L'arte serve ancora? A che cosa? (1 Viewer)

mantegna

Forumer attivo
Mi sa che hai ragione e le calde giornate qui in Nigeria non aiutano (neanche a dormire senza elettricità e quindi condizionatore :devil:).

Il Collezionista penso che in fondo sia una persona con una patologia che trae nutrimento dal possesso (ben delineato da Mantegna) ma anche da una forma di profondo controllo di ciò che lo circonda.

La sua collezione di fatto e l'espressione, e lo sfogo, più intimo delle sue debolezze :(

D'accordo, tutti abbiamo debolezze basta esserne consapevoli per non cadere nella malattia.
:accordo:

PS: senza condizionatore niente :godo:
 

Cris70

... a prescindere
Amico mio son qui ovviamente per altro e sarebbe alquanto pericoloso cedere alle tentazioni a cui fai riferimento che qui sono dovunque e costantemente.Come vedi ho ben altri problemi da fronteggiare (Boko Aram) sperando che i miei angeli custodi siano abbastanza svegli e veramente custodi
Ciao caro.

IMG_20180305_165233_01.jpg
 

pacorez

Forumer attivo
Amico mio son qui ovviamente per altro e sarebbe alquanto pericoloso cedere alle tentazioni a cui fai riferimento che qui sono dovunque e costantemente.Come vedi ho ben altri problemi da fronteggiare (Boko Aram) sperando che i miei angeli custodi siano abbastanza svegli e veramente custodi
Ciao caro.

Vedi l'allegato 466525
mioddio ... e te ne devono dare tanti di soldi ma tanti! comunque pauraaaa e ammirazione!
 

mantegna

Forumer attivo
Amico mio son qui ovviamente per altro e sarebbe alquanto pericoloso cedere alle tentazioni a cui fai riferimento che qui sono dovunque e costantemente.Come vedi ho ben altri problemi da fronteggiare (Boko Aram) sperando che i miei angeli custodi siano abbastanza svegli e veramente custodi
Ciao caro.

Vedi l'allegato 466525

Presto il giorno verrà in cui potrai dedicarti a quel progetto di cui abbiamo parlato l'ultima volta che ci siamo visti, te lo auguro con tutto il cuore.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Preso come sei, forse non hai afferrato il cuore della faccenda, anche perché ho riaperto l'argomento con post abbastanza chilometrici (mea culpa).
Ho chiesto, semplicemente, perché si "colleziona", intendendo che un collezionista sia qualcosa di diverso da un semplice possessore di opere d'arte. Anzi, il discorso potrebbe farsi già solo sul collezionismo in generale, anche di tappi, francobolli o lattine di birra vuote.
Ma ... sai ... in fondo possiamo godere dell'arte perché c'è qualcuno che la sostiene economicamente. Uno può decidere di contribuire al giochino o di goderne da fuori. In questo con l'arte è come con la famiglia: chi fa figli contribuisce in prima persona (direi anche con sacrifici) alla continuità della società, dell'economia ecc. Chi non ne fa, trae comunque vantaggio da tale continuità. Personalmente non ho contribuito a far crescere il numero dei cittadini, però contribuisco in prima persona almeno al sostegno dell'arte - pur se in modo atipico. Adesso proprio non so se molti gay trovano dalla loro condizione (normalmente non hanno prole) di single una certa spinta a partecipare, quantomeno, al gioco dell'arte e del collezionismo, ma penso di sì. Gay e, naturalmente, single etero, che per lo più non hanno figli.
Insomma, il collezionismo e dintorni può anche essere visto come un modo alternativo di partecipare al grande ballo della società in cui viviamo. E naturalmente assai spesso traligna in evento mondano puro e vacuo.

Stavolta cerco di essere breve. Consideriamo l'archeologo (quello puro, non l'affarista).Pure lui ricerca oggetti, spesso oggetti artistici. Non è un collezionista perché non li possiederà, andranno in un museo ecc. Ma è peggio di un collezionista perché non sarà mai sazio. Però non "estende il proprio io", in quanto non sceglie, trova e raccoglie di tutto. In tal modo appare che invece il collezionista, poiché sceglie, automaticamente cerca di illuminare il proprio io nel gran ballo della società.
La scelta può riguardare i pezzi di una serie sostanzialmente senza fine (collezionista d'arte) o anche una serie finita, es. i francobolli di un paese. Quest'ultimo tipo di collezione, però, non pare apportare grande prestigio (certe volte un po' sì, per esempio macchine d'epoca), mentre la collezione che riflette l'io del collezionista fa più effetto nell'ambito della società. L'archeologo è invece sostanzialmente diretto verso l'anonimità, chi ne sarà illuminato sarà l'istituzione che lo fece lavorare (fondazione, museo). Il prestigio dell'archeologo non nasce dagli oggetti, ma dalla sua abilità - conoscenze ecc.

In pratica, nel collezionista di francobolli, monete o simili oggi si sente puzza di patologia. In quello di arte la puzza viene ricoperta di soavi profumi :ombrello:.
Poi c'è anche l'archeologo del presente, che cerca nella palude dei mercatini cose meritevoli di venir recuperate ... :fiu:
 

mantegna

Forumer attivo
Stavolta cerco di essere breve. Consideriamo l'archeologo (quello puro, non l'affarista).Pure lui ricerca oggetti, spesso oggetti artistici. Non è un collezionista perché non li possiederà, andranno in un museo ecc. Ma è peggio di un collezionista perché non sarà mai sazio. Però non "estende il proprio io", in quanto non sceglie, trova e raccoglie di tutto. In tal modo appare che invece il collezionista, poiché sceglie, automaticamente cerca di illuminare il proprio io nel gran ballo della società.
La scelta può riguardare i pezzi di una serie sostanzialmente senza fine (collezionista d'arte) o anche una serie finita, es. i francobolli di un paese. Quest'ultimo tipo di collezione, però, non pare apportare grande prestigio (certe volte un po' sì, per esempio macchine d'epoca), mentre la collezione che riflette l'io del collezionista fa più effetto nell'ambito della società. L'archeologo è invece sostanzialmente diretto verso l'anonimità, chi ne sarà illuminato sarà l'istituzione che lo fece lavorare (fondazione, museo). Il prestigio dell'archeologo non nasce dagli oggetti, ma dalla sua abilità - conoscenze ecc.

In pratica, nel collezionista di francobolli, monete o simili oggi si sente puzza di patologia. In quello di arte la puzza viene ricoperta di soavi profumi :ombrello:.
Poi c'è anche l'archeologo del presente, che cerca nella palude dei mercatini cose meritevoli di venir recuperate ... :fiu:

Avendo conosciuto un archeologo vorrei precisare che anche loro si tengono in casa qualcosa di interesse. Donano al museo tutto, poi dichiarano quello che si tengono loro, ovviamente sempre a disposizione dell'istituzione..
Egli vive di scoperte, affina una particolare dote o sensibilità che deriva anche dall'esperienza ma penso abbia connotazioni innate.
Come l'archeologo anche tu sai scoprire, occorre una particolare sensibilità per capire dove può o non può nascondersi un tesoro.

Ti chiameremo Gino Jones. :jack:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Avendo conosciuto un archeologo vorrei precisare che anche loro si tengono in casa qualcosa di interesse. Donano al museo tutto, poi dichiarano quello che si tengono loro, ovviamente sempre a disposizione dell'istituzione..
Egli vive di scoperte, affina una particolare dote o sensibilità che deriva anche dall'esperienza ma penso abbia connotazioni innate.
Come l'archeologo anche tu sai scoprire, occorre una particolare sensibilità per capire dove può o non può nascondersi un tesoro.

Ti chiameremo Gino Jones. :jack:
Un'altra caratteristica ahimè necessaria all'archeologo dei mercatini è la disponibilità di sufficiente denaro pronta cassa, nonché il potersi permettere di congelarlo o addirittura perderlo nell'acquisto. Non è così raro trovarsi alla domenica sera con 500 euro in meno nelle tasche, anche se, a dire il vero, i colpacci si contraddistinguono proprio per il costo irrisorio. Senza andar tanto lontano, il mese scorso a Piazzola ho preso per 50 € (sopportabilissimi, ma magari da soli, o una tantum, non uniti ad altro ed ogni domenica) quel disegno giapponese che a tutta prima sembra valere, per confronto, sui 3/400 - qui di seguito un disegno dai Morra a 800 €

N65_b.jpg


Anonimo. L'ingresso di un palazzo. (aspetto che finisca il gelo per andarli a trovare)

PS questo era il mio, meno bello e più grande, di origini simili, a quanto pare
DSCGiapponese.JPG


Da ciò si intuisce come la presenza di una :moglie: possa intralciare il Robin Hood di turno, mentre, per contro, 3 o 4 :moglie::moglie::moglie::moglie: risultano alla fine irrilevanti :-D
 

baleng

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Magari ora potremmo cercare di definire insieme che cos'è una collezione. Il termine comprende anche un aspetto temporale (opere radunate un po' alla volta), dunque una continuità di impegno o interesse. Si intende ora il termine generico di collezione (tappi, figurine, bottiglie ...), non ancora quello specifico di collezione d'arte.
Ci sono momenti privilegiati in cui potremmo guardarci allo specchio per capire che significhi collezionare. per esempio, quando abbiamo in mano monete in qualche modo esotiche, a molti sarà capitato di volersele tenere, come cosa speciale, da mostrare - talora anche solo a sé stessi. Tenere una testimonianza che potrebbe perdersi: gli psicologi hanno mostrato come questo corrisponda a crearsi un personale museo particolare. In fin dei conti le Wunderkammer - Wikipedia non sono lontane da questo sentire, che si rinnova in noi nel momento in cui ci verrebbe da conservare quella strana moneta.

Storia
Quello delle Wunderkammer fu un fenomeno tipico del Cinquecento, che però affonda le sue radici nel Medioevo. Esso poi si sviluppò per tutto il Seicento, alimentandosi delle grandiosità barocche, e si protrasse fino al Settecento, favorito dal tipico amore per le curiosità scientifiche, proprio dell'Illuminismo.

Per un certo verso, la Wunderkammer si può considerare come il primo stadio dello sviluppo del concetto di museo, sebbene non abbia di quest'ultimo le caratteristiche della sistemazione e del metodo, ma per realizzare il quale non di rado si partì dal contenuto di Wunderkammer ereditate da privati e messe poi a disposizione del pubblico.

Infatti, tutti gli oggetti che destavano meraviglia nei secoli sopra citati, erano strettamente legati all'idea di possesso da parte dei privati, cosa che stimolò la crescita e la diffusione del collezionismo, fenomeno già conosciuto nell'antichità. Scopo del collezionista era quello di riuscire ad impossessarsi, talvolta pagando cifre molto cospicue, di oggetti straordinari provenienti dal mondo della natura o creati dalle mani dell'uomo.

Mirabilia: naturalia e artificialia
Quelli che la natura stessa forniva erano detti, con termine latino, naturalia e potevano avere in sé qualcosa di eccezionale relativamente alla forma o alle dimensioni, come, ad esempio, una coppia di gemelli con una parte del corpo in comune, animali con due teste, pesci o uccelli rari o sconosciuti, ortaggi o frutti di dimensioni superiori alla media. Diversi ma ugualmente ambiti erano gli oggetti creati dalle mani dell'uomo, detti artificialia, particolari per la loro originalità ed unicità, fatti con tecniche complicate o segrete e provenienti da ogni parte del mondo. Tutti questi reperti erano mirabilia, ovvero cose che suscitavano la meraviglia.

Essi venivano disposti a caso in una stanza, destinata a raccoglierli, le cui pareti erano rivestite di scansie di legno dove trovavano posto barattoli di vetro contenenti parti del corpo umano immerse in un liquido che avrebbe dovuto favorirne la conservazione, feti, animali deformi, rocce o pietre rare, zanne di elefante, rami di corallo, piante rare essiccate. Agli scaffali si alternavano armadi e stipetti. Questi ultimi ospitavano un'infinità di cassetti di ogni misura, in cui erano raccolti gli oggetti più piccoli o più preziosi, come perle deformi, pietre preziose rare, semi di frutti esotici. Piccole vetrine contenevano gioielli oppure oggetti preziosi unici nel loro genere, ottenuti con l'uso di perle deformi o rami di corallo di colore o forma assai rara. Al tetto della camera, alle parti libere delle pareti nonché ai lati degli scaffali, venivano appesi animali essiccati, come, ad esempio, piccoli coccodrilli, lucertole, oppure ossa e denti di pesci, uccelli e mammiferi, o ancora grandi conchiglie. Straordinariamente desiderabili apparivano i "naturalia" e gli "artificialia" provenienti da paesi lontani, al di là dai mari.

Ma non erano solo questi gli oggetti degni di far bella mostra di sé in una Wunderkammer: ve ne erano altri, come libri e stampe rare, raccolte di foglie essiccate, quadri, cammei, filigrane, collane di perle e coralli, vasi, reperti archeologici, monete antiche, tutti articoli che incrementavano un commercio che era rivolto a soddisfare le esigenze del collezionismo e che non di rado traeva sostentamento dalle falsificazioni. Poiché però tutti questi oggetti avevano un prezzo ingente, possedere una Wunderkammer degna di essere mostrata agli amici e ad illustri visitatori non era un fatto molto comune: generalmente averne una era appannaggio di re e nobili, di emeriti scienziati e di uomini dotti e ricchi, di conventi e monasteri. Questi ultimi erano stati sin dal loro primo apparire, non solo luoghi destinati ad accogliere i religiosi, ma anche fari di civiltà e custodi della cultura.

Nelle abbazie frequentemente vi erano biblioteche che ospitavano libri rari e Wunderkammer dove si potevano trovare di preferenza oggetti che erano argomenti di studio per gli scienziati, o manoscritti di opere ormai introvabili altrove e persino qualche papiro egiziano. I monasteri, poi, ricevevano donazioni, eredità, ex voto offerti in cambio delle grazie ottenute. L'accumularsi di "naturalia" e "artificialia" nelle Wunderkammer diede luogo, in un certo momento, verso la fine del XVIII secolo, alla costituzione di veri e propri musei, allorché i monaci delle abbazie o i possessori privati di camere delle meraviglie decisero di ordinare e catalogare la quantità incredibile del materiale raccolto e di consentirne, sia pure con molta iniziale cautela, la fruizione al pubblico.
 

baleng

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Usando il metodo di Silvio Ceccato, vorrei andare a trovare la differenza tra Collezione e Raccolta, termini che sino a un certo punto indicano cose analoghe, però a un certo momento si differenziano ed una diviene il contrario dell'altra. Si parte da definizioni vaghe ma si deve arrivare a qualcosa di preciso e completo.

1 Impressioni: Una raccolta di figurine/una collezione di figurine: sentiamo come la seconda sia "più preziosa", chieda maggiore attenzione.
La raccolta delle olive: collezione non si può dire.
2 A questo punto già si vede come nella collezione gli oggetti vengano presi uno ad uno (il che dà la maggiore importanza) mentre nella raccolta si operi "tirando su" all'ingrosso, come le olive, appunto. Ugualmente, la collezione, per tale motivo, apparirà più ordinata.
3 Una raccolta di citazioni/una collezione di citazioni la seconda è assai difficile da dire, anche perché qui si vede come la collezione si riferisca alla materialità degli oggetti, mentre la raccolta non specifica su questo punto.
4 Ironico Hai fatto una vera e propria collezione di errori /raccolta non si può dire. Perché? Raccolta di errori significherebbe che metto via archiviandoli gli errori altrui (soprattutto), mentre collezione indica un rapporto diretto tra il soggetto e gli errori compiuti. Anche qui collezione porta a: te li sei proprio scelti uno a uno.
5 Raccolta di spazzatura, non collezione. OK, qui ci siamo, raccolta tira su di tutto alla grossa senza scegliere, collezione invece sceglie i pezzi uno ad uno, e questa operazione dà loro valore.

Si potrebbe anche continuare. Ma penso sia più importante osservare che il collezionista sceglie un pezzo alla volta, prestandogli la dovuta attenzione, il raccoglitore tira su un po' di tutto.
Se qualcuno vuole continuare ...
 

vecchio frank

could be worse...
Spostando l'accento sulle persone, su questa bella pubblicazione dell'ALI (Associazione Liberi Incisori) che è ancora possibile ordinare gratis (ma affrettatevi perché credo sia in via di esaurimento)
alincisori.it
ho trovato questa interessante suddivisione riportata da Maurice Rheims - L'affascinante storia del collezionismo sulle tre categorie d raccoglitori d'oggetti, ovvero i collezionisti, gli amatori e i curiosi:

"Il collezionista desidera possedere tutto quanto rientri in un determinato campo. Per soddisfare questo desiderio s'avvale del proprio gusto, innato o acquisito col tempo, del senso della perfezione e del suo istinto di ricercatore. Ma, oltre a cercare gli oggetti, il collezionista s'interessa della loro origine, delle pubblicazioni apparse sull'argomento, delle perizie e dei prezzi correnti nel mercato antiquario. E' un individuo che ha il fiuto del cacciatore, l'anima del poliziotto, l'obiettività dello storico, la prudenza del mercante di cavalli.

L'amatore è ben diverso dal collezionista: è una persona che cerca la perfezione attraverso l'armonia e la bellezza; ama gli oggetti non in funzione di una loro futura disposizione in serie, ma piuttosto per la loro diversità che lo affascina e corrisponde ai suoi molteplici stati d'animo. (...) Nell'arte egli cerca la sensazione; disposto a gustare mille cose diverse sotto le forme più diverse, mescola nella sua passione l'oggetto che ha mille anni e una scultura di Brancusi. (...)

Accanto ai collezionisti e agli amatori ci sono i curiosi. Specie ibrida e aberrante, dedita alla ricerca di oggetti più insoliti che belli, essi giungono a una scelta più raffinata in quanto pare fatta con una sorta di maligna perversità. Spesso però, il vero curioso si appassionerà a qualcosa che non è di moda e proprio per questo apparirà curioso agli occhi degli altri. (...)

Collezionista e amatore sono forse degli artisti creatori che non avendo - o credendo di non avere - la capacità di esprimersi plasticamente, sfogano il loro bisogno di espressione attraverso gli oggetti scelti con tanta cura".

Ebbene, secondo questa classificazione, io mi ritengo una via di mezzo tra il curioso e l'amatore. Collezionista no senz'altro. E voi?

ATTENZIONE: non si riesce a linkare direttamente la pubblicazione. Nella homepage del sito dell'ALI dovete cliccare su Cosa facciamo - Pubblicazioni - Pubbl.nr.22 Quaderno nr.3 Collezionare grafica d'arte.
 
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