lo stato sociale affonda nel ventennio (1 Viewer)

great gatsby

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l Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento [modifica]



Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento pubblicato su "Il Popolo d'Italia" del 6 giugno 1919
Il 6 giugno 1919 viene pubblicato sul Popolo d'Italia il Manifesto dei Fasci Italiani di Combattimento. Qui vengono avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale in senso progressista, solo parte delle quali vennero realizzate durante il periodo del fascismo regime (1922-1943), ma che verranno riprese successivamente durante la Repubblica Sociale Italiana (RSI): come la socializzazione delle imprese e dei mezzi di produzione.
Il programma consentirà la nascita, stando alle idee espresse da Mussolini nel Popolo d'Italia del 9 marzo 1919, dell'"antipartito", cioè di quei Fasci di Combattimento che, secondo Mussolini, avrebbero dovuto far "fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra", rappresentando la "terza via" tra i due opposti poli e sviluppandosi nell'ambito delle teorie moderniste sull'Uomo nuovo.
Riferendosi al fascismo delle origini, Renzo De Felice ha ritenuto di poter distinguere tra la politica di Mussolini ("ciò che il Fascismo effettivamente fu"), determinata in larga misura, a suo modo di vedere, dalle necessità contingenti di adattamento alle situazioni del momento - e per questo spesso incoerente - e le aspirazioni di buona parte dei fascisti, che sarebbero invece rimasti legati al "sansepolcrismo" ("ciò che il Fascismo si era proposto di essere").[senza fonte]
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[p. pagina]Italiani!

Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano.
Rivoluzionario, perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perchè antipregiudizievole.
Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti.
Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creata la classe dirigente.





Per questo NOI VOGLIAMO:

Per il problema politico
a) — Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.
b) — Il minimo di età per gli elettori abbassato ai 18 anni; quello per i Deputati abbassato ai 25 anni.
c) — L’abolizione del Senato.
d) — La convocazione di una Assemblea Nazionale per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.
e) — La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell’industria, dei trasporti, dell’igiene sociale, delle comunicazioni ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

Per il problema sociale:
NOI VOGLIAMO:
a) — La sollecita promulgazione di una Legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.
b) — I minimi di paga.
c) — La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.
d) — L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.
e) — La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.
f) — Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età, proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

Per il problema militare:
NOI VOGLIAMO:
a) — L’istituzione di una milizia nazionale con brevi servizi di istruzione e compito esclusivamente difensivo.
b) — La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi.
c) — Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà, la nazione italiana nel mondo.<

Per il problema finanziario:
NOI VOGLIAMO:
a) — Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le ricchezze.
b) — Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.
c) — La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.

Note
Il manifesto fu pubblicato su "Il Popolo d'Italia" del 6 giugno 1919.
 

ConteRosso

mod sanguinario
il modello tedesco di economia sociale di mercato, non c'è solo il modello capitalistico anglosassone e non dobbiamo seguire necessariamente quest'ultimo:



The German model of co-determination is unique. Formulated at the end of World War II, it was applied first in the coal and steel industries of West Germany following the war and gradually expanded to other sectors. Co-determination in Germany is regulated by the Co-operative Management Law (1951), amended in 1976, and the Workers Committee Law (1952), amended in 1972. Within the framework of the 1976 reform, the government broadened the laws' applicability to all firms throughout the German economy employing more than 2,000 workers. The German co-determination law (Mitbestimmungsgesetz) forms part of the bedrock of German industrial and company policy. it requires that just under half of companies' supervisory boards' members are representatives of workers. German company law is curious to an English speaker's eye, because it has not one but two boards of directors. Shareholders and trade unions elect members of a supervisory board (Aufsichtsrat). The chairman of the supervisory board, with a casting vote, is always a shareholder representative under German law. The supervisory board is meant to set the company's general agenda. The supervisory board then elects a management board (Vorstand), which is actually charged with the day to day running of the company. The management board is required to have one worker representative (Arbeitsdirektor). In effect, shareholder voices still govern the company for a number of reasons, but not least because the supervisory board's vote for the management will always be a majority of shareholders. Co-determination in Germany operates on three organisational levels
 

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