l'inferno fiscale in Italia (2 lettori)

tontolina

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Manovra, ok alla web tax «transitoria»
Il Sole 24 Ore -

Via libera bipartisan della commissione Bilancio della Camera all'introduzione in Italia di una “web tax transitoria”. E disco verde a una serie di correttivi per dare più appeal alla voluntary bis con sanzioni soft (si veda la scheda), al rilascio del ...

Web tax Francesco Boccia »
Primi passi per web tax, accordi ad hoc per multinazionaliANSA.it


Web Tax, arriva il primo via liberaLa Repubblica
Approfondimento:La web tax ottiene il primo via libera: ecco che cosa è (e perché è diversa da quella del 2013)L'Espresso
 

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Il mito dell'austerità - Una patrimoniale per il debito

La crisi del 2008 ha ridato dignità all'intervento dello Stato in economia. Da lì in poi tutti i partiti hanno (ri)cominciato a reclamare più deficit e più debito fino alle nazionalizzazioni ed al ritorno delle valute nazionali. Ma soprattutto l'abiura dell'austerità. Ne parliamo con Veronica De Romanis, autrice del libro, L'austerità fa crescere, Quando il rigore è la soluzione ribalta la vulgata sull'austerità.

Con l'economia che sta ripartendo all'Italia non resta che affrontare il nodo del debito giunto al 133% del Pil. Altrimenti ci penserà il rialzo dei tassi e la fine del QE (quantitative easing) della Bce.
Ne parliamo con Carlo Milani, economista, direttore di BEM Research, start-up nel campo dei big data e Fabio Scacciavillani, Chief Economist Oman Investment Fund (OIF).

Il mito dell'austerità - Una patrimoniale per il debito | Radio24
 

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Unioni gay e Fisco surreale: "Valgono le detrazioni? Ce lo deve dire il contribuente"
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Sergio Occhini aveva chiesto alle Entrate come inserire il coniuge nel 730. Lettera rigettata: è priva di una proposta chiara

di SERGIO RIZZO

SCOPRIRE che a più di un anno dal varo di una legge l'applicazione di una sua parte importante è ancora avvolta nel mistero non è poi gran notizia. Non si contano neppure le leggi che per varie ragioni sono addirittura inapplicabili. Ma se a sciogliere il dubbio ci deve pensare il cittadino anziché il legislatore o chi per lui, allora siamo ai confini della realtà. Proprio lì dove involontariamente qualche settimana fa è arrivato un settantaseienne signore milanese.

Sergio Occhini, questo il nome, si è sposato a New York con il suo compagno alla fine del 2012. Successivamente la coppia si è stabilita a Milano e dopo l'approvazione della legge sulle unioni civili ha chiesto e ottenuto, a febbraio di quest'anno, la trascrizione del matrimonio al Comune del capoluogo lombardo. E qui comincia una storia assurda.

La legge estende alle unioni civili il regime fiscale previsto per i coniugi e in previsione della denuncia dei redditi Occhini si mette alla ricerca di qualcuno in grado di spiegargli in che modo si possono utilizzare i relativi benefici. La faccenda risulta però decisamente più complicata del previsto. Occhini vaga per gli uffici dell'Inps, dove si presume che siano in grado di fornire informazioni ai pensionati, ma è tutto inutile. Finché risolve di rivolgersi direttamente alla fonte. Ovvero, l'Agenzia delle entrate. La domanda presentata per iscritto alla direzione regionale della Lombardia è banale: da quale data è possibile richiedere le detrazione per il coniuge a carico e le relative spese mediche, come previsto dalla legge approvata l'anno scorso? La sua lettera parte il 20 aprile, con largo anticipo dunque rispetto alla scadenza del 730. Confidando in una risposta pronta e precisa: del resto hanno fatto una legge, possono mai non sapere da quando applica? Quanto a prontezza, la burocrazia fiscale non delude. La risposta arriva infatti una settimana dopo, ma il contenuto lascia a bocca aperta. "Questa Agenzia", c'è scritto, "assicura a qualsiasi contribuente la consulenza scritta, ma esclusivamente nell'ambito dell'istituto dell'interpello di cui all'articolo 11 della legge 27 luglio 2000 n. 212, come modificato dal d. lgs. 24 settembre 2015, n. 156". Se però il "comma 1 del citato art.11 prevede che il contribuente può interpellare l'Amministrazione per ottenere una risposta riguardante fattispecie concrete e personali" quando le norme tributarie presentano "condizioni di obiettiva incertezza", l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 156 del 2015 "stabilisce che l'istanza deve contenere l'esposizione in modo chiaro e univoco della soluzione proposta". Ed è qui che casca l'asino. Perché "nell'istanza in oggetto", rimarca severa l'Agenzia, "il contribuente non prospetta alcuna soluzione relativamente ai quesiti posti". Per capirci: Occhini ha fatto la domanda ma non si è dato la risposta, perciò la domanda medesima non è valida.

Ricapitoliamo. Nel luglio del 2000 a palazzo Chigi c'è Giuliano Amato e ministro delle Finanze è Ottaviano Del Turco, che ha sostituito Vincenzo Visco e non si stanca di proclamare: "Il Fisco deve avere un volto meno cerbero e più amico...". Nasce quindi l'istituto dell'interpello a cui si riferisce nella replica a Occhini la direttrice dell'Agenzia delle entrate milanese Giovanna Alessio. Da allora chiunque può rivolgere un quesito al Fisco e avere un chiarimento. Così per quindici anni. Perché nel 2015 il governo di Matteo Renzi, ossia lo stesso che vuole rendere il Fisco tanto amico da recapitarci a casa il modello 730 precompilato, stabilisce con il decreto legislativo 156, esattamente alla lettera "e", che nel formulare la domanda il contribuente deve anche prospettare una soluzione. Ci sarà certo una ragione. Magari l'interpello è stato immaginato per risolvere questioni meno elementari e dunque il nostro contribuente ha scelto un canale sbagliato. Magari. Ma perché, anziché sommergerlo di commi e prescrizioni su questo fantomatico "interpello" non gli hanno scritto queste tre righe: "Caro contribuente, la informiamo che ha scelto la strada sbagliata. In ogni caso la decorrenza per gli sgravi del coniuge a carico scatta dal giorno tot. Distinti saluti"? Avrebbero risparmiato tutti tempo e denaro. E l'immagine del Fisco presso il signor Occhini non sarebbe certo peggiorata.

Troppo facile per la nostra burocrazia. Infatti la lettera si premura di informare che ci sono tassativamente 30 giorni di tempo per "regolarizzare" (sigh!) l'istanza. Già, ma come? Semplice: riscrivendola con la soluzione. Questo, suo malgrado, il contribuente è costretto a fare. Ricorrendo all'unico mezzo che lui ha e invece pare del tutto assente dalle parti di chi scrive regole simili, il buonsenso. La legge sulle unioni civili è in vigore dal 5 giugno 2016? Allora, cara Agenzia, ecco la soluzione: lo sgravio per il coniuge a carico deve valere per forza dal giorno seguente. La nuova domanda con risposta incorporata, diretta allo stesso ufficio delle Entrate, parte il 24 maggio.

Da quel momento decorrono i novanta giorni (tre mesi!) che il Fisco si concede per rispondere. E a oggi ancora tutto tace. C'è solo un piccolo particolare: il termine per la consegna del modello 730 tramite Caf scade il 7 luglio. Non c'è che dire, proprio una bella dimostrazione di amicizia
 

tontolina

Forumer storico
Italiani tartassati, "pressione fiscale reale al 49%"
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ECONOMIA
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Pubblicato il: 05/08/2017 10:20

Nel 2017 la pressione fiscale ufficiale è attesa, secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Cgia, al 42,5 per cento. Il peso delle tasse sui contribuenti italiani fedeli al fisco, invece, sarà superiore di oltre 6 punti: la pressione fiscale reale, infatti, è prevista al 48,8 per cento.

"Con un peso reale del fisco italiano tra i più elevati in Europa -afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - da un lato è difficile fare impresa e dall’altro chi lavora come dipendente percepisce uno stipendio netto pari alla metà di quanto costa al proprio titolare. Sia gli uni sia gli altri sono vessati da un fisco ingiusto ed eccessivo che, insieme alla burocrazia ottusa e snervante, continua a rappresentare il principale ostacolo alla ripresa economica del Paese".



Per quale ragione esiste questo differenziale tra i dati ufficiali e quelli realmente “sopportati” dai contribuenti onesti? Come è previsto a livello europeo, anche il nostro Pil, ricordano dalla Cgia, include l’economia non osservata ascrivibile alle attività irregolari. Secondo l’Istat, infatti, nel 2014 (ultimo dato disponibile) l’economia non osservata ammontava a 211 miliardi di euro (pari al 13 per cento del Pil): di cui 194,4 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,9 alle attività illegali.

In questa analisi, l’Ufficio studi della Cgia ha ipotizzato, molto prudenzialmente, che l’incidenza dell’economia sommersa e delle attività illegali sul Pil nel triennio 2015-2017 non abbia subito alcuna variazione rispetto al dato 2014.
Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali ed il Pil prodotto in un anno, nel 2017 è destinata ad attestarsi al 42,5 per cento.

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Italiani tartassati, "pressione fiscale reale al 49%"


Se, però, dalla ricchezza del Paese (Pil) “rimuoviamo” la quota riconducibile al sommerso economico e alle attività illegali che, almeno in linea teorica, non producono alcun gettito per le casse dello Stato, il prodotto interno lordo diminuisce (quindi si “contrae” il valore del denominatore) e aumenta così il risultato che emerge dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil.

Pertanto, la pressione fiscale reale che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che si comportano correttamente nei confronti del fisco è superiore a quella ufficiale di 6,3 punti. Per l’anno in corso, infatti, è destinata a collocarsi al 48,8 per cento. Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il peso complessivo del fisco rimane comunque ad un livello insopportabile.
 

tontolina

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Nuova arma per il Fisco. Basta un versamento e scattano i controlli
Una sentenza della Cassazione dà il via libera agli accertamenti sui conti di autonomi e privati


Gian Maria De Francesco - Mar, 15/08/2017 - 11:33



Una sentenza dell'8 agosto ha infatti stabilito che il denaro versato sul conto corrente di un professionista o di un privato possono essere esaminate dall'Agenzia delle Entrate ai fini dell'accertamento di eventuali redditi non dichiarati. Ovviamente, come in tutti i casi di controversie con il fisco, è il contribuente a essere tenuto all'onere della prova certificando la provenienza lecita delle somme contestate.

Gli aspetti inquietanti della vicenda, segnala Italia Oggi, sono due.
In primo luogo, la Suprema Corte ha smentito la Corte Costituzionale.
In seconda istanza, ha smentito se stessa.

La questione è complessa e giocata tutta in punta di diritto. Vale la pena, perciò, ricordare quali siano le norme oggetto dell'interpretazione dei magistrati. L'accertamento fiscale è disciplinato dal decreto del presidente della Repubblica 600 del 1973. L'articolo 32 (modificato di recente dal decreto fiscale dell'anno scorso) conferisce all'Agenzia delle Entrate la facoltà di chiedere conto delle movimentazioni bancarie ai singoli contribuenti. La finanziaria del 2005, successivamente, aveva specificamente esteso il potere di verifica anche ai redditi di lavoro autonomo, estendendo la platea sotto scrutinio. Ma una salvifica sentenza della Corte Costituzionale nel 2014 aveva dichiarato illegittima l'equiparazione tra i movimenti bancari delle imprese e quelli dei professionisti. Dunque mentre per l'impresa i movimenti in entrata e in uscita (anche quando effettuati dai soci) costituiscono materia per l'accertamento, per i secondi tale sistema era stato dichiarato non valido. Tant'è vero che, evidenzia il quotidiano del gruppo Class, «le cause arrivate in Cassazione hanno quasi sempre visto annullate le pretese del fisco». Insomma, anche la sezione tributaria della Suprema Corte pareva essersene fatta una ragione dando ragione ai ricorrenti quando il contenzioso tributario non si esauriva nei primi gradi di giudizio, ossia presso le commissioni provinciali o regionali.

L'Alta Corte (e questo, purtroppo, va detto) ha commesso una leggerezza. La sentenza del 2014, infatti, recitava testualmente che è «arbitrario ipotizzare che i prelievi ingiustificati da conti correnti bancari effettuati da un lavoratore autonomo siano destinati a investimento nell'ambito della propria attività professionale e che questo a sua volta sia produttivo di reddito». Poiché si fa riferimento solo ai prelievi, la Cassazione ha dedotto che la presunzione di evasione possa sussistere, tuttavia, per i versamenti visto che il riferimento non è esplicito.

Ora, a parte il fatto che il Sid (Sistema interscambio dati) dell'Agenzia delle Entrate è già in grado di verificare al millimetro le posizioni bancarie di ogni singolo contribuente e, quindi, la sentenza non fa altro che rafforzare la potenza di fuoco dell'istituto guidato da Ernesto Maria Ruffini anche in sede di contenzioso.
Il vero problema si potrebbe porre con le misure che dovrebbero arrivare con la legge di Bilancio del 2018. In particolare, l'estensione dell'obbligo di fatturazione elettronica tra privati. Poiché autonomi e professionisti saranno obbligati a trasmettere telematicamente l'andamento in tempo reale dei ricavi, eventuali incongruenze con la movimentazione bancaria salteranno subito all'occhio facendo scattare gli accertamenti. Che dovranno fruttare incassi per finanziare gli sgravi sulle assunzioni.



Nuova arma per il Fisco. Basta un versamento e scattano i controlli

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"lo studio" ci dice che non andare in pensione sara' un bene!

Spiega Edelman: “La nozione di pensionamento è andata. E’ stata un’innovazione del 20esimo secolo: non esisteva nel 19esimo secolo e non esisterà nel 21esimo. Si lavorerà fino a 75, 85, 95, 105 anni. Il concetto della pensione a 65 anni quando se ne vivono 120”.

"secondo questa teoria curiosa ma non assurda, la pensione non esisterà per nessuno. Eppure saremo felici. Il concetto stesso di assegno di pensione di vecchiaia sarà superato e obsoleto."


secondo questo studio, il concetto stesso di pensione scomparirà (e sarà un bene).
https://www.investireoggi.it/fisco/...remo-felici-lavorando-alla-morte-guadagnando/

ma allora perche' pagare l'INPS?
peche' mia zia e' in pensione da quando aveva 45 anni ( e ora ne ha 65)?
perche' in italia si devono pagare le tasse piu' alte del mondo?
perche' chi e' gia' in pensione non puo' essere baciato dalla fortuna e lavorare fino alla morte rinunciando alla attuale pensioncina?
 

tontolina

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"lo studio" ci dice che non andare in pensione sara' un bene!

Spiega Edelman: “La nozione di pensionamento è andata. E’ stata un’innovazione del 20esimo secolo: non esisteva nel 19esimo secolo e non esisterà nel 21esimo. Si lavorerà fino a 75, 85, 95, 105 anni. Il concetto della pensione a 65 anni quando se ne vivono 120”.

"secondo questa teoria curiosa ma non assurda, la pensione non esisterà per nessuno. Eppure saremo felici. Il concetto stesso di assegno di pensione di vecchiaia sarà superato e obsoleto."


secondo questo studio, il concetto stesso di pensione scomparirà (e sarà un bene).
https://www.investireoggi.it/fisco/...remo-felici-lavorando-alla-morte-guadagnando/

ma allora perche' pagare l'INPS?
peche' mia zia e' in pensione da quando aveva 45 anni ( e ora ne ha 65)?
perche' in italia si devono pagare le tasse piu' alte del mondo?
perche' chi e' gia' in pensione non puo' essere baciato dalla fortuna e lavorare fino alla morte rinunciando alla attuale pensioncina?

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Cento tasse per gli italiani: ognuno paga in media 8mila euro

Dalle accise alle "odiate" Imu e Tasi: il catalogo delle imposte sul groppo dei cittadini stilato dalla Cgia di Mestre. Il conto annuo sale vicino a 12mila euro se si considerano i contributi previdenziali

02 settembre 2017

MILANO - Vanno dalle imposte doganali sugli spiriti e i sacchetti non biodegradabili a quelle sulla numerazione e bollatura dei libri contabili, passando per le ben note Imu e Tasi. Sono un centinaio le tasse pagate direttamente e non dagli italiani, nel catalogo della Cgia di Mestre che include addizionali, accise, imposte, sovraimposte, tributi, ritenute, e via discorrendo. Tante voci, ma le prime dieci imposte sono quelle più pesanti: soltanto ad esse si deve un gettito di 421,1 miliardi di euro, che equivale all'85,3 per cento del gettito tributario complessivo che nel 2015 (ultimo dato disponibile) si è attestato a 493,5 miliardi di euro. "Anche quest'anno - sottolinea il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo - ciascun italiano pagherà mediamente 8 mila euro di imposte e tasse, importo che sale a quasi 12 mila euro considerando anche i contributi previdenziali. E la serie storica indica che negli ultimi 20 anni le entrate tributarie nelle casse dello Stato sono aumentate di oltre 80 punti percentuali, quasi il doppio dell'inflazione che, nello stesso periodo, è salita del 43 per cento".[e il debito è sempre aumentato pur in presenza del taglio dei servizi essenziali quali la salute e la scuola.... il leviatano non è mai sazio....]

Ricostruisce l'organizzazione degli artigiani: le imposte che pesano di più sui portafogli dei cittadini italiani sono due, rappresentano più della metà (il 54,2 per cento) del gettito totale e rispondono al nome di Irpef e Iva. La prima (Imposta sul reddito delle persone fisiche) garantisce alle casse dello Stato un gettito di 166,3 miliardi di euro (il 33,7 per cento ovvero un terzo del totale) mentre la seconda è pari a 101,2 miliardi di euro (20,5 per cento).
Per le aziende le imposte che pesano di più sono l'Ires (Imposta sul reddito delle società)
, che nel 2015 ha consentito all'erario di incassare 31,9 miliardi di euro e l'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) che ha assicurato 28,1 miliardi di gettito. Va altresì tenuto conto che la pressione tributaria (imposte, tasse e tributi sul Pil) in Italia (29,6 per cento) è la quarta più elevata dell'Area euro dopo la Danimarca, la Svezia, la Finlandia e il Belgio; e superiore di ben 6 punti percentuali rispetto a quella tedesca (23,6 per cento).
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Cento tasse per gli italiani: ognuno paga in media 8mila euro
 

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