L'Europa Nazista ci distruggerà (1 Viewer)

tontolina

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La Russia non è l'Italia e neppure la Grecia
ma la commissione europea fascista vuole ignorare la Corte Costituzionale Russa
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Il commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani Nils Muižnieks ritiene che la decisione della Corte Costituzionale russa sul caso Yukos abbia implicazioni di vasta portata per la tutela dei diritti umani.
Giovedì la Corte Costituzionale russa ha stabilito l'impossibilità di implementare la sentenza sul pagamento di un indennizzo di 1,866 miliardi di euro agli azionisti della società Yukos. La corte ha stabilito che la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) non rispetta i principi costituzionali russi, dando così alla Russia il diritto di non eseguirla.

Secondo Muižnieks, le azioni della Corte costituzionale indeboliscono le garanzie "per evitare possibili abusi delle autorità" e minacciano "l'integrità e la legittimità del sistema della Convenzione europea dei diritti dell'uomo."

Il commissario ha esortato le autorità russe a cambiare la legge, che attribuisce alla Corte Costituzionale il diritto di vietare l'esecuzione delle sentenze della Corte di Strasburgo.


Consiglio d'Europa chiede alla Russia di abolire superiorità della Corte Costituzionale
 

tontolina

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Debito e deficit, il tramonto delle regole Ue: il più delle volte sono violate

Cgia: i celebri parametri di Maastricht non sono rispettati in più di un caso su due. E' il rovescio della medaglia della flessibilità, che pone una domanda di credibilità all'Unione. Italia meglio della media europea per incidenza percentuale del deficit sul Prodotto, dalla crisi ad oggi: il parametro del 3 per cento sfondato tre volte contro le otto di Spagna e Francia


MILANO - L'interpretazione flessibile delle regole europee di bilancio è stata accolta come un passo, tardivo ma necessario, da una buona fetta degli osservatori dell'Eurozona. Il rovescio della medaglia è che le regole rischiano di perdere credibilità. Ne ha fatto un tema costante di appunto il FMI, che soltanto poche settimane fa puntava il dito contro l'incapacità europea di applicare le norme che il Vecchio continente si è dato.
Secondo l'organizzazione di Washington, infatti, gli obiettivi fiscali di medio termine dal 2002 al 2015 sono stati violati "ogni singolo anno da quasi due terzi dei Paesi membri".
In giorni caldi per la definizione della manovra correttiva da 3,4 miliardi che Bruxelles ha chiesto all'Italia, con la minaccia concretissima di aprire una procedura d'infrazione, la Cgia di Mestre ripercorre quanto accaduto negli ultimi anni utilizzando i due binari entro i quali - secondo i Trattati - si deve mantenere la contabilità pubblica, vale a dire il rapporto deficit/Pil sotto il 3 per cento e il rapporto debito/Pil non superiore al 60 per cento.

Secondo l'elaborazione effettuata dall'Ufficio studi dell'associazione veneta, tra i 28 Paesi che compongono l'Unione europea poco più di 1 su 2 (per la precisione 16) l'anno scorso non ha rispettato le disposizioni previste dai 2 principali criteri di convergenza. Per altro, sottolineano gli artigiani, "ad eccezione della Polonia, tra i dodici paesi virtuosi è importante segnalare che si tratta in massima parte di realtà di piccola dimensione: Malta, Slovacchia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Bulgaria ed Estonia che fanno parte dell'Area euro".

La crisi ha portato ancor più - legittimamente, diranno in molti - ad allentare i vincoli: "Tra il 2009 e il 2016, solo tre Paesi in Ue (Svezia, Estonia e Lussemburgo) non hanno mai 'sforato' la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/Pil; mentre Spagna, Regno Unito e Francia lo hanno fatto ben 8 volte (ovvero ogni anno); Grecia, Croazia e Portogallo 7. L'Italia, invece, lo ha fatto in 3 occasioni e in questi anni ha mantenuto un'incidenza percentuale media del disavanzo pubblico al -3,3: contro il -7,9 della Spagna, il -6,6 del Regno Unito e il -4,8 della Francia".

Il calcolo è semplicistico, perché come ricorda la stessa Cgia la valutazione dei parametri viene effettuata dalla Commissione Europea sulla base di complessi meccanismi di calcolo che tengono conto di ulteriori criteri, come il Pil potenziale, medie triennali, relativi scostamenti ed eventuali accordi precedenti. Ma la sintesi è: "O le disposizioni previste da Maastricht sono troppo rigide, oppure le economie più avanzate d'Europa, dopo tutte le crisi economiche e finanziarie che sono scoppiate in questi ultimi anni, non ce la fanno più ad adeguarvisi.
In entrambi i casi è necessario intervenire, introducendo margini di sicurezza per debiti e deficit eccessivi meno stringenti, perché le politiche di austerità e di rigore praticate fino ad adesso non hanno funzionato. Anzi, hanno peggiorato i conti e hanno aumentato a dismisura la disoccupazione e l'esclusione sociale in tutta Europa".
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Debito e deficit, il tramonto delle regole Ue: il più delle volte sono violate
 

tontolina

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DALLA UE AL QUARTO REICH? UN PUTSCH SILENZIOSO E’ IN CORSO.
Di Maurizio Blondet , il 31 agosto 2017 103 Comment
DALLA UE AL QUARTO REICH? UN PUTSCH SILENZIOSO E’ IN CORSO. - Rischio Calcolato

Un putsch silenzioso è in corso nelle istituzioni europee, con la brutale velocità di un blitzkrieg, per mutare la UE in Quarto Reich. Così sussurrano le voci ben informate del deep superstate a Bruxelles, raccolte dal sito belga Dedefensa, che ha nell’ambiente buone entrature.

“Con il Brexit, i funzionari britannici stanno lasciando posti strategici nel labirinto istituzionale e burocratico che hanno occupato, da abili tattici, da una trentina d’anni. Invece di aprire una procedura trasparente di ripartizione fra i funzionari degli stati membri, i tedeschi li occupano praticamente tutti loro, approfondendo il loro potere su queste retrovie strategiche decisive e dando la loro impronta alla UE.

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“il punto è che i britannici, fautori accaniti della sovranità nazionale, in quei posti chiave erano riusciti a bloccare i più ambiziosi progetti sovrannazionali ed oligarchici delle tecno-eurocrazie. Va riconosciuto che hanno proseguito in questo l’opera che condusse contro i progetti delle tecnocrazie “apatridi” il generale De Gaulle nel primo decennio della Comunità. Partiti loro, e data l’incredibile stato di deliquescenza della Francia ormai subalterna a Berlino, la via è aperta alla chiusura in gabbia degli europei in un sistema che corrisponde all’ideologia e agli istinti profondi dello Stato più grosso e pesante economicamente, che impoliticamente ha sempre avuto della nazione un concetto volkisch, naturalistico e non politico; la volontà benintenzionata di abolire i conflitti invece di riconoscerli in istituzioni appropriate, ossia politicamente pluraliste.
Ricordiamo che la Prussia non unificò la Germania proponendo gli altri staterelli germanofoni un esplicito progetto politico, bensì una pacifistica Unione Doganale (Zollwerein) ; che il concetto di Stato non è affatto compreso in quello di Reich, parola che mal si traduce come Impero, perché ogni impero è multinazionale, mentre il Reich del Kaiser puntò alla omogeneità del Volk e della Kultur. Di fatto, divenne una struttura di comando e obbedienza, ossia l’estensione del prussianesimo dalla Baviera ad Hannover.
Su questa pericolosa forma che l’Unione Europea tende a prendere di per sé sotto il dominio delle tecnoburocrazie a-politiche e sovrannazionali, John Laughland ha scritto un saggio la cui lettura andrebbe resa obbligatoria ai politici, The Tainted Source (La fonte inquinata).

I politici d’oggi non avendo la levatura di un Andreotti ( “amo tanto la Germania che ne preferisco due”) non sono capaci di capire il rischio, a cui daranno la loro adesione nel nome – ovvio – del “ci vuole più Europa”, a cui il Quarto Reich somiglia. I servi mediatici ci parleranno di una Merkel che “avanza verso il federalismo europeo”…

Intanto i tedeschi annetteranno alla loro già smodata potenza economica e finanziaria che governano coi diktat nel più brutale disprezzo delle regole che loro stessi impongono (vedasi il loro demenziale surplus) anche la politica estera comune e a difesa “europea”. Allora sarà davvero il Quarto Reich.

La dipartita dei britannici lascia in balia della Germania lo European External Action Service (EEAS) , il colossale sub-ministero (scommetto che pochi ne avrete sentito parlare) i cui burocrati dettano la politica estera europoide, forte d 3400 dipendenti e di 140 delegazioni estere; fatto aggravato dalla vera e propria incredibile e sospetta dimissione francese, quando il segretario generale di questo servizio estero, Alain Le Roy, s’è dimesso per “motivi personali” senza che l’Eliseo di Hollande reclamasse il posto. Posto immediatamente occupato per cooptazione da Helga Schmidt, tedesca, fatta salire da n.2 del servizio a n. 1 senza che i francesi né alcun altro ”latino” chiedessero almeno questo n.2 liberatosi.

Naturalmente la bella Helga spadroneggia con mano pesante germanica sul servizio ed ha messo in ombra la Alta Rappresentante, ossia la nostra Mogherini, non solo perché ci vuol poco, ma perché non ha alle spalle un governo che debba la sua elezione agli italiani, e che deve invece la sua sopravvivenza al potere (e ai quattrini) al benvolere della Merkel, della BCE e al “progetto europeista” anti-populista: quindi nella condizione di servitù perenne che gli conosciamo. Servitù – sia detto en passant – che la Merkel vuole rendere eterna avendo chiesto a Berlusconi (che ha eliminato come sappiamo nel 2011) di formare dopo le elezioni un governo col PD, per non dare il potere ai “populisti”. Inutile dire che il cavaliere, scodinzolando, ha detto sì.

Adesso le residue (e scarse) speranze sono affidate a Parigi: si tratta infatti della Difesa Comune Europea – un progetto di Monnet che De Gaulle stracciò nel 1954, e che i britannici hanno da allora in poi impedito in funzione filo-americana. Adesso la Merkel lo vuole fortemente, l’esercito europeo. Il che significa, retorica a parte che siano i francesi a conferire al Reich le forze armate. Berlino è infatti disarmata per volontà americana e propria, e solo la Francia (grazie a De Gaulle) ha una potenza militare autonoma, la force de frappe, la capacità di proiettare forza a distanza, autonome tecnologie (i Mirages, mica gli F-15), il deterrente nucleare, la capacità organizzatrice. Adesso l’annessione di fatto sta forse per sorgere attraverso la finzione di un “aereo da combattimento europeo”, dove la Dassault dovrebbe mettere quasi tutto a disposizione. “E dopo si porrà la questione della potenza nucleare di dissuasione, che la Germania vorrà sia conferita all’esercito europeo, ossia alla Germania”.
 

big_boom

Forumer storico
Creare lavoro con la competitività, tornare alla lira sarebbe inutile
https://www.investireoggi.it/economia/creare-lavoro-la-competitivita-tornare-alla-lira-inutile/

faccio notare a chi scrive gli articoli che su ebay si compra con sconto del 10% dall'inghilterra e idem dalla germania perche' di la le tasse sono molto piu' basse!

finiamola con le idiozie! bisogna abbassare il peso delle tasse per mantenere coop, politici e vitalizi vari

l'austerity ora bisogna farla alle categorie protette compresi i giornalisti e prezzolati
 

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