LA VITA NON E' TROVARE SE STESSI. LA VITA E' CREARE SE STESSI (1 Viewer)

marofib

Forumer storico
prendiamo esempio il legno-arredo
secondo me il nero gira intorno al 20%(non meno)...chi compra casa...quando arriva ai mobili i soldi sono finiti......pagare su una cucina 2500 di iva..non ci pensa proprio!!
ci sono battaglie ogni giorno col negoziante che vuole la cucina in nero....e la fabbrica che deve andare con i piedi di piombo..alla fine molte volte finisce che si perde il cliente....ma ci sara' sempre qualcuno disposto....quindi e' una guerra che portera' solo morti
 

Val

Torniamo alla LIRA
Marofib, il "nero" ci sarà sempre........
Perchè in "nero" si paga anche l'operaio..........

A mio parere non è l'Iva che cambia questo "sistema".
Ma è inserire la detraibilità fiscale delle fatture.

Ma Tu pensi che tutti i negozianti facciano lo scontrino fiscale, che ormai non serve.
La statistica ci dice il 30% no.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non canterò mai un altroinno. Sono proprio dei mentecatti

Ormai siamo all’Italia dei Senza Patria. Quelli ai quali bandiera e inno nazionale non dicono più nulla.
Nello sport predicano lealtà ma voltano le spalle alla Nazione.

Per la serie facciamoci riconoscere, sui campi di basket si canterà la Marsigliese e non l’Inno di Mameli.
Non ci si scambiano più le maglie, si indossano direttamente quelle altrui. È dai tempi di Badoglio che funziona così.

L’esibizionismo di marca provinciale si manifesta per Notre Dame.
Una tragedia che ha colpito il mondo ci vede cospargere lacrime di coccodrillo sui campi dove oggi si disputeranno
gli incontri di pallacanestro rinunciando al nostro orgoglio nazionale.
Non ci sarà l’inno francese accanto a quello italiano
. No, quello italiano sparirà proprio.

Ormai è una moda cancellare ogni traccia di noi: lo ha fatto anche il Pd dal balcone del Nazzareno, lasciando solo la bandiera europea.

Qualcuno dovrebbe domandare in giro se per caso, in occasione del crollo del Ponte Morandi
con la drammatica morte di decine e decine di nostri connazionali, in quale campo di bocce d’Oltralpe siano risuonate le note dell’Inno di Mameli.


Ci si chiede se dalle parti della Lega Basket si sia improvvisamente impazziti
o se il caldo di questi giorni si sia impadronito dei vertici, dei decisori di queste strambe idee.
Che hanno la sola conseguenza di far perdere valore al sentimento di autentica solidarietà che si è mosso per il rogo della Cattedrale di Parigi.

Si è scatenata ad esempio la rivolta delle tifoserie.
Che sui social hanno sparato ad alzo zero contro la stravagante iniziativa.
Mettendo in campo – è il caso di dirlo – le più suggestive modalità di contestazione della Marsigliese al posto di Fratelli d’Italia.

Non entrare nel palazzetto. Fischiare durante l’inno. Girarsi di spalle. Oppure entrare direttamente dopo che è stato suonato.
Chissà se prima i poi ci si renderà conto che la nostra Patria merita rispetto anche nelle manifestazioni sportive,
che non si può più scherzare con quelli che sono i simboli della Nazione.

E suona assolutamente condivisibile la riflessione che ha fatto in proposito il deputato di FdI Carlo Fidanza:
“Mi lascia perplesso la scelta della lega Basket di far suonare l’inno francese al posto di quello italiano per la tragedia di Notre Dame.
Doverosa la vicinanza al popolo francese ma sostituire l’inno italiano è inaccettabile!

Non risulta a memoria che tali scelte siano state fatte in occasione di eventi tragici – prosegue –
come i numerosi attentati terroristici che hanno colpito la stessa Francia e altri paesi europei causando decine di vittime.
Ne’ tantomeno risulta che analoga iniziativa sia stata svolta in altri paesi in solidarieta’ all’Italia”.

La protesta esplosa da tantissimi settori – i più diversi – ha poi costretto ad una parzialissima retromarcia la Lega basket, ma resta la pessima figura.

Pare che adesso abbiano stabilito che l’inno francese sarà suonato non obbligatoriamente ma sarà solo una facoltà.
Quindi, le società di pallacanestro che non aderiranno alla curiosa ideona, non subiranno una sanzione.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Chissà come ci si sente dentro ? Un tarlo che rosica rosica rosica.
Bello mio, oramai hai dato. Ora rassegnati al lento oblio.......il tuo "male" l'abbiamo già digerito.

“Vi siete accorti che fanno di tutto per gettare fango sulla Lega?
Si avvicinano le Europee e se ne inventeranno di ogni per fermare il Capitano.
Ma noi siamo armati e dotati di elmetto! Avanti tutta, Buona Pasqua!”.

Il post di Luca Morisi, spin doctor di Matto Salvini su Facebook Luca Morisi,
a corredo di una foto del leader leghista con un mitra in mano, ha scatenato una inutile polemica pasquale.

Il post di Morisi è sicuramente di cattivo gusto ma da qui a ingigantire l’allarme come ha fatto Roberto Saviano,
denunciando una inesistente “istigazione a delinquere” ce ne corre.

“Morisi – ha scritto Saviano – decide di minacciare l’opposizione con un’immagine che lascia poco all’immaginazione:
Salvini armato e con dietro uomini in divisa. Messaggio chiaro per chiunque lo critichi. Messaggio eloquente e agghiacciante.
Luca Morisi è una persona pericolosa, ma di questo pericolo dovrebbe occuparsi il suo datore di lavoro. Difficilmente lo farà”.
“Noi, Morisi – aggiunge Saviano – non abbiamo paura. Un giorno lei risponderà del male che sta seminando.
Nel frattempo spero che qualcuno la cacci via e la processi per istigazione a delinquere,
reato procedibile d’ufficio e che quindi ognuno di noi può denunciare. Vi invito a farlo”.

L’esaltazione di Saviano
Non è la prima volta che Saviano si sente in dovere di indicare alla magistratura quale sia la strada giusta da seguire per tutelare la “democrazia”.

E' seguita una infinita serie di post e tweet contro Morisi nel giorno in cui la maggioranza degli italiani pensava a festeggiare
o rivolgeva un pensiero commosso alle vittime degli attentati nello Sri Lanka.

Chi ha chiesto il licenziamento immediato di Morisi,
chi addirittura ha invocato l’intervento del presidente Mattarella,
chi ha chiesto a Salvini un’immediata presa di distanza,
chi ha messo in relazione l’immagine del mitra agli attentati nello Sri Lanka.

Una lunga catena di reazioni che ha avuto come unico risultato quello di dare al post di Morisi una visibilità enorme,
imponendolo all’attenzione anche di chi non era nemmeno a conoscenza dell’esistenza di Morisi stesso.

Tra l’altro se proprio di violenza vogliamo parlare non si ha notizia di cortei non autorizzati contro esponenti della sinistra
organizzati da militanti leghisti, sport preferito, al contrario, da centri sociali e collettivi antifascisti contro Salvini in ogni piazza d’Italia.

Episodi che Roberto Saviano evita di commentare, preferendo esaltarsi solo se legge Luca Morisi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
...per me c'era anche saviano lì......

E’ inaccettabile il silenzio su quanto accade all’interno dei centri sociali.
Magari ne parla qualche giornale, ma poi non succede nulla.

”Quanto denunciato ieri dal Messaggero, dove al centro sociale Intifada in via Casal Bruciato si balla fino all’alba con festini alla cannabis,
è l’ennesima conferma di una città che vive nella più totale illegalità”.

“In tutto questo a farne le spese sono i residenti del quartiere esasperati dal rumore e dai continui sballi molesti e illegali,
come del resto già accaduto anche in altre zone della Capitale come nel caso del Villaggio Globale, centro sociale moroso.

"No ai festini ‘party e canne’ chiediamo alla sindaca Raggi e al ministro dell’Interno Salvini l’immediato sgombero del centro sociale Intifada”.

Ovviamente nessuno fiaterà, perché la legalità è sempre più un optiomal.
Ma questo non significa dover tacere perché nulla si muova.
E prima o poi tutto dovrà cambiare. Cbi delinque va punito.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Andiamo avanti così che andiamo bene........

Nino Di Matteo ricomincia e stavolta spara ad alzo zero contro la Lega di Salvini.

“Da sempre, il potere mafioso ha una grande capacità di cogliere i segnali che arrivano dalla politica e dalle istituzioni.
In questi giorni, sta registrando sensibilità diverse nelle due forze di governo, i Cinque Stelle e la Lega.
I primi chiedono le dimissioni del sottosegretario indagato per corruzione in una più ampia vicenda che porta a Trapani, gli altri lo difendono”.

Così Nino Di Matteo, il sostituto procuratore della Direzione nazionale Antimafia, in un’intervista a ‘La Repubblica’.

“I mafiosi – sottolinea – capiscono subito su chi poter fare affidamento.
La difesa a oltranza di un indagato per contestazioni di un certo peso potrebbe essere, in questo come in altri casi, un segnale che i poteri criminali apprezzano”.

Sulla vicenda che vede coinvolto il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Armando Siri, il pm Di Matteo non si sbilancia:
“Non posso entrare nel merito, c’è un’indagine in corso. Ma il reato per cui il sottosegretario è stato già condannato, quello di bancarotta, è oggettivamente rilevante.
Mi chiedo come sia stato possibile che tale dato non sia stato preso in considerazione al momento della nomina.
La politica dovrebbe avere un atteggiamento rigoroso al momento della formazione delle liste e degli uffici pubblici. Invece, troppo spesso non è così”.

In pratica è ricominciato l’assalto.
Magistratura e politica riprendono a guerreggiare.
Si preannunciano tempo di nuovo complicati per le istituzioni della Repubblica…
Sono immaginabili le reazioni di chi è nel mirino, in una spirale che sarà senza fine.
Perché nella sfida tra poteri nessuno vuole soccombere.

A rimetterci – c’è da scommetterci – sarà come sempre la certezza del diritto.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Solo in Italia possono accadere questi fatti. 6 ergastoli e gira libera.
saviano - dimatteo dove siete ? .....................

L’ex brigatisti rossa Barbara Balzerani ha 70 anni, è stata condannata a sei ergastoli, è libera dal 2011, ma ancora gira l’Italia predicando odio.
L’altro giorno ha presentato a Milano il suo sesto libro. E ha ribadito di non essere affatto pentita di quello che ha commesso.

«Come si fa a pensare di lasciare ancora tanta libertà a chi non solo non si è pentito ma si considera quasi un martire?
Dopo le parole pronunciate dalla Balzerani resto sempre più convinto che questa gente debba essere fermata».

Potito Perruggini,
presidente di “Anni di piombo” e nipote di Giuseppe Ciotta, agente di Polizia ucciso a Torino il 12 marzo 1977 da Prima Linea,
commenta così le dichiarazioni dell’ex terrorista.

“Balzerani ha esplicitamente dichiarato che hanno perso solo la battaglia: quindi la guerra è ancora in atto? – si chiede Perruggini –
La terrorista continua a dire che i cattivi sono quelli che hanno vinto, che il carcere è una presa in giro e la costituzione è carta straccia!
Hanno semplicemente cambiato le armi, sono diventati più furbi ma il loro intento è ancora vivo”.

“Vogliono distruggere il capitalismo e non si fermeranno finché non ci saranno riusciti.
Sono dei cretini come li ha definiti il giudice Armando Spataro o i cretini siamo noi che continuiamo a sottovalutarli?
Adesso, grazie anche ai social media hanno un potere di penetrazione ancora più forte oltre alla rete che da sempre li supporta e/o li strumentalizza.
Ancora una volta il mio appello è rivolto alle massime istituzioni affinché tutelino la dignità dello stato italiano
con degli atti formali che creino una regolamentazione per tutto il territorio”, conclude Perruggini,
riferendosi al fatto che la presentazione del libro sia avvenuta in un locale di proprietà del Comune ma gestita da una cooperativa.

Non nasconde il suo fastidio Roberto Della Rocca, presidente di Aiviter-Associazione italiana familiari vittime terrorismo.
«Il pentimento non consente di dare una pulita a tanto sangue versato, fa parte di un percorso che ciascuno di loro può aver fatto o no e comunque in sé non ci dà nessuna soddisfazione».

«Il problema – commenta Maurizio Campagna, il fratello di Andrea, ucciso da Cesare Battisti nel 1979 –
è che quando si danno in affitto questi spazi nei bandi non c’è scritto che non puoi portare terroristi e delinquenti, quindi non possiamo recriminare niente».
Al massimo, «c’è da chiedere alla cooperativa perché scelga di invitare persone che tanto male hanno fatto all’Italia».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Finito un gelato se ne fa un altro.
Eppure, quest’anno, per gli abitanti di Abbadia Lariana la lotta contro il caldo combattuta con una coppetta tre gusti
o uno strabordante cono di parigina si è fatta più impegnativa del previsto: dopo la chiusura di entrambe le gelaterie del borgo lariano,
infatti, gli abbadiensi sono dovuti ricorrere a mezzi drastici, affidandosi nientemeno che alla “gelateria itinerante” Marilù, giunta direttamente da Traona sulle sue quattro ruote.

La storia del variopinto carretto di gelati, oggi guidato da Massimo e dalla mamma Lucia, è tutt’altro che recente:
fin dal 1948 l’impresa di famiglia – dedita alla creazione di gelati curati in ciascuna delle fasi di produzione dal lontano 1923 –
si spostava di paese in paese in “groppa” ad una storica moto Guzzi guidata dal nonno di Massimo,
che per primo ha tramandato l’arte gelataia al figlio Marino e alla nuora Lucia.
Gelataio_ambulante_Abbadia_7.jpg


È stato, poi, proprio dall’unione dei nomi di quest’ultimi che nel 1983 nacque la gelateria ribattezzata “Marilù”:
una “gelateria viaggiante”, come amano dire i suoi proprietari, che da oltre un ventennio costeggia le zone lacustri del territorio,
da Valvarrone fino ad Abbadia, inneggiando allo slogan “Chi mangia Marilù, non lo scorda più”.

Proprio come si faceva anni fa, Massimo e la madre prendono il latte direttamente dalla stalla,
per poi occuparsi personalmente del processo di pastorizzazione tra le mura della propria casa.
Lo stesso occhio di riguardo per la purezza dei prodotti riguarda poi anche tutti i frutti utilizzati per i gelati,
i quali vengono scelti rigorosamente freschi e liberi da qualsiasi addensante o condensante.

Insomma, niente uovo di cioccolato ieri per gli abitanti del borgo lacustre, ma piuttosto una gamma di gusti
pronti a soddisfare anche i palati più esigenti e a regalare un po’ di refrigerio una calda domenica pasquale.

Gelataio_ambulante_Abbadia_1.jpg
 

Val

Torniamo alla LIRA
Brutta avventura in questa domenica di Pasqua per Dennis Pongratz,
campione di parapendio tedesco rimasto impigliato con la sua vela tra gli alberi in zona Rii, a Civate, poco dopo l'ora di pranzo.

Ad accorgersi della presenza dell'uomo, schiantatosi contro i tronchi a causa di un tentativo di atterraggio "lungo",
i civatesi Simone Panzeri e Aldo Spreafico, che - spettatori della scena - si sono immediatamente precipitati a soccorrere Dennis,
rimasto nel frattempo a penzoloni tra i rami. A raggiungere i due anche il vicino di casa Angelo Maggi.

"Per riuscire a far scendere il parapendista, fortunatamente incolume, abbiamo dovuto tagliare due alberi con la motosega",
ha fatto sapere Panzeri. Una volta sceso a terra, Dennis e i tre eroici civatesi hanno disincastrato il paracadute dai rami.
 

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