ma Deutsche Bank sta fallendo? (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
I Krucchi continuano a ribadire che LE REGOLE VANNO RISPETTATE


però per DEUSCHE BANk e Commerzbank
le regole non valgono ...

chi dei parassiti dell'EBA è stato corrotto?
già perchè i Krucchi sono veramente bravi a farsi amare con le tangenti
 

tontolina

Forumer storico
Crisi Deutsche Bank, USA chiedono ai tedeschi di lasciare il mercato americano
Gli USA avrebbero chiesto a Deutsche Bank di abbandonare il mercato americano, in cambio di una multa meno pesante. Ecco le altre opzioni a disposizione della banca tedesca per affrontare l'emergenza.
Gli americani "cacciano" i tedeschi di Deutsche Bank

Giuseppe Timpone

Oggi - 18 Ottobre 2016, ore 07:32
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Non ancora giunti a un accordo sulla sanzione da 14 miliardi di dollari, richiesta dal Dipartimento di Giustizia USA a Deutsche Bank, alcune indiscrezioni vorrebbero che la crisi possa essere superata, se la banca tedesca accettasse, come parte dell’intesa, di ridimensionare le proprie attività finanziarie sul suolo americano, tagliando il suo business. I tedeschi pagherebbero così di meno della somma massima minacciata, ma con la conseguenza di dovere chiudere grossa parte delle loro attività negli USA, con contraccolpi negativi sull’occupazione americana, che rappresenta un decimo di quella totale di DB nel pianeta, valendo 10.000 posti di lavoro.

Il rischio per la banca guidata da John Cryan è di trovarsi dinnanzi ad altre richieste di sanzioni, dentro e fuori l’America, stimate per complessivi 7,5-8,5 miliardi di euro. Considerando che Deutsche Bank ha accantonato a riserva solamente 5,6 miliardi per cause legali, ciò la esporrebbe alla necessità di trovare altrimenti le risorse necessarie per fronteggiare l’emergenza. (Leggi anche: Crisi Deutsche Bank, derivati sono davvero il problema?)



Le varie opzioni di Deutsche Bank
Ciascuna delle opzioni disponibili appare da sola insufficiente, per cui potrebbe risultare obbligatorio puntare su un mix di soluzioni. Gli azionisti di Deutsche Bank hanno già approvato con una delibera assembleare un aumento di capitale fino a un controvalore massimo del 50% di quello attuale. Poiché la banca capitalizza oggi in borsa 17 miliardi (ma è arrivata a valerne intorno ai 12 miliardi nei giorni scorsi), ciò equivale a una ricapitalizzazione massima intorno agli 8,5 miliardi, insufficienti a coprire sia l’eventuale differenza tra le riserve accantonate e la superiore multa americana, sia le presunte nuove sanzioni, che potrebbero essere richieste all’istituto.

Deutsche Bank vanta anche svariate alternative, come la vendita del gioiello Postbank, valutato alla fine dello scorso anno 4,5 miliardi, ma che oggi ne vale la metà. Tuttavia, è da quasi un anno che esso viene offerto sul mercato, senza che abbia allettato gli investitori, almeno non ai prezzi desiderati dalla controllante. Questa potrebbe, però, cedere anche il suo asset management, stimato in 8,5 miliardi, ma il problema è che il mercato non tende granché a fidarsi di Deutsche Bank, anche perché i suoi assets appaiono abbastanza integrati con il suo “core” business. (Leggi anche: Crisi Deutsche Bank, aiuti stato mascherati?)
 

tontolina

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Un sistema bancario malato, non solo in Italia

© AP Photo/ Michael Probst Opinioni 19:01 16.07.2016(aggiornato 17:45 19.07.2016) URL abbreviato Paolo Raimondi 41486202

Il malato è ancora una volta l’intero sistema bancario internazionale. Da una recente analisi fatta dal Wall Street Journal sulle 20 maggiori banche mondiali, tra cui la JP Morgan Chase, la Goldman Sachs, la Deutsche Bank e l'Unicredit, risulta che dall'inizio dell'anno esse hanno perso almeno 500 miliardi di dollari del valore delle loro azioni quotate in borsa. Circa un quarto della loro capitalizzazione di mercato.
Al momento della pubblicazione dello studio le azioni dell'inglese Barclay's, del Credit Suisse e della Deutsche Bank avevano perso circa la metà del loro valore, quelle della Bank of Scotland erano cadute del 56% e quelle della UniCredit di quasi due terzi!
Secondo la banca delle banche centrali, la Banca dei Regolamenti Internazionali, l'intero sistema bancario internazionale sta registrando un netto ridimensionamento dei crediti interbancari ed in particolare di quelli verso le imprese non finanziarie, con la sola eccezione della Cina e di alcuni Paesi asiatici. Il problema principale per le banche è adesso l'effetto del tasso di interesse zero che, in verità, avrebbe dovuto aiutarle fornendo liquidità senza costi.
Oggi si racconta un'altra storia. Nel mondo, infatti, obbligazioni e altri tioli di debito per quasi 12 trilioni di dollari sono entrati nel cono d'ombra dell'interesse negativo. L'intero sistema è compresso nella morsa fatta da un debito crescente, da una produttività in diminuzione e dall'inefficacia delle politiche monetarie cosiddette accomodanti. Una simile combinazione crea ovviamente instabilità e perdita di fiducia.
Perciò si è tornati a ventilare la possibilità o la necessità, di creare delle fusioni tra mega banche per dare ‘l'illusione' di maggiore forza e solidità, ignorando il fatto che due debolezze non fanno una forza. Al contrario, i giornali tedeschi citano nuovi studi, come quello del centro di consulenza bancaria ZEB, limitati alle maggiori 50 banche europee, dove invece si parla di rischio di contagio tra le banche in crisi che hanno un livello di profitto inferiore al costo del capitale.
Non deve quindi sorprendere se anche il Fondo Monetario Internazionale indica la Deutsche Bank, seguita a ruota dall'inglese Hong Kong Shanghai Bank e dal Credit Suisse, come "la più importante ‘too big to fail' che contribuisce ad aumentare i rischi sistemici".
D'altra parte un confronto tra la situazione della Deutsche Bank di oggi e quella della Lehman Brothers prima del fallimento è devastante. La banca americana aveva attivi per 639 miliardi di dollari e debiti per 619 miliardi con un pacchetto di derivati otc pari a circa 35 trilioni di dollari. Ogni sua azione valeva 25 dollari nel 2007 e 10 centesimi nel 2009! La DB ha attivi per 1630 miliardi di euro e debiti per 1560 miliardi a cui occorre aggiungere 428 miliardi di prestiti. A fine 2015 aveva in pancia derivati otc per 42 trilioni di euro. Un anno prima erano 52 trilioni. L'azione DB valeva 135 dollari nel 2007 e oggi ne vale 17.

E' in questo contesto che si colloca anche l'emergenza bancaria italiana che necessiterebbe di 150 miliardi di euro per stabilizzare il sistema.
Nei giorni passati si sono sentite dichiarazione ufficiali che fino a qualche ora prima sembravano venire solo da ‘voci fuori dal coro'.
Si pensi al governatore Ignazio Visco che non esclude nuovi bail out, "interventi pubblici" per salvare le banche o al presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, che denuncia il bail in come anticostituzionale! E' ovvio, quindi, che non c'è ragione di presentare ‘l'altro' come se fosse in condizioni peggiori: l'americano per gli europei, la Deutsche Bank per Roma o le banche italiane per i tedeschi. Jeroen Dijsselbloem, capo del eurogruppo di ministri di Finanze e il ministro di Finanze greco Yanis Varoufakis.

A otto anni dall'esplosione della crisi globale dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che il sistema finanziario vive una situazione ancora peggiore. Peggiore in quanto i comportamenti rischiosi delle banche sono continuati e sono stati tollerati, mentre l'economia globale è stata indebolita da una progressiva recessione e le autorità monetarie hanno esaurito tutte le munizioni standard. Si ripropone quindi, con più urgenza, la necessità di approntare insieme regole efficaci e stringenti per riportare la finanza e il sistema bancario nell'alveo della loro vera missione, cioè quella di fornitori di credito alle politiche di sviluppo e di crescita.
Si tratta perciò di sganciare il sistema bancario e finanziario dalla costante "tentazione speculativa" attraverso la reintroduzione della legge Glass-Steagall, la separazione bancaria voluta dal presidente Roosevelt proprio per affrontare gli eccessi speculativi delle grande crisi del '29, di proibire alle grandi banche di giocare alla roulette dei derivati otc e di vietare in borsa le vendite allo scoperto. Basta con i bail out e i bail in. Questa è la vera sfida di fronte ai governi e a quei leader politici che sentono la responsabilità di essere statisti e non soltanto politicanti di successo. L'opinione dell'autore può non coincidere con la posizione della redazione.

Leggi tutto: Un sistema bancario malato, non solo in Italia
 

tontolina

Forumer storico
Stress test, la Bce imbroglia per salvare Deutsche Bank
22/10 •

È l’ultimo scandalo emerso sul caso Deutsche Bank. Il “Financial Times” scrive che «al maggiore istituto di credito tedesco è stato permesso di imbrogliare – ops, scusate! – che gli è stato riservato un “trattamento speciale” da parte della Bce durante gli stress test di luglio», riporta “Zero Hedge”.
Nei risultati di questi stress test, che promettevano di “ripristinare la fiducia nelle banche europee tramite una valutazione uguale e omogenea della situazione finanziaria di ciascuna banca”, i risultati per Deutsche Bank sono stati gonfiati da una “concessione speciale” accordata da Mario Draghi: i risultati di Deutsche Bank includevano i 4 miliardi di profitti dovuti alla vendita delle azioni dell’istituto di credito cinese Hua Xia, nonostante l’accordo non fosse ancora concluso alla fine del 2015, cioè la data limite di inclusione delle transazioni in questi stress test.
Sebbene l’accordo con Hua Xia fosse stato concordato nel dicembre 2015, non è ancora stato completato e sarà probabilmente ritardato ulteriormente dopo aver mancato la scadenza regolamentare dello scorso mese.
Ciononostante, la banca tedesca è ancora fiduciosa che l’accordo si concluda entro l’anno in corso.

Come osserva il “Financial Times”, il trattamento “Hua Xia” è stato rivelato in una nota a pie’ di pagina nei risultati degli stress test per Deutsche Bank, e aggiunge che «nessuna delle altre 50 banche sottoposte a stress test ha simili note riportate, sebbene molte avessero accordi decisi ma non ancora completati alla fine del 2015», continua “Zero Hedge”, in un post tradotto da “Voci dall’Estero”.
Come mostrato dallo stress test condotto in estate dalla banca centrale, il patrimonio di classe 1 di Deutsche Bank (la componente primaria del capitale bancario) crolla al 7,8% dopo essere stato «soggetto allo stress test del peggiore dei casi, considerando multe, bassi tassi di interesse e bassa crescita economica». Tuttavia, senza l’aiuto speciale dato da Hua Xia, il rapporto sarebbe sceso ulteriormente al 7,4%, un livello comunque superiore al minimo regolamentare.
Perché dunque questo trattamento?
«Perché pubblicare risultati migliori aiuta a rassicurare gli investitori, che stanno diventando sempre più nervosi sull’adeguatezza del capitale bancario».
Ma altre banche non sono state così fortunate, prosegue “Zero Hedge”: l’istituto di credito spagnolo Caixabank ha completato una vendita di asset esteri per 2,65 miliardi di dollari verso la sua società madre, Criteria Holding, a marzo, ma comunque non gli è stato permesso di includere l’impatto di questa vendita nei propri risultati degli stress test effettuati in estate. Il trattamento speciale verso Deutsche Bank ha provocato sollevamenti di sopracciglia tra gli analisti del mercato: «Questo trattamento desta perplessità», afferma Chris Wheeler, analista all’Atlantic Equities.
«Questa circostanza implica che gli osservatori dei mercati saranno inevitabilmente sospettosi e avranno dei dubbi sulla veracità dei risultati». Nicolas Véron di Bruegel, il think-tank con sede a Bruxelles, ha detto che è importante che sia la Bce che l’autorità bancaria europea che ha supervisionato i test, «spieghino e difendano le proprie scelte metodologiche», specialmente date le preoccupazioni del mercato verso Deutsche Bank. «Le metodologie degli stress test dovrebbero essere applicate uniformemente e senza alcun trattamento speciale: questo ovviamente vale anche per le banche di importanza sistemica, come Deutsche Bank».
L’unico commento rilasciato dalla Bce al “Financial Times” è che la banca centrale «tratta tutte le banche nello stesso modo, in accordo col proprio regolamento», sebbene da questo tentativo di mettere una pezza al bilancio patrimoniale di Deutsche Bank sia apparso che non è affatto così.
La Bce non commenta su Deutsche Bank nello specifico.
E l’Autorità Bancaria Europea ha detto che ci sono stati oltre 20 casi “una tantum” approvati negli stress test.
«Queste eccezioni sono pensate per evitare ovvie anomalie nelle previsioni degli stress test, se gli eventi si sono già svolti nel 2015», ha dichiarato.
Secondo il “Financial Times”, altre eccezioni sono state rivelate citando una clausola nella metodologia che permette alcune limitate concessioni sulle “spese amministrative, i profitti o le perdite dovute alle operazioni discontinue e altre operazioni di spesa”.
Come risultato del report, le azioni di Deutsche Bank, che prima erano crollate di -3% nel giorno dopo il fine settimana in cui è stato rilasciato il report che mostrava che le trattative dell’istituto di credito tedesco non erano riuscite, sono rimbalzate e tornate quasi immutate nel giorno in cui i trader hanno letto che la Bce avrebbe violato le proprie regole per permettere a Deutsche Bank di mantenersi stabile.
 

tontolina

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Germania, Crisi delle banche
Crisi Deutsche Bank, derivati sono davvero il problema?
I derivati di Deutsche Bank allarmano il mondo finanziario, ma se alla fine scoprissimo che non siano il vero problema? Ecco i numeri e cerchiamo di capirci meglio.
https://www.investireoggi.it/economia/crisi-deutsche-bank-derivati-davvero-problema/?refresh_ce

Giuseppe Timpone

Le azioni di Deutsche Bank hanno perso quasi la metà del loro valore quest’anno, tempestate da una crisi in borsa sui timori di possibili contraccolpi accusabili dalla montagna di contratti derivati, pari a quasi 42.000 miliardi di euro al termine del secondo trimestre di quest’anno, stabile rispetto al dicembre dello scorso anno. Ma il Chief Risk Officer della banca tedesca, Stuart Lewis, in un’intervista rilasciata ieri al quotidiano Welt am Sonntag, ha cercato di ripristinare un minimo di raziocinio sul caso, spiegando come i rischi assunti dall’istituto siano molto “sopravvalutati” di quelli reali.

Lewis sostiene, infatti, che a fronte di circa 42.000 miliardi di contratti derivati, Deutsche Bank sia esposto a un rischio effettivo di “soli” 41 miliardi di euro. Prendendo per buono quanto ci dice il responsabile proprio dei rischi della prima banca tedesca (e non possiamo che fidarci dei suoi numeri), le esposizioni reali sarebbero circa mille volte in meno di quelle sbandierate dalla stampa internazionale. Come mai? (Leggi anche: Crisi Deutsche Bank esplosiva per Eurozona)



Derivati Deutsche Bank, cosa sono
Per prima cosa, partiamo dal concetto di contratto derivato. Si definisce così, quando il suo valore deriva dal prezzo di un indice o tasso sottostante. Ora, i famosi 42.000 miliardi di contratti derivati in possesso di Deutsche Bank, pari a 14 volte il pil della Germania, sono il controvalore nozionale di questi contratti, ma non è affatto detto che la banca lo copra per intero, in termini di esposizioni. E, infatti, proprio questo scopriamo dalle parole di Lewis, ovvero che la copertura sarebbe a circa un millesimo del valore nozionale.

Il 78% dei contratti derivati di Deutsche Bank sarebbe legato alla copertura dal rischio di variazione dei tassi d’interesse. A dire il vero, forse dovrebbe preoccupare più questo aspetto che non la quantità, cioè che Deutsche Bank abbia esposizioni in contratti derivati concentrate per oltre i tre quarti su una sola variabile. Detto questo, la stessa banca ha iniziato da tempo a ridurre i rischi, in linea con le pratiche delle maggiori banche internazionali. Si consideri, ad esempio, che il picco sui derivati fu raggiunto nel 2011 con 59.195 miliardi di euro in esposizioni sul nozionale. (Leggi anche: Allarme Deutsche Bank, Soros scatena la tempesta)
 

tontolina

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Deutsche Bank naviga in brutte acque: la Germania ha qualche dolore di pancia. E io mi bevo una schnapps! - Rischio Calcolato

Ne parlano tutti, ma a bassissima voce, si sa che fare rumore è sconveniente… ma questa volta sembra che qualcuno stia sudando freddo.

L’autorità di controllo britannica Financial Services Authority (FCA) ha multato Deutsche Bank per circa 200 milioni di $ per il sistema inadeguato di controllo anti-riciclaggio per il periodo 2012-2015 (la cifra corretta è sterline 163.076.224). DB non avrebbe identificato il trasferimento di circa 10 miliardi di $ dalla Russia a conti bancari off-shore.

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DB sta anche patteggiando con le autorità del controllo finanziario di New York 425 milioni di $, dopo l’accusa di aver riciclato milioni di $ di ricchi russi. DB avrebbe spostato fuori dalla Russia 10 miliardi di $ dal 2011 al 2014. Quindi anche in questo secondo caso è finita sotto inchiesta negli Usa per il reato di riciclaggio internazionale. (Alla faccia delle sanzioni!)

DB non è stata in grado di individuare il sistema di riciclaggio o è complice?
Questo penalmente incide moltissimo, le autorità statunitensi e inglesi dovranno accertare se è stato un fallimento dei meccanismi di controllo o se è la banca era consapevole del riciclaggio, in questo ultimo caso rischia di essere chiusa e cancellata la sua licenza bancaria. Un bel colpo per smantellare definitivamente DB!


200+425=625 Ma la banca tedesca ha dichiarato che la cifra complessiva era già accantonata nelle riserve per questo scopo. Sempre il mese scorso la banca aveva concordato 7,2 miliardi di $ con il Dipartimento di Giustizia degli USA per chiudere l’indagine sulle azioni scorrette fatte per vendere titoli cartolarizzati (bond tossici legati a mutui ipotecari).

Continuano invece le indagini per la manipolazione dei tassi di cambio e per possibili frodi nel fixing dei metalli preziosi. Inizio a chiedermi di quanto l’ammistratore delegato John Cyran dovrà aumentare le riserve per le spese legali.

La vecchia guerra di Obama sul caso Volkswagen, l’attuale forcone con cui hanno infilzato per l’ennesima volta Deutsche Bank (se crolla sarà una bella “Lehman Brothers” tutta Made in EU), è l’ennesimo episodio di una guerra in atto tra il grande capitale statunitense e quelle europeo.
Viene insomma da chiedersi se è per caso in arrivo uno tsunami?
Un bel revival del 2008?

Se crolla DB si dovrebbero applicare le regole sul Bail-in che l’Europa ha approvato, ma si potrebbe anche ricadere nel caso del too big to fail o anche a un salvataggio nazionale attraverso la nazionalizzazione della banca. Deutsche Bank farebbe paura per il suo aumentato costo d’assicurazione per l’esposizione al debito, anche se la banca vanta una solida base di depositi dei clienti, è stato messo in campo un progetto di ristrutturazione e ha tagliato l’80 % degli asset di rischio.
Inoltre oggi ha annunciato il taglio del 17% del personale che gestisce le transazioni finanziarie e il 6% del personale della gestione dei depositi ordinari.
Ma sempre l’anno scorso la filiale americana fallì al test di stress della Federal Reserve.
Il FMI la definì “una delle banche più rischiose a livello mondiale” e “il più grande contributore del rischio sistemico”.
Senza disattendere le regole sul bail in – che la Germania ha tanto voluto e ottenuto – si potrebbe negoziare un’esenzione per DB, utilizzando l’articolo 44 della direttiva sui salvataggi bancari. Ovvero autorizzare le autorità di risoluzione, con annesso assenso della Commissione UE, a evitare l’azzeramento delle obbligazioni subordinate, dei depositi superiori ai 100 mila euro, un sistema per salvare le banche di importanza sistemica per le loro interconnessioni. Comunque gran parte degli analisti afferma che la banca non sia sull’orlo del collasso e che probabilmente non avrà bisogno degli aiuti di Stato. Altri analisti affermano, al contrario, che avrà bisogno urgentemente di un aumento di capitale a causa delle elevate multe. Altri analisti ancora, guardano con attenzione il portafoglio dei derivati (circa 600 miliardi) e sono concentrati soprattutto “sull’attivo cosiddetto di livello 3 (pari a 28,8 miliardi di euro)”, questo valore viene calcolato sulla base di modelli interni e molti investitori lo ritengono opaco e illiquido.

Nel frattempo la banca tedesca incassa il suo secondo anno consecutivo di perdita: gli analisti prevedono che l’istituto di Francoforte annuncerà una perdita di circa 900 milioni di euro per l’anno 2016. Un risultato sicuramente incoraggiante rispetto alla perdita di bilancio del 2015 che fu 6,8 miliardi di euro. Tutto bene, se non fosse che probabilmente già con l’inizio del 2017 si profilano grosse perdite all’orizzonte.

La Germania comunque continua la sua battaglia contro Trump, è da giorni che su Nachrichten, Hintergründe, News & Videos - N24 - WELT urla contro il Taikun 大君 dalla Chioma à la Platinette.
Comunque vada per la Germania sarà un bagno di sangue!
Come sintetizzato ottimamente sul sito Was steckt hinter dem Drama um die Deutsche Bank?: “Die einst als Bollwerk soliden Finanzgebarens geltende Deutsche Bank droht zum Schrittmacher einer neuen globalen Finanzkrise zu werden.” (Un tempo considerata come un baluardo di sana gestione finanziaria, la banca tedesca rischia di diventare il timer di una nuova crisi finanziaria globale).
 

tontolina

Forumer storico
Nuovo Aumento di Capitale....è il 4°...... sarà l'ultimo?
Deutsche Bank, aumento di capitale a sconto del 35%
Milano Finanza - ‎1 ora fa‎

Parte domani per chiudersi il 4 aprile l'aumento di capitale da 8 miliardi di euro della banca tedesca. Il prezzo unitario è di oltre un terzo inferiore al prezzo di chiusura di venerdì. Si tratta della quarta operazione per il gruppo che dal 2010 ha ...
 

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