardo e 600 milioni di dollari in uno scambio obbligazionario che ha coinvolto la Berkshire Hathaway di Warren Buffett.
Lo riporta il Wall Street Journal.
La perdita è una delle più grandi di sempre subite da Deutsche Bank in una singola operazione.
E l’istituto di credito tedesco non l’aveva mai comunicata in precedenza.

È avvenuta in un periodo di tempo di quasi un decennio per un complesso investimento obbligazionario municipale che la prima banca di Germania ha fatto in previsione della crisi finanziaria del 2008.
Ma la società non è riuscita a confrontarsi con la contrazione dei mercati e l’inasprimento delle normative.

Secondo alla ricostruzione dell’articolo, nel 2007 la banca ha comprato un portafoglio di obbligazioni municipali da 7,8 miliardi di dollari.
L’anno seguente, Deutsche ha acquistato la protezione predefinita da Berkshire Hathaway per l’investimento, pagando 140 milioni di dollari in anticipo per la transazione.

Deutsche Bank: operazione in linea con gli standard contabili
L’operazione si è alla fine conclusa con la decisione di Deutsche Bank di vendere le obbligazioni in perdita e di ritirare la sua assicurazione Berkshire, riconoscendo la perdita di 1,6 miliardi di dollari nel 2016.

I revisori dei conti finanziari di KPMG hanno anche messo in dubbio che la banca avesse stanziato fondi sufficienti per coprire potenziali perdite. Deutsche Bank ha però smentito queste preoccupazioni.

“Questa transazione è stata svolta nel 2016 come parte della chiusura della nostra unità operativa non ‘core‘”, ha detto un portavoce della banca al Wall Street Journal. “Avvocati e revisori esterni hanno esaminato la transazione e confermato che era in linea con gli standard e le pratiche contabili”.

I dirigenti della Deutsche Bank non avevano mai deciso di rideterminare il proprio bilancio per includere le perdite prima di un’indagine interna conclusa l’anno scorso, riporta l’articolo.
 

tontolina

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Fusione Deutsche Bank-Commerzbank: via libera dei Cda?
Cristiana Gagliarducci

11 Marzo 2019 - 13:28

La fusione tra Deutsche Bank e Commerzbank potrebbe essere in dirittura d’arrivo.

Stando alle recenti indiscrezioni di stampa tedesca iniziate a circolare nella giornata di ieri, i Cda degli istituti avrebbero già dato l’ok a dei colloqui preliminari volti proprio ad esaminare la fattibilità di una unione che tuttavia avrebbe un impatto dirompente sulla forza lavoro di entrambi.

Le speculazioni su una possibile fusione Deutsche Bank-Commerzbank si rincorrono ormai da anni. Secondo le ultime voci di corridoio, però, questo potrebbe essere il momento giusto per agire.

Fusione Deutsche Bank-Commerzbank: ok dai Cda?
A riportare le ultime indiscrezioni sui due colossi è stato il tedesco Welt am Sonntag, secondo cui il Cda della banca di Sewing avrebbe dato via libera ai negoziati con l’istituto di Martin Zielke. I primi colloqui, tra l’altro, si sarebbero già tenuti in via informale e preliminare.

Anche il Governo tedesco starebbe ora spingendo per una fusione Commerzbank-Deutsche, con l’obiettivo di sganciarsi abilmente dal capitale della prima, che negli ultimi quindici anni ha attraversato non una, ma diverse crisi.

Ancora secondo la stampa citata, Berlino lavorerà alacremente per poter annunciare la fusione prima delle elezioni europee o, al limite, quando i due titoli torneranno a scambiare in deciso ribasso in Borsa, cosa che li renderà più appetibili.

Favorevoli o contrari al merger?
Sulla fusione ha espresso parere favorevole anche il fondo Cerberus, oggi azionista sia di Deutsche Bank che di Commerzbank, forse preoccupato dalle pessime performance messe a segno a Francoforte.

Certo è che, come ha ricordato Repubblica, le operazioni dovranno convincere anche numerosi altri attori tra cui le agenzie di rating, gli investitori e la BCE, che potrebbe richiedere un surplus di patrimonio a fronte di un’unione che porterebbe alla nascita di un player da 24 miliardi di euro di capitalizzazione.

Il merger tuttavia avrebbe un impatto dirompente sulla forza lavoro dei due istituti. In molti hanno stimato un taglio di circa 30.000 dipendenti, corrispondenti al 21,2% del totale, cosa che a sua volta potrebbe ridurre i costi di Commerzbank di circa 40 punti percentuali.

Secondo Credit Suisse il matrimonio avrebbe un valore accrescitivo del 20%, un EPS combinato di 96 centesimi, ricavi per 35,3 miliardi di euro e un Cet 1 ratioal 13,7%.

Al momento in cui si scrive, le voci sulla fusione Deutsche Bank-Commerzbank rimangono appunto soltanto voci. Entrambi gli istituti coinvolti hanno preferito imboccare la via del no comment.

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tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank e Commerzbank, Berlino preme per la mega-fusione. I timori di stampa e opposizioni: ‘Un gigante malato’
Il ministero delle Finanze guidato da Olaf Scholz spinge per unire i due istituti, indeboliti da scandali e difficoltà, per scongiurare la vendita a concorrenti stranieri. Mentre dall'Italia arrivano accuse di un tentativo per aggirare il bail in, i principali quotidiani tedeschi si interrogano sull'efficacia dell'operazione. I Verdi: "Può diventare un fosso senza fondo per il bilancio dello Stato

Deutsche Bank e Commerzbank, Berlino preme per la mega-fusione. I timori di stampa e opposizioni: 'Un gigante malato' - Il Fatto Quotidiano
 

tontolina

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Grandi manovre18 marzo 2019
Occhio, la Germania sta creando una megabanca malata (e troppo grande per fallire)
Il ministro delle Finanze tedesco vuole far unire le debolissime Deutsche Bank e Commerzbank per creare il secondo gigante bancario europeo. Ma anziché essere un campione nazionale competitivo, rischia di trasformarsi in una insostenibile zavorra per lo Stato (e per l’Europa)
DANIEL ROLAND / AFP
Occhio, la Germania sta creando una megabanca malata (e troppo grande per fallire) - Linkiesta.it

È il matrimonio tra un cieco e uno zoppo?
È l’ennesima furbata tedesca per aggirare il bail-in?

È il ritorno in grande stile dello stato nelle banche alla faccia della concorrenza e dell’antitrust?
Chissà, il progetto di unire Deutsche Bank e Commerzbank sponsorizzato dal ministro tedesco delle finanze, il socialdemocratico Otto Scholz, per creare la seconda megabanca europea ha in sé un po’ di tutto questo, ma soprattutto dimostra che l’Europa è ancora alla ricerca di un proprio modello creditizio e, a differenza dagli Stati Uniti, non ha mai risolto una volta per tutte la crisi del 2008. Con un sistema finanziario bancocentrico dove la maggior parte dei finanziamenti alle famiglie e alle imprese passa attraverso le aziende di credito (le borse ovunque nell’Europa continentale sono secondarie), è un guaio serio.

Facciamo un passo indietro: come si è arrivati a questo punto?
Tutto nasce dalla Deutsche Bank, un tempo baluardo del Modell Deutschland, ma da un decennio ormai alla ricerca di una nuova identità. La sua crisi affonda le radici non in un sistema tedesco immobile e tetragono, ma nel tentativo di sciogliere l'intreccio perverso tra banca, assicurazioni e industria sul quale era stata costruita la potenza economica germanica fin dai tempi di Bismarck. La riforma, avviata dal cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder (lo stesso che ha liberalizzato le norme per l’impiego) era diventata necessaria anche in vista dell'euro, quando ancora si credeva nella possibilità di creare un vero mercato unico dei capitali, dei risparmi e, in prospettiva, persino del lavoro. Ma ha spinto le banche a cercare altri modi di fare business fuori dai confini nazionali e in territori per loro inesplorati, soprattutto con il puro gioco finanziario.

La Deutsche Bank ha svolto un ruolo di punta nell’unificazione delle due Germanie. Mentre il muro stava ancora crollando, il 30 novembre 1989, il suo presidente, Alfred Herrausen, uno dei maggiori sostenitori della riconciliazione nazionale, venne ucciso in un attentato probabilmente organizzato dalla Stasi non della Raf, la Rote Armee Fraktion, come si disse fin dall'inizio. Proprio la nuova grande Germania con il suo ampio cortile di casa nell'est europeo aveva rafforzato la vocazione di banca d'affari. Mentre negli anni del boom americano, spinto dalla rivoluzione high tech e dalla globalizzazione, con la compravendita di aziende e anche di titoli cartacei si guadagnava molto più che prestando denaro. E poi c'era la nuova cornucopia di derivati, fino ai subprime.

Attorno alla Deutsche Bank si è stesa una cortina di omertà e una rete trasversale di sicurezza. La grande malata ha 25 mila miliardi di swaps otc (over the counter cioè a trattativa privata) con la Bce e con le grandi banche europee, ciò la rende fragile e allo stesso tempo inaffondabile a meno di non colare tutti a picco con lei

Quando la bonanza è finita, si è scoperto che le banche tedesche, alla faccia della stabilità e della ortodossia finanziaria, erano tra le più esposte.
Tanto che la danza macabra della grande crisi fu aperta nell'estate del 2007 dalla IKB.
Nata per finanziare l'industria e diventata una sorta di fondo speculativo, è stata nazionalizzata per non farla fallire, così come la Commerzbank che nel 2008 aveva ingoiato la Dresdner, diventando anche lei troppo grande per fallire.
Attorno alla Deutsche Bank si è stesa una cortina di omertà e una rete trasversale di sicurezza. La grande malata ha 25 mila miliardi di swaps otc (over the counter cioè a trattativa privata) con la Bce e con le grandi banche europee, ciò la rende fragile e allo stesso tempo inaffondabile a meno di non colare tutti a picco con lei. Tenere a galla un bastimento così pesante con guadagni facili e abbondanti non ha funzionato, anzi è diventato un boomerang.
La manipolazione dei tassi di riferimento Euribor e Libor è costata nel 2015 una multa da 2,5 miliardi di dollari;
il tentativo di lucrare sul mercato dell’oro ha messo in allarme la magistratura svizzera;
le operazioni in Russia hanno provocato l’accusa di riciclaggio e violazione delle sanzioni (anche con l’Iran la banca è sospettata di non aver rispettato l’embargo).
C’è poi l’evasione fiscale che riguarda lo scambio dei diritti di emissione dei gas.

L’amministratore delegato, il britannico John Cryan, nominato nel 2015, doveva portare nuovo dinamismo e stabilità ai vertici dopo la lunga catena di dimissioni e licenziamenti, il più clamoroso dei quali riguarda il potente banchiere svizzero Josef Ackermann nel 2013. Ma ha tagliato sportelli (i 18 mila aperti in Germania non producono un euro di utile) e dipendenti (se ne andranno in 35 mila), senza intravedere la svolta. Nell’aprile dello scorso anno è stato nominato Christian Sewing, tedesco e, con i suoi 47 anni, il più giovane capo nei 150 anni di storia della banca. È il terzo cambio al vertice in sei anni, dopo un triennio consecutivo di perdite. In seguito all’aumento di capitale da 8 miliardi di euro (la quarta iniezione di capitale dal 2010), dal maggio 2017 il maggior singolo azionista è un conglomerato cinese, HNA Group, con una partecipazione del 10% del capitale ridotta all'inizio del 2018 al 7,9%.

L’ultimo ricorso al mercato non ha risolto i problemi tanto che la Bce ha chiesto un nuovo rafforzamento patrimoniale in modo da mettere al sicuro azionisti e risparmiatori. La banca ha una montagna di derivati, il cui vero ammontare è oggetto di disputa. Secondo le spiegazioni ufficiali sarebbero in linea con le banche d’affari. Ma il problema è proprio qui. La Deutsche Bank vuole cambiare di nuovo il proprio modello di business, tornando a fare la banca a tutto tondo e finanziare l’economia anche il Mittelstand e proprio questo richiede una solidità che oggi non può garantire. La Deutsche Bank ha registrato una leggera ripresa nel 2018 per la prima volta dopo quattro anni. Tuttavia il titolo che nel 2014 valeva 34 euro, viaggia oggi a quota sette e il prezzo dei credit default swap sulle sue obbligazioni si è impennato in breve tempo e secondo il quotidiano Die Welt proprio questo ha convinto il ministro e il suo segretario di Stato Jörg Kukies, ex banchiere di Goldman Sachs, a cercare una via d’uscita attraverso il matrimonio con la Commerzbank che è a metà strada di una ristrutturazione destinata a durare ancora almeno un anno e che è già stata salvata nel 2009 da interventi statali per un totale di 18,2 miliardi di euro.

L’Antitrust non vede di buon occhio l’operazione, ma dopo le elezioni del prossimo maggio tutto può cambiare

Fondata ad Amburgo nel 1870, la Commerzbank è stata la prima ad aprire una filiale a New York esattamente cento anni dopo, ma la sua avventura americana è stata ampiamente ridimensionata già prima della grande crisi finanziaria che l’ha messa a terra. La responsabilità ricade ampiamente sul governo che nel 2009, per evitare il fallimento della Dresdner Bank che avrebbe trascinato con sé anche il colosso delle assicurazioni Allianz, ha spinto la Commerz a fondersi con la Dresdner; in cambio il Soffin, fondo straordinario federale per la stabilizzazione dei mercati finanziari (Sonderfonds Finanzmarktstabilisierung) ha sottoscritto un aumento di capitale che l'ha portato a controllare il 25% del capitale del nuovo gruppo. Nel 2011 la maggior parte dei fondi ricevuti sono stati restituiti e nel 2013 la partecipazione del Soffin era scesa al 17,15%. Oggi s’aggira sul 15%, ma in ogni caso resta il veicolo attraverso il quale lo stato entra direttamente nella costituzione del nuovo colosso creditizio e finanziario. Una operazione temporanea si dice. Già, magari come quella del governo italiano nel Monte dei Paschi di Siena? E’ vero che né Deutsche né Commerz sono sull’orlo del crac, tuttavia la fusione (se si farà) resta una operazione difensiva.

«La Germania crea un nuovo gigante bancario malato che è troppo grande per fallire», avverte Lisa Paus, deputata dei Verdi. Il ministro delle finanze, di fronte alle debolezze dei due istituti, teme di dover affrontare una nuova crisi bancaria proprio nell’anno delle elezioni europee. Ma l’altra grande paura è quella di perdere Commerzbank, dopo l’interesse mostrato da Bnp Paribas e, scrive Die Welt, anche da Unicredit, lasciando Deutsche sola davanti ai propri problemi. Contrari i sindacati i quali temono pesanti tagli con la perdita di 30 mila posti di lavoro. Otto Fricke, esperto economico del partito liberale giudica “superata” l’idea: una Deutsche-Commerzbank anziché essere un campione nazionale competitivo si trasformerebbe in una insostenibile zavorra per lo stato. Anche l’Autorità bancaria europea ha già manifestato le proprie forti perplessità.
Tanto rumore per nulla? Una grande incognita riguarda non solo l’atteggiamento della Bce, ma quello di Bruxelles. L’Antitrust non vede di buon occhio l’operazione, ma dopo le elezioni del prossimo maggio tutto può cambiare. A Berlino si chiedono se conviene forzare i tempi o magari attendere che al posto di Jean-Claude Juncker sieda Manfred Weber, lo spitzenkandidat del Partito popolare che, comunque vada, si confermerà primo partito al parlamento europeo. Politique d’abord, è una espressione francese, ma vale anche al di là del Reno.
 

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