LE LENTICCHIE PORTANO SOLDI SOLO SE SEI CRACCO E LE VENDI A 1500 EURO (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Certe volte capita di leggere proposte così balzane, così pittoresche, così inusuali – per quanto paiono dal sen fuggite –
da chiedersi se, per caso, non siano un parto del genio di Checco Zalone.

Poi approfondisci e scopri che no: il “consiglio” non viene dallo script di un successo di casetta, ma da pulpiti autorevolissimi; per esempio, del pianeta Giustizia.

Un pianeta roteante, in teoria, nella galassia della razionalità, dell’equilibrio e del buon senso. Ma tant’è.

Capita talora che scappi la frizione, anche nelle migliori famiglie.

Parliamo dell’idea suggerita da Piercamillo Davigo, uno degli eroi di Mani Pulite: per “snellire” i processi penali,
sottraendoli ad un uso strumentale, si potrebbe addebitare le conseguenze delle “cause perse” agli incauti avvocati promotori.


Basterebbe, dice il nostro, far pagare un balzello al legale, magari garantito da cauzioni preventive.

L’avvocato dovrebbe scucire, in anticipo e di tasca propria, l’odioso obolo con la prospettiva di rimetterlo alle casse dello stato in caso di condanna del proprio assistito.

Ora, facciamo un bel respiro perché lo spirito zen e la logica pazienza son bagaglio ineludibile di ogni avvocato dei tempi che corrono.

Fatto il bel respiro, domandiamo: si può?

Si può anche soltanto concepire una mostruosità del genere?

E cioè che gli esercenti una delle professioni più delicate e difficili del mondo – il mestiere di “accompagnare”
i cittadini profani nelle viscere del pianeta di cui sopra – debbano pagare se “perdono”?

Un avvocato è destinato a perdere per definizione.

Non foss’altro perché è statisticamente impossibile vincere sempre quando si incontrano e scontrano due civilisti in un processo civile (uno vince e uno perde, per forza).

E non foss’altro perché è impossibile spuntarla sempre nel processo penale
(a volte il cliente è colpevole, ma ha comunque diritto alla difesa; altre volte è innocente, ma incappa in uno verdetto “sbagliato”).

Eppure, la proposta ha un suo perché, credetemi.

È figlia di un certo mood (per dirla all’inglese), di un certo estat d’esprit (per dirla alla francese), di una certa perversa sensibilità (per dirla in italiano);
quella respirata da chiunque abbia mai frequentato le aule dei processi.

Una sorta di sottotesto infame, di pavido non detto, di codino pregiudizio.

Secondo i quali gli avvocati stanno in basso e i giudici stanno in alto.

Perché i primi sono tanti (anzi sono “troppi”) mentre i secondi sono pochi (perché “selezionati”).

E quindi gli uni sono l’elite e gli altri la manovalanza.

Gli eletti fanno funzionare la macchina della Giustizia, i “cadetti” la intasano:
nel penale perché impediscono ai colpevoli di pagare il fio; nel civile perché ingolfano le stanze dei magistrati con troppe “pratiche”.

Le pratiche di gente convinta (poverina) di vivere ancora in uno stato di diritto in cui è costituzionalmente garantito il diritto (appunto) di “tentare” di avere ragione.

E sempre da qui deriva un certo insopportabile, ottocentesco e peloso ossequio
con cui la classe forense affronta la magistratura, troppo spesso col cappello in mano.

E il contrario di tale approccio non si chiama arroganza, ma dignità di ruolo.

Allora proponiamo un’altra rivoluzionaria riforma, questa volta da pari a pari.

Se la giustizia deve trasformarsi in una scommessa, paghino anche i giudici, insieme agli avvocati.
Per ogni sentenza “cassata” un bel salasso alle tasche del magistrato “perdente”.
Dedicato a quelli che amano vincere facile
 

Val

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Il denaro Non fa la felicità? PALLE!!

Il denaro fa la felicità, eccome.

Il Washington Post ha pubblicato una ricerca sul rapporto fra felicità e ricchezza ed i risultati, pur se attesi,
vengono a cancellare il mito che la ricchezza non porta la felicità.

Se consideriamo gli americani che fanno parte dell’Uno per Cento più ricco neglio USA,
cioè quelli con un reddito superiore ai 500 mila dollari annui, questi sono soddisfatti della loro vita al 90%.



Al contrario chi ha redditi bassi è soddisfatto della propria, vita, cioè si sente realizzato, solo per il 44%.

Studi precedenti avevano mostrato un effetto simile, ma si presentava un migliormento forte della soddisfazione a partire dai 75 mila dollari.

A questo punto una forte soddisfazione è possibile solo per chi si trova in una posizione veramente elitaria.

E gli altri? Si arrangeranno.
 

Val

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I giovani americani stanno scoprendo un nuovo modo per salvare il clima:
utilizzare gli scooter elettrici, non moto auto o mezzi pubblici per muoversi in città.
I risultati sono però molto diversi da quelli attesi.

Secondo una ricerca del giornale medico JAMA i 40 mila scooter elettrici presenti dal 2014 al 2018
hanno avuto un effetto imprevisto sui giovani che li usano:

nel 2014 i feriti dal loro uso sono stati pari a 4582,

mentre nel 2018 il loro numero è cresciuto sino a 14651,

un incremento del 222%.

Il numero di ricoverati è passato poi a 3300, con un aumento del 365%.

I dati sono ufficialmente registrati proprio dall’autorità federale per il controllo della sicurezza degli apparati elettrici.

L’età media dei pazienti è di 37,1 anni, quindi non si può neanche dire che siano solo dei ragazzini,
ma il 98% non indossa un casco, e questo favorisce i traumi cranici.

Comunque le ferite più frequenti sono le fratture scomposte, seguite dai trauma facciali e dalle emorragie celebrali.

Il bello è che il 48% aveva un grado alcolico del sangue superiore agli 8 mg per decilitro di sangue,
al di sopra del limite fissato per la guida delle auto.

Inoltre il 52% delle persone esaminate alla presenza di droghe è stata ritrovata positiva.

Quindi questi scooter, con la scusa che non sono veicoli a motore,
sono guidati senza tener conto delle minime prescrizioni di sicurezza e magari quando uno è un po’ sbronzo e fatto.

Nonostante questo crescono società come Lime e Bird si sono buttate nel business.

Questo serve ad evitare emissioni di Anidride Carbonica?

Secondo altre ricerche NO, perchè lo scooter elettrico sostituisce altri mezzi più ecologici come il camminare e l’andare in bici.
Però non diciamolo agli amici gretini.
 

Val

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Recentemente state leggendo molti articoli legati al tema della produttività, a partire da Kaldor e Verdoorn,
che vedevano la produttività con una dinamica anche endogena (cioè causata direttamente dai livelli di crescita di produzione)
oltre che esogena (dipendente dal mutamento tecnologico).

Quindi avete visto una breve trattazione della Cambridge Capital Controversy, che in qualche modo toccava anch’essa questi concetti.

Il tema è di grande interesse perchè gli economisti legati ai poteri forti e costituiti vengono ad indicare,
ormai con una ripetitività stucchevole, la decrescita italiana come una conseguenza della perdita di produttività,

mentre il fenomeno si può leggere all’esatto opposto,
cioè con la perdita di crescita produttiva per le dinamiche monetarie svantaggiose alla base della perdita della produttività


Un nuovissimo saggio economico però apre un fronte ancora più diretto:
se fossero proprio le misure di politica economica offertista ad abbassare le produttività?

Cioè se fosse chi spinge per la flessibilizzazione del posto di lavoro, per l’elevata mobilità dello stesso,
per l’eliminazione delle barriere all’ingresso dei mercati ad aver causato, con le famose “Riforme Strutturali” il calo della produttività osservato in Europa?

A questa domanda cerca di rispondere un paper di Alfred Kleinknech pubblicato sul Cambridge Journal of Economics.

Si parte dal notare che la produttività del lavoro sia in calo nelle economia avanzate, che queste siano il Giappone, gli USA o l’Unione Europea a 15:



Nel tempo gli economisti hanno tentato di dare diverse spiegazioni a questo fenomeno:
dall’effetto di un errore di misurazione, alla riduzione della spesa pubblica, all’esaurimento delle opportunità tecnologiche.

Però queste spiegazioni non sembrano realistiche o complete, per cui l’autore si concentra
sull’applicazione delle politiche economiche sul lato dell’offerta, che verrebbero ad agire in tre modi diversi sull’economia:

  • cambiano i rapporti di forza fra capitale e lavoro conducendo ad una minore crescita delle remunerazioni, ma questo non incentiva l’introduzione di tecnologie a minor intensità di forza lavoro impiegata;
  • facilità di licenziamento ed un turnover elevato del lavoro non creano un ambiente favorevole alla crescita della conoscenza dei processi da parte dei lavoratori e quindi del “Know How” insito in ogni lavoratore;
  • la contrattazione decentralizzata delle paghe viene ad aumentare il gap invoativo fra aziende leader ed aziende “Ritardatarie”
Inoltre l’assenza di eventuali barriere all’entrata per le aziende spingerebbe le stesse ad essere più conservatrici,
a non investire in innovazione perchè le perdite derivante dall’eventuale scelta di una via tecnologica sbagliata sarebbero fatali
in un sistema in cui la competizione è quasi perfetta: infatti noi pensiamo sempre all’effetto positivo delle innovazioni,
ma queste, se sbagliate, hanno delle ricadute pesanti per gli imprenditori: se questi non hanno la possibilità di riprendersi
e di assorbire non rischieranno di innovare, rallentando la crescita della produttività del lavoro.

Inoltre una politica puramente supply side viene ad escludere l’intervento dello stato imprenditore,
cioè di colui che può veramente permettersi di investire nella ricerca e in nuove vie produttive anche su larga scala.

Personalmente riteniamo sulla base della nascita di diversi distretti industriali italiani,
che la riduzione delle risorse finanziarie dedicate alla forza lavoro ed una eccessiva mobilità dello stesso
venga a porre anche dei problemi di cumulazione personale del capitale e quindi di nascita di piccole iniziative che possono portare una forte spinta innovativa:
il sistema industriale italiano degli anni 70-90 ha mostrato come spesso gli ex dipendenti di aziende più grandi
siano stati in grado di mettersi in proprio speso introducendo innovazioni di processo e di prodotto notevoli.

La compressione delle remunerazioni viene a cancellare questa possibilità, ma in questo modo si viene anche a comprimere la crescita della produttività del lavoro.

Per concludere quindi bisogna essere molto cauti nel concedere ulteriori compressioni delle remunerazioni
e dei diritti dei lavoratori, e degli imprenditori, proseguendo con la politica delle “Riforme”.

Questo potrebbe portare non ad un miglioramento, ma ad un peggioramento della produttività e della crescita collettiva.
 

Val

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Il fine settimana è una richiesta di soccorso continua.

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E' stato recuperato ai vigili del fuoco arrivati "lassù" dal cielo, grazie all'elicottero dei colleghi dell'elinucleo di Malpensa:
intorno alle 12.15 di quest'oggi, mentre l'eliambulanza di Como operava per il recupero dell'escursionista precipitato affrontando il Sentiero degli stradini,
i pompieri si sono occupati del "salvataggio" di un'altra persona in difficoltà in Grigna Settentrionale, non lontano dal Rifugio Bietti - Buzzi.
 

Val

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Qualche previsione ed una piccola sorpresa.

Prima di tutto, spesso parlano dei diversi sondaggi sulle elezioni in ER, e gli autori storici, oltre ad alcuni nuovi, si spingono fino ad esprimere delle previsioni.

Chiaramente si parla di opinioni, ma basate sull’analisi dei dati, e vi garantisco tanti, tanti, tanti dati,
e sull’esperienza derivante dal confronto fra dati dei sondaggi ed i risultati reali delle precedenti elezioni.

Ad esempio, visti gli evidenti flop delle previsioni delle ultime elezioni,
qualche nostro autore inizia a far notare che qualcosa non va’ e che le società di sondaggi stanno “Parandosi la schiena”

Quindi il sondaggio SWG con Bonaccini 45-49 e Borgonzoni 43-47 è un modo dei sondaggisti per poi dire che ci hanno comunque preso ?

Facendo degli intervalli sovrapponibili nessuno potrà mai accusarli di aver sbagliato.
Questo è coerente con quanto prevedevamo da tempo avrebbero detto i sondaggi.

Infatti, circa una settimana fa, un altro autore ha scritto:

credo questa settimana usciranno ultimi sondaggi su ER e scommetto daranno Bonaccini sempre avanti di 2/3 punti

Comunque gli autori concordano su due punti:
  • I sondaggi non sono in grado di fare previsioni affidabili per la spaccatura fra città e campagna che si sta realizzando, ma sono ottimisti sulla Bergonzoni;
  • il cuore della battaglia sarà la provincia di Reggio Emilia, e non a caso l’ultima settimana Salvini la batterà tutta per chiudere a Bibbiano, paese di forte potere simbolico.
 

Val

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l feudo dei feudi pidioti per eccellenza è sicuramente Reggio Emilia, nel dopo guerra era più rossa della bandiera rossa.

Devo dire che era anche abitata e governata da persone capaci, certo se poi gli si dà fiducia cieca per 80 anni
anche un santo se ne approfitterebbe e questi infatti sono alla fine comandati da roma.

Nel senso che portano avanti pure le richieste di autonomia locali pur di rompere le scatole a chi l'autonomia ce l'ha da ben prima dello stato vaticano.

Non hanno gli antenati laici di altri, se ne facciano una ragione, han sempre votato uguale come una volta erano stato vaticano ebasta.
 

Val

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La paura fa novanta e così Sabino Cassese è costretto ad intervenire sul “Corriere della Sera” di ieri
contro il “Tarzan perduto nella giungla elettorale”, ovverossia Roberto Calderoli che con la sua proposta di referendum abrogativo sta facendo tremare sistema.

Tra pochi giorni la questione sarà discussa dalla Corte costituzionale e il problema su cui essa dovrà decidere
è se dall’esito eventualmente positivo del referendum potrebbe scaturire una legge elettorale immediatamente applicabile. Punto.

Per esserlo Calderoli utilizza una delega per ridisegnare i collegi che è prevista in una legge che invece riguarda la riduzione del numero dei parlamentari.

Utilizza, insomma, una legge per uno scopo diverso da quello previsto dalla legge medesima.

D’accordo, una furbata dice il professore, ma è sufficiente questo motivo per far sì che la Corte costituzionale non ammetta referendum?
Lo stesso Cassese si rende conto di una possibile obiezione.

La Corte è tenuta a giudicare se è ammissibile il referendum e non può anticipare nel suo giudizio la discussione di un problema
che in realtà potrebbe essere sollevato solo dopo l’esito del referendum stesso, nel caso fosse favorevole all’abrogazione.

Il quesito referendario resta dunque in piedi.

Tutto il resto sono speculazioni.

A proposito di giungla. Jane e Porter si unirono alla fine a Tarzan e nella giungla vissero tutti sereni e contenti.
Il nostro Tarzan può ancora sperare di fare la stessa fine.

E tutti gli italiani nella giungla sarebbero felicissimi di avere una legge elettorale capace di garantire un minimo di governabilità.
 

Val

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Ormai è confermato: durante il prossimo Superbowl la General Motor ha acquistato un importante spazio pubblicitario per presentare il ritorno del famoso Hummer , ma in versione completamente elettrica.



Si parla di un ingaggio di LeBron James per la presentazione che avverrà su grande scala.
Le vendite sono previste inizio nel 2021 o, al più tardi, nel 2022.

Il mezzo si presenta come avversario diretto del Tesla Cybertruck, che al confronto però appare come un giocattolo da nerd.
Probabilmente tutto l’insistere di Musk sulla robustezza del suo truck era proprio legata ad un confronto.
Sicuramente se il Cybertruck è adatto al Nerd che gioca a D&D l’Hunmer è più adatto a Terminator.

Fra tre settimane ne sapremo le caratteristiche tecniche e, soprattutto il prezzo.
 

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