L'angolo della poesia (3 lettori)

popov

Coito, ergo cum.
Il modo tuo d’amare
È lasciare che io ti ami.
Il si con cui ti abbandoni
È il silenzio. I tuoi baci
Sono offrirmi le labbra
Perché io le baci.
Mai parole o abbracci
Mi diranno che esistevi
E mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi,
tu, no.
E sto abbracciato a te
Senza chiederti nulla, per timore
Che non sia vero
Che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
Senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
Con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d’amarti solo io.

(Pedro Salinas)

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popov

Coito, ergo cum.
Mi chiedi parole.
Ma il tempo precipita come un masso
sulla mia anima che vuole certezze,
e più non ha sillabe da offrire
se non quelle silenziose del sangue
legate al tuo nome,
o mia vita, mio amore senza fine.

(Salvatore Quasimodo)
 

Sir Green

Forumer storico
E spalla a spalla due giovani
vanno con passo cauto e lento
per non disperdere questa luce
che da cuore a cuore trabocca

BLAGA DIMITROVA


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Sir Green

Forumer storico
Fra le Stelle

L'uno ancora dall'altra lontani camminavamo.
Con le sue ombre il bosco ci ha inseguito.
Alzammo però lo sguardo… E nel cielo in un istante
una valanga di stelle ci ha trascinato.

Involontariamente allora mi sono stretta a te
per non perdermi nella via Lattea.
E tu con mano forte mi hai preso per mano -
perché le infinite stelle non ci dividano.

Così da allora siamo rimasti in due.
E sempre penso: se l'uno
dall'altra si staccasse appena,
nel grande mondo non ci troveremmo.


Blaga Dimitrova

 

Sir Green

Forumer storico
Matilde, nome di pianta o di pietra, o di vino,
di ciò che nasce dalla terra e dura,
parola nel cui aumento albeggia,
nella cui estate scoppia la luce dei limoni.

In questo nome crescon navigli di legno
circondati da sciami di fuoco azzurro marino,
e quelle lettere sono l'acqua d'un fiume
che sfocia nel mio cuore calcinato.

Oh nome scoperto sotto un rampicante
come la porta d'una galleria sconosciuta
che comunica con la fragranza del mondo!

Oh invadimi con la tua bocca bruciante,
indagami, se vuoi, coi tuoi occhi notturni,
ma lasciami nel tuo nome navigare e dormire.

Pablo Neruda
 

Sir Green

Forumer storico
Il cinque maggio

Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua cruenta polvere
A calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
Vide il mio genio e tacque;
Quando, con vece assidua,
Cadde, risorse e giacque,
Di mille voci al sonito
Mista la sua non ha:
Vergin di servo encomio
E di codardo oltraggio,
Sorge or commosso al subito
Sparir di tanto raggio:
E scioglie all’urna un cantico
Che forse non morrà.
Dall’Alpi alle Piramidi,
Dal Manzanarre al Reno,
Di quel securo il fulmine
Tenea dietro al baleno;
Scoppiò da Scilla al Tanai,
Dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al regno;
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il periglio,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il tristo esiglio:
Due volte nella polvere,
Due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
L’un contro l’altro armato,
Sommessi a lui si volsero,
Come aspettando il fato;
Ei fe’ silenzio, ed arbitro
S’assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell’ozio
Chiuse in sì breve sponda,
Segno d’immensa invidia
E di pietà profonda,
D’inestinguibil odio
E d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
L’onda s’avvolve e pesa,
L’onda su cui del misero,
Alta pur dianzi e tesa,
Scorrea la vista a scernere
Prode remote invan;
Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
Narrar se stesso imprese,
E sull’eterne pagine
Cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito

Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
Tende, e i percossi valli,
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda dei cavalli,
E il concitato imperio,
E il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
Cadde lo spirto anelo,
E disperò: ma valida
Venne una man dal cielo,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;
E l’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi eterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è silenzio e tenebre
La gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza
Al disonor del Golgota
Giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.

A. Manzoni





 

popov

Coito, ergo cum.
Gli occhi mi corsero
dietro una bruna che passava.

Era di madreperla nera,
era d’uva scura,
e mi sferzò il sangue
con la sua coda di fuoco.

Dietro tutte
vado.

Passò una chiara bionda
come una pianta d’oro
dondolando i suoi doni.
E la mia bocca andò come in un’onda
scaricando sul suo seno
lampi di sangue.

Dietro tutte vado.

Ma a te, senza muovermi,
senza vederti, te distante,
vanno il mio sangue e i miei baci,
bruna e bionda mia,
alta e piccola mia,
ampia e sottile mia,
mia brutta, mia bellezza,
fatta di tutto l’oro
e di tutto l’argento,
fatta di tutto il frumento
e di tutta la terra,
fatta di tutta l’acqua
delle onde marine,
fatta per le mie braccia,
fatta per i miei baci,
fatta per l’anima mia.

(Pablo Neruda)

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popov

Coito, ergo cum.
Lei è in piedi sulle mie palpebre
e i suoi capelli sono nei miei,
lei ha la forma delle mie mani,
lei ha il colore dei miei occhi,
lei è sprofondata dentro la mia ombra
come una pietra sopra il cielo.
Lei ha sempre gli occhi aperti
e non mi lascia dormire.
I suoi sogni in piena luce
fanno evaporare i soli,
mi fanno ridere, piangere e ridere
parlare senza avere niente da dire.

(Paul Eluard)
 

Claire

ἰοίην
Non ti chiedo di darmi un bacio. Non chiedermi scusa quando penso che tu abbia sbagliato. Non ti chiederò nemmeno di abbracciarmi quando ne ho più bisogno, non ti chiedo di dirmi quanto sono bella, anche se è una bugia, né di scrivermi niente di bello. Non ti chiederò nemmeno di chiamarmi per dirmi com'è andata la giornata, né di dirmi che ti manco. Non ti chiederò di ringraziarmi per tutto quello che faccio per te, né che ti preoccupi per me quando il mio animo è a terra e ovviamente, non ti chiederò di appoggiarmi nelle mie decisioni. Non ti chiederò nemmeno di ascoltarmi quando ho mille storie da raccontarti. Non ti chiederò di fare niente, nemmeno di stare al mio fianco per sempre. Perché se devo chiedertelo, non lo voglio più.
Frida Kahlo
 

Claire

ἰοίην
Sei come una casa piena di problemi,
ma ti comprerei,
mi indebiterei,
per te;
anche se nessuno garantirebbe per noi (molti anzi giurerebbero che c'è di meglio e a minor costo);

ché poi, a pensarci,
non saresti nemmeno
acquistabile di getto,
con le chiavi in mano
del tuo cuore:

tu sei una nuda proprietà,
con usufruttuario nato oggi;

sei una casa di quelle
accatastate diversamente,
da mettere in regola,
ché sembri tutto
fuorché quello che dichiari,
a guardarti dal vivo,
a scandagliarti negli occhi;

di quelle con l'impianto non a norma;
con la crepa strutturale:
la crepa che mi dài,
in fondo al petto.

Sei una casa fatta apposta
per crollarmi addosso,
sei una casa da farmi soccombere
fra le tue macerie;

ma ti abiterei,
con il tuo magnifico
pertinenziale terrazzino,
sul mio appartato ed esclusivo amore.

Beatrice Zerbini 2017
 

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