le fake news sono il pretesto per imporre la CENSURA. (1 Viewer)

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la Boldrina ci riprova e vuole mettere il bavaglio alla libertà di espressione.... ritorniamo al tempo dei lanzichenecchi e alle condanni tipo Silvio pellico?


Il Pd vuole la legge Mancino su Facebook: "Elevare pena a 3 anni di galera'
La proposta di legge presentata in Senato da Paola Boldrini e sottoscritta anche da Valeria Fedeli. L'obiettivo? Contrastare l'odio in rete con la legge Mancino

Claudio Cartaldo - Dom, 19/08/2018 - 16:00

Altro che eliminare la vecchia legge Mancino, come proposto dal ministro della Famiglia Lorenzo Fontana.

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Il Pd la vuole “raddoppiare”, nel senso che intende applicarla pure su Facebook.

A presentare la proposta di legge in Senato è stata Paola Boldrini, senatrice del Pd, ed è stata condivisa anche da Valeria Fedeli e dal vicecapogruppo dem, Franco Mirabelli. Di cosa si tratta? Per riassumere, i piddini vorrebbero applicare la legge Mancino anche a tutto quello che appare in Rete.

Per il Pd da quanto esistono i social l’hate speech va considerata come una nuova fattispecie di reato che si può definire come "come qualsiasi contenuto o espressione utilizzati per diffondere, propagandare o fomentare l'odio, la discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi, fondati sull'identità di genere, sull'orientamento sessuale, sulla disabilità, o sulle condizioni personali e sociali, attraverso la diffusione e la distribuzione di scritti, immagini o altro materiale, anche mediante la rete internet, i social network o le altre piattaforme telematiche".

I senatori piddini non vogliono solo applicare la Mancino alla Rete. Ma tanto che ci sono intendono pure innalzare le pene, passando così dalla reclusione fino ad un anno e sei mesi o alla multa fino a 6.000 euro (come previsto oggi dalla legge) alla reclusione fino a tre anni. E la punibilità verrebbe allargata pure alla propaganda che riguarda l'orientamento sessuale, l’identità di genere, la disabilità e le condizioni personali e sociali.

Non manca, ovviamente, l’idea di educare gli italiani su come utilizzare i social. La proposta di legge prevede infatti “l'istituzione del Tavolo nazionale di coordinamento e il Piano di azione per la prevenzione e il contrasto dell'hate speech”, ma anche "iniziative e progetti promossi dalle istituzioni scolastiche, dal ministero dell'Istruzione, e dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali finalizzati all'uso consapevole di internet e all'alfabetizzazione digitale”.

La domanda sorge allora spontanea: ma di quanti casi stiamo parlando? C’è davvero l’ondata razzista di cui tanto si è parlato negli ultimi giorni? "Secondo i dati raccolti dall'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Osce – fanno sapere i piddini - nel 2013 le Forze dell'Ordine italiane hanno registrato 472 casi di crimini d'odio. Nello stesso anno le segnalazioni di casi di discriminazione on line ricevute dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali hanno superato quelle registrate nell'ambito della vita pubblica e dell'ambiente lavorativo. Nel 2014 solo sui social network i casi di espressioni razziste sono stati 347, a cui vanno aggiunti i 326 link che le hanno rilanciate". Se prendiamo in considerazione invece l'Oscad (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del ministero dell'Interno), in quattro anni (2011-2014) le segnalazioni sono state 644.

Di queste 150 derivano da internet. “Di fatto social network – dicono i promotori della legge - consentendo una replicabilità illimitata dei contenuti e della loro permanenza nel web, ampliano in modo esponenziale il bacino di pubblico raggiunto e gli effetti negativi provocati". Ecco perché il Pd vuole applicare online la legge mancino e aumentare le pene. Perché il problema – dicono loro - è “un serio pericolo per la sicurezza e la convivenza della comunità sociale". Le priorità dem.
 

tontolina

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La Falsa informazione di gramellini .... quando la vera parola è grama!

Gramellini spegne Fusaro in diretta su Rai 3 fingendo caduta Skype (Le parole della settimana)


Fusaro: "Ecco come sono stato censurato alla Rai"
 
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attualita' marzo 7, 2019 posted by Davide Gionco
Le fake news partono dalle università: il professor Francesco Lippi fa a pugni con la logica e con la realtà

Peccato che utilizzi il suo ruolo eminente per confondere le idee a chi ascolta, sostenendo posizioni che fanno a pugni con la logica e con la realtà dei fatti. Oltre ad ignorare dei concetti fondamentali dell’economia, come quello del moltiplicatore fiscale.

Lippi esordisce sostenendo che “i neofiti non capiscono che giocare con la quantità di moneta equivale a manipolarne il prezzo, la sua unità di misura, ma non il valore, ovvero i beni acquistabili con quei pezzi di carta”. Questa affermazione significa sostenere che vi sarebbe una sorta di formula matematica che modifica il valore di una valuta in funzione della sua quantità.
Supponiamo che Lippi si riferisca alla formuletta che insegnano al primo anno di università:
MxV = PxY
dove M è la quantità di moneta, V la velocità di circolazione del denaro, P il livello dei prezzi ed Y la quantità di prodotti disponibili sul mercato (livello di produzione).
Lippi sostiene che essendo V costante ed Y costante, allora M/P = Y/V = costante: se aumenta la quantità di moneta, in qualsiasi forma, i prezzi sono destinati ad aumentare, per cui stampando nuova moneta non sarebbe possibile aumentare il potere di acquisto.


Peccato che Lippi dimentichi di confrontarsi con la realtà.
Prima di tutto il denaro non viene utilizzato solo per fare acquisti, ma anche per risparmiare.
Se io guadagno 1’000 euro al mese, li spenderò tutti entro fine mese per vivere, il che significa un’alta velocità di circolazione del denaro.
Ma se guadagno 10’000 euro al mese, magari ne spenderò 4’000-5’000 al mese per vivere da persona agiata, ma gli altri soldi li metterò da parte per eventuali spese future o per investimenti nell’economia finanziaria, al di fuori dell’economia reale, il che significa una bassa velocità di circolazione del denaro.
Un semplice ragionamento logico fa capire che la velocità di circolazione varia in funzione di M a seconda dei soggetti che percepiscono quella quantità di denaro M. Detto in termini matematici: V=f(M).



Detto questo, se le monete complementari create vanno a beneficio delle persone con maggiore attitudine alla spesa, aumentano la velocità di circolazione l’effetto dovrebbe essere un aumento dei prezzi P.
Ma ancora una volta il professor Lippi dimentica che Y, la quantità di prodotti disponibili, non è affatto una costante. Oggi in Italia il sistema produttivo soffre per mancanza di domanda. Nel caso in cui un aumento della massa monetaria e/o della velocità di circolazione porti ad un aumento della domanda, il sistema produttivo l’ultima cosa che farà sarà aumentare i prezzi, preferendo invece portare a pieno regime produttivo le imprese, assumendo poi personale per aumentare la produzione. Oppure i commercianti si rivolgeranno ai mercati internazionali: la Cina non avrebbe alcun problema ad impiegare nel giro di pochi mesi 5-10 milioni di persone in più per soddisfare l’aumento di domanda in Italia.

No, caro Lippi, le sue affermazioni fanno a pugni con la logica e con la realtà dei fatti.

Lippi ha un passaggio di realismo quando si rende conto che il fatto di poter pagare le imposte future con la moneta complementare la rende spendibile e le consente di circolare. E’ quello che fanno da sempre tutti gli stati che intendono imporre l’uso di una certa valuta. Un caso storico emblematico è il caso del Madagascar.
Dopo di che, però, Lippi crolla di nuovo di fronte ad una banale questione di logica: “Se il livello generale dei prezzi rimane invariato l’emissione di moneta fiscale distribuita gratuitamente ai cittadini è analoga ad una riduzione delle tasse”. Non è proprio così. Se la moneta complementare va a beneficio di persone che già pagavano le tasse, allora si tratta di una forma di riduzione della pressione fiscale, ma se la moneta complementare va a beneficio di persone prima disoccupate, questa aumenterà semplicemente il loro potere di acquisto, senza ridurre le imposte a loro carico, che zero erano e zero rimangono.
Ma soprattutto una riduzione di tasse in euro comporterebbe degli squilibri di bilancio in euro, mentre l’emissione di moneta complementare andrebbe ad aumentare il potere d’acquisto degli italiani, quindi la produzione interna (quelle monete complementari non sarebbero spendibili sui mercati esteri), senza interagire direttamente sui bilanci in euro, notoriamente blindati dalla Commissione Europea.
L’emissione di moneta complementare non sarebbe destinata a “risparmiatori e mercati” (che non si lascerebbero confondere…), ma sarebbe destinata a rilanciare l’economia interna del paese, fatta di produzione e consumo di beni e servizi. Nulla a che vedere con la “solvibilità in euro” del paese, che nella peggiore delle ipotesi resterebbe la stessa di oggi, essendo i bilanci in euro identici a quelli attuali.

In realtà una interazione con i bilanci in euro ci sarebbe, ma non pretendiamo troppo dal professor Lippi. Ne parliamo più sotto.


Le fake news partono dalle università: il professor Francesco Lippi fa a pugni con la logica e con la realtà
 
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tontolina

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E non è vero che lo Stato potrebbe emettere dei semplici BOT ordinari, perché l’emissione eccessiva di BOT è vietata dall’Unione Europea, che ci impone di non aumentare il debito, mentre le emissioni di mini-bot pare che non contabilizzata nel debito pubblico.

Le fake news partono dalle università: il professor Francesco Lippi fa a pugni con la logica e con la realtà


Questo livello di semplificazione non fa onore a qualcuno che insegna all’Einaudi Institute of Economics and Finance. Come sostenere, come faceva un altro genio dell’economia chiamato Zingales, che l’alto livello di indebitamento del Giappone sarebbe equivalente a quello della Grecia.
 

tontolina

Forumer storico
La vera ragione per cui i globalisti sono così ossessionati dall’intelligenza artificiale
Le radici dell’attuale pervasività di concetti come Intelligenza Artificiale, Singularity e transumanismo non sono, come si può chiaramente intuire, solo economiche. In effetti, è anche abbastanza incerto che questi fenomeni, seppure presentati come ineluttabili, possano in qualsiasi modo apportare benefici all’economia o al benessere generale dell’umanità. E allora perché tante risorse vengono investite nella sua ricerca e sviluppo, e perché grandi istituzioni come L’Onu e il World Economic Forum sembrano non parlare d’altro? Un articolo di Brandon Smith propone un punto di vista meno convenzionale, ma molto più inquietante: che alla base di questo recente movimento ci siano anche, e soprattutto, motivazioni psicologiche e spirituali oscure, che aprono le porte a considerazioni inquietanti difficili da ignorare.

di Brandon Smith, 1 marzo 2019

È quasi impossibile oggi spulciare le notizie sul web o i media in generale senza essere assaliti da una grande quantità di propaganda sull’intelligenza artificiale (IA). È forse la moda che metterà fine a tutte le mode, poiché presumibilmente comprende quasi ogni aspetto dell’esistenza umana, dall’economia e dalla sicurezza alla filosofia e all’arte. A sentire gli esperti, l’IA può fare quasi tutto, e meglio di qualsiasi essere umano. E se c’è qualcosa che l’intelligenza artificiale non può ancora fare, prima o poi lo imparerà.

È noto che quando l’establishment tenta di saturare i media con un’idea particolare, di solito l’intento è di manipolare la percezione pubblica in modo da produrre una profezia che si autoavvera. In altre parole, l’intento è di manipolare la realtà, raccontando una menzogna un numero di volte sufficiente a farla accettare dalle masse, col tempo, come un dato di fatto.
Alla base c’è l’idea che il globalismo sia inevitabile, che la scienza-spazzatura del cambiamento climatico sia “innegabile”, e che l’intelligenza artificiale sia tecnologicamente ineluttabile.

Le Nazioni Unite hanno adottato numerosi pareri e hanno tenuto vertici sull’argomento, tra cui il summit “AI For Good” a Ginevra. L’ONU sottintende che il suo interesse primario per l’intelligenza artificiale sia la regolamentazione o il controllo del suo sfruttamento, ma chiaramente ha anche l’obiettivo di utilizzarla a proprio vantaggio. L’uso dell’IA per monitorare i dati aggregati allo scopo di facilitare l’implementazione di uno “sviluppo sostenibile” è enunciato chiaramente nell’agenda delle Nazioni Unite.

Anche il FMI è coinvolto nella moda dell’IA, e organizza discussioni globali sugli utilizzi dell’intelligenza artificiale in economia e sugli effetti degli algoritmi sull’analisi economica.

Il principale artefice per lo sviluppo dell’IA è da tempo il DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency, ndt). Il think tank militare e globalista riversa miliardi di dollari nella tecnologia, rendendo l’IA l’obiettivo principale della maggior parte del suo lavoro.


I globalisti hanno a lungo considerato l’IA come una specie di Santo Graal nella loro missione centralizzatrice. Per i globalisti, l’intelligenza artificiale non è solo un capriccio, essi sono essenzialmente alla guida della sua creazione e promozione. Ma l’aspirazione globalista verso la tecnologia non è così semplice come si potrebbe supporre. Esistono ragioni strategiche, ma anche moventi spirituali per collocare l’IA su un piedistallo ideologico. Ma partiamo dalle cose più semplici.

La maggior parte dei white paper scritti dalle istituzioni globaliste sull’intelligenza artificiale si concentra sulla raccolta e sorveglianza dei dati aggregati. Le élite ci tengono a sottolineare sempre che i loro interessi si focalizzano sul bene pubblico. Per questo motivo l’ONU e altre agenzie ritengono di essere i leader naturali nella supervisione della raccolta di dati aggregati. In pratica cercano di convincerci di essere abbastanza oggettivi e affidabili da essere capaci di gestire le regole per la sorveglianza dei dati, o, per gestire i dati stessi.

"Per la nostra sicurezza", i globalisti vogliono una gestione centralizzata di tutte le raccolte di dati, apparentemente per salvarci dalle malvagie multinazionali e dalla loro invasione della nostra privacy. Naturalmente, molte di queste società sono a loro volta gestite dagli stessi globalisti che riempiono i parterre di eventi come il World Economic Forum per discutere gli sviluppi e i vantaggi dell’IA. Il WEF si è dato come mandato che l’IA sia ampiamente promossa e che il mondo degli affari e il grande pubblico siano persuasi dei vantaggi dell’IA. Qualsiasi pregiudizio contro l’IA deve essere evitato ad ogni costo.

È un falso paradigma quello in cui le istituzioni globaliste si oppongono allo sfruttamento dell’intelligenza da parte delle grandi aziende. In realtà, sia le multinazionali che le istituzioni globaliste promuovono l’intelligenza artificiale e un clima di fiducia verso l’IA. La popolazione, grazie alla sua innata sfiducia nella moralità delle multinazionali, dovrebbe automaticamente essere spinta a sostenere come contrappeso le riforme legislative delle Nazioni Unite. Ma nella realtà, i poteri corporativi non hanno alcuna intenzione di combattere contro il controllo delle Nazioni Unite, che in realtà auspicano.

Anzi, questo era il loro scopo fin dall’inizio.

L’effettiva utilità dell’IA per aiutare l’umanità è discutibile. L’intelligenza artificiale si basa principalmente su “algoritmi di apprendimento automatico”, o macchine programmate per imparare dall’esperienza. Il problema è che l’efficacia di un algoritmo di apprendimento dipende dall’essere umano che lo ha programmato. Ossia, l’apprendimento non è sempre un processo di causa ed effetto. A volte, l’apprendimento avviene spontaneamente. L’apprendimento è un processo creativo. E, in alcuni casi, l’apprendimento è una caratteristica innata.

Quando una macchina sfida un essere umano in un sistema basato su regole molto semplici e concrete, le macchine tendono a prevalere. Il gioco degli scacchi, ad esempio, è progettato attorno a regole rigide che non cambiano mai. Una pedina è sempre una pedina e si muove sempre da pedina; un cavallo si muove sempre da cavallo. Per quanto possano esistere sprazzi di creatività negli scacchi (il che è il motivo per cui gli umani fino ad oggi sono ancora in grado di battere i computer al gioco), l’esistenza delle regole fisse fa apparire l’intelligenza artificiale più intelligente di quanto non lo sia.

I sistemi umani e naturali sono molto più complicati degli scacchi e le loro regole tendono a cambiare, a volte senza preavviso. Come spesso conclude la fisica quantistica, l’unica cosa prevedibile dall’osservazione dell’universo e della natura è che tutto è imprevedibile. Come se la caverebbe un algoritmo in una partita di scacchi in cui le regole di una pedina possono improvvisamente diventare quelle di un cavallo, senza schemi specifici prevedibili? Non molto bene, probabilmente.

Ed è qui che entriamo nel punto cruciale di come il concetto di IA viene elevato a una specie di apatico dio elettronico; un falso profeta.

L’IA non viene inserita solo negli scacchi, ma praticamente in tutto. È impossibile per gli esseri umani gestire da soli la sorveglianza di massa; la quantità di dati è enorme. Quindi, uno degli scopi principali dell’IA per i globalisti diventa chiaro: l’intelligenza artificiale ha lo scopo di semplificare la sorveglianza di massa e automatizzarla. L’intelligenza artificiale ha lo scopo di setacciare nei social media o nella posta elettronica le “parole chiave” per identificare potenziali miscredenti e dissidenti. Ha anche lo scopo di monitorare l’opinione pubblica nei confronti di specifici problemi o governi. L’obiettivo è valutare ed eventualmente “prevedere” il comportamento del pubblico.

Questo diventa particolarmente difficile quando si parla di individui. Se il comportamento dei gruppi è più facilmente osservabile e catalogabile, gli individui possono invece essere precipitosi, instabili e imprevedibili. Anche la mappatura delle abitudini personali da parte dell’IA è oggi evidente. È più visibile nel capitalismo aziendale, dove il marketing viene adattato agli schemi e interessi dei consumatori. Detto questo, i governi sono anche molto interessati a monitorare le abitudini individuali, fino al punto di creare profili psicologici per ogni persona sul pianeta, se possibile.

Tutto ciò si riduce all’idea che un giorno l’intelligenza artificiale sarà in grado di identificare i criminali ancor prima che commettano un effettivo crimine. In altre parole, l’intelligenza artificiale è destinata a diventare uno “sguardo onniveggente”, che non solo controlla il nostro comportamento, ma legge anche le nostre menti per identificare la propensione al crimine.

Il problema non è se l’intelligenza artificiale possa effettivamente dirci chi potrebbe in futuro delinquere. L’intelligenza artificiale è ovviamente incapace di prevedere con precisione il comportamento di una persona a un tale livello. La domanda è: è forse l’OMS a fissare gli standard chiave che l’IA ricerca nell’identificare potenziali “criminali”? Chi stabilisce le regole della partita? Se un algoritmo è programmato da un globalista, l’IA etichetterà tutti gli anti-globalisti come futuri o attuali criminali. L’intelligenza artificiale non è veramente in grado di pensare. Non ha facoltà di scelta nelle sue decisioni. L’IA può solo fare ciò che è programmata per fare.

L’ossessione globalista per l’intelligenza artificiale, tuttavia, va ben oltre la centralizzazione e il controllo della popolazione. Come già notato, c’è anche un fattore spirituale.

Nel mio recente articolo Luciferianism: A Secular Look At A Destructive Belief System, ho delineato la filosofia alla base del culto globalista. Il principio base del luciferianesimo è l’idea (o l’illusione) che certe persone siano tanto speciali da essere capaci di diventare “dio”. Ma ci sono altre implicazioni di questa filosofia che in quell’articolo non avevo analizzato.

In primo luogo, per diventare un dio si dovrebbe disporre di un potere di sorveglianza totale. Ossia, bisogna essere in grado di vedere e conoscere tutto. Un tale obiettivo è folle, perché osservare tutto non significa necessariamente conoscere tutto. La sorveglianza totale richiederebbe un’oggettività totale. Il pregiudizio rende le persone cieche alle verità che hanno costantemente di fronte agli occhi, ed i globalisti sono le persone più prevenute ed elitarie del pianeta.

Un’osservazione completamente oggettiva è impossibile, o quantomeno lo è per gli esseri umani e i loro algoritmi. Dalla fisica alla psicologia, l’osservatore influenza sempre l’osservato e viceversa. Detto questo, probabilmente i globalisti non si preoccupano nemmeno di tutto ciò. Per loro è sufficiente fingere di essere degli dei grazie alla sorveglianza di massa. In realtà non sono interessati a raggiungere né l’illuminazione divina né l’obiettività.

In secondo luogo, diventare un dio, in senso mitologico o biblico, presume il potere di creare vita intelligente dal nulla. Forse nella mente dei luciferiani creare intelligenza artificiale equivale a creare una forma di vita intelligente, non soltanto un software. È ovvio che i luciferiani hanno un’idea alquanto sfasata di cosa costituisca una “vita intelligente”.

Come ho osservato nel mio articolo, in cui lo spiegavo per sfatare l’ideologia luciferina, l’esistenza di intrinseci archetipi psicologici sta alla base della capacità umana di scegliere, o di essere creativi nelle proprie scelte. La capacità di discernimento del bene e del male stabilisce il fondamento della coscienza umana e ne è la bussola morale – è ciò che generalmente si intende per “anima”. Nonostante l’ampia evidenza in favore di questo concetto, i luciferiani sostengono che nulla di tutto ciò esiste veramente. Sostengono che l’essere umano è una tabula rasa – una macchina plasmata dal proprio ambiente.

Per capire questa ideologia o culto costruito sulla teoria della tabula rasa, bisogna considerare il fatto che gli stessi globalisti spesso esibiscono i tratti tipici dei sociopatici narcisistici. I sociopatici narcisistici a tutti gli effetti costituiscono meno dell’1% della popolazione umana totale; sono persone che non esibiscono alcuna empatia intrinseca né i normali tratti della personalità associati con l’essere “umani”. Non è un’esagerazione dire che somigliano più ai robot che a delle vere persone.

Altrove ho sostenuto che il luciferianesimo è una religione creata da sociopatici narcisistici per sociopatici narcisisti. È una specie di strumento aggregativo o organizzativo per riunire i sociopatici in un gruppo efficiente per un reciproco beneficio: una sorta di club di parassiti. Se si accetta questa teoria, ne discende qualcosa che sfugge alla comune indagine psicologica o antropologica; l’esistenza di una cabala di sociopatici narcisistici che cospirano insieme per nascondere le loro identità e predare con maggior successo.

In breve, il luciferianesimo è il sistema di valori perfetto per sociopatici narcisisti. Essi sono, in un certo senso, inumani. In quanto tabulae rasae prive di umanità, adottano una religione che tratta questa condizione come “normale”.

Ha senso dunque che considerino qualcosa di così semplice e vuoto come l’intelligenza artificiale come se fosse vita intelligente. Dal momento che è in grado di essere programmata per agire “autonomamente” (cosa che essi sembrano associare all’essere senzienti), la loro definizione di vita intelligente è soddisfatta. Se si entra nel piano morale o creativo, non c’è nulla di intelligente nell’intelligenza artificiale; ma i sociopatici narcisistici non hanno comunque idea di quello di cui stiamo parlando.

Un’ultima considerazione; lo scorso anno un software di intelligenza artificiale è stato programmato per creare opere d’arte. Il risultato è stato molto pubblicizzato e alcune opere sono state vendute per oltre 400.000 dollari. Una delle opere in questione è nella foto di apertura di questo articolo.

La reazione più comune di chi guarda questa “opera d’arte” è di ritirarsi inorriditi. Sembra uno strano scimmiottamento di elementi artistici umani, ma senz’anima. Intuitivamente possiamo percepire che l’intelligenza artificiale non è vita; ma per i globalisti è la definizione stessa della vita, probabilmente perché l’assenza di anima dell’opera riflette l’assenza di anima di chi l’ha concepita. Proprio come i cristiani credono che l’uomo sia stato creato a immagine di Dio, i luciferiani, nella loro ricerca del divino, hanno creato una “forma di vita” che è forse proprio a loro immagine.



Tratto da:
La vera ragione per cui i globalisti sono così ossessionati dall’intelligenza artificiale
 

tontolina

Forumer storico
«L’oscurità dà potere. Il potere cerca l’invisibilità. L’invisibilità conduce alla presunzione. La presunzione spinge a esporsi. Esporsi porta alla sconfitta. La sconfitta toglie potere.

Un ciclo ancestrale, quasi inalterabile.
Ci insegna che per guadagnare potere bisogna occultare. E per occultare non basta creare il buio: bisogna imparare l’arte di modellare la luce. Rifletterla, defletterla. Continuamente.
Alterare le immagini può essere molto più efficace che nasconderle.

Perché il potere si basa sulla paura: ciò che temiamo di più è ciò che non riusciamo a vedere.
Ma è proprio quando temiamo qualcosa che diffidiamo, ci difendiamo. E resistiamo.
Per questo il potere più grande è quello che si cela in ciò che vediamo e di cui ci fidiamo. Un potere che non ha più bisogno della paura.

Questo ciclo ci insegna anche che esporre, portare alla luce, è la chiave per contrastare il potere. Se non lo conosco, non posso sconfiggere un potere. Conoscerlo è il primo passo per bloccarne i meccanismi.

Per questo i sistemi più oscuri sono quelli in cui l’occultamento non lascia tracce. Tutto appare chiaro.
Sono quelli in cui l’oscurità stessa è stata oscurata.

È proprio nella luce che filtra in questi sistemi, che si annida l’oscurità.
È una luce che nasconde le cause e gli effetti. Una luce che serve a distrarre, non a distinguere.
Quando è necessario, inverte cause ed effetti in un gioco di specchi vuoti.

Anche per chi è abituato al buio, i sistemi oscuri sono difficili da guardare.
E sono pericolosi.
«Quando si guarda il lato oscuro bisogna essere prudenti… Il lato oscuro ti scruta a sua volta» dice il maestro Yoda di Star Wars.
 

tontolina

Forumer storico
L'attivista di Euromaidan con collegamenti neonazisti si unisce a Facebook come responsabile delle politiche pubbliche
Data pubblicazione: 4 giu, 2019 06:43 Oramodificata: 4 giugno 2019 09:49
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Un manifestante lancia una bomba a benzina nell'edificio del sindacato di Odessa il 2 maggio 2014 © Reuters / Yevgeny Volokin


Euromaidan activist with neo-Nazi links joins Facebook as public policy manager


Un attivista ucraino che si rallegra alla vista di 48 manifestanti anti-Maidan che bruciano a morte a Odessa nel 2014, è stato ingaggiato da Facebook apparentemente per combattere la "disinformazione" russa.
Kateryna Kruk lavorerà da Varsavia nel suo nuovo ruolo di responsabile della politica pubblica di Facebook per l'Ucraina. Sebbene i compiti immediati di Kruk non siano chiari, l'annuncio è stato accolto con entusiasmo dai suoi seguaci, sperando che lei scatenasse un giro di vite sui "troll del Cremlino" . Kruk ha una reputazione anti-russa inequivocabile, avendo scritto per diverse pubblicazioni internazionali e su Twitter.

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