Le sanzioni conomiche contro la Russia volute da Obama (1 Viewer)

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"Noi non cloruriamo i nostri polli"

"Noi non cloruriamo i nostri polli", ha detto l'ambasciatore, riferendosi agli standard a suo avviso discutibili adottati nell'industria alimentare americana.


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Russia, proposta shock a Ue: "commercio con noi, no Trattato transatlantico"

Stampa Invia Commenta (6) di: WSI | Pubblicato il 05 gennaio 2015| Ora 12:16

Stampa Usa cita Prodi: recessione russa,
"importazioni da Italia crolleranno almeno -50%".



ROMA (WSI) - L'Europa si sta svegliando e sta capendo che le sanzioni che l'Occidente ha imposto alla Russia stanno provocando gravi danni economici alla sua economia.

In altre parole, la vera minaccia di una forte recessione in Russia non è l'esposizione finanziaria verso il paese, ma qualcosa di molto più semplice, capace di mettere KO i paesi europei: l'assenza di scambi commerciali, il crollo dell'export.

Mosca ha individuato bene il tallone di Achille dell'Europa tanto che, stando all'articolo pubblicato sul Deutsche-Wirtschafts-Nachrichten, le autorità russe avrebbe presentato una "proposta stupefacente al fine di superare le tensioni con l'Unione europea", ovvero: "L'Ue dovrebbe rinunciare all'accordo di libero scambio con gli Stati Uniti in base al TTIP (Accordo di libero scambio tra Stati Uniti e Unione Europea), tra l'altro in via di negoziazione, per entrare a far parte dell'Unione Economica Euroasiatica".

Anche perchè, riporta l'articolo della stampa tedesca, "una zona di libero scambio con i vicini avrebbe più senso di un accordo con gli Stati Uniti".

In più, Vladimir Chizhov, ambasciatore russo a Berlino, ha riferito allo EUobserver che: "La nostra idea è di avviare contatti ufficiali tra l'Ue e l'Unione economica euroasiatica il prima possibile. La cancelliera Angela Merkel ha parlato di questo non molto tempo fa. Le sanzioni imposte dall'Ue alla Russia non sono di impedimento".

Lo stesso ha descritto che il blocco commerciale guidato dalla Russia sarebbe per l'Ue un partner migliore rispetto agli Stati Uniti.

"Ritenete che sia saggio consumare così tanta energia politica su una zona di libero scambio con gli Usa, quando è possibile avere partner più naturali al vostro fianco, e più vicini a casa? Noi non cloruriamo i nostri polli", ha detto l'ambasciatore, riferendosi agli standard a suo avviso discutibili adottati nell'industria alimentare americana.

Il trattato che ha creato l'Unione Euroasiatica è entrato in vigore lo scorso giovedì, 1° gennaio e include Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Russia e Kyrgyzistan (quest'ultima entrerà a far parte dell'accordo a maggio).

Nel commentare il malcontento europeo per gli effetti delle sanzioni imposte sulla Russia, la stampa Usa fa riferimento all'articolo che Romano Prodi ha pubblicato in data 4 gennaio 2015, ieri, su "Il Messaggero", nella parte in cui scrive: "Riguardo alla Russia, al calo dei prezzi del gas e del petrolio si unisce l’effetto delle sanzioni conseguenti la crisi ucraina, per cui il PIL russo subirà nell’anno in corso una diminuzione intorno al 5% facendo crollare di almeno il doppio le importazioni dall’Italia. Senza entrare nel merito dell’utilità o della necessità delle sanzioni conviene tuttavia mettere in rilievo l’asimmetria delle loro conseguenze dato che, nonostante il 50% di svalutazione del rublo nei confronti del dollaro, le esportazioni americane in Russia stanno tuttora aumentando, del tutto in controtendenza rispetto a quelle europee". (Lna)

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"nonostante il 50% di svalutazione del rublo nei confronti del dollaro, le esportazioni americane in Russia stanno tuttora aumentando, del tutto in controtendenza rispetto a quelle europee"
 

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tontolina

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Usa. Russia. Cina. Rublo. Si inizia a capire cosa sia successo.




Giuseppe Sandro Mela.
2014-12-29.

http://www.senzanubi.it/home/usa-russia-cina-rublo-si-inizia-capire-cosa-sia-successo/




Intelligenti si nasce, non lo si diventa.
L’agire intelligente è razionale, recepisce la realtà per quella che è e non per come si vorrebbe che fosse, il suo ragionamento è privo di contraddizioni. Gli assiomi sui quali basa il proprio pensato non contraddicono la realtà dei fatti: sono sempre posto con giudizio soggettivo, ma non sono disancorati dalla realtà fattuale.


Da questo punto di vista, il Presidente Obama non potrebbe essere definito essere intelligente.
È carico di ideologie ed idee preconcette: si muove più per la rabbia di essere in infime posizioni di popolarità alla ricerca di un qualche nemico esterno cui addossare la colpa di ciò che ha fatto e di ciò che non ha fatto.
Sotto la sua presidenza la Cina ha compiuto il sorpasso: è la prima economia mondiale, l’India è la terza, la Russia la quinta ed il Brasile avanza rapidamente, pur tra molti triboli.
Stati Uniti ed Europa non hanno da rimproverare altro che sé stessi.
«Meglio stendere un velo pietoso su questa cappa di omertà che avvolge i media occidentali e che sempre più assomiglia ad una plumbea forma di censura.
Concentriamoci per un attimo sull’aspetto veramente importante di questa situazione: i mercati finanziari occidentali, che spesso hanno attaccato i paesi considerati non allineati con le posizioni dell’Impero, per la prima volta nella storia non sono riusciti a distruggere la moneta e di conseguenza l’economia del paese sotto attacco ma sono andati incontro ad una vera e propria Caporetto di portata storica. Ormai a comandare è quella che anche per l’FMI è diventata la prima economia del mondo: la Cina.».
* * * * *
Obama ha voluto scatenare una guerra economica e finanziaria contro la Russia. Questo in appoggio ad una penetrazione della Nato in Ukraina, cui la Russia ha reagito con misura e morigeratezza.
Infine, Mr. Obama, Premio Nobel per la Pace prima ancora di insediarsi alla Presidenza, ha coinvolto tutti gli alleati nel suo progetto.
Però i conti dovrebbero sempre essere fatti con l’oste. Ma né Putin né Xi Jinping sembrerebbero essere persone impressionabili.


Il gioco è durato fino al 16 dicembre, quando sono accaduti due eventi.
(1). Putin ha fatto un giro di telefonate con i capi di stato europei, facendo presente che la Russia è una potenza nucleare che avrebbe potuto benissimo usare se fosse stata minacciata nella sua integrità territoriale oppure in altre forme che avrebbero potuto destabilizzarla.
Un attacco alla Russia è un attacco alla Cina.
Russia. A novembre ha comprato e non venduto oro.
La minaccia atomica ha avuto il suo effetto. Borse e rublo.
(2). «The China Foreign Exchange Trade System will begin such contracts with Malaysia’s ringgit, Russia’s ruble, and the New Zealand dollar from Dec. 29, it said in a statement on its website today. That will extend the yuan’s swaps trading to 11 currencies on the interbank foreign-exchange market.»
«The new contracts come amid efforts by China to increase the international use of the yuan, as the world’s second-largest economy promotes it as an alternative to the U.S. dollar for global trade and finance.».
Cosa sarebbe successo in parole povere? Usiamo le parole di Finanzaonline, seguito doverosamente citata in extenso.
(a). La Banca Centrale Russa e la Banca Centrale Cinese alcuni mesi fa hanno firmato uno swap per scambiarsi direttamente le loro valute nazionali senza passare attraverso il dollaro.
(b). Lo swap ha bloccato il cambio yuan renminbi / rubli
(c). Lo yuan viene scambiato con dollaro US con una banda di oscillazione rispetto alla parita’ centrale fissa del 2% (yuan quasi cambio fisso con dollaro US)
(d). Dopo le sanzioni del mondo occidentale alla Russia, Putin ha stretto accordi commerciali di vendita (gas, petrolio,) con la Cina e accetta yuan nello scambio
(e). La Russia rivende yuan (con cambio di swap) alla Cina in cambio di dollari US. La Cina e’ piena di dollari US e alleggerisce la sua posizione
(f). La Russia con i dollari US compra rubli, facendo salire il loro valore
(g). Gli speculatori che vendono rubli allo scoperto si trovano spiazzati.
* * * * *
Risultato finale di questa operazione.
Quando il Maresciallo Ney arrivò sul campo di battaglia di Eylau esclamò: «Quel massacre! Et sans résultat».
«Così, mentre gli Stati Uniti continuano ad ostentare la “distruzione” dell’economia russa, anche se questo significa schiacciare il settore dello shale, ossia l’unico punto luminoso in grado di creare posti di lavoro ben retribuiti nell’economia degli Stati Uniti nel corso degli ultimi 5 anni, la Russia e la Cina continuano ad essere sempre più spinti dall’Occidente a stringere accordi, sia monetariamente che strategicamente, finché un giorno, come abbiamo da tempo previsto, Cina e Russia annunceranno una valuta comune, sostenuta sia dalle “sorprendenti” riserve auree della Cina che dal tesoro di materie prime della Russia.».
La Cina si sta adesso guadagnando sul campo due galloni di non poco conto:
Si dimostra alleato affidabile, che non si tira indietro rispetto gli obblighi presi;
Si dimostra economicamente e finanziariamente in grado di competere vincendo con gli Stati Uniti.
È un milestone storico.



Bloomberg. 2012-12-26. China Extends Forwards, Swaps Trading to Three More Currencies
China will allow trading in forwards and swaps between the yuan and three more currencies in a bid to reduce foreign-exchange risks amid increased volatility in emerging markets.
The China Foreign Exchange Trade System will begin such contracts with Malaysia’s ringgit, Russia’s ruble, and the New Zealand dollar from Dec. 29, it said in a statement on its website today. That will extend the yuan’s swaps trading to 11 currencies on the interbank foreign-exchange market.
A plunge in Russia’s ruble this month to a record low sparked a selloff in developing nations’ assets, leading to a surge in currency volatility. The new contracts come amid efforts by China to increase the international use of the yuan, as the world’s second-largest economy promotes it as an alternative to the U.S. dollar for global trade and finance. Malaysia and Russia are China’s eighth and ninth biggest trading partners, according to data compiled by Bloomberg.
“This will provide companies with better hedging tools, and at the same time, make currency trading more efficient,” said Ju Wang, a senior currency strategist at HSBC Holdings Plc in Hong Kong. “China won’t stop yuan globalization or capital-account opening because of the volatility in emerging market currencies.”
The CFETS is an agency under the People’s Bank of China.

La Torre. 2014-12-28. USA, Russia, Cina e la guerra economica.
Il “rally negativo“ della valuta di Mosca aveva raggiunto vette inenarrabili, toccando la cifra inusitata di quasi settanta rubli per foglietto verde di Washington.
Il grafico che vedete sopra è molto chiaro, il 16 dicembre scorso succede qualcosa, e , malgrado speculatori russi e occidentali continuassero a darsi da fare il trend si inverte.
Il “qualcosa” è un intervento del ministro dell’economia cinese, che conferma gli Swap, ovvero gli accordi di scambio tra il Rublo e lo Yan a 5,67, malgrado il cambio di quei giorni fosse vicino a 10.
Non solo, il governo cinese conferma che gli swap sono un accordo “politico”, non “economico” e sancisce la sua intenzione di essere pronto a “qualsiasi cosa” pur di aiutare “l’economia russa in difficoltà”.
Dichiarazioni pesanti come pietre, sopratutto se fatte dai cinesi , che sono sempre molto indiretti nelle dichiarazioni.
Cosa significa?
che il governo russo avrebbe potuto comprare yuan “scontati”, acquistare dollari con essi e con successivamente comprare rubli sul mercato, rivalutandoli di conseguenza.
In pratica un arbitraggio, come riportato da altre persone bene informate, e con la benedizione del governo cinese.
Una mossa di questo tipo può facilmente far perdere cifre immense agli speculatori, e, come al solito, solo la minaccia di una operazione del genere li ha fatti scappare come uno scoiattolo con la coda in fiamme.
Il risultato e la rivalutazione del rublo, dovuta non alla banca centrale di Mosca che brucia dollari per salvare la situazione, ma alla fuga degli speculatori.
E il conto del salvataggio lo paga Pechino.
La risposta forte ed autorevole di Washington non si fa aspettare, oggi, il presidente Obama si allontana un attimo da pranzo di natale e decide una mossa contro la Crimea.
Un bell’inasprimento delle sanzioni per tutti i cittadini crimeani, una mossa che interessa beni e servizi.
Oltre alle classiche armi e prodotti per l’estrazione petrolifera, pare che questa volta siano interessate aziende che lavorano in internet, come Google, Java, Skype e Microsoft, tra le altre.
Probabilmente anche servizi come l’attivazione degli iphone e acquisti on line sui negozi ebay e applestore non saranno parimenti possibili.
Questo sarà probabilmente anche quello che aspetta in futuro l’intera Russia, con il risultato di ottenere un intero paese che utilizza servizi microsoft a scrocco (alzi la mano chi paga per usare windows!) ed è in grado di utilizzare servizi alternativi o reti VPN.
In rete già fioccano le alternative, come i motori di ricerca russi e cinesi, open java, Yandex al posto di Gmail, l’onnipresente linux e simili.
Una “ondata di terrore” davvero peculiare, giusta reazione contro un “inasprimento delle sanzioni” che sa tanto di ripicca.
Cosa ci si può aspettare, adesso?
La Russia tagliata fuori dal sistema Swift?
Una causa legale contro l’uso del nome “rublo”, marchio depositato da una fabbrica di caramelle di Chicago nel 1887 oppure da uno storico gommista di Seminole, Florida, Fred Ruble’s?
“Russian Suks!” sotto la scritta “in God we trust” nei nuovi dollari?
Ci aspettano tempi interessanti.
P.S: solerti funzionari Usa, se intentate alla Russia una causa da un fantastiliardo a Mosca di dollari per l’uso del marchio registrato “rublo”, ne voglio una fetta anche io. Nel caso ho una liste di dieci aziende già pronta.
È una fesseria così grande che magari funziona.

Info Patriot. 2014-12-26. Китай подал России руку помощи.
Китай подтвердил соглашение о свопе, подразумевающем возможность упрощенно говоря обмена 851 млрд. рублей на 150 млрд. юаней по курсу, установленному в октября 2014 года – 5,67 рубля за юань.
Произошло де-факто следующее – Россия и Китай заключили ряд стратегически важных соглашений в 2014 году, одним из которых является переход на торговлю в национальных валютах.
В качестве инструмента для реализации данных договоренностей было подписано соглашение о свопе на 851 млрд. рублей (около 22 миллиардов долларов по курсу октября 2014 года) – 150 млрд юаней. Сейчас, после того как курс рубля упал с 5,67 рубля за юань (в октябре) до примерно 10 рублей за юань, Китай вполне мог бы потребовать пересмотра данного соглашения (напомним, счет идет на десятки миллиардов долларов). Но китайцы не пошли на это и сиюминутным выгодам предпочли укрепление стратегического партнерства.
Мы не хотим излишней патетики и рисования мира в розовых тонах. Но в данном, конкретном случае, нельзя не отметить того, что Китай поступил так, как подобает поступать в критический момент настоящим союзникам.

Pravda. 2014-12-25. Обама приказал отключить в Крыму Windows, Skype и Gmail.
Американский президент Барак Обама подписал указ о запрете поставок товаров и оказания услуг в Крыму. Под действие эмбарго попадают Gmail, Windows и Skype.
Указ недвусмысленно обещает закрытие доступа к популярному американскому ПО — Firefox, Google Chrome или Java, пишет РБК. По мнению экспертов, лишить жителей полуострова Skype, Gmail и Windows будет сложно в силу технических причин
Из документа действительно следует, что эмбарго распространяется и на интернет-сервисы, подтверждает юрист вашингтонской компании Bryan Cave Клиф Бернс, специализирующийся на санкциях и экспортном контроле: “Тот факт, что сервисы типа Gmail бесплатны, ничего не меняет”.
Как пишет Московский комсомолец, по закону американские компании обязаны отказывать в доступе ко всем вышеуказанным категориям сервисов и ПО в Крыму. Если продукт завозится в Крым в обход санкций и производитель знает об этом, он может принять меры по недопущению использования продукта: например, компания Apple может не дать активировать iPhone на территории Крыма.
В принципе при использовании Java возможна ситуация, когда вам не удастся обновить код — система выдает ошибку. “Вы находитесь в стране, на которую распространяется эмбарго. Загрузка Java невозможна” — такое сообщение получают жители Кубы, Ирана, Северной Кореи, Судана и Сирии при попытке обновить код Java.
Технически осуществить блокировку будет проблематично, так как ограничение по IP-адресам имеет довольно высокий процент погрешности, считает партнер группы компаний vvCube, основатель online-платформы по привлечению инвестиций Winggrace. com Даниил Кириков. При этом компании могут понести серьезные репутационные потери, прогнозирует он.
Гендиректор компании 4talk, разрабатывающей одноименный мессенджер, Сергей Кравцов пояснил МК, что блокада Крыма почти не повлияет ни на американский, ни на российский IT-бизнес. Для большинства продуктов найдется замена отечественного производства, например, браузер от “Яндекса” или почта Mail. ru. “Для пользователей есть множество вариантов обхода блокировки, таких как VPN. Продвинутая аудитория настроит VPN в течение пяти минут, а непродвинутая перейдет на российские заменители”, — заключает Кравцов.

Finanza on line. 2014-12-25. Reazione del rublo alla crisi.
Prendo spunto dalla reazione del rublo nei confronti del dollaro e dell’euro (circa +30%). Negli ultimi giorni la stampa e altri organi di informazione hanno parlato della crisi del rublo e della sua caduta in toni drammatici. Adesso c’e’ uno strano silenzio su questo evento. Ma che cosa puo’ essere successo di tanto importante in un breve periodo?
Con la fonte di megachip.globalist ho cercato di ricostruire le fasi:
1) La Banca Centrale Russa e la Banca Centrale Cinese alcuni mesi fa hanno firmato uno swap per scambiarsi direttamente le loro valute nazionali senza passare attraverso il dollaro
2) Lo swap ha bloccato il cambio yuan renminbi / rubli
3) Lo yuan viene scambiato con dollaro US con una banda di oscillazione rispetto alla parita’ centrale fissa del 2% (yuan quasi cambio fisso con dollaro US)
4) Dopo le sanzioni del mondo occidentale alla Russia, Putin ha stretto accordi commerciali di vendita (gas, petrolio,) con la Cina e accetta yuan nello scambio
5) La Russia rivende yuan (con cambio di swap) alla Cina in cambio di dollari US. La Cina e’ piena di dollari US e alleggerisce la sua posizione
6) La Russia con i dollari US compra rubli, facendo salire il loro valore
7) Gli speculatori che vendono rubli allo scoperto si trovano spiazzati
Con l’assistenza della Banca Centrale Cinese, la Russia ha una possibilita’ di arbitraggio e vantaggio di provvista. Nei prossimi giorni, magari con maggiori informazioni, sara’ possibile definire piu’ precisamente lo svolgersi dei fatti.
Se veramente le cose stanno cosi’, sarebbe un terribile smacco per gli Usa e i suoi alleati. I loro mercati finanziari hanno spesso attaccato la moneta e l’economia del paese che aveva osato sfidare l’impero. In questo caso sarebbe la prima sconfitta che subiscono, adesso devono fare i conti con la potenza economica di Cina e Russia.

Imola Oggi. 2014-12-28. Alleanza strategica tra Russia e Cina per aggirare il ruolo del dollaro
Mentre la rapida risalita del rublo – che ha riguadagnato il tasso di cambio di un mese fa – non fa notizia sui giornali occidentali (che continuano a vendere la pelle dell’orso russo prima di averlo catturato), via Zero Hedge ci giunge la conferma della nuova collaborazione tra Russia e Cina, spinte verso un’alleanza strategica che consentirà loro di aggirare il ruolo del dollaro e la volatilità dei cambi. da Voci dall’estero.
Il mondo ci ha messo un po’ a svegliarsi alla nuova realtà in cui ora, de facto, è la Cina a fare da FMI di sostegno agli stati – come Zero Hedge ha affermato due settimane fa, con il post “China Prepares To Bailout Russia“, in cui notavamo che una linea di swap della Banca Popolare Cinese avrebbe ridotto il ruolo del dollaro nel caso che Cina e Russia si fossero trovate nella necessità di superare una carenza di liquidità, e come avevamo già osservato per la prima volta più di due mesi fa, in “China, Russia Sign CNY150 Billion Local-Currency Swap As Plunging Oil Prices Sting Putin
In realtà, è stato solo questa settimana che Bloomberg ha riportato che “China Offers Russia Help With Currency Swap Suggestion“. Ma al fine di sostenere pienamente la Russia in un mondo regolato dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT – in cui il dollaro regna sovrano – era necessario un passo ulteriore: il lancio di un Forex trading diretto sulle valute russa e cinese, sia a pronti che a termine – una mossa ulteriore rispetto a degli accordi di Forex trading bilaterale puramente teorici – che non solo attiverà e renderà la negoziazione diretta delle valute più efficiente nell’aggirare il ruolo del dollaro, ma anche consentirà alle imprese russe di pianificare le spese in termini di Yuan cinese. Non è una sorpresa quindi che proprio questo passaggio mancante sia stato annunciato durante la notte, e che sarà attuato a partire da lunedì.
(Oltre alla sua importanza strategica, nel contingente l’accordo di swap consente ai russi di acquistare yuan a un tasso di cambio prestabilito. Dato che lo yuan è in una banda di oscillazione del 2% rispetto al dollaro, la Russia con le sue riserve può comprare yuan al cambio dello swap e con gli yuan acquistare rubli, sostenendone il valore rispetto al dollaro, mandando a gambe all’aria gli speculatori allo scoperto, ndt)
Da Bloomberg:
«La Cina consentirà il trading forward e swap tra lo yuan e altre tre valute, nel tentativo di ridurre i rischi di cambio in un contesto di aumento della volatilità nei mercati emergenti.
“A partire dal 29 dicembre il China Foreign Exchange Trade System aprirà a contratti di questo tipo con il ringgit della Malesia, il rublo russo, e il dollaro della Nuova Zelanda”, si legge oggi in una dichiarazione sul suo sito web. Lo swap trading dello yuan si estenderà così a 11 valute sul mercato dei cambi interbancario.
Il crollo del rublo russo di questo mese a un minimo record ha scatenato una svendita di assett dei paesi emergenti, portando ad un aumento della volatilità delle valute. I nuovi contratti fanno parte del tentativo della Cina di incrementare l’uso internazionale dello yuan, con la seconda più grande economia del mondo che intende presentarsi come un’alternativa al dollaro statunitense per il commercio mondiale e la finanza. La Malesia e la Russia sono l’ottavo e il nono maggior partner commerciale della Cina, secondo i dati di Bloomberg.
“Questo darà alle aziende migliori strumenti di copertura, e, allo stesso tempo, renderà più efficiente il trading delle valute”, ha detto Ju Wang, currency strategist allo HSBC Holdings Plc di Hong Kong. “La Cina non fermerà la globalizzazione dello yuan o l’apertura al movimento dei capitali a causa della volatilità nelle valute dei mercati emergenti.”
Il CFETS China Foreign Exchange Trade System) è un’agenzia della Banca Popolare Cinese.»
Così, mentre gli Stati Uniti continuano ad ostentare la “distruzione” dell’economia russa, anche se questo significa schiacciare il settore dello shale, ossia l’unico punto luminoso in grado di creare posti di lavoro ben retribuiti nell’economia degli Stati Uniti nel corso degli ultimi 5 anni, la Russia e la Cina continuano ad essere sempre più spinti dall’Occidente a stringere accordi, sia monetariamente che strategicamente, finché un giorno, come abbiamo da tempo previsto, Cina e Russia annunceranno una valuta comune, sostenuta sia dalle “sorprendenti” riserve auree della Cina che dal tesoro di materie prime della Russia. Poi le cose si faranno interessanti.

Megachip. 2014-12-24. La prima aggressione al Rublo è già fallita
Il rublo ha rimbalzato moltissimo dopo l’aggressione speculativa, grazie a Pechino, ma i media occidentali nascondono totalmente la notizia e le sue cause clamorose.
Per giorni e giorni gli analisti mainstream ci hanno inondato, dall’alto dei loro pulpiti televisivi e giornalistici, che la fine del “regime” russo era vicina. Secondo loro, i cosiddetti mercati finanziari avevano mostrato il pollice verso nei confronti di questa nazione destinata a rivedere i giorni della penuria dell’epoca di Boris Eltsin. I mercati – essi ci spiegavano – avevano emesso la loro sentenza e anche la Russia, come qualunque nazione al mondo, doveva chinare il capo di fronte alla loro divina volontà.
Tralasciando i dubbi e le perplessità su una simile strategia, ciò che lascia sbalorditi è che da alcuni giorni questa litania massmediatica sia completamente scomparsa: blackout. Perché? Dovremmo chiederlo ai giornalisti che prima parlavano e ora tacciono: secondo loro, il destino è già segnato oppure è successo qualcosa che forse è meglio nascondere? Qualcosa che confligge sia con la narrazione proposta nell’immediato (la Russia in crisi), sia con la metanarrazione di sempre, quella che deve vedere l’Aquila imperiale americana sempre trionfante nel mondo?
Andiamo a verificare con il seguente grafico se è successo qualcosa degna di nota da quando è calato il blackout informativo sulla “crisi del Rublo”.
Come si può vedere, il Rublo ha recuperato il 30% del suo valore sull’Euro (e sostanzialmente il recupero è stato della stessa misura sul Dollaro).
Cosa è successo di così importante da portare ad un recupero altrettanto spettacolare rispetto all’attacco speculativo che aveva spinto la moneta russa nell’abisso? A leggere i giornali occidentali non è accaduto assolutamente nulla. Anzi ripetiamo, l’argomento è caduto in un oblio che sa di censura.

Ma andando a verificare sui siti in lingua russa qualcosa di molto importante è invece accaduto (????? ????? ?????? ???? ?????? | ?????????????-?????????????? ??????).
Come si sa le banche centrali della Russia e della Cina hanno firmato dei contratti (swap) per scambiarsi direttamente le loro valute senza l’intermediazione del Dollaro. Il tasso di cambio previsto da questi contratti era pari a 5,67 rubli per 1 yuan renminbi. Considerato che lo Yuan viene scambiato con le altre valute (Dollaro compreso) all’interno di una banda di oscillazione del 2% rispetto ad una parità centrale stabilita dalla Banca Centrale Cinese, si viene a creare una particolare situazione nella quale qualcuno (leggi la Russia) può vendere yuan (ottenuti al cambio stabilito dal contratto swap) in cambio di dollari e con questi ultimi acquistare rubli. Acquistando rubli ne aumenterebbe immediatamente il valore rispetto al Dollaro e ciò esporrebbe a enormi perdite coloro che hanno venduto rubli “allo scoperto” (senza possederli) sperando di riacquistarli successivamente e dunque confidando che si siano svalutati al fine di lucrare la differenza.
Insomma, per la Banca Centrale russa si aprirebbe grazie all’assist della PBoC (banca centrale cinese) la possibilità di effettuare un enorme operazione di “arbitraggio” (cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/arbitraggio_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza) tale da esporre a enormi perdite coloro che speculavano contro il Rublo. Confermando il cambio sullo swap i cinesi hanno offerto un arbitraggio del 100% ai russi. Roba da far saltare tutti gli speculatori in un paio di giorni.
Che le cose siano andate sostanzialmente così è un ipotesi – credo – estremamente plausibile e la tesi viene rafforzata enormemente dall’assordante ed emblematico silenzio nella quale è caduta “la crisi del rublo” sui media mainstream. Silenzio talmente impenetrabile che i lettori più sprovveduti probabilmente non sanno nulla del recupero del Rublo rispetto al Dollaro e all’Euro e sono probabilmente convinti che i russi siano in preda ad una crisi isterica per l’impossibilità di comprare IPod e dove – addirittura – le classi meno abbienti stanno già patendo la fame per il rincaro delle derrate alimentari.
Meglio stendere un velo pietoso su questa cappa di omertà che avvolge i media occidentali e che sempre più assomiglia ad una plumbea forma di censura.
Concentriamoci per un attimo sull’aspetto veramente importante di questa situazione: i mercati finanziari occidentali, che spesso hanno attaccato i paesi considerati non allineati con le posizioni dell’Impero, per la prima volta nella storia non sono riusciti a distruggere la moneta e di conseguenza l’economia del paese sotto attacco ma sono andati incontro ad una vera e propria Caporetto di portata storica. Ormai a comandare è quella che anche per l’FMI è diventata la prima economia del mondo: la Cina.
Nel frattempo l’Aquila imperiale americana è rientrata un po’ malconcia nel suo nido, probabilmente a meditare vendetta.
Da constatare che però quest’aquila spennacchiata, per non veder smentita la metanarrazione che deve vederla sempre trionfante, ha dato l’ordine ai suoi corifei di propagandare l’ultima assurda balla: la crescita del suo PIL del 5%. Un PIL di cartapesta come i carri del Carnevale di Viareggio.
 

tontolina

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Il Rublo, Il Petrolio, lo Shale Gas, I Derivati e l’Egemonia Americana

Il Rublo, Il Petrolio, lo Shale Gas, I Derivati e l’Egemonia Americana

By Federico Pier on dicembre 17, 2014

Il Rublo, Il Petrolio, lo Shale Gas, I Derivati e l?Egemonia Americana | Fractions Of Reality

Federico Pieraccini

Ci sono due nodi centrali relativi alla svalutazione del Rublo e nel deprezzamento del dollaro da tenere in considerazione:
la conservazione dell’egemonia Americana
e la bolla speculativa dei derivati legati all’industria dello Shale Gas.


Senza questi elementi interconnessi tra loro, risulta impossibile comprendere quali siano le motivazioni e le conseguenze di queste azioni economiche artificiali.
Questa vicenda va quindi necessariamente affrontata da prospettive diverse, una geopolitica e una prettamente economica.
Il crollo del Petrolio
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Il deprezzamento del petrolio pare essere una strategia implementata di comune accordo tra il dipartimento di stato USA e la casa reale Saudita.



Come si evince da questo articolo, gli incontri di Settembre 2014, tra Kerry e il principe Abdullah hanno posto le basi per una diminuzione del prezzo del greggio (rispetto al valore di mercato) e contemporaneamente un diniego nella riduzione della produzione quotidiana.

Una manipolazione artificiale del prezzo del petrolio a tutti gli effetti.

Parrebbe essere questo il principale motivo per cui, nonostante un crollo interno delle borse negli emirati (Tra Dubai, Q8, Ryad e Doha vi sono stati perdite tra l’8% e il 20% in una singola giornata ieri 16/12), non ci siano intenzioni a breve termine di diminuire la produzione giornaliera.


Gli effetti immediati di questa situazione sono tangibili in paesi in cui il break-even ( “Il punto di pareggio è un valore che indica la quantità, espressa in volumi di produzione o fatturato, di prodotto venduto necessaria a coprire i costi precedentemente sostenuti, al fine di chiudere il periodo di riferimento senza profitti né perdite.”) per l’estrazione di greggio varia sopra i 100$.

Dall’Iran al Venezuela, passando per la Russia, tutte queste nazioni stanno risentendo del crollo nel valore del greggio. Gli emirati meno, dato che il loro punto di pareggio si attesta intorno ai 65$.


E’ una situazione che per alcuni paesi non è sostenibile a lungo, naturalmente non parliamo del Russia che comunque ha una buona base economica (debito pubblico basso, riserve auree elevate, molta liquidità in valuta estera), ma piuttosto di paesi come il Venezuela (break even a 160$) che ricevono molto dei propri introiti dai guadagni sulla vendita del petrolio.

Unendo a questa situazione, le sanzioni imposte su Caracas, ecco che potremmo trovarci di fronte ad un crack economico venezuelano (Zero Hedge pone al 93% la possibilità di un default).

Senza dimenticare che anche il petrolio Iraniano è colpito da questi ribassi (break-even a 136$), con grande soddisfazione di Ryad, suo competitor regionale.
Inondare il mercato di un bene con una richiesta molto bassa (Siamo al peak della richiesta di greggio?) ha effetti di deflazione e questo risulta tangible anche agli osservatori meno attenti. Se l’economia mondiale rallenta, di conseguenza anche la necessità di energia calerà contestualmente. Se questo calo non viene corrisposto da una diminuzione nella produzione (come richiesto all’OPEC 2 settimane fa), ecco che il prezzo crolla fino al valore attuale.

In un certo senso, il cittadino comune potrebbe obiettare che il prezzo al barile attuale è molto più in linea con i valori di mercato in questa fase mondiale economica.

Purtroppo è solo uno dei tanti punti di vista da cui osservare questo scenario e certamente non offre una spiegazione completa.


Il deprezzamento del Rublo
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Indubbiamente vi è una correlazione abbastanza forte tra la caduta nel prezzo del greggio e il crollo nel valore del Rublo. Ma anche questa teoria non offre una spiegazione sufficiente.



Ci sono altri fattori che non possono essere ignorati.


Le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti e l’Unione europea impediscono concessione di prestiti a società russe, con termini di pagamento oltre i 30 giorni. Dato che le imprese russe ottengono denaro dell’occidente a basso prezzo sin dalla fine della Guerra Fredda, le sanzioni attualmente impediscono una ristrutturazione dei prestiti precedenti e ulteriori rifinanziamenti degli stessi. Le conseguenze sono che queste aziende devono adesso comprare euro e dollari per prendersi cura dei loro prestiti , creando così più domanda di valuta estera nel mercato russo e quindi indebolendo il rublo.

Da un punto di vista puramente affaristico, le aziende Russe vorrebbero vedere un comportamento diverso della banca centrale Russa, come ci spiega Alexander Mercourius:
“Quello di cui ho il sospetto, riguardo a ciò che sta succedendo, è che i maggiori speculatori contro il rublo siano proprio le banche e aziende russe che hanno una grande quantità di prestiti in dollari da ripagare prima della fine dell’anno. Invece di pagare questi debiti con le loro riserve, stanno mettendo pressione sul governo e la Banca centrale convertendo i rubli in dollari e speculando contro il rublo.
E’ questo aspetto più di ogni altro fattore che ha causato la recente disfatta del rublo. A giudicare da quello che Ulyukaev dice, il governo e la Banca Centrale hanno sostanzialmente capitolato e hanno deciso di aiutare le banche conferendo loro alcune delle riserve della Banca centrale. Questo potrebbe spiegare perché l’aumento dei tassi di ieri (15 dicembre 2015) sia stato così inefficace e perché nelle ultime ore il rublo si sia invece rafforzato.”
In effetti analizzando gli effetti collaterali del Bond emesso dalla Rosfnet il 12 Dicembre 2014 (625 Miliardi di Rubli – pari a 11 Miliardi di dollari al 15/12), sembrerebbe che alla fine la Banca Centrale Russa abbia ceduto e siano stati proprio loro ad acquisire questo enorme Bond, rifinanziando le scadenze dei prestiti, con le banche occidentali, della Rosfnet.

Si potrebbe obiettare che gli Stati Uniti utilizzino la medesima tattica economica con la FED semplicemente stampando denaro. Il comportamento della banca centrale Russa, analogo a quello della FED , è stata una mossa obbligatoria, sia chiaro. Il problema è che il sistema globale è tarato sul Dollaro, non sul Rublo. La Russia ha utilizzato un metodo occidentale per creare soldi e ne paga le conseguenze che tanto spaventa gli Americani con il processo di De-Dollarizzazione.

[si è scoperto che Putin ha stampato Rubli e con quelli ha acquistato Yuan con il cambio fisso yuan-rublo.... dallo yuan ai dollari è stato tutto molto facile]
Il fattore geo-politico di questa crisi
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“Non avremmo mai potuto immaginare quello che sta accadendo, si materializzano i nostri incubi peggiori. E nei prossimi giorni penso che la situazione sarà paragonabile al periodo più difficile del 2008″ – Serghiei Shvetsov, primo vice governatore della Banca centrale Russa.
La domanda più interessante da porsi è: Le Autorità Russe potevano prevedere questo attacco combinato petrolio-rublo-sanzioni ? La risposta è si e lo hanno fatto.

Peccato che nessuno potesse immaginare un’accelerazione così immediata di questa strategia. Nemmeno nei più profondi incubi Russi, in 6 mesi il petrolio sarebbe diminuito di metà del suo valore e il rublo deprezzatosi per oltre il 50% in 12 mesi.


Quella americana è una tattica che impone un fattore di rischio elevatissimo e che mette in pericolo l’intera economia globale, come vedremo.




Per quale motivo allora gli Stati Uniti e i loro partner sono arrivati ad intraprendere questa via così piena di incognite?
Anche in questo caso la vi sono risposte multiple.

Certamente la spinta principale riguarda la strategia geopolitica del ‘regime-change’ in paesi come Venezuela, Iran e Russia (ovvero quelli più colpite dal crollo del prezzo di Petrolio).

Se con i normali metodi di softpower i risultati sono stati poco apprezzabili (l’Iran vola verso l’accordo 5+1, Assad è sempre più solido in Siria, Putin sempre più apprezzato in patria e Maduro è riuscito a riguadagnare le redini del paese dopo un periodo di instabilità seguita alla morte di Chavez e alla porteste artificiali estive), in chiave economica la leva per ottenere questi cambiamenti aumenta notevolmente, ma anche i rischi.


Il crollo della valuta, la diminuzione delle revenues dal greggio, l’aumento dei prezzi, l’aumento dell’inflazione, la diminuzione potere di acquisto e così via sono l’arma con cui l’America è convinta di poter continuare il suo ruolo egemone nel mondo. Indurre ad un crollo interno nazioni rivali grazie ad una combinazione di fattori (Sanzioni, Petrolio, Valuta).




Quali sono i rischi di questa strategia ?
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Dopo aver analizzato le motivazioni e i metodi utilizzati per perseguire questa strategia Kamikaze, passiamo alla parte certamente più interessante ma anche più inquietante: i rischi.

La crisi Ucraina, l’unione eurasiatica, la de-dollarizzazione e i mega accordi stipulati tra i paesi Brics hanno spinto ad una reazione violenta Washington, in un gioco da ‘rischia tutto’.
Il fattore che si porta dietro le maggiori incognite ma anche i maggiori timori è il mercato dello Shale Gas/Oil americano. Innalzato come vessillo dell’indipendenza energetica americana, bramato come arma per transitare dal medio-oriente verso l’asia (parte della strategia del “Asian Pivot”), innegabilmente ha giocato (e tutt’ora recita) un ruolo primario nei piani dei policy makers a Washington.
Eppure ciò che viene abilmente taciuto dai media mainstream riguarda gli effetti collaterali, sul mercato dello shale gas, di un prezzo così basso del petrolio. Il punto di pareggio per questi nuovi metodi di estrazione è intorno agli 80-85$ a barile. Risulta semplice comprendere quindi che con un prolugarsi dei prezzi così bassi, gli effetti saranno devastanti per tutto il mercato dello Shale in USA (il primo caso di questo genere è già avvenuto, la Red Fork Energy Australiana ieri è entrata in amministrazione controllata).

Se fossero solo queste le conseguenze, potremmo anche considerarle irrilevanti.

I problema nasce quando ci si focalizza sui prestiti che questa aziende non riusciranno a restituire alle banche creditrici. Un default del settore scatenerebbe un meccanismo a cascata che finirebbe per intaccare la madre di tutte le bolle speculative: i derivati in pancia alle Banche occidentali.
Il grande rischio globale che gli Stati Uniti si stanno prendendo in carico per mantenere la loro egemonia globale non è molto diversa da un attacco nucleare preventivo (pare una dottrina da first strike in chiave economica).

Se il prezzo del petrolio (artificiosamente manipolato) dovesse trascinarsi nell’abisso l’industria dello Shale Gas Americano, tutti i prestiti da rimborsare alle banche USA andrebbero in fumo. Con loro tutto il mercato dei derivati.
Diamo dei numeri a queste parole e vediamo QUANTI di questi strumenti finanziari, le banche americane possiedono:


JPMorgan Chase
Attività totali: $ 2,520,336,000,000 (circa 2,5 triliardi di dollari)
L’esposizione totale ai derivati: $ 68,326,075,000,000 ( più di 68 triliardi di dollari )
Citibank
Attività totali: $ 1,909,715,000,000 (poco più di 1,9 triliardi di dollari)
L’esposizione totale ai derivati: $ 61,753,462,000,000 ( più di 61 triliardi di dollari )
Goldman Sachs
Attività totali: 860.008 milioni dollari (meno di un trilione di dollari)
L’esposizione totale ai derivati: $ 57,695,156,000,000 ( più di 57 triliardi di dollari )
Bank Of America
Attività totali: $ 2,172,001,000,000 (un po ‘più di 2,1 triliardi di dollari)
L’esposizione totale ai derivati: $ 55,472,434,000,000 ( più di 55 triliardi di dollari )
Morgan Stanley
Attività totali: 826,568 miliardi dollari (meno di un triliardo di dollari)
L’esposizione totale ai derivati: $ 44,134,518,000,000 ( più di 44 triliardi di dollari )
Un paragone utile per realizzare pienamente di quali numeri stiamo parlando: il debito pubblico americano ammonta a 18 Triliardi di dollari. Il mercato dei derivati delle sole 6 banche più grandi d’america ammonta a quasi 16 volte il debito americano.

Siamo di fronte quindi all’ennesimo dilemma già posto nella crisi finanziaria del 2008: lasciar fallire le banche o salvarle ?

In questo caso ci sono due possibili strade da percorrere:
Stampare moneta (la FED) senza preoccuparsi dell’aumentare proprio debito pubblico (l’esempio usato è il Giappone con il 300% di debito pubblico)

oppure lasciar fallire le banche, trascinando nel vortice tutta l’economia Americana, Europea e probabilmente globale.


Dando per assodato che la manipolazione del Petrolio e di conseguenza del Rublo sono una mossa geopolitica, qual è la strategia vincente che Washington spera di ottenere, senza provocare un collasso globale dell’economia ?

Favorire un regime change in Venezuela, Iran e Russia in breve tempo oppure obbligare queste nazioni a scendere a patti con i diktat occidentali.

E’ importante notare che il tempo NON è dalla parte dell’occidente. Il motivo è legato alle argomentazioni esposte sopra: un prezzo del greggio così basso manderebbe in malora il mercato dello Shale gas, causando un effetto a catena che annienterebbe le maggiori banche USA e potrebbe attivare la più grande bolla speculativa della storia umana, i derivati, che provocherebbero una crisi economica di fronte a cui quella nel 2008 verrebbe ricordata come una passeggiata.
C’è un fattore che conta più di ogni altra ed è considerata dagli USA come la vera chiave di volta di questa strategia. Se anche il mercato dello Shale arrivasse al collasso e le banche USA dovessero essere salvate nuovamente (come richiesto da loro stesse già l’11 Dicembre ), la soluzione potrebbe essere quella di semplicemente stampare più soldi dalla FED e aumentare il debito pubblico americano. Si potrebbe obbiettare che questo diminuirebbe nettamente la credibilità del Dollaro stesso. E’ un argomento di dibattito e nessuno ha una risposta certa. Sicuramente in USA sono convinti che se questa tattica dovesse avere successo e portare ad un regime change e collasso economico della Russia, la Cina sarebbe costretta a “ritornare all’ovile” (avendo perso il suo alleato numero 1), garantendo quindi solidità ai buoni del tesoro USA (la credibilità del dollaro dipende molto dalla Cina a causa dell’elevata quantità di BTP americani detenuti dai cinesi) e quindi alla credibilità del dollaro stesso (persino in una situazione in cui il debito pubblico dovesse passare da 16 a 36 triliardi di dollari).


Il problema di fondo resta sempre geopolitico.

La visione egemonica che gli USA hanno e che vogliono mantenere. Al momento non hanno altri mezzi per combattere un cambiamento globale che sta transitando l’umanità in una fase non più unipolare (in cui gli americani erano l’unica super-potenza) ma multipolare (più attori sulla scena mondiale). Siamo alla resa dei conti e la deriva attuale ci pone davanti ad un rischio incalcolabile per l’intera economia globale… ne vale davvero la pena ?
 

tontolina

Forumer storico
La Russia Sta Vincendo la Guerra Anche sui Mercati Finanziari

Di FunnyKing , il 6 marzo 2015 57 Comment


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Lentamente, anzi neppure troppo lentamente sia la borsa russa che il Rublo stanno risorgendo.
Il tentativo di mettere in difficoltà Vladimir Putin in patria è miseramente fallito, anzi la popolarità del leader russo fra il suo popolo è ai massimi storici. Rimangno pesanti danni collaterali di breve periodo all’economia, con consumi in caduta verticale e una notevole fuga di capitali che però sembra che stiano rientrando con forza.
Alla fine però i danni maggiori li ha subiti l’Europa, sia nel breve periodo sia per avere spinto un fantastico e fondamentale partner ad aprire il suo mercato verso la Cina, il Brasile (cioè il concorrente numero 1 delle aziende agroalimentari europei) e altri paesi non occidentali.
La Russia tra qualche anno ringrazierà la stupidità dell’occidente, per averla svegliata dal torpore e affrancata dal pericoloso status di nazione la cui economia è basata quasi esclusivamente dalle materi prime.

E’ il caso di dire che Putin non ha sprecato questa crisi, proprio per nulla
p.s. poi mi chiedono perchè ammiro VP
 

big_boom

Forumer storico
Non riesco ancora a crederci: The New York Times pubblica un articolo contro Obama e contro le sanzioni alla Russia. Sarà l'inizio di un risveglio di obiettività?




They simply bolster Vladimir Putin's popularity while undermining those Russians who want to modernize their country.
nytimes.com|Di Samuel Charap and Bernard Sucher

secondo me in usa malgrado il lavaggio mediatico delle menti Putin ha più consenso di Obanana
 
Ultima modifica:

tontolina

Forumer storico
Sandro Terni 11 marzo 0.09.26 L'ultimo report settimanale conferma il crollo del numero degli oil rig attivi in nord America. Negli ultimi sette giorni sono spariti dalla circolazione 64 rig negli USA e 21 in Canada. Si trivella sempre meno.
 

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