L'angolo della poesia (1 Viewer)

popov

Coito, ergo cum.
Sapevo che tu mi sognavi.
Perciò non potevo dormire.

(Anna Andreevna Achmatova)

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popov

Coito, ergo cum.
Faccio tutto ciò che posso
perché il mio amore
non ti disturbi,
ti guardo di nascosto,
ti sorrido quando non mi vedi.
Poso il mio sguardo
e la mia anima ovunque
vorrei posare i miei baci:
sui tuoi capelli,
sulla tua fronte,
sui tuoi occhi,
sulle tue labbra,
ovunque le carezze
abbiano libero accesso.

(Victor Hugo)

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popov

Coito, ergo cum.
... e quando il giorno declina
Quando il sonno ci prende
Nei nostri letti diversi
I nostri sogni si avvicinano
Oggetti nella stessa tasca
E viviamo confusi
Nello stesso pazzo sogno
I miei sogni ti somigliano.

(Guillaume Apollinaire)
 

popov

Coito, ergo cum.
Non so quando ci vedremo di nuovo, o come sarà il mondo quando
succederà. Potremmo aver visto entrambi molte cose orribili. Ma io ti
penserò ogni volta che avrò bisogno di ricordarmi che in questo mondo
esistono bellezza e bontà.

(Arthur Golden)

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popov

Coito, ergo cum.
Da quando mi sono innamorata di te, ogni cosa si è trasformata ed è talmente piena di bellezza…
L’amore è come un profumo, come una corrente, come la pioggia.
Sai, cielo mio, tu sei come la pioggia ed io, come la terra, ti ricevo e accolgo.

(Frida Kahlo)

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popov

Coito, ergo cum.
Ti aspetto con gioia come se tu fossi un intero paese e completamente nuovo.
Ti aspetto, sul confine tra me e te.

(Marina Cvetaeva)

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Claire

ἰοίην
L'ODIO

Guardate com'e' sempre efficiente,
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l'odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli.
Come gli e' facile avventarsi, agguantare.
Non e' come gli altri sentimenti.
Insieme più vecchio e più giovane di loro.
Da solo genera le cause
che lo fanno nascere.
Se si addormenta,il suo non e' mai un sonno eterno.
L'insonnia non lo indebolisce,ma lo rafforza.
Religione o non religione-
purché ci si inginocchi per il via.
Patria o no-
purché si scatti alla partenza.
Anche la giustizia va bene, all'inizio.
Poi corre tutto solo.
L'odio. L'odio.
Una smorfia di estasi amorosa
gli deforma il viso.
Oh, questi altri sentimenti-
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione e'mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina, che sa il fatto suo.
Capace, sveglio, molto laborioso.
Occorre dire quante canzoni ha composto?
Quante pagine ha scritto nei libri di storia?
Quanti tappeti umani ha disteso
su quante piazze, stadi?
Diciamoci la verità:
sa creare bellezza.
Splendidi i suoi bagliori nella notte nera.
Magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata.
Innegabile e' il pathos delle rovine
e l'umorismo grasso
della colonna che vigorosa le sovrasta.
E' un maestro del contrasto
tra fracasso e silenzio,
tra sangue rosso e neve bianca.
E soprattutto non lo annoia mai
il motivo del lindo carnefice
sopra la vittima insozzata
In ogni instante e' pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare, aspetterà.
Lo dicono cieco. Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
– lui solo.
WISLAWA SZYMBORSKA
 

Claire

ἰοίην
Più lontano mi sei, più Ti risento
farmiti dentro il cuore
sangue, grido, tumore,
e crescermi nel petto.

Più sei lontano e più Ti porto addosso,
fra l'abito e la carne,
contrabbando cattivo,
volpe rubata che mi mangia il petto.

__ Gesualdo Bufalino" __

in "L'amaro miele"
 

popov

Coito, ergo cum.
Oggi ho da fare molte cose:
devo uccidere fino in fondo la memoria
devo impietrire l’anima
devo imparare di nuovo a vivere.

(Anna Andreevna Achmatova)

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Ignatius

sfumature di grigio
La sposa infedele
E io che me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza,
invece aveva marito.
Fu la notte di San Giacomo
e quasi per obbligo.
Si spensero i fanali
e s'accesero i grilli.
Alle ultime svolte
toccai i suoi seni nudi addormentati
e di colpo s'aprirono
come rami di giacinti.
L'amido della sua gonnellina
suonava alle mie orecchie
come un pezzo di seta
lacerato da dieci coltelli.
Senza luce d'argento sulle cime
sono cresciuti gli alberi
e un orizzonte di cani
abbaia lontano dal fiume.


Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto il cespuglio dei suoi capelli
feci una buca nella fanghiglia.
Io mi levai la cravatta.
Lei si tolse il vestito.
Io la cintura e la rivoltella.
Lei i suoi quattro corpetti.
Non hanno una pelle così fine
le tuberose e le conchiglie
né i cristalli alla luna
risplendono di tanta luce.
Le sue cosce mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di brace,
metà piene di freddo.
Corsi quella notte
il migliore dei cammini
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che ella mi disse.
La luce dell'intendimento
mi fa esser molro discreto.
Sporca di baci e di sabbia
la portai via dal fiume.
Con la brezza di battevano
le spade dei gigli.
Agii da quello che sono,
da vero gitano.
Le ragalai un grande cestino
di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perchè avendo marito
mi disse che era ragazza
mentre la portavo al fiume.


F.G.L.
 

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