ma Deutsche Bank sta fallendo? (1 Viewer)

Scusate ma io ho acquistato alcune azioni di Deutsche Bank prima dell'aumento di capitale, sulla borsa di Milano. Non vedendomi caricare i diritti, che avrei intenzione di vendere, ho telefonato alla mia banca la quale mi ha risposto che per quanto riguarda le azioni comprate sulla borsa tedesca i diritti sono stati caricati, ma possono essere solo venduti, in quanto il loro esercizio è permesso solo agli investitori professionali; per quanto riguarda i diritti delle azioni acquistate sulla borsa italiana, non è prevista l'assegnazione dei diritti. Vi sembra possibile? Vuol dire che c'è stata una rapina e che il valore delle azioni è sceso senza che siano stati assegnati i diritti (quindi è un furto!). Ne sapete qualcosa? Grazie
 

tontolina

Forumer storico
Scusate ma io ho acquistato alcune azioni di Deutsche Bank prima dell'aumento di capitale, sulla borsa di Milano. Non vedendomi caricare i diritti, che avrei intenzione di vendere, ho telefonato alla mia banca la quale mi ha risposto che per quanto riguarda le azioni comprate sulla borsa tedesca i diritti sono stati caricati, ma possono essere solo venduti, in quanto il loro esercizio è permesso solo agli investitori professionali; per quanto riguarda i diritti delle azioni acquistate sulla borsa italiana, non è prevista l'assegnazione dei diritti. Vi sembra possibile? Vuol dire che c'è stata una rapina e che il valore delle azioni è sceso senza che siano stati assegnati i diritti (quindi è un furto!). Ne sapete qualcosa? Grazie
è il solito schifo all'italiana
 

tontolina

Forumer storico
questa banca è il simbolo dell'onestà tedesca?

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DEUTSCHE BANK ANCORA SOTTO ACCUSA NEGLI USA, QUESTA VOLTA PER FRODE NEI CAMBI




Non finisce mai l’epopea, negativa, d DB negli USA.
La banca sarà probabilmente multata dalla FED e dal Dipartimento degli affari finanziari dello stato di New York per frodi sul mercato dei cambi, come affermato oggi da Bloomberg.

Del resto ieri la banca ha affrmato che il dipartimento della giustizia USA aveva concluso un’indagine sulle sue attività in quel mercato.

Le accuse sono di aver utilizzato piattaforme elettroniche per frodare e muovere il tasso di cambio, in accodo con altri istituti di credito quali , ad esempio, Goldman Sachs Group Inc., BNP Paribas SA, Credit Suisse Group AG. Citigroup Inc., JPMorgan Chase & Co., Barclays, Royal Bank of Scotland Group Plc e UBS Group AG si sono già dichiarate colpevoli nel 2015.

I trader di DB sono specificamente chiamati a risponder su diversi episodi, anche in sede civile, il tutto in corresponsabilità con 15 altre banche. Prima di tutto su manipolazioni del dollaro canadese e del dollaro neozelandese nei confronti del dollaro americano , con episodi dal 2008 al 2012, ma le indagini riguardano chatroom dove si discuteva di 22 valute diverse. In queste indagini è stata coinvolta anche una chatroom significativamente chiamata “The Cartel”…..

Insomma… Sembra che DB non riesca a tenersi fuori dai guai.
 

tontolina

Forumer storico
NON FALLISCE PIù
Deutsche Bank: cinese il maggiore azionista - ForexSilverGold
Deutsche Bank: cinese il maggiore azionista
04 Maggio 2017 •
Pubblicato in News
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Da oggi i primi azionisti di Deutsche Bank sono i cinesi della Hna, con una quota vicina al 10%, il cui valore si aggira intorno ai 3,4 miliardi di euro ne fa il maggior azionista singolo della più grande banca tedesca. L'operazione e' stata portata a termine attraverso la holding austriaca, la C-Quadrat, il cui amministratore delegato, Alexander Schuetz, è stato nominato nel consiglio di sorveglianza dI Deutsche Bank. Il secondo e il terzo posto nell'azionariato della banca tedesca vanno, rispettivamente, alla famiglia reale del Qatar e al fondo americano BlackRock. Nei mesi scorsi il colosso cinese Hna, fondato nel 2000 dal miliardario cinese Chen Feng, era entrato con il 3% a febbraio, per poi innalzare la quota in Deutsche Bank 4,8% a marzo. Ora la partecipazione in Deutsche Bank è
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stata elevata al 9,92% dopo aver ottenuto il via libera dalla Safe, il braccio operativo della banca centrale di Pechino.

Il conglomerato cinese è nato nel 1989 da una compagnia aerea privata, la Hainan, nella quale lavorava il suo fondatore, Chen Feng, società che ha progressivamente allargato il suo raggio d'azione. La crescita all'estero è avvenuta soprattutto negli ultimi due anni, ampliandosi sia nel settore aereo che in quello degli hotel, del turismo, della logistica, dell’immobiliare e della finanza. Lo scorso anno il gruppo ha acquisito il 25% di Hilton Worldwide Holdings. Nel solo ultimo anno la Hna ha lanciato acquisizioni per circa 40 miliardi di dollari. Da sottolineare la scelta, nell’ambito immobiliare, di acquisire a Londra diverse proprietà commerciali a Canary Wharf, la cittadella finanziaria a est della City oltre all’attività sopra menzionata con Deutsche Bank.

Nella borsa tedesca l'azione di Deutsche Bank è scambiata poco sopra i 17 euro, ben lontana dagli oltre 100 euro pre-crisi finanziaria, ma in netto recupero dai minimi di settembre a 10 euro per azione.
 

tontolina

Forumer storico
Caso Mps, Deutsche Bank accusata di “crimanilità organizzata”
Daniele Chicca
Caso MPS: Deutsche Bank sotto accusa | Wall Street Italia


Dopo essere stata giudicata colpevole di manipolazione di mercato, Deutsche Bank è ora accusata di aver gestito un’organizzazione criminale internazionale. Stiamo parlando del caso legato a MPS di cui si sta occupando il tribunale di Milano. Ora sulla testa dei vertici della banca rischia di pendere anche l’aggravante dell’attività di stampo mafioso.

Deutsche Bank, la prima banca di Germania, è già accusata di aver aiutato MPS a falsificare i conti per poter nascondere le perdite. Ora deve rispondere di accuse ancora più pesanti. Nel periodo a cui si riferiscono i fatti incriminati, la banca è sospettata di aver messo in piedi una organizzazione criminale internazionale.


I procuratori si sono serviti di documenti interni e di una serie di email di Deutsche Bank per convincere i tre giudici della Corte della presenza di circostanze aggravanti da tenere in conto nei capi d’accusa rivolti contro l’istituto di credito tedesco e che riguardano alcune operazioni sospette legate a strumenti derivati.

Come riportato da Bloomberg il materiale citato in aula include anche il messaggio “ben fatto!” inviato da un trader a un banchiere che ora è sotto processo. Il motivo per cui la procura cerca di dimostrare la presenza di nuovi capi d’accusa contro il gigante bancario è che se si dimostrasse che i crimini di manipolazione di mercato e falso di bilancio sono stati commessi da un’organizzazione internazionale attiva in diversi paesi, le multe comminate sarebbero molto più salate e le pene in carcere più lunghe.

Aggravante vorrebbe dire nove anni di carcere per gli ex vertici
Il legale di Deutsche Bank, Giuseppe Iannaccone, ha cercato di bloccare la mossa dei procuratori, dicendo che non si può trovare alcun legame evidente tra le accuse originali di manipolazione di mercato e le presunte aggravanti. Ma il suo tentativo non è andato a buon fine con i giudici che hanno rigettato l’eccezione sollevata dalla difesa sulla inammissibilità dell’aggravante della transnazionalità che era stata formulata dalla procura.

Giampiero Biancolella, avvocato specializzato in crimini finanziari che non è coinvolto nel caso e la cui opinione può essere considerata neutrale sostiene che “dopo la decisione del giudice il processo contro i manager Deutsche Bank diventa ora più problematico.

“Se le circostanze aggravanti venissero dimostrate, la pena in carcere per gli ex vertici della banca verrebbe aumentata fino a nove anni” dietro le sbarre.

Da dicembre anche Nomura e Deutsche Bank sono sotto processo a Milano con l’accusa di aver aiutato MPS a coprire le perdite che hanno portato la banca sull’orlo del crac. Sono tredici gli ex dirigenti di Deutsche Bank, Nomura e MPS a essere sospettati di falso in bilancio e manipolazione di mercato.

L’aggravante riguarda invece dieci persone fisiche, di Deutsche Bank e DB Ag London branch. Stando a quanto riportato dall’Ansa circa quanto dichiarato in aula dal pm, il reato di manipolazione del mercato relativo al derivato Santorini sarebbe stato commesso “con il contributo di un gruppo criminale organizzato operante in più Stati”, per ottenere “vantaggi” economici e fiscali “in più giurisdizioni”.

Dopo la richiesta prove del pm e delle parti civili, l’udienza è stata aggiornata al 30 maggio. Tra i manager di Deutsche Bank si possono citare Michele Faissola, Michele Foresti e Ivor Dunbar: sono i dirigenti accusati di aver contribuito alla falsificazione dei bilanci di MPS e alla manipolazione di mercato della banca senese, la più antica al mondo che sta per essere salvata con un terzo piano di salvataggio.
 

tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank , la procura Trani indaga gli ex manager: "Manipolazione del mercato"

Al centro dell'inchiesta la "massiccia vendita nel brevissimo termine, da parte dell'istituto, di 7 degli 8 miliardi di euro di titoli di Stato italiani che all'inizio del 2011 aveva in portafoglio

20 settembre 2017 TRANI - Il pm tranese Michele Ruggiero, ha fatto notificare un avviso di conclusione delle indagini per manipolazione del mercato a cinque ex top manager di Deutsche Bank Italia e allo stesso istituto di credito. Il reato contestato, noto da tempo, si riferisce al periodo gennaio-luglio 2011.

Sono indagati gli ex vertici dell'istituto di credito: l'ex presidente Josef Ackermann, gli ex co-amministratori delegati Anshuman Jain e Jurgen Fitschen, l'ex capo dell'ufficio rischi Hugo Banziger, e Stefan Krause, ex direttore finanziario.

Al centro dell'indagine la "massiccia" vendita "nel brevissimo termine", da parte della Deutsche Bank, di 7 degli 8 miliardi di euro di titoli di Stato italiani che all'inizio del 2011 aveva in portafoglio, vendita che fu compiuta - secondo quanto era scritto nell'avviso di garanzia - con "condotte artificiose, a carattere informativo ed operativo, da ritenere manipolative del mercato". La vendita - secondo il pm Ruggiero - ha alterato il valore di mercato dei titoli stessi perché è stata fatta violando la normativa in vigore. L'istituto di credito da tempo afferma che l'indagine è "priva di fondamento".
 

tontolina

Forumer storico
certo che questi krukki sono davvero dei corrotti e corruttori.... non si salva proprio nessuno

Deutsche Borse: atttuale Ceo lascia incarico, era sotto accusa per insider trading
26/10/2017 16:01 di Alessio Trappolini

Carsten Kengeter, attuale Ceo di Deutsche Borse, ha rassegnato le dimissioni dal proprio incarico. Lo ha da poco riportato la società che gestisce la Borsa valori tedesca dopo la riunione straordinaria del Comitato di sorveglianza che ha accettato l’offerta di Kengeter.

Quest’ultimo lascerà l’azienda a partire dal prossimo 31 dicembre. Kengeter era sotto accusa per il reato di insider trading. Al momento non è stato fatto il nome di nessun successore.
 

tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank indagata a Milano per la speculazione sui Btp del 2011


«Deutsche Bank e alcuni suoi ex top manager sono indagati dalla Procura di Milano per la mega speculazione in titoli di Stato italiani effettuata nel primo semestre del 2011. Operazione che, ormai è storia, contribuì a far volare lo spread dei rendimenti tra i Btp del nostro Paese e i Bund tedeschi e a creare le condizioni per dimissioni dell'esecutivo Berlusconi. L'ipotesi di reato è la manipolazione del mercato, avvenuta attraverso operazioni finanziarie finite sotto la lente dei pm per un totale di circa dieci miliardi. Affari realizzati da Deutsche Bank dopo il crac della Grecia». Lo scrive su Facebook Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, citando il pezzo uscito oggi su L'Espresso. «L'ormai famoso colpo di Stato contro un governo legittimo che in questi anni ho raccontato in quattro libri e in centinaia di interventi, articoli e interviste. Adesso la verità, dopo tante altre evidenti conferme, continua a venire sempre più a galla», ha scritto ancora Brunetta.

La vicenda riguarda la forte riduzione negli investimenti in titoli di Stato italiani avvenuta nei primi sei mesi del 2011, quando Deutsche Bank smobilitò 7 dei circa 8 miliardi dei Btp che deteneva. Comunicando tutto soltanto il 26 luglio. Una notizia bomba, tanto che il Financial Times titolò in prima pagina sulla «fuga degli investitori internazionali dalla terza economia dell'eurozona».

L'indagine dei pm milanesi ricostruisce l'intera serie di operazioni decise dalla banca tedesca. E, secondo l'accusa, emergerebbe che già alla fine dello stesso mese di luglio del 2011, Deutsche Bank aveva già ripreso a comprare Btp, per almeno due miliardi, senza annunciarlo. Mentre altri 4,5 miliardi di titoli italiani erano posseduti da un'altra società tedesca acquisita nel 2010 da Db. Alla data del 26 luglio, dunque, Db comunicò le vendite avvenute entro il 30 giugno, ma non gli acquisiti successivi. Avendo quindi venduto prima del crollo dei prezzi, e ricomprato dopo.
2017-12-10 13:15:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Deutsche Bank indagata a Milano per la speculazione sui Btp del 2011


uno short non comunicato ma che ha pagato molto bene
 

tontolina

Forumer storico
Deutsche Bank affonda l'Italia: l'inchiesta che ha riaperto le polemiche
Ecco la vera storia dell'operazione condotta nel 2011 dal colosso di Francoforte sui titoli di Stato italiani. Che fece gridare alla fuga degli investitori internazionali dal 'rischio Italia'. Ora però emerge un'altra verità: quando l'istituto annunciò di aver venduto gran parte dei Btp, in realtà li stava già ricomprando. La procura di Milano indaga

Deutsche Bank affonda l'Italia: l'inchiesta che ha riaperto le polemiche
 

tontolina

Forumer storico
studio bankitalia
Banche Ue e titoli tossici, un rischio da 6.800 miliardi

Messi insieme formano una montagna, nei bilanci delle banche europee, che vale 6.800 miliardi di euro tra attivi e passivi.
Si tratta di 12 volte l’ammontare dei crediti in sofferenza.
Eppure di titoli illiquidi (quelli che una volta venivano chiamati tossici e che sono catalogati in bilancio al «Livello 2» e «Livello 3») si parla molto meno, sebbene rappresentino un rischio altrettanto importante.
La Banca d’Italia, in uno studio che sarà pubblicato oggi, lo certifica nero su bianco: non solo i titoli illiquidi sono opachi e complessi, non solo potrebbero essere soggetti a shock di prezzo, ma soprattutto rischiano di sconquassare i bilanci delle banche che li detengono.
Basta un calo del 5% del valore dei titoli di «Livello 2» e «Livello 3», calcola infatti Bankitalia, per ridurre in media il capitale di migliore qualità (Cet1) delle 18 banche europee più esposte di 350 punti base, portandolo dal 14% sotto l’11%.
E questa è solo una media: per alcune banche l’impatto sul Cet1 sarebbe pari a 1.470 punti base, mentre per altre solo pari a 70.

Insomma: gli attivi illiquidi rappresentano una potenziale bomba su cui la Vigilanza dovrebbe mettere maggiormente gli occhi.

I titoli illiquidi sono quelli che non hanno un mercato di riferimento e dunque non hanno un prezzo certo al quale iscriverli in bilancio. Le regole contabili delle banche dividono i titoli nei loro bilanci in tre categorie:
quelli di «Livello 1» sono i liquidi, con prezzi riscontrabili sul mercato;
 quelli di «Livello 2» non hanno prezzi certi sul mercato ma hanno titoli simili quotati o comunque qualche indicazione diretta o indiretta che permetta di determinare un prezzo; 
quelli di «Livello 3» sono i titoli complessi senza alcun punto di riferimento, neppure indiretto, sul mercato. Dunque sono invalutabili. Per iscriverli in bilancio le banche usano modelli matematici.
E qui nasce il primo problema, che riguarda sia i titoli di «Livello 3» sia alcuni di «Livello 2», evidenziato da Bankitalia con grande chiarezza: «I principi contabili lasciano alle banche spazio per interpretazioni e per fare scelte discrezionali su questi titoli - si legge nello studio -. Le banche hanno dunque l’incentivo ad usare questa facoltà per distorcere il processo valutativo, con l’obiettivo che può variare da riconoscersi profitti incerti immediati fino a minimizzare gli aggiustamenti sul fair value anche in condizioni di estrema illiquidità».
Insomma: dato che il valore a cui questi titoli sono iscritti in bilancio è discrezionale, le banche possono giocarci sopra. Per dirla con le parole di Via Nazionale: «Le banche sono incentivate ad usare questa discrezionalità a proprio vantaggio». Dunque - conclude lo studio - «i profitti che emergono da certi titoli complessi dovrebbero più propriamente essere catalogati come premi per rischi nascosti».

L’altro problema, sempre contabile, riguarda la possibilità che le banche hanno di fare il «netto» di questi strumenti.
Solitamente, quando si redige il bilancio, ogni titolo viene iscritto singolarmente al proprio valore.
Ma le regole contabili permettono alle banche che fanno attività di risk management di invocare «l’eccezione di portafoglio» e di valutare non più i singoli titoli ma pacchetti di titoli, facendo il «netto» tra le varie posizioni.
«Sebbene questo approccio abbia solide basi economiche - osserva Bankitalia - introduce complessità, discrezione e opacità.
Se sui titoli in portafoglio non viene fatto un hedging perfetto, cosa che accade spesso, si crea un rischio».
Insomma: ancora una volta Bankitalia denuncia la possibilità che nei bilanci delle banche più esposte sui titoli illiquidi ci sia un eccesso di opacità e di discrezionalità. Soprattutto perché - secondo lo studio - «uno shock di prezzo violento non è un’ipotesi irrealistica».

Le autorità di Vigilanza si sono concentrate molto sui crediti deteriorati, ma - secondo Bankitalia - dovrebbero accendere un faro più forte anche su questi titoli. Anche perché la rischiosità - certifica Bankitalia - è per molti aspetti analoga: «Sia i titoli illiquidi sia gli Npl sono prodotti fatti su misura, opachi, illiquidi e soggetti ad alta incertezza valutativa - si legge nello studio -. Le nostre simulazioni dimostrano che il rischio di valutazione dei titoli di «livello 2» e 3 è simile a quello dei crediti deteriorati. Anche in Borsa i ritorni delle banche con elevati Npl sono simili a quelli delle banche con alti livelli di titoli illiquidi».

Eppure la vigilanza si è concentrata molto di più sui crediti deteriorati che sui titoli illiquidi. Forse perché - questo Bankitaklia non lo dice - i titoli di «Livello 2 e 3» sono presenti soprattutto nei bilanci delle banche tedesche e francesi, mentre gli Npl più in quelli delle banche italiane e del Sud Europa? Ovviamente Bankitalia non la pone in questi termini, ma i numeri che emergono dal suo studio parlano chiaro: circa tre quarti di tutti i titoli illiquidi presenti in Europa si trovano in Francia e Germania, sebbene in questi due Paesi le banche detengano solo il 50% degli attivi totali del Vecchio continente.
Via Nazionale conclude lo studio con queste parole: «Un’ulteriore sforzo di supervisione in questo settore potrebbe portare ad una visione più profonda e completa sulla valutazione di questi attivi e sul loro rischio sottostante».
Così si dice a Roma perché Francoforte intenda?
Banche Ue e titoli tossici, un rischio da 6.800 miliardi
 

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