Le sanzioni conomiche contro la Russia volute da Obama (1 Viewer)

tontolina

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La Germania deve Fermare Questa Follia

10 agosto 2014 Di FunnyKing

La Germania deve Fermare Questa Follia - Rischio Calcolato

Non si può pretendere di comandare e poi non assumersi la responsabilità e i costi della leadership. Non funziona. E la Germania ora deve prendere in mano la leadeship della politica estera Europea e fermare la follia in atto fra Europa e Russia.
Non importa come. L’Europa non può pensare di sopravvivere cosi’ come è oggi senza avere accesso alle risorse naturali e al mercato Russo e in prospettiva quello dell’Unione Euroasiatica. Non è possibile immaginare un futuro che leghi mani e piedi degli Stati Europei al cosi’ detto alleato americano.
L’Europa attualmente è nell’insieme il mercato più ricco del mondo, e mantiene al suo interno un apparato produttivo senza eguali per capacità e innovazione. La Germania oggi ne è leader indiscusso dal punto di vista economico e per questa ragione deve assumere il ruolo di guida politica, almeno in occasione di gravissime crisi alle porte di Bruxelles.
Perchè è l’unica che può far sedere ad un tavolo i paesi Europei e dettare l’agenda, anche se come ovvio dovrà pagare un prezzo interno per vederla realizzata.
Gli effetti dell’embargo russo stanno avendo i primi effetti, il Brasile (peraltro paese Briics inserito nel nuova Banca Mondiale dei Briics) si sta fregando le mani,
da il Nord
In questi giorni Ricardo Santin e’ un’uomo piuttosto felice e per questo deve ringraziare i ministri del governo Renzi e in particolare il ministro Flavia Mogherini.
Questo signore infatti e’ il vice presidente dell’associazione brasiliana che rappresenta i produttori di maiale e polli i quali non vedono l’ora di poter aumentare le loro esportazioni in Russia e riempire il vuoto creatosi con le sanzioni imposte dal governo russo.
Al momento solo il 3% cento della carne di pollo esportata dal Brasile (per un valore di 8 miliardi di dollari) viene venduta alla Russia ma adesso che c’e’ in vigore questo embargo i produttori brasiliani stanno cercare di aumentare la quantita’ di carne esportata e questo vale anche per la carne di maiale e quella di manzo.
A condividere l’entusiasmo e’ anche il ministro dell’agricoltura brasiliana Neri Geller il quale si sta impegnando per aumentare non solo le esportazioni di carne ma anche di latticini e altri prodotti agricoli e vede in queste sanzioni l’opportunita’ di stimolare la crescita economica visto che in Brasile le previsioni di crescita del PIL sono di un misero 1% e quindi un’aumento delle esportazioni di prodotti agroalimentari non puo’ che causare un’aumento della crescita economica.
Ovviamente il Brasile non e’ il solo a cercare di sfruttare questa opportunita’ visto che anche Cile, Argentina, Uruguay e Ecuador si stanno operando per aumentare le vendite nel mercato russo.
Forse in America latina nessuno sa chi sia Flavia Mogherini ma quel che e’ certo e’ che in molti si staranno facendo delle grasse risate e staranno ringraziando il cielo per aver mandato degli idioti a governare l’Italia.
GIUSEPPE DE SANTIS – Londra.
Ma che diavolo stavamo pensando, di essere ancora nei favolosi anni 80, quando il 90% della ricchezza e del commercio era in solide mani G7? (peraltro vi inviterei ad una riflessione sul cambiamento di scenario anche per altre questioni di sovranità).
Poi ci sarebbe un’altra questione.
La Russia di per se controlla circa il 25-30% di TUTTE le risorse naturali del mondo. E si sta organizzando per avere un quasi monopolio su alcuni metalli chiave, il Palladio e recentemente il Platino (link), oltre ad un semplice fatto dimensionale e di logistica.
Saltare la Russia sia per terra che per cielo è un “pelo” costoso, e in termini di competitività è un suicidio se ai tuoi concorrenti NON occidentali è permesso di usare lo spazio aereo Russo e il suo gigantesco apparato di trasporto inetrno.
Ora.
L’Europa NON ha un apparto militare in grado di garantire accesso illimitato alle risorse mondiali, dunque l’Europa e la Germania in primis devono fare una politica che punti al dialogo e alla pace, e allo sviluppo del commercio. Le barriere doganali, al contrario di quanto pensano le schiere di idioti che infestano la rete e questo blog sono la morte per l’economia Europea. E’ finito il tempo in cui sostanzialmente potevamo fare quello che ci aggardava in mezza Africa (per esempio) oppure con qualche Emiro con l’anello al naso.
Quella roba li è finita, l’Europa funziona in tempo di pace oppure con un alleanza basata su una reale reciproca convenienza. E non mi pare che ci sia questa gran convenienza ad alleraci con un alleato che sostanzialmente ha industrie concorrenti alle nostre. Mentre “forse” converebbe cercare un alleanza, o perlomeno ottimi rapporti, con un alleato che può sfruttare sinergie con noi. (risprse in cambio di tecnologia e industrie ad esempio).
Ed sarà colpa dei tedeschi, principalmente, se non ne usciremo fuori con una soluzione EUROPEA per l’Ucraina.
Anche l’Italia potrebbe e dovrebbe avere una voce e un ruolo in questo processo, diciamo che non ci sono ne le premesse storiche ne le personalità dal giusto spessore al comando, per essere buoni.
p.s. anche sulla Francia è bene stendere un velo molto ma molto pietoso.
 

tontolina

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L’aiuto di Bruxelles non salva le pesche dagli effetti delle sanzioni russe

di Augusto Grandi

L'aiuto di Bruxelles non salva le pesche dagli effetti delle sanzioni russe - Food24
12 agosto 2014
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Non bastano le misure annunciate dalla Commissione Ue per salvare il settore delle pesche e delle nettarine alle prese con una crisi drammatica. Acuita dalla decisione di Mosca che, per rispondere alle sanzione europee contro la Russia, ha bloccato le importazioni di alcuni prodotti tra cui proprio le pesche.
«In Italia – spiega Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Piemonte – si producono 1,5 milioni di quintali tra nettarine (54%) e pesche». Ma dal 2000 la superficie destinata alla produzione si è ridotta del 20% e si sono persi 18mila ettari. Con flessioni del 35% in Emilia Romagna, del 33% in Veneto e del 28% in Piemonte. Una contrazione delle aree più vocate, non compensata dall’incremento del 60% in Puglia e del 20% in Sicilia.
«All’export – aggiunge Enzo Pagliano, direttore della Coldiretti di Cuneo – è destinato il 60% del prodotto e la Russia assorbiva il 40% delle esportazioni complessive. Tra l’altro era l’unico mercato in crescita».
Dunque le controsanzioni rischiano di portare al definitivo collasso un intero settore. E se Andrea Marcigliano (Ndg) spiega che il blocco di Mosca potrebbe essere aggirato facendo transitare i prodotti attraverso il Kazakhstan e la Bielorussia che non hanno previsto sanzioni e che – facendo parte dell’Unione economica euroasiatica – non hanno problemi di dazi con la Russia, Ercole Zuccaro, direttore di Confagricoltura Torino, precisa che i margini economici per le pesche sono talmente bassi da rendere impraticabile un’ulteriore deviazione nel percorso di commercializzazione.
«Anzi – prosegue Zuccaro – ormai i costi di raccolta, pari a circa 25 centesimi al kg, superano spesso il prezzo di vendita. Ma non si può neppure lasciare le pesche sulla pianta perché, in tal caso, si svilupperebbero malattie nella stagione successiva». E il prezzo, a volte, scende sino a 15 e anche 12 centesimi al kg.
In questa situazione rischiano di essere inutili, o comunque tardivi, i provvedimenti della Commissione Ue che riguardano un aumento dal 5 al 10% dei volumi di produzione che potranno essere ritirati dal mercato. E saranno forniti fondi supplementari per la promozione. «Peccato che le misure – sostengono in Coldiretti – arrivino a campagna raccolta ormai praticamente conclusa e che stia per arrivare il periodo delle mele estive e delle pere».
 

tontolina

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Sanzioni economiche americane contro la Russia: Scacco matto all'Europa


Intanto l’America col consenso del governo americano, pensa a come fare meglio gli affari con le società petrolifere russe. Morale, Whasington, mica è scemo, ha detto che la ExxonMobil, multinazionale US deve e può avviare un progetto di collaborazione per la ricerca di giacimenti petroliferi artici insieme con Rosneft, società controllata dallo stato russo. Cari sudditi europei, voi continuate a digiunare, noi invece siamo troppo impegnati a fare altro. Gli affari sono affari.


Ma quale guerra, ExxonMobil fa il pieno con la russa Rosneft - Rischio Calcolato
 

tontolina

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Sanzioni economiche americane contro la Russia: Scacco matto all'Europa


Intanto l’America col consenso del governo americano, pensa a come fare meglio gli affari con le società petrolifere russe. Morale, Whasington, mica è scemo, ha detto che la ExxonMobil, multinazionale US deve e può avviare un progetto di collaborazione per la ricerca di giacimenti petroliferi artici insieme con Rosneft, società controllata dallo stato russo. Cari sudditi europei, voi continuate a digiunare, noi invece siamo troppo impegnati a fare altro. Gli affari sono affari.


Ma quale guerra, ExxonMobil fa il pieno con la russa Rosneft - Rischio Calcolato
L’Europa al Tempo delle Sanzioni Russe

13 agosto 2014 Di FunnyKing

L'Europa al Tempo delle Sanzioni Russe - Rischio Calcolato


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Il giocatore di scacchi russo ha fatto la sua mossa, risultato:
Gli USA si compattano e non fiatano sui danni del bando Russo sulle carni di pollo esportate in Russia
I Canadesi si incavolano ma con un certo stile
Gli Europei strillano come checche isteriche
E la cosa divertente è che le prime Checche a strillare (almeno per volume) sono i Polacchi che come noto sono nemici giurati dei Russi in Europa (insieme con le repubbliche baltiche). Poi ci sono in Finlandesi e i Norvegesi (colpiti più per avere una fiorente industria concorrente a quella Russa), e gli alti ululati di dolore si sentono ovunque in Europa.
Quindi ricapitolando, Putin e la Russia cominciano una Guerra Commerciale vera, imponendo il massimo della pena cioè il bando, ma solo su alcune categorie merceologiche e l’Europa si scioglie in 48 ore.
Ehm.


Il che pone qualche interrogativo:
Chi sono gli incompetenti europei che hanno teorizzato una “rapida vittoria” in Ucraina e con pochi costi?
Chi sono gli incompetenti europei (ovvero quali Stati) hanno finanziato il Maidan?
Chi diavolo ha pensato, fra gli eurpei, che Vladimir Putin fosse una mammoletta stile Barroso?
Noterete che non ho nominato gli USA, non mi interessa molto l’incompetenza americana e comunque sono certo che gli americani stiano facendo il loro porco lavoro cercando di isolare l’Europa dal gas Russo (e da quello Libico, Algerino, Tunisino, Egiziano, in attesa che arrivi quello USA da fine 2015 in poi (il liquefattore di Sabine Pass è in costruzione)
Esattamente come penso che l’Italia debba risolvere i suoi problemi interni in Europa, penso che l’Europa debba risolvere i suoi problemi interni nel mondo. A partire da costruire uno straccio di VERA politica estera ed energetica comuni. A questo proposito…. la tanto vituperata Mogherini sarebbe certamente un passo avanti rispetto a Catherine Asthon, il che getta una luce davvero sinistra sullo “stato dei lavori”.


Ora, fortunatunatamente il giocatore di scacchi ci ha dato (come europei) una valida scusa.
PUTIN Non ha fatto una mossa troppo dura e distruttiva, ma neppure una mossa che mettesse in dubbio la determinazione Russa di andare veramente fino in fondo, cannoni inclusi.
Quindi, nel nome della pace, dei diritti delle minoranze, dell’arcobalno, dei figli dei fiori, della fratellanza fra i popoli sarebbe il caso di porre fine a questa follia. Ovvero un conflitto che l’Europa:
non vuole combattere
non può combattere
ehi ma esiste sul serio un entità chiamata Europa? Cioè quando si tratta di giocare in Serie A intendo.
E lo ripeto, per questo si deve muovere la Germania, non si può pretendere di comandare senza assumersene la responsabilità e l’onere.
E l’Italia?
Ecco un caso curioso.
L’Italia non casualmente non è particolarmente colpita dalle sanzioni Russe, ok qualche pesca in meno venduta e molto Parmiggiano Reggiano/Grana Padano in meno. Ma niente di sconvolgente.
Ma ieri è accaduto questo (ieri eh, dopo le sanzioni)
da Economia Web
Vtb Capital, la divisione di investment banking della banca russa Vtb, sta trattando l’acquisto del 60% del gruppo di moda Cavalli. E’ quanto riporta il quotidiano russo Vedomosti, citato da Bloomberg, secondo il quale Vtb, colpita dalle sanzioni degli Usa e dell’Unione europea, sarebbe disponibile a mettere sul piatto circa 500 milioni di euro per la quota, valorizzando il gruppo dello stilista fiorentino 830 milioni. Fonti finanziarie confermano che tra i russi e Cavalli ci sarebbero stati abboccamenti nelle scorse settimane anche se i tempi non sembrano ancora maturi per una decisione. Probabile che il dossier venga ripreso in mano dopo la pausa estiva. Da tempo Cavalli sta valutando la cessione di una quota del suo gruppo, seguendo le orme di Versace, dove ha fatto il suo ingresso il fondo Blackstone. Nel corso del 2014 una lunga trattativa con Permira si è risolta in un nulla di fatto mentre sul marchio dello stilista si sarebbero affacciati altri potenziali acquirenti. Tra questi il fondo di private equity del Barhein, Investcorp, con il quale la cessione non sarebbe andata in porto, alla fine di giugno, per divergenze nella valutazione dell’azienda.
Quindi i Russi di VTB Bank vogliono investire 500 milioni di euro in Italia.
Ora…
Ma voi investireste denaro in una nazione che potrebbe sequestrarvi l’investimento sull’altare delle “sanzioni”?
Io no, e a meno che VTB bank non sia diretta da alcolizzati e drogati di brutto (lo escluderei),allora la dirigenza Russa pensa che di sanzioni vere non ce ne saranno e che il conflitto non vedrà una escalation significativa. E per qualche ragione (e fortunatamente) i Russi continuano ad essere attirati dall’Italia, si vede che sono stati abituati a trattare con ben altri regimi socialisti.
Bonus Chart a proposito di Gas:
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tontolina

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LA SVIZZERA RIFIUTA DI APPLICARE LE SANZIONI DELLA UE E MOSCA LE APRE LE FRONTIERE: EXPORT DI FORMAGGI ALLE STELLE!

venerdì 15 agosto 2014
LONDRA - Mentre in Italia i produttori di grana padano stanno perdendo una barca di soldi per via del blocco delle importazioni di prodotti agroalimentari imposto dal governo russo gli esportatori elvetici di formaggio sono subissati di chiamate dalla Russia e per questo devono ringraziare il governo svizzero che ha deciso di non imporre sanzioni alla Russia nonostante le pressioni dell'Unione Europea.
Ai confini della Russia, sarebbero già numerosi i camion carichi di generi alimentari rispediti indietro verso il continente e quindi per approvigionarsi i commercianti russi guardano con sempre maggiore insistenza alla Svizzera.
"Gli importatori russi stanno cercando di approvigionarsi di quei formaggi, come Mozzarella, Goudam ed Edam che non possono più comprare dai Paesi europei", ha spiegato Daniel Daetwyler, direttore generale di Intercheese, a Bloomberg. La sua azienda nel 2013 ha esportato 20 tonnellate di formaggio in Russia e quest'anno prevede di accrescere notevolmente i suoi volumi.
In totale l'anno scorso la Svizzera ha esportato 431 tonnellate di formaggio in Russia, una cifra che in questo 2014 sembra destinata ad esplodere. "Se dovesse rimanere l'embargo ci sarà un notevole incremento", ha affermato sempre a Bloomberg Jacques Bourgeois, direttore dell'Unione degli agricoltori svizzeri. "La Svizzera tuttavia è una piccola regione e non è in grado di raddoppiare la propria produzione da un giorno all'altro."
La Russia importa ogni anno 25 miliardi di dollari in prodotti oggi banditi, dei quali 9,5 miliardi arrivano dai Paesi finiti sulla lista nera di Putin, un grandissimo mercato, quindi, che si apre per i produttori svizzeri.
Per Andrey Danilenko, capo dell'Unione dei produttori di latte a Mosca, le importazioni dalla Svizzera dovrebbero salire molto insieme con quelle dalla Serbia, anche se buona parte del fabbisogno potrebbe arrivare dalla produzione interna.
"L'economia svizzera approfitterà dell'embargo" ha dichiarato dal canto suo David Escher, direttore della Swiss Cheese Marketing. "Chiaramente la Svizzera ha un vantaggio, potendo continuare ad esportare anche se capirne la portata occorrerà ancora un po' di tempo."
E cosi' mentre i produttori svizzeri si stanno leccando i baffi in Italia tutti gli operatori del comparto agroalimentare si stanno leccando le ferite grazie all'imbecillita' e all'arroganza dei ministri del governo Renzi i quali stanno distruggendo un settore che e' ancora il motore trainante del nostro paese.
Questo e' chiaramente inaccettabile e per questo auspichiamo che tutti i produttori di formaggio che operano vicino al confine svizzero possano lasciare l'Italia e iniziare ad operare in territorio elvetico cosi' da poter inziare a guadagnare e far capire alla nostra classe dirigente che questa situazione e' insostenibile.
Fonte ticinonews.ch - che ringraziamo
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra.

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SVIZZERA NIENTE SANZIONI ALLA RUSSIA VENDITE EXPORT ALLE STELLE FORMAGGI PRODOTTI ALIMENTARI LATTE MOSCA
 

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UE INVITA IL SUD AMERICA A BLOCCARE L'EXPORT IN RUSSIA E BRASILE, ARGENTINA, ECUADOR LO DECUPLICANO! (ADDIO EXPORT UE)

mercoledì 13 agosto 2014
LONDRA - La decisione dei paesi dell'America latina di aumentare le vendite di prodotti agroalimentari alla Russia non e' andata giu' ai parassiti di Bruxelles i quali hanno invitato gli operatori di questi paesi a non aumentare le esportazioni al gigante euroasiatico.
Fonti dell'Unione Europea hanno giustificato questo appello col fatto che ogni decisione volta ad aumentare le esportazioni alla Russia sarebbe estremamente scorretta e difficile da giustificare e che sarebbe un colossale errore per i paesi dell'America latina rimpiazzare i paesi della UE come principali fornitori di prodotti agroalimentari.
L'ambizione dei parassiti di Bruxelles e' quella di create un fronte unito contro la Russia ma e' assai improbabile che i governi dell'America latina si facciano influenzare visto che l'Unione Europea grazie al fatto di essere in recessione non ha nessun margine di manovra.
La reazione a questa assurda richiesta non si e' fatta aspettare e a gelare gli entusiasmi e' stato il presidente ecuadoriano Rafael Correa il quale ha sottolineato che il suo paese non deve chiedere il permesso dell'unione Europea per decidere con chi fare affari visto che fino a prova contraria l'Ecuador non fa parte dell'Unione Europea.
Correa non ha nascosto l'intenzione di aumentare le esportazioni in Russia e le entrate derivanti dalle vendite di banane e fiori sono le piu' grosse se si escludono quelle petrolifere e la Russia compra dall'Ecuador anche caffe' e te.
Di certo Rafael Correa non e' il solo a pensarla cosi' e la reazione dei parassiti di Bruxelles dimostra la loro impotenza a gestire un problema che hanno creato e che potrebbe scoppiare nelle loro mani in qualsiasi momento.

Già il Brasile, nei giorni scorsi, ha annunciato forniture di pollame e maiali alla Russia, così pure di prosciutti e insaccati (ammazzando l'export italiano in Russi bloccato dalle sanzioni incrociate) ora l'Ecuador.
L'unico aspetto tragico di questa vicenda e' che a pagarne il prezzo sono le imprese agroalimentari europee le quali devono subire le decisioni di questi signori che nessuno ha eletto e che non rispondono a nessuno delle loro azioni. Finchè esisterà ancora la UE, naturalmente.
GIUSEPPE DE SANTIS - Londra

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