Le sanzioni conomiche contro la Russia volute da Obama (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
come tutti sappiamo Obama è intelligente e non stupido
però è anche più bugiardo di Bush




G20: Come una banda di matti gioca alla guerra



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20 novembre 2014 (MoviSol) - Mentre il Presidente cinese ammoniva sui legami tra lo sviluppo e la pace, i leader transatlantici al G20 hanno portato avanti le loro provocazioni contro la Russia, specialmente nel modo infantile in cui hanno trattato il Presidente Putin. Dapprima, parlando agli studenti, Barack Obama ha definito "l'aggressione russa contro l'Ucraina" una "minaccia al mondo, come abbiamo visto nell'atroce abbattimento dell'aereo malese". Questo, da un capo di stato - quando ancora non è emersa alcuna prova su chi abbia abbattuto l'aereo e in quali condizioni. Al vertice, Obama si è rifiutato di incontrare la sua controparte russa, "concedendogli" solo alcuni minuti in piedi.
Non è andato meglio con Angela Merkel, anche se il Cancelliere tedesco ha incontrato Putin per quasi quattro ore. Nei lunghi colloqui, tuttavia, non è stato fatto alcun progresso, il che significa che la Merkel non si è spostata di un millimetro dall'approccio unilaterale dettato da Washington.
Discutendo con i collaboratori il 16 novembre, Lyndon LaRouche ha avuto parole di fuoco per "quella folle signora che fa il Cancelliere della Germania, [che] ha creato un nuovo livello di guerra in Europa e al di là dell'Europa. Ella è colei che è stata usata dai britannici per organizzare la guerra allargata in Europa, in special modo diretta contro la Russia. Dovrebbe essere rimossa dalla carica".
Nel frattempo, nella stessa Ucraina, il governo di Kiev, dopo aver ripreso a bombardare la sua popolazione nel Sud-Est del paese, è passato ad altri metodi di sterminio: il taglio di tutti i pagamenti, comprese le pensioni, alle popolazioni delle regioni orientali.
I leader occidentali a Brisbane hanno dimostrato di essere completamente staccati dalla realtà. La politica anti-russa è uno dei principali motivi della loro crescente impopolarità, e tuttavia insistono su quella politica. Non c'è da meravigliarsi se Putin ha lasciato il vertice in anticipo, prima di firmare la dichiarazione finale. Ma le conseguenze potrebbero risultare drammatiche in termini del pericolo per la pace mondiale.
 

tontolina

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Angela lesbica? Mica sarete omofobi

Angela lesbica? Mica sarete omofobi


Euroservi verso gli USA, e di nascosto a Mosca... (FONDAMENTALE di Maurizio Blondet) - Rischio Calcolato

Euroservi verso gli USA, e di nascosto a Mosca… (FONDAMENTALE di Maurizio Blondet)

Di Maurizio Blondet , il 10 dicembre 2014 - 23 commenti


Nota di Rischio Calcolato: A mio parere questo è il post apparso su RC più graffiante e di cruda attualità fattuale (qualcuno direbbe scolastico) del grande Direttore. Questo post è tratto dalla rivista on-line EffediEffe sito di informazione a cui consigliamo caldamente un abbonamento (50€ spesi benissimo).
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C’è un lato sempre più comico e tragico nei leader europei che hanno obbedito a Washington, comminando le dannosissime sanzioni alla Russia e facendosela nemica. Ricordiamo: la Bulgaria ha decretato l’azzeramento del gasdotto South Stream vietandone il passaggio sul suo territorio. Con una perdita per le casse statali stimata fra i 400 e i 600 milioni di euro per mancati diritti di transito. Il premier bulgaro Boyko Borisov – come gli ha consigliato Vladimir Putin – ha chiesto compensazioni a Bruxelles.
«Me l’ha fatto fare la UE!»
Il 3 dicembre, la portavoce della Commissione Europea, Anna-Kaisa Itkonen (un’altra baltica: comandano loro) ha risposto ufficialmente: «Non c’è fondamento legale per una compensazione», aggiungendo questa motivazione: «La Bulgaria è un Paese sovrano, prende da sé le decisioni su ciò che ritiene meglio per i suoi cittadini».
Impagabile risposta: di colpo la UE si inchina alla «sovranità» di uno Stato membro, quando deve evitare di pagare i danni. Ma a questo punto al Primo Ministro Borisov è davvero saltata la mosca al naso — irritazione probabilmente aumentata dal constatare che a guadagnarci sarà la Turchia, visto che non è membro della UE ed ha fatto lucrosi contratti, strappando a Putin grosse tariffe di transito. Invece di tacere, Borisov ha diramato alle agenzie un comunicato che dice: «La Bulgaria Paese sovrano?! La Bulgaria ha delegato tutti i diritti alla Commissione Europea sul progetto South Stream! Questo è un fatto, e adesso voglio che la Commissione risponda con un ‘sì’ o con un ‘no’ su questo argomento, perché Putin su una cosa ha ragione, oltre al ‘sì’ c’è anche il ‘no’, ma deve essere detto a tempo, con chiarezza».

Borisov ha ricordato che la Commissione Europea ha obbligato tutti i sei Paesi interessati al South Stream a negoziare «attraverso la Commissione» stessa: «Vi rendete conto che ero io ad esser preso di mira, non Orban (1) o qualcun altro? Ricordo a tutti che noi abbiamo firmato, che il nostro Parlamento ha ratificato un contratto e procedure che – l’abbiamo avvertito ripetutamente – avrebbero condotto a penalità. Oggi stesso voglio chiarimenti dai colleghi Tusk (il neocon polacco, ndr) e Schultz (il kapò della maggioranza europoide, ndr) se è considerata diversificazione il fatto che il gas passi o no dalla Turchia. E infine, ma non meno grave, danneggia la Bulgaria il fatto che sia circondata dalla pipeline Nabucco se ci fosse il Nabucco adesso non ci sarebbe alcun problema».
Non tutto è chiaro nelle frasi del Borisov, che fanno riferimento a clausole del contratto con Gazprom; è chiaro però che questo personaggio – molto filo-occidentale e filo-americano – è fuori dalla grazia di Dio. E se vuole, ha le carte per trascinare in giudizio la UE. Ha i documenti che provano che ha obbedito ai Commissari. Tutto è stato raccontato da un documentato e gongolante articolo del Wall Street Journal datato 3 giugno 2014: «EU Tells Bulgaria to Stop Work on Gazprom’s South Stream Project», diceva il titolo, ossia: «La UE dice alla Bulgaria di fermare i lavori per il South Stream».
Il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il cittadino del paradiso fiscale europoide, è volato a Sofia: «Le questioni South Stream non sono insormontabili e non accettiamo un ricatto della Bulgaria per relazioni sull’energia», un po’ minacciando e un po’ lasciando sperare che il South Stream si farà. Borisov è apparso rabbonito, forze ha ricevuto qualcosa sottobanco. Il suo atto di coraggio e di verità è durato dal 3 al 5 dicembre.
Lavrov: «Gli europei si lamentano con me»
Tutti gli altri leader europei non hanno nemmeno quel momento di verità (e di dignità). L’ha detto il Ministro degli Esteri russo, l’ironico Lavrov, rispondendo in conferenza stampa a un giornalista di Kiev che gli chiedeva se e quanto si sentisse isolato, povero russo demonizzato e attaccato da tutte le parti, durante il forum OSCE che s’è tenuto a Basilea. Ma no, ha risposto: i miei colleghi del blocco europeo hanno voluto a tutti i costi intrattenersi con me, tanto numerosi che mi hanno fatto perdere una parte importante del dibattito OSCE.
E di cosa hanno assolutamente tenuto a parlare con Lavrov, a quattr’occhi s’intende, i diplomatici e Ministri degli Esteri d’Europa? Ovviamente dell’Ucraina. Per lamentarsi del Governo di Kiev e delle norme che sta varando: la legge di «lustrazione» (assoluzione) dei dirigenti corrotti (ossia dei membri del Governo golpista e dei loro reggicoda), per esempio, è «terribile», gli hanno detto. La decisione con cui il Governo di Kiev ha amputato il Donbass e la sua popolazione dall’economia ucraina, cessando il pagamento di pensioni e stipendi pubblici in quella zona (una «punizione collettiva» secondo le leggi di Norimberga) è «demenziale, dannosa e inumana», gli hanno detto i responsabili europei. Insomma hanno voluto dire a Lavrov che loro sanno che il Governo di Kiev è un’orribile giunta criminale e senza freno. Ma a quattr’occhi, singolarmente. Perché «nel blocco» abbiamo accettato la linea «di non criticare» la giunta di Kiev. Per questo hanno fatto la fila a piangere sulla spalla di Lavrov, numerosi ma ciascun per sé, che gli altri non sentissero…
«Ho chiesto ai colleghi», ha detto Lavrov, «se avessero reso note queste loro critiche e osservazioni alle autorità di Kiev, nei loro contatti diretti con quelle», almeno. «Ho ricevuto risposte inarticolate».
Risposte inarticolate. Che Lavrov si è permesso gentilmente di interpretare come dei no. No, gli europei non hanno reso note le loro critiche nemmeno alla giunta farabutta di Kiev, come «blocco» sono tenuti ad approvarla in blocco nei loro atti criminali, come ordinato da Washington. Ma si confidano volentieri con Lavrov, l’hanno scelto come confessore delle loro sofferenze; di quanto soffrano di dover obbedire a quegli ordini, che se potessero sarebbero con Mosca, sanno che ha ragione, e quelli là sono dei pazzi delinquenti…
Lavrov sta praticando da settimane ormai questa «diplomazia della verità». Riferisce in conferenza stampa quello che la diplomazia europoide gli confida di nascosto («resti fra noi»), mettendone in luce l’abiezione morale, la viltà e la nullità politica, umana, intellettuale.
Hollande da Putin. Ma senza dirlo
Francois Hollande, noto titano morale, detto La Pera, è andato in Russia… No, pardon, mi correggo: la sua destinazione è stata il Kazakstan. Si è dovuto far fotografare col presidente-dittatore Nazarbayev nel costume regalatogli dallo stesso astuto Nazarbayev (anche questa è guerra), il che ha fatto esclamare ai francesi: «Sembra Borat!», e scendere la sua popolarità di altri punti verso lo zero assoluto, quando l’azoto si ghiaccia. Poi, sulla via del ritorno, un casuale scalo tecnico all’aeroporto di Vnukovo, Mosca: e un incontro con Vlad Putin, che casualmente era lì. Una chiacchierata di un’ora. A tu per tu. Anche se – come dirà il comunicato dall’Eliseo, poi – La Pera s’era consultato con la Merkel: posso avere questo incontro? E aveva avuto il permesso. Un titano della grandeur.
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L’incontro, sia chiaro, è avvenuto «su richiesta del presidente francese» (la diplomazia-verità di Mosca), e si sarà parlato delle due navi Mistral che Mosca ha ordinato e pagato, e che Hollande non consegna per obbedire all’ordine americano di imporre sanzioni contro il Diabolico Nemico di ogni Demokràtia. Deve aver pur promesso la consegna, Monsier le Président La Poire. Cosa? Non si sa, per ora.
C’è tutto un tramare segreto nei corridoi dei servetti europei, europoidi ed eurocratici, per limitare il più possibile i danni che le sanzioni producono nell’economia europea oltre che a quella russa: naturalmente di nascosto, al disotto del livello «politico», ed al disotto del livello di dignità minima.
Nel suo blog, Nuke the Wales ne dà qualche esempio. Ha spulciato il «regolamento UE N 1290/2014, emanato il 4 dicembre e contente «le linee guida per le sanzioni» contro Mosca, e scoperto che per esempio l’embargo riguarda sì le tecnologie petrolifere che devono vietare alla Russia prospezioni e produzione, ma «in acque di profondità superiore ai 150 metri»: ciò esclude il Caspio, che è un mare bassissimo. Quanto alle prospezioni oltre il Circolo Polare, sono vietate. E per forza: lì opera la EXXON, la quale si è esentata dalle sanzioni perché ha firmato i contratti prima di agosto.
E non basta: l’articolo 5 della direttiva europoide, paragrafo 3 («il divieto non si applica…) dice che le banche europee possono continuare a fornire i finanziamenti attraverso le banche russe (eccetto quattro) quando il credito serve all’import-export di beni e servizi non finanziari. E comunque, « in caso di “emergenza” possono essere finanziate le controllate di banche russe aventi sede in Europa malgrado le sanzioni». Insomma un furbesco e vigliacco tentativo di allentare le sanzioni sperando che Washington non se ne accorga.
Herman Van Rompuy, adesso che non conta più nulla, s’è lanciato nella temeraria asserzione seguente: per l’Ucraina, la soluzione migliore è quella «federale», ossia con il Donbass autonomo (2). Un’idea che se l’avesse detta quando contava qualcosa, avrebbe evitato tre anni di atrocità, distruzioni, miseria, stermini agli ucraini, e miliardi di costi all’Europa.
Angela lesbica? Mica sarete omofobi
La sola a restare dura è la Cancelliera: le sanzioni contro Putin devono durare ed anzi farsi più pesanti. La vice-presidente del partito della Sinistra germanica, la parlamentare Sahar Wagenknecht, l’ha invitata pubblicamente a «smettere di giocare col fuoco nell’interesse di Washington» sostenendo la giunta di Kiev, e pensare invece all’interesse tedesco.
Molti sospettano che la durezza sia dovuta a un dossier che la NSA avrebbe sventolato sotto il naso di Angela: la sua relazione lesbica con una attrice francese di serie B, indicata dai servizi come «Z». Sia concesso dissentire. Anzitutto, questo è un segreto di Pulcinella: già la moglie dell’ex Cancelliere Schroeder, Doris Schroeder Kopf, ha detto apertamente in un’occasione: «La vita privata di Angela Merkel non corrisponde al format della gran parte delle donne». Il punto è che la nuova direttiva globale di promozione dell’omosessualismo rende la minaccia di uno scandalo sessuale una cartuccia bagnata. Eh sì, Angela Merkel è sposata a Joachim Sauer, dal quale la prima moglie ha divorziato per averlo trovato a letto con un maschietto: e allora? Ecco una coppia-modello, uno splendido matrimonio LGBT.
E una cosa si può dire a favore del sistema americano: sì, tortura legalmente prigionieri detenuti senza accusa, organizza attentati false flag in cui uccide migliaia di suoi cittadini, invade Paesi innocenti, riduce alla fame popoli interi, gioca sporco in tutti i campi… ma non cadrà mai nel peccato di omofobia. Sulla correttezza politica della CIA e NSA, della Nuland e di McCain, potete contare. Ad occhi chiusi.
USA, grande ripresa: delle mense dei poveri
Avrete letto sui media mainstream della ripresa americana: oltre 300 mila posti di nuovi posti di lavoro creati, mentre in Europa si langue, grazie all’espansione monetaria della FED ed al liberismo senza inceppi legali, che cura i suoi propri mali.
Tutto vero, naturalmente. Nello Stato del Michigan le banche alimentari per gli studenti sono salite da 4 (nel 2008) a 121 quest’anno. In Kentucky una di queste organizzazioni caritative, la God’s Pantry Food Bank («Dispensa di Dio», un ente presente in 50 Stati) fornisce pasti a 190 mila persone, in grande aumento. Nell’insieme, 1 kentuckiano su 7 oggi fa conto sulle banche del cibo per sfamarsi. Una spiegazione speciale richiede il soccorso alimentare destinato agli studenti universitari: il rincaro delle rette, delle spese di alloggio (molti sono fuori sede) la diminuzione delle opportunità di fare quei lavoretti precari che in America erano tradizionalmente coperti da studenti, fa sì che a molti di loro non resti molto per mangiare. C’è chi spera di cavarsela con una ventina di dollari a settimana, e cade in denutrizione. La stazione televisiva di comunità del Kentucky, WKYT, ci ha dedicato un’inchiesta, restando stupefatta dalla vastità enorme del problema.
Vi dicono, naturalmente, che il liberismo americano è riuscito a ridurre la disoccupazione al 5,8%. Questa è il tasso ufficiale nazionale. La CNBC ha dimostrato con un’inchiesta apposita che, calcolando come si fa in Europa oltre ai disoccupati i sottoccupati e che sono disposti a lavorare anche se non cercano più, il tasso reale è 13,9.
Il sistema (Wall Street più neocon) frena la rivolta sociale, che cova, con la militarizzazione e la violenza razziale sistematica delle polizie, in verità la creazione di uno Stato di polizia ferreo dove tutto è vietato e dove le minime infrazioni sono punite come delitti. Eric Garner, il negro di 43 anni, 6 figli (e 160 chili) che l’agente della NYPD Daniel Pantaleo ha gettato a terra con una presa al collo che l’ha strangolato, è stato affrontato dai poliziotti nella strada di Tompksinville, sobborgo di Staten Island, mentre stava vendendo sigarette sciolte ai passanti. Tratte da un pacchetto senza il bollino della tassa locale, dunque di contrabbando.
Sigarette sciolte: la dice lunga sulle condizioni economiche del povero Garner e dei passanti del sobborgo, e sulla ripresa americana.
Per il sospetto che Garner vendesse sigarette sciolte, agenti in borghese lo hanno arrestato, gettato sul marciapiede, schiacciato al suolo mentre il poliziotto Pantaleo gli stringeva il collo. L’ultimo grido di Garner, «I can’t breath», non riesco a respirare, non a caso sta diventando lo slogan delle manifestazioni in corso: quegli americani che non sono nel fortunato 1%, non vengono lasciati respirare.
Ma voglio concludere con una buona notizia americana, che mi pare sia sfuggita ai media nostrani.
La banca di Stato ha reso più di Goldman Sachs
La banca è quella del North Dakota – Bank of North Dakota – l’unica banca pubblica superstite nella liberissima America. Amministrata con leggendaria oculatezza ed onestà del Governo locale e dai suoi esperti, ha salvato ancora una volta l’economia locale, mentre altri Stati affondavano nella recessione provocata dai subprime di Wall Street nel 2008. L’ha fatto come sempre prestando denaro dei depositanti e contribuenti per infrastrutture giudicate essenziali (dalle strade alle case popolari, dagli ospedali agli alberghi) proprio negli anni in cui il sistema bancario privato tagliava i prestiti agli imprenditori del luogo, applicando un’azione anti-ciclica. Adesso, avendo finanziato l’estrazione di gas da scisti nell’area di Bakken che s’è rivelata ricchissima (il Nord Dakota è diventato secondo per l’estrazione di greggio, dopo il Texas), la banca di Stato s’è vista cadere dal cielo una pioggia d’oro, soprattutto in forma di introiti fiscali (la Bank fa da tesoreria unica dello Stato, da cui riceve il gettito tributario). E secondo Standard & Poor’s, il suo «return on equity», misura di profittabilità, è attualmente al 18,56%: un 70% superiore a quello delle più abili banche speculative, come Goldman Sachs e JP Morgan.
Ma la ragione del successo della Bank of North Dakota non starebbe nel colpo di fortuna dello shale oil, come hanno preferito osservare i media soggetti al Wall Street. Ma la vera ragione è che i profitti della banca, invece di essere messi in conti esteri e paradisi fiscali da dove ricavare interessi più alti, sono per statuto reinvestiti nell’economia locale. I costi sono bassi, non avendo la Bank da pagare super-manager finanziari con gli stipendi milionari, i bonus e le commissioni esorbitanti delle grandi banche d’affari. Non ha filiali e non ha Bancomat, essendo di fatto una finanziaria di medio-credito; i suoi costi di indebitamento sono bassi perché dispone del Tesoro pubblico, e non ha da pagare l’assicurazione sui depositi (fino a 100 dollari), perché è lo Stato che garantisce i depositi. Soprattutto, investe su imprese e imprenditori che conosce bene e singolarmente; investe in settori che le banche commerciali trascurano (le case rurali ad esempio) e lo fa spesso in partnership con piccole banche locali di tipo cooperativo.
Il modello funziona. Ma non paga i super-manager, gestori di fondi e geni della speculazione finanziaria creativa. Forse è per questo che non viene esteso.
1) Frase rivelatrice: a Bruxelles devono aver spiegato a quattr’occhi a Borisov tutti gli sforzi dell’eurocrazia per stroncare il Governo di Victor Orban, troppo popolare fra gli ungheresi e troppo fiero per piegarsi ai «valori dell’Occidente». Ovviamente, anche queste trame eurocratiche contro uno Stato membro sono dettate dal servilismo verso Washington. Sono vistosi i ripetuti tentativi americani di provocare una piazza Maidan a Budapest, la Nuland vuole una nuova Ucraina. Il senatore John McCain ha da poco definito Orban «un dittatore neofascista». Da novembre, lo Stato Ungherese ha stroncato la speculazione delle banche straniere, che avevano legato gli ungheresi a contrarre mutui in valuta estera — ciò che ha prodotto, per l’indebolimento del fiorino, a rincari enormi, impagabili, degli interessi. No, tutti i mutui vanno ri-denominati in fiorini, la moneta nazionale. Da quel giorno, Orban è ancora più neofascista, e l’America sente più urgente portare la demokratia ai magiari.
2) Come contribuenti europei vi farà piacere sapere che pagherete questo personaggio – nullo e che non avete votato – ancora 650 mila euro nei prossimi tre anni: è l’«indennità di transizione» che deve accompagnare il reinserimento dei poveri grandi commissari UE nel duro ritorno alla vita comune, dopo gli anni dorati di Bruxelles. Van Rompuy, come presidente della Commissione, ha percepito 25 mila euro lordi al mese (il 138% del trattamento di base dei più alti funzionari eurocrati), a cui si aggiungevano un’indennità di rappresentanza di 1400 euro lordi mensili, e una indennità di residenza di 3800 euro mensili (lordi, però). Adesso, da ex-presidente, riceverà l’indennità di transizione, ossia: 9700 euro netti al mese per tre anni. Allo spirare di questi, il primo gennaio 2017, avrà la normale pensione di ex presidente, che ammonta alla miseria di 4750 euro mensili netti. Per fortuna, Van Rompuy potrà cumularli con i trattamenti pensionistici belgi che già oggi riceve come ex Primo Ministro e parlamentare del Belgio, il che dovrebbe metterlo al riparo dall’indigenza…
 

tontolina

Forumer storico
Angela lesbica? Mica sarete omofobi

Lavrov: «Gli europei si lamentano con me»
Tutti gli altri leader europei non hanno nemmeno quel momento di verità (e di dignità). L’ha detto il Ministro degli Esteri russo, l’ironico Lavrov, rispondendo in conferenza stampa a un giornalista di Kiev che gli chiedeva se e quanto si sentisse isolato, povero russo demonizzato e attaccato da tutte le parti, durante il forum OSCE che s’è tenuto a Basilea. Ma no, ha risposto: i miei colleghi del blocco europeo hanno voluto a tutti i costi intrattenersi con me, tanto numerosi che mi hanno fatto perdere una parte importante del dibattito OSCE.
E di cosa hanno assolutamente tenuto a parlare con Lavrov, a quattr’occhi s’intende, i diplomatici e Ministri degli Esteri d’Europa? Ovviamente dell’Ucraina. Per lamentarsi del Governo di Kiev e delle norme che sta varando: la legge di «lustrazione» (assoluzione) dei dirigenti corrotti (ossia dei membri del Governo golpista e dei loro reggicoda), per esempio, è «terribile», gli hanno detto. La decisione con cui il Governo di Kiev ha amputato il Donbass e la sua popolazione dall’economia ucraina, cessando il pagamento di pensioni e stipendi pubblici in quella zona (una «punizione collettiva» secondo le leggi di Norimberga) è «demenziale, dannosa e inumana», gli hanno detto i responsabili europei. Insomma hanno voluto dire a Lavrov che loro sanno che il Governo di Kiev è un’orribile giunta criminale e senza freno. Ma a quattr’occhi, singolarmente. Perché «nel blocco» abbiamo accettato la linea «di non criticare» la giunta di Kiev. Per questo hanno fatto la fila a piangere sulla spalla di Lavrov, numerosi ma ciascun per sé, che gli altri non sentissero…
«Ho chiesto ai colleghi», ha detto Lavrov, «se avessero reso note queste loro critiche e osservazioni alle autorità di Kiev, nei loro contatti diretti con quelle», almeno. «Ho ricevuto risposte inarticolate».
Risposte inarticolate. Che Lavrov si è permesso gentilmente di interpretare come dei no. No, gli europei non hanno reso note le loro critiche nemmeno alla giunta farabutta di Kiev, come «blocco» sono tenuti ad approvarla in blocco nei loro atti criminali, come ordinato da Washington. Ma si confidano volentieri con Lavrov, l’hanno scelto come confessore delle loro sofferenze; di quanto soffrano di dover obbedire a quegli ordini, che se potessero sarebbero con Mosca, sanno che ha ragione, e quelli là sono dei pazzi delinquenti…
Lavrov sta praticando da settimane ormai questa «diplomazia della verità». Riferisce in conferenza stampa quello che la diplomazia europoide gli confida di nascosto («resti fra noi»), mettendone in luce l’abiezione morale, la viltà e la nullità politica, umana, intellettuale.

Angela lesbica? Mica sarete omofobi
La sola a restare dura è la Cancelliera: le sanzioni contro Putin devono durare ed anzi farsi più pesanti. La vice-presidente del partito della Sinistra germanica, la parlamentare Sahar Wagenknecht, l’ha invitata pubblicamente a «smettere di giocare col fuoco nell’interesse di Washington» sostenendo la giunta di Kiev, e pensare invece all’interesse tedesco.
Molti sospettano che la durezza sia dovuta a un dossier che la NSA avrebbe sventolato sotto il naso di Angela: la sua relazione lesbica con una attrice francese di serie B, indicata dai servizi come «Z». Sia concesso dissentire. Anzitutto, questo è un segreto di Pulcinella: già la moglie dell’ex Cancelliere Schroeder, Doris Schroeder Kopf, ha detto apertamente in un’occasione: «La vita privata di Angela Merkel non corrisponde al format della gran parte delle donne». Il punto è che la nuova direttiva globale di promozione dell’omosessualismo rende la minaccia di uno scandalo sessuale una cartuccia bagnata. Eh sì, Angela Merkel è sposata a Joachim Sauer, dal quale la prima moglie ha divorziato per averlo trovato a letto con un maschietto: e allora? Ecco una coppia-modello, uno splendido matrimonio LGBT.
E una cosa si può dire a favore del sistema americano: sì, tortura legalmente prigionieri detenuti senza accusa, organizza attentati false flag in cui uccide migliaia di suoi cittadini, invade Paesi innocenti, riduce alla fame popoli interi, gioca sporco in tutti i campi… ma non cadrà mai nel peccato di omofobia. Sulla correttezza politica della CIA e NSA, della Nuland e di McCain, potete contare. Ad occhi chiusi.
Dunque, se ricordo bene il default russo arrivò nel 1998 quando l’oil arrivò a 35 USD/bbl o giù di lì [equivalenti sulla curva forward +12months, fatte le proporzioni col prezzo attuale], sebbene stando ai minimi per poco tempo: oggi gli Usa stanno molto probabilmente chiedendo ai fidatissimi alleati medio orientali – la cui difesa militare dipende dagli USA – di fare il favore, di creare il caso del default russo causato da un crollo dell’oil in modo di spingere la Russia sull’orlo del baratro e costringerla alla reazione in Ucraina, poco importa che assieme a loro se ne andranno a ramengo anche paesi alleati come l’Italia e che gliene frega? -, i texanitanto sono tutti repubblicani o quasi -, e fin anche i poveri ucraini usati come strumento.

Il problema che l’amministrazione di Obama probabilmente non ha colto è che non basta far toccare il petrolio i 35 USD/bbl ma bisogna tenerlo attorno ai 50 USD/bbl livello per almeno un annetto: salterà prima la Russia o metà dell’industria estrattiva USA? Vedasi grafico successivo:

prezzo-del-petrolio-1975-2013.png

I tedeschi stanno zitti e chiosano [anche operchè gli USA ricattano la Merkel e coniuge per motivi sessuali... sono entrambi froci], sanno che se la Russia alzerà la testa con una anche dovuta reazione all’invasione della propria sfera di influenza in Ucraina otterranno l’implicita autorizzazione al proprio riarmo, completando il quadro dell’egemonia tedesca in Europa, saldando la contingenza attuale al progetto del Reich.
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Bisogna tenere duro ancora per qualche settimana e poi vedremo, sperando che Putin sia quell’intelligentissima persona che tutti conosciamo.

Per Obama, beh, lo giudicherà la storia.
Io tifo per la pace.
Mitt Dolcino
Aggiornamento dal fronte occidentale. Il crollo del petrolio, piltotato in chiave geopolitica dagli USA, distruggerà i conti italiani: se continua così mancheranno almeno 7 mld di euro di gettito | Scenarieconomici.itScenarieconomici.it
 

tontolina

Forumer storico
LA RUSSIA E IL CASTELLO DI CARTE DELL'EUROPA
Immaginiamo che il governo russo dica: 'Dato che l'attacco al rublo è politico, non pagheremo la prossima tranche del nostro debito dovuta a inizio 2015'.
Bene Il sistema bancario europeo collasserebbe perché le sue banche sono sotto-capitalizzate. Alcune di loro hanno concesso prestiti alla Russia che assorbono quasi l'intera base di capitale.
I russi non dovrebbero nemmeno fare default. Sarebbe sufficiente dicessero: 'Non pagheremo quest'anno. Lo faremo più tardi non appena il rublo si stabilizza“.
Paul Craig Roberts




Ecco i 'cigni neri' con cui la Russia può abbattere il castello di carte dell'Occidente
In un intervista radiofonica a King World News, Paul Craig Roberts, ex assistente alla politica economica sotto la presidenza Reagan, ha descritto le misure più estreme...
italian.ruvr.ru
 

big_boom

Forumer storico
a me sembra che le banche russe hanno usato l'effetto boomerang della svalutazione del rublo a loro vantaggio

non per nulla ci sono stati picchi di mutui in questi giorni

mi aspetto delle misure occidentali in stile " Giappone 2' guerra mondiale"
 

tontolina

Forumer storico
Federica Mogherini (la povera) ha chiesto a John Kerry, la settimana prima di Natale, di includere un preciso impegno, anzi un capitolo energetico, nei trattato Transatlantico (TTIP) che sta venendo approvato in segreto nonostante le proteste delle opinioni pubbliche. Ebbene, Kerry ha detto no. Non si impegna. Lo sappiamo, è il modo di negoziare americano post 11 Settembre: testa vinco io, croce perdi tu, se no ti bombardo. Ma è snervante, tanto più alla luce di certe informazioni fornite da Putin stesso durante la sua mega-conferenza stampa. Nello spiegare l’offensiva economica contro la Russia, ha detto: «La cifra d’affari negli scambi tra Russia e Unione Europea è calata del 4,3%, le importazioni provenienti dai paesi della UE sono diminuite del 7-8-10%. Vero è che sono stato leggermente sorpreso dal fatto che il giro d’affari degli scambi commerciali con gli Stati Uniti è aumentato, al contrario, del 7%».
Dunque, mentre noi europei abbiamo accettato di tagliarci gli zebedei nelle sanzioni contro la Russia, gli Stati Uniti, da queste sanzioni stesse, hanno guadagnato? Ci hanno portato via quote di mercato. È una notizia che fa il paio con l’altra, ossia che, sanzioni o non sanzioni, la British Petroleum, in arte BP, ha perfezionato un mega-contratto con Rosneft, il maggior produttore petrolifero russo, per l’esplorazione di giacimenti artici: un affare da 800 milioni di dollari.

tratto da
Credevano di Sparare a Putin. Erano i Nostri Genitali (di Maurizio Blondet) - Rischio Calcolato
 

big_boom

Forumer storico
Putin ha detto: «La cifra d’affari negli scambi tra Russia e Unione Europea è calata del 4,3%, le importazioni provenienti dai paesi della UE sono diminuite del 7-8-10%. Vero è che sono stato leggermente sorpreso dal fatto che il giro d’affari degli scambi commerciali con gli Stati Uniti è aumentato, al contrario, del 7%».
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gli americani facevano affari con i Nazisti mentre questi bombardavano mezza europa ;)

quando i nazisti si erano gia' smosciati con la guerra contro la russia sono venuti per dargli il colpo in testa e prendersi l'intera europa comprese le ex superpotenze italia e germania ormai a pezzi

quali sono gli obiettivi degli americani di oggi?
non credo la guerra ma credo che vogliano spaccare i rapporti economici fra russia ed europa per indebolire la russia (e l'europa? ma chissenefrega e' gia' una colonia :D)
 

tontolina

Forumer storico
Improvvisamente i media occidentali hanno smesso di parlare della “caduta” del rublo, e Obama fa un bel “regalo di natale” a qualcuno.

Di Nuke The Whales , il 25 dicembre 2014 - 13 commenti



Il “rally negativo “della valuta di Mosca aveva raggiunto vette inenarrabili, toccando la cifra inusitata di quasi settanta rubli per foglietto verde di Washington.
Il grafico che vedete sopra è molto chiaro, il 16 dicembre scorso succede qualcosa, e , malgrado speculatori russi e occidentali continuassero a darsi da fare il trend si inverte.
Il “qualcosa” è un intervento del ministro dell’economia cinese, che conferma gli Swap, ovvero gli accordi di scambio tra il Rublo e lo Yan a 5,67, malgrado il cambio di quei giorni fosse vicino a 10.
Non solo, il governo cinese conferma che gli swap sono un accordo “politico”, non “economico” e sancisce la sua intenzione di essere pronto a “qualsiasi cosa” pur di aiutare “l’economia russa in difficoltà”.
Dichiarazioni pesanti come pietre, sopratutto se fatte dai cinesi , che sono sempre molto indiretti nelle dichiarazioni.
Cosa significa?
che il governo russo avrebbe potuto comprare yuan “scontati”, acquistare dollari con essi e con successivamente comprare rubli sul mercato, rivalutandoli di conseguenza.
In pratica un arbitraggio, come riportato da altre persone bene informate, e con la benedizione del governo cinese.
Una mossa di questo tipo può facilmente far perdere cifre immense agli speculatori, e, come al solito, solo la minaccia di una operazione del genere li ha fatti scappare come uno scoiattolo con la coda in fiamme.
Il risultato e la rivalutazione del rublo, dovuta non alla banca centrale di Mosca che brucia dollari per salvare la situazione, ma alla fuga degli speculatori.
E il conto del salvataggio lo paga Pechino.
la risposta forte ed autorevole di Washington non si fa aspettare, oggi, il presidente Obama si allontana un attimo da pranzo di natale e decide una mossa contro la Crimea.
Un bell’inasprimento delle sanzioni per tutti i cittadini crimeani, una mossa che interessa beni e servizi.
Oltre alle classiche armi e prodotti per l’estrazione petrolifera, pare che questa volta siano interessate aziende che lavorano in internet, come Google, Java, Skype e Microsoft, tra le altre.
Probabilmente anche servizi come l’attivazione degli iphone e acquisti on line sui negozi ebay e applestore non saranno parimenti possibili.
Questo sarà probabilmente anche quello che aspetta in futuro l’intera Russia, con il risultato di ottenere un intero paese che utilizza servizi microsoft a scrocco (alzi la mano chi paga per usare windows!) ed è in grado di utilizzare servizi alternativi o reti VPN.
In rete già fioccano le alternative, come i motori di ricerca russi e cinesi, open java, Yandex al posto di Gmail, l’onnipresente linux e simili.
Una “ondata di terrore” davvero peculiare, giusta reazione contro un “inasprimento delle sanzioni” che sa tanto di ripicca.
Cosa ci si può aspettare, adesso?
La Russia tagliata fuori dal sistema Swift?
Una causa legale contro l’uso del nome “rublo”, marchio depositato da una fabbrica di caramelle di Chicago nel 1887 oppure da uno storico gommista di Seminole, Florida, Fred Ruble’s?
“Russian Suks!” sotto la scritta “in God we trust” nei nuovi dollari?.
Ci aspettano tempi interessanti.
P.S: solerti funzionari Usa, se intentate alla Russia una causa da un fantastiliardo a Mosca di dollari per l’uso del marchio registrato “rublo”, ne voglio una fetta anche io. Nel caso ho una liste di dieci aziende già pronta.
E’ una fesseria così grande che magari funziona.
da Liberticida di Nuke The Whales
 

tontolina

Forumer storico
il governo terrorista Usa ricatta l'Europa

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L’ACCORDO FRA RUSSIA E TURCHIA PER IL GAS POTREBBE SALVARE L’EUROPA E IL MONDO

Di Joaquin Flores*
Il nuovo accordo tra Russia e Turchia per il gas è molto di più di quello che sembra. Sostanzialmente consiste nell’impedire una prossima guerra mondiale. E potrebbe anche rappresentare il culmine degli sforzi russi, cinesi e iraniani di riallineare l’intero spazio che va dal Mare Adriatico all’India. Ciò ha implicazioni non solo per l’UE, la Bulgaria e la Turchia, ma anche per Siria, Egitto, Israele, Iran, Cina e gran parte dell’America Latina. I suoi effetti sono di portata molto vasta e comprendono guerre valutarie e alleanze militari. Perciò questo evento potrebbe essere di portata storica.
Cominciamo dalla realtà così come è stata presentata: il primo dicembre la Russia ha dichiarato di rinunciare al progetto del South Stream, in quanto l’UE aveva deciso che non lo voleva. Si può dire che l’UE non lo voleva perché vi ha posto troppi ostacoli, principalmente riguardo a due fattori. Il primo fattore era posto dal Terzo Pacchetto Energetico (TEP), approvato dall’UE nel 2009, quando il South Stream era già stato proposto da due anni e un accordo provvisorio era già stato scritto. Il fatto che il cambiamento delle condizioni sia successivo significa che la Russia non ha annullato alcun impegno né morale né legale. La Russia non si tira mai indietro dagli accordi presi.
Il secondo fattore è che la Bulgaria ha subito pressioni straordinarie per conformarsi ai diktat europei. Putin ha ben compreso che la Bulgaria è stata riluttante a piegarsi all’EU, e questo ha implicazioni diplomatiche che vedremo dopo. Allo stesso tempo, il popolo bulgaro ritiene il suo governo responsabile del fallimento del South Stream, dell’occasione mancata ora colta dall’accordo russo-turco. Anche di questo ci occuperemo dopo.

Molte agenzie di stampa internazionali hanno semplicemente titolato che Putin aveva cancellato il South Stream. Alcuni analisti lo interpretavano come un segno di debolezza, altri di forza. Tutto sommato possiamo dire che è stato un segno di forza, per 3 ragioni.
La prima è che la dichiarazione è stata fatta da Putin in persona, al momento da lui scelto e con parole scelte con cura:
“Tenendo a mente che non abbiamo ancora ricevuto il permesso della Bulgaria, crediamo che in tali condizioni la Russia non possa continuare questo progetto. Se l’Europa non vuole realizzarlo, non sarà realizzato. Dirigeremo il flusso di energia verso altre regioni del mondo.”
Nella prima frase Putin usa le espressioni “non ancora” e “in tali condizioni”, cioè non preclude altre possibilità. Nella seconda frase, usa la parola “se”. Non “visto che” o “poiché”, lasciando ancora spazio a sviluppi diversi. Le dichiarazioni ufficiali russe sono quasi sempre messaggi a molti livelli.
La seconda ragione è che Putin era stato ad Ankara, dove aveva raggiunto un accordo con Erdogan per aumentare il volume del gasdotto Blue Stream e per costruire un nuovo gasdotto verso la Turchia. E’ importante sottolineare che, se l’oggetto dell’incontro fosse stato solo il gas, l’accordo avrebbe potuto essere fatto tra i rispettivi dirigenti delle aziende energetiche. Al contrario restano da concordare proprio alcuni termini come il prezzo del gas, ma la Turchia ha permesso alla Russia di fare un annuncio importante in un momento cruciale. L’incontro ha avuto quindi un importante significato politico. Inoltre la Russia ha annunciato un accordo da oltre 40 miliardi di dollari per la fornitura di gas all’India, oltre all’impegno a costruire impianti nucleari. E’ interessante che India e Russia avessero pianificato con mesi di anticipo di fare questo annuncio a dicembre, cosa che confermerebbe la “natura strategica” dell’annuncio di Putin in Turchia.
La terza ragione è che questo progetto elimina alcuni progetti alternativi che la Bulgaria e l’UE pensavano di poter risuscitare in caso la Russia si fosse ritirata dal South Stream. Forse intendevano addirittura far costruire alla Russia il gasdotto fino al Mar Nero, per poi ritirarsi alla fine con grande danno della Russia. Ora, dato che il nuovo progetto userà sia l’impianto di Russkaya, costruito per il South Stream, che le porzioni di gasdotto già posate al di fuori della Bulgaria, il probabile piano di USA e UE per far insabbiare la Russia in un progetto a vuoto è sventato. Se in effetti verrà costruito il gasdotto russo-turco, il lavoro russo effettuato finora non sarà stato perso.
Guardando alla cartina vediamo che questo gasdotto non è che una versione aggiornata del South Stream, semplicemente 150 km più a sud e attraverso la Turchia anziché la Bulgaria. Esso combina ora anche elementi del progetto Nabucco, perché prevede di attraversare Grecia e Macedonia verso la Serbia, oltre a riaprire la possibilità di un corridoio meridionale.
E’ evidente che Russia e Turchia hanno proposto di combinare i progetti South Stream e Nabucco. Effettivamente quest’idea era stata inizialmente proposta del dirigente dell’italiana ENI, Paolo Scaroni, e, sebbene rigettati, i piani per combinare i due progetti sono noti da diversi anni. Sarebbe interessante se, dopo tanti intrighi e acrimonia, venisse realizzato il piano di Scaroni, basato sulla cooperazione e la pace. Peraltro, il gasdotto trans-adriatico (TAP), variazione del progetto Nabucco, era una variazione anche del South Stream.
L’Iran voleva prendere parte al Nabucco (si era già offerto per questo nel 2009, trovando la ferma opposizione di Washington), e pare che ora ne avrà l’opportunità. Alla Russia il nuovo tracciato conviene, perché include Turchia, Grecia e Macedonia, e la Turchia beneficerà di uno sconto sul prezzo del gas.
Serbia, Austria e Ungheria non solo sono ancora coinvolte nel South Stream, ma Ungheria e Serbia hanno anche rigettato le sanzioni alla Russia. L’Ungheria ha perfino minacciato di lasciare l’UE per il South Stream, e si è rifiutata di farsi intrappolare da nuovi prestiti del FMI.
La Russia sta attualmente costruendo una struttura d’intelligence militare nella Serbia meridionale, vicino a Nish -area che sarà attraversata dal South Stream.
L’annuncio di Putin non era quindi rivolto a Serbia, Ungheria o Austria, tuttora coinvolte nel progetto. Era piuttosto indirizzato a una parte dell’establishment bulgaro: se non fatte subito mosse decise, resterete fuori dai giochi. Non dimentichiamo infatti che nei paesi slavi e in Medio Oriente affermare che un affare è saltato è una tattica che fa parte della contrattazione. La Bulgaria vuole il gasdotto, è stata l’UE a interferire con il processo elettorale che ha prodotto l’attuale governo. La Bulgaria è molto preoccupata anche perché le è stato detto che, una volta che il nuovo South Stream sarà terminato, verrà tagliata fuori anche dalla linea che passa per l’Ucraina.
L’annuncio di Putin era rivolto anche all’UE e, per estensione, agli USA. L’UE credeva che, dopo aver subìto il colpo di stato in Ucraina e le sanzioni, la Russia avrebbe continuato a sostenere i costi del progetto, ma lasciato all’Europa il controllo delle infrastrutture fisiche, gli introiti e altri aspetti cruciali. Putin ha smascherato il bluff.
In molti si domandano come mai l’Europa stia commettendo un errore così grande nell’imporre il TEP. Lo si può spiegare con le forti pressioni che gli USA esercitano sull’UE. Un fattore di tali pressioni spesso ignorato dagli analisti è l’America Latina. Gli investimenti europei in America Latina sono considerevoli, così come gli investimenti di questa in Europa sono in crescita. Gli USA sono quindi in condizioni di ricattare l’UE in quanto possono effettuare cambi di regime in America Latina, dove una parte dell’elite europea ha investito pesantemente. Questa porzione dell’elite non è convinta che i russi o i cinesi sarebbero in grado di proteggere i suoi investimenti, in caso di cambi di regime provocati dagli USA.

Un altro fattore che spiega l’errore dell’UE è che questa contava ancora sulla possibilità del cosiddetto Corridoio Meridionale: ovvero un gasdotto che avrebbe trasportato il gas egiziano e israeliano verso il Nabucco attraverso la Siria e la Turchia. Ciò spiega gli sforzi straordinari che gli USA hanno profuso per rovesciare il governo siriano.
La Turchia però può ora combinare il piano del Corridoio Meridionale con il nuovo South Stream russo-turco. In questo sta l’importanza strategica dell’accordo tra Russia e Turchia, con il riallineamento geopolitico che esso comporta.
Il successo di Assad, della Russia e dell’Iran nel respingere gli attacchi mercenari stranieri alla Siria (facilitato anche dalle divisioni tra sauditi, qatari e turchi) e il rimpiazzo di Morsi da parte di Sisi in Egitto, hanno aperto nuove prospettive. Le relazioni tra Iran e Turchia e tra Russia e Turchia sono migliorate; l’Egitto è in buoni rapporti con la Siria baatista di Assad, attraverso la quale passerà il gasdotto che si collegherà al nuovo South Stream.
Se Israele vorrà partecipare, forse dovrà sottostare ad alcune condizioni, che potrebbero essere: fine dell’offensiva contro la Siria e della retorica anti-iraniana, riconoscimento e spartizione dei profitti con la Palestina, a cui appartengono i giacimenti gasiferi al largo di Gaza. Israele dovrà ponderare bene la situazione, perché si sta trovando sempre più isolata e il progetto sionista potrebbe rivelarsi insostenibile. Alcuni hanno addirittura pensato di trasferire l’entità sionista in Ucraina occidentale, dalla quale, leggende bibliche a parte, molti israeliani di fatto storicamente provengono.
Tuttavia Israele potrebbe scegliere la strada della destabilizzazione e dei conflitti, e sicuramente l’Occidente farà tutto il possibile per separare gli interessi russi da quelli turchi.
Il conflitto in Ucraina potrebbe allargarsi a Bosnia e Serbia, che potrebbero riallinearsi alla Russia.
In tutto questo, il compito della Russia è chiaro: se la Bulgaria si sveglierà, la Russia dovrà aiutarla a ristrutturare i suoi organi di intelligence e polizia segreta. Dovrà anche dimostrare all’UE di poter proteggere gli investimenti europei in America Latina.
L’Europa deve rendersi conto che Russia e Turchia porteranno avanti i loro interessi nei Balcani con o senza l’UE. Non deve suicidarsi tagliandosi fuori dalle fonti di energia abbordabile in Russia e Medio Oriente per timore di perdere l’accesso ai mercati latino-americani.
Alcuni analisti interpretano i prezzi convenienti con i quali la Russia offre l’energia alla Cina, alla Turchia e all’India come un segno di debolezza. Altri capiscono invece che a Putin interessano di più le quote di mercato, dei prezzi.
La Russia ragiona a lungo termine, dando più importanza alla stabilità che alle fluttuazioni stagionali. E’ impegnata a costruire un mondo multipolare che salverà il pianeta dall’impero statunitense, salverà l’Europa da se stessa, e permetterà la sovranità di regioni come i Balcani, il Medio Oriente, l’Africa, l’Asia e l’America Latina.


*Joaquin Flores, statunitense che vive a Belgrado, è analista a tempo pieno al “pensatoio” geopolico Centro di Studi Sincretici. (Center For Syncretic Studies | Discipline Cogitation Analysis) E’ esperto di Europa orientale, Eurasia e Medio Oriente.
Fonti: Oriental Review Oriental Review 2
Traduzione e sintesi: Anacronista di L?ACCORDO FRA RUSSIA E TURCHIA PER IL GAS POTREBBE SALVARE L?EUROPA E IL MONDO | controinformazione.info | Quello che gli altri non dicono
 

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