L'arte serve ancora? A che cosa? (1 Viewer)

Heimat

Forumer attivo
Thread interessante. Mi sono spesso interrogato sulle motivazioni che mi inducono a collezionare. I contributi di Baleng sono sempre illuminanti anche se noto da tempo un suo voler distaccarsi da una passione rendendola banale per poi ritornare a parlarne. Io vedo il collezionismo come malattia che presenta diversi gradi di gravità. La passione par l'arte mi ha portato nel tempo ad approfondire tematiche legate alla filosofia, alla psicologia alla sociologia ecc. L'arte riflette sempre il tempo contemporaneo e, quando tocca le intimità personali, diventa atemporale e quindi sempre contemporanea agli occh di chi la guarda. Anche la riflessione di Mantegna è interessante. Il suo voler distaccarsi dalla materialità è, e sarà, un desiderio non esaudibile.
 
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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Sono soffocato dalla roba, ne ho troppa, limita la mia libertà, nei prossimi anni dovrò vendere di tutto un po'. Anche l'arte concorre a riempirmi gli spazi fino alla nausea, nei prossimi anni mi disferò di tutto perchè la vera libertà sta nel non possedere nulla, nel non avere nulla che ti vincoli e ti impegni in un mandato che finisce per condizionare la vita.
Questa è la conclusione a cui sono arrivato, l'istinto di possedere, con una scusa o l'altra, porta solo a cataste di cose che svuotano di significato gli oggetti stessi e la nostra vita.
L'arte espande il nostro io? Solo una illusione. Il collezionismo può a buona ragione essere considerato una forma di malattia mentale, riempirsi di roba per sublimare l'impotenza a realizzare quello di cui avremmo veramente bisogno trovando in questo modo parziale sollievo.
Altro discorso è invece l'interesse culturale per l'arte che può riempirci la vita con contenuti che ci mantengono legati alla nostra dimensione, alla realtà esterna. Se l'arte fosse solo evasione non si capisce come potrebbe sopravvivere di fronte a competitors che stanno diventando molto più forti, cinema televisione sport videogiochi social networks. Un futuro lo vedo proprio in questo, arte come aiuto allo studio del mondo a cui apparteniamo.
Futuro del collezionismo razionalmente legato solo allo status symbol, soddisfacente l'illusione di essere di più, una ricerca come giustificazione del proprio status e nel poter dire di essere anche più intelligenti degli altri.
Personalmente non ho bisogno di questo tipo di stupefacenti.

:jack:

Non so, caro @mantegna, quanto questo discorso estremistico non corrisponda al mio personale elastico "cedo tutto vs compro ancora". Probabilmente stai assaporando anche tu le gioie della scoperta, che sono simili a quelle del cercatore di funghi cui i funghi non piacciono, e li regala.
Ma, dopo aver ringraziato Heimat delle belle parole, prendo spunto dal tuo intervento per spiegarmi un fatto recente, recentissimo, capitatomi domenica scorsa.
Tu sai come io sia affascinato dall'alta qualità presente nelle opere del periodo Liberty, design compreso. Tuttavia non è che smanio per avere in casa la caffettiera che ho visto esposta al museo di Darmstadt (imperdibile, come dicono le comari che scrivono quegli orribili dépliant turistici). Però domenica, in un pacco di disegni sicuramente di quell'epoca, c'erano quattro schizzi di design con firma che poteva appartenere ad un grande. Comprati o no (sì), il punto è che vedendoli, soprattutto quello con le 4 foglie stilizzate ( https://www.investireoggi.it/forums...-mercatini-negozi-aste-eredita.83771/page-389 ) mi è stato chiaro come io percepissi tutto quel mondo come già storicizzato, già in mano ai musei o a quelli che lo usano come status symbol. Ora io stavo toccando direttamente un lembo di quel mondo, magari un lembo men che minore, ma rappresentativo, sfuggito ai predatori di cui sopra. Non fraintendermi, non era l'emozione del possibile possesso (o magari solo quella del possibile guadagno, why not?): era invece l'emozione come di fronte ad una apparizione, quella del poter parlare con un angelo :eeh:, direttamente, di fronte a te: un angelo che ha perduto la strada e chiede indicazioni proprio a te.
Non si possiede un angelo, al massimo si può conversare con lui: per questo non mi sento un vero collezionista.
 
Io compro arte perché mi va. E la vendo pure. E la soddisfazione che provo nel guardare ogni giorno quello che espongo a casa mia mi ripaga più di quello che guadagno se vendo
 

mantegna

Forumer attivo
Non so, caro @mantegna, quanto questo discorso estremistico non corrisponda al mio personale elastico "cedo tutto vs compro ancora". Probabilmente stai assaporando anche tu le gioie della scoperta, che sono simili a quelle del cercatore di funghi cui i funghi non piacciono, e li regala.
Ma, dopo aver ringraziato Heimat delle belle parole, prendo spunto dal tuo intervento per spiegarmi un fatto recente, recentissimo, capitatomi domenica scorsa.
Tu sai come io sia affascinato dall'alta qualità presente nelle opere del periodo Liberty, design compreso. Tuttavia non è che smanio per avere in casa la caffettiera che ho visto esposta al museo di Darmstadt (imperdibile, come dicono le comari che scrivono quegli orribili dépliant turistici). Però domenica, in un pacco di disegni sicuramente di quell'epoca, c'erano quattro schizzi di design con firma che poteva appartenere ad un grande. Comprati o no (sì), il punto è che vedendoli, soprattutto quello con le 4 foglie stilizzate ( https://www.investireoggi.it/forums...-mercatini-negozi-aste-eredita.83771/page-389 ) mi è stato chiaro come io percepissi tutto quel mondo come già storicizzato, già in mano ai musei o a quelli che lo usano come status symbol. Ora io stavo toccando direttamente un lembo di quel mondo, magari un lembo men che minore, ma rappresentativo, sfuggito ai predatori di cui sopra. Non fraintendermi, non era l'emozione del possibile possesso (o magari solo quella del possibile guadagno, why not?): era invece l'emozione come di fronte ad una apparizione, quella del poter parlare con un angelo :eeh:, direttamente, di fronte a te: un angelo che ha perduto la strada e chiede indicazioni proprio a te.
Non si possiede un angelo, al massimo si può conversare con lui: per questo non mi sento un vero collezionista.

Commerciare, nel tuo specifico, ha un senso perchè diventa anche un divertimento. Se nel percorso riesci anche a sognare, tutto di guadagnato.
Giocare nella vita è fondamentale e condivido che il tuo approccio mette insieme il commercio, il collezionismo, il gioco, la cultura.
Sei molto atipico, direi unico.
Ma il discorso che facevo riguardava la media non l'eccellenza.
Tanta roba.
:angel:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Commerciare, nel tuo specifico, ha un senso perchè diventa anche un divertimento. Se nel percorso riesci anche a sognare, tutto di guadagnato.
Giocare nella vita è fondamentale e condivido che il tuo approccio mette insieme il commercio, il collezionismo, il gioco, la cultura.
Sei molto atipico, direi unico.
Ma il discorso che facevo riguardava la media non l'eccellenza.
Tanta roba.
:angel:
Ma ... sai ... in fondo possiamo godere dell'arte perché c'è qualcuno che la sostiene economicamente. Uno può decidere di contribuire al giochino o di goderne da fuori. In questo con l'arte è come con la famiglia: chi fa figli contribuisce in prima persona (direi anche con sacrifici) alla continuità della società, dell'economia ecc. Chi non ne fa, trae comunque vantaggio da tale continuità. Personalmente non ho contribuito a far crescere il numero dei cittadini, però contribuisco in prima persona almeno al sostegno dell'arte - pur se in modo atipico. Adesso proprio non so se molti gay trovano dalla loro condizione (normalmente non hanno prole) di single una certa spinta a partecipare, quantomeno, al gioco dell'arte e del collezionismo, ma penso di sì. Gay e, naturalmente, single etero, che per lo più non hanno figli.
Insomma, il collezionismo e dintorni può anche essere visto come un modo alternativo di partecipare al grande ballo della società in cui viviamo. E naturalmente assai spesso traligna in evento mondano puro e vacuo.
 

Cris70

... a prescindere
Vi leggo e non comprendo.
Non comprendo soprattutto perché porsi la domanda se l'arte serva a qualcosa.

È come chiedersi se lo sport, la politica, la religione, ecc.. servano a qualcosa.
Ogni passione o attività umana, nasce perché si sente il bisogno di assecondarla perché se ne sente la necessità materiale o meno.

L'arte, a differenza degli altri esempi, vista con gli occhi del collezionista secondo me ha la peculiarità di non avere un fine ultimo delineato e e valido per tutti; forse è proprio questo che la rende così affascinante. Ognuno la vive a modo suo e ognuno ci vede/cerca quel che vuole; l'arte forse serve proprio a questo ... dare un senso completezza (effimero o meno) ad ognuno di noi.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Vi leggo e non comprendo.
Non comprendo soprattutto perché porsi la domanda se l'arte serva a qualcosa.

È come chiedersi se lo sport, la politica, la religione, ecc.. servano a qualcosa.
Ogni passione o attività umana, nasce perché si sente il bisogno di assecondarla perché se ne sente la necessità materiale o meno.

L'arte, a differenza degli altri esempi, vista con gli occhi del collezionista secondo me ha la peculiarità di non avere un fine ultimo delineato e e valido per tutti; forse è proprio questo che la rende così affascinante. Ognuno la vive a modo suo e ognuno ci vede/cerca quel che vuole; l'arte forse serve proprio a questo ... dare un senso completezza (effimero o meno) ad ognuno di noi.
Preso come sei, forse non hai afferrato il cuore della faccenda, anche perché ho riaperto l'argomento con post abbastanza chilometrici (mea culpa).
Ho chiesto, semplicemente, perché si "colleziona", intendendo che un collezionista sia qualcosa di diverso da un semplice possessore di opere d'arte. Anzi, il discorso potrebbe farsi già solo sul collezionismo in generale, anche di tappi, francobolli o lattine di birra vuote.
 

mantegna

Forumer attivo
Ma ... sai ... in fondo possiamo godere dell'arte perché c'è qualcuno che la sostiene economicamente. Uno può decidere di contribuire al giochino o di goderne da fuori. In questo con l'arte è come con la famiglia: chi fa figli contribuisce in prima persona (direi anche con sacrifici) alla continuità della società, dell'economia ecc. Chi non ne fa, trae comunque vantaggio da tale continuità. Personalmente non ho contribuito a far crescere il numero dei cittadini, però contribuisco in prima persona almeno al sostegno dell'arte - pur se in modo atipico. Adesso proprio non so se molti gay trovano dalla loro condizione (normalmente non hanno prole) di single una certa spinta a partecipare, quantomeno, al gioco dell'arte e del collezionismo, ma penso di sì. Gay e, naturalmente, single etero, che per lo più non hanno figli.
Insomma, il collezionismo e dintorni può anche essere visto come un modo alternativo di partecipare al grande ballo della società in cui viviamo. E naturalmente assai spesso traligna in evento mondano puro e vacuo.

Sei sempre in tempo...;)
 

Cris70

... a prescindere
Preso come sei, forse non hai afferrato il cuore della faccenda, anche perché ho riaperto l'argomento con post abbastanza chilometrici (mea culpa).
Ho chiesto, semplicemente, perché si "colleziona", intendendo che un collezionista sia qualcosa di diverso da un semplice possessore di opere d'arte. Anzi, il discorso potrebbe farsi già solo sul collezionismo in generale, anche di tappi, francobolli o lattine di birra vuote.

Mi sa che hai ragione e le calde giornate qui in Nigeria non aiutano (neanche a dormire senza elettricità e quindi condizionatore :devil:).

Il Collezionista penso che in fondo sia una persona con una patologia che trae nutrimento dal possesso (ben delineato da Mantegna) ma anche da una forma di profondo controllo di ciò che lo circonda.

La sua collezione di fatto e l'espressione, e lo sfogo, più intimo delle sue debolezze :(
 

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