LA VITA NON E' TROVARE SE STESSI. LA VITA E' CREARE SE STESSI (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
(George Bernard Shaw)
Buona settimana a tutti :)
Oggi torno con le foto d'archivio di mio fratello :)
North Rim (Arizzona) ;)
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Val

Torniamo alla LIRA
Buongiorno. Mi è già capitato di scriverlo.
Tutti questi ostracismi contro l'aumento dell'Iva.
Fiumi di parole. Si blocca l'economia, etc etc etc........
Ma i prezzi non li blocca nessuno.
Una marca di biscotti li ha aumentati dell'8% ...e li comprano lo stesso.
Una marca di acqua ha aumentato da 0,11 a 0,13 al litro. 20%
E stiamo qui a farci delle pare per un aumento dell'1% ???????
Tutta becera propaganda contro il governo.

Ridurre l’Irpef in cambio di un aumento dell’Iva.
Un gioco su cui ci si potrebbe anche ragionare e magari alla fine persino funzionare.

Con il Def appena approvato, per il governo è quasi tempo di pensare alla prossima manovra di bilancio,
trovando la sintesi e l’equilibrio in grado di strappare il sì dell’Europa.

Il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha paventato l’ipotesi
di un taglio all’imposta sulle persone fisiche a fronte dello scatto dell’aliquota Iva.

Per Andrea Montanino, un passato al Fondo monetario e oggi a capo del Centro studi di Confindustria,
“ci si può ragionare. D’altronde in Ungheria hanno fatto un po’ la stessa cosa, un’Iva al 27% e una flat tax al 15%.
Si tratta di una scelta politica in ogni caso”, spiega Montanino a Formiche.net.

Detto questo “il problema principale sono le tasse sul lavoro, il cuneo e il costo del lavoro stesso.
Se non altro possiamo dare a questo Def il merito di rappresentare una presa d’atto circa una realtà
che noi già avevamo descritto a ottobre. Quello che voglio dire è che questo è il momento della chiarezza, delle scelte.
Prima è arrivato il reddito di cittadinanza, poi la quota 100, ma qual è la nostra politica economica?
Dobbiamo decidere da che parte andare. I mercati ci prestano i soldi ma possono essere cattivi. E allora è meglio tornare a crescere”.

Montanino tuttavia non vede un attacco dei mercati imminente.
“L’Italia in questo momento garantisce tassi abbastanza elevati,
intorno all’1%, tutto sommato ai mercati conviene prestarci denaro”.

L’ultima considerazione per chiudere un ragionamento ad ampio spettro, la possibilità di una manovra correttiva.

“Francamente non credo che per quest’anno ci sarà, siamo in fase di rallentamento, è più probabile che accada nel 2020.
Semmai abbiamo un problema col debito, che deve scendere. Si parla di 18 miliardi di privatizzazioni
ma l’ultima volta che si sono avute privatizzazioni degne di sorta è stato nel 1999.
Oggi il valore di molti asset è anche sceso. Per quanto riguarda gli immobili, il tema è complicato,
perché si continuano a fare leggi sulla loro valorizzazione”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Leggete bene quanto pagano di tasse...........sembrano i 5stelle ahahahah

La sinistra ha vinto di un soffio le elezioni politiche in Finlandia - e potrebbe tornare a guidare il governo dopo 20 anni -
con un vantaggio risicato sui populisti dei Veri Finlandesi, che hanno mancato un clamoroso trionfo per una frazione di punto.

Il Partito socialdemocratico (Sdp), guidato di Antti Rinne, ha ottenuto il 17,7% rispetto al 17,5% dei 'Veri Finlandesi'

Secondo i calcoli dei media locali, ai socialdemocratici vanno 40 seggi e ai Veri Finlandesi 39.

Rinne in campagna elettorale ha puntato su un rafforzamento dello stato sociale,
promettendo tra le altre cose di aumentare le pensioni di 100 euro al mese per fare uscire dalla povertà oltre 55mila persone.

Il premier in pectore non ha avuto paura di chiedere un aumento delle tasse,
che sono già tra le più alte in Europa, con un'aliquota massima per le persone fisiche di oltre il 51%.

In un Paese, tra l'altro, in cui c'è un'aspettativa di vita tra le più alte Europa
(gli over 65 superano il 21% della popolazione), con evidenti conseguenze sulla spesa pubblica.

Programmi a parte, il primo problema dei socialdemocratici sarà trovare partner per una coalizione.
Perché i numeri non consentiranno loro di governare da soli.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Questi i nostri dati. Siamo lì.

Gli individui di 65 anni e più superano i 13,5 milioni e rappresentano il 22,3% della popolazione totale.

Quelli di 80 anni e più sono 4,1 milioni, il 6,8% del totale,
mentre gli ultranovantenni sono 727mila, l’1,2% del totale.
Gli ultracentenari ammontano a 17mila.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E vai .......pernacchia ai gufi.

"Le domande di pensione anticipata con 'quota 100' arrivate all'Inps sono oltre 117 mila ,
in prevalenza di persone di età tra i 63 e i 65 anni, dipendenti privati.
Le domande dal settore pubblico sono intorno a 40 mila, la metà dalla scuola", spiega al Corriere.

A questo punto il numero uno dell'Inps parla degli assegni:
"Sono 55 mila quelle presentate per avere la decorrenza da aprile:
51 mila sono state lavorate e di queste 41 mila accolte e 10 mila no per mancanza dei requisiti.

Circa 35 mila pensioni sono in pagamento, le altre lo saranno a maggio.

L'importo medio mensile di una pensione 'quota 100' è di 1.865 euro".

Infine Tridico respinge le accuse di questi giorni sui presunti ritardi nell'erogazione delle pensioni ordinarie:
"Non è vero - risponde e dati alla mano dice - nel primo trimestre 2018 sono state definite il 68% delle domande di pensione,
nello stesso periodo del 2019, senza considerare quota 100, tale percentuale è salita al 72%.
C'è da essere contenti dell'efficienza dell'istituto, soprattutto considerando che c'è stata una riduzione del personale di oltre mille unità.
L'Inps sta rispondendo in modo eccellente al carico di lavoro eccezionale.
La legge ha autorizzato 1.004 assunzioni, ma bisogna anche stabilizzare e aumentare i medici nell'istituto".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un toro, con tanto di vacche al seguito, ha seminato paura per un paio d’ore ieri mattina fra Odolo e Gazzane di Preseglie.

La segnalazione agli agenti della Locale è arrivata intorno alle 9:00
«Per la strada, a Gazzane, c’è una piccola mandria. L’aria minacciosa e le corna del capofamiglia
sconsigliano a tutti di provare a toglierla di mezzo» questo il tenore della telefonata.

Noto il proprietario degli animali, che però risultava irreperibile.
Quando sono arrivati i vigili, per giunta, dei bovini erano rimaste solo alcune calde tracce;
peraltro il toro aveva anche «incornato» l’auto guidata da una signora.
La ricerca è durata un’oretta, fino a quando sono riapparsi, sempre per strada ma a Odolo,
dalle parti della Cadella e non molto distante dalla stalla che avrebbe dovuto contenerli.

Nel frattempo è stato rintracciato anche il proprietario che con un panino in mano
ha convinto il toro a rientrare nei ranghi, con tutte le sue signore appresso.

Verrà sanzionato per «malgoverno di animali».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ha più cervello il toro oppure questo qui ?

Un ragazzo ha pensato di farsi un selfie notturno, venerdì notte, su un treno fermo alla stazione di Erba.

Una volta sul tetto ha perso l’equilibrio e stava per attaccarsi al filo dell’alta tensione,
ma la corrente elettrica era talmente forte che l’ha rimbalzato indietro.

E’ stato portato all’ospedale Fatebenefratelli di Erba dove è stato visitato, ma subito dimesso senza nessuna conseguenza.
 

Val

Torniamo alla LIRA
In quest’epoca di rivoluzioni digitali, anarchia geopolitica e società nuove allo stato nascente è bello avere ancora delle certezze.
Qui da noi, ad esempio, nella repubblica delle banane, del baffo nero e del mandolino, appena arriva la primavera parte il Circo Togni del Def.

Il documento di economia e finanza - lo strumento di programmazione delle scelte strategiche dell’esecutivo -
è una cosa che in effetti, se non ci fosse, bisognerebbe inventarla. Sono decenni e secoli e millenni
che appena spunta la parolina magica si apre la sagra delle fanfaronate alla quale, naturalmente,
anche il governo del cambiamento non ha mancato di offrire il suo geniale contributo.

E così, in sequenza, nei giorni scorsi abbiamo sentito i nostri eroi declamare alle genti
i seguenti imperativi categorici e imprescindibili firmati con il sangue:
il taglio delle tasse (è giù risate!),
il ripristino della spending review (e giù risate!!),
la vendita degli immobili di Stato (e giù risate!!!),
la rottamazione delle cartelle alias condoni mascherati (e giù risate!!!!)
e, per chiudere in bellezza con un evergreen buono per tutte le stagioni sul quale pare
si sia esercitato anche Carlo Codega in un consesso ad alta gradazione alcolica,
la lotta all’evasione fiscale (e giù risate con grancassa, mortaretti e Lingue di Menelik!!!!!).

Tutto vero. Lo hanno detto. Lo hanno proclamato ai quattro venti.
Lo hanno divulgato e propagandato e ancora lo fanno in lungo e in largo nella solita dozzina di talk show tutti uguali,
dove ci sono sempre gli stessi ospiti, gli stessi politici e gli stessi giornalisti, dove si fanno le stesse domande,
dove si sentono le stesse risposte e dove c’è sempre un pubblico non si capisce bene se ottuso o prezzolato
che applaude chiunque parli e qualunque cosa dica.

Una sindrome clinica da tesi di laurea che ha raggiunto l’acme lombrosiano e chiaramente patologico
durante l’ultimo “Piazza pulita” su La7, quando i presenti in studio hanno prima applaudito a scena aperta
il ragazzotto della periferia romana che ululava che i rom non sono come noi e poi ha applaudito a scena aperta
la reprimenda del bravo conduttore che sosteneva invece che i rom sono come noi. Tutto vero anche questo.
E che ci fa sospettare che, a questo punto, il problema non sia il ragazzotto di destra,
non sia il conduttore di sinistra e non siano neppure i famigerati rom,
quanto invece l’encefalogramma lobotomizzato di chi partecipa alle trasmissioni televisive e, forse, pure di chi le guarda.

Ma è tutto spettacolo.
E non può che essere così, perché se si parlasse davvero sul serio nessun politico con un minimo,
ma davvero un minimo, di senso della decenza e nessun giornale con ancora un simulacro di coscienza critica
del proprio ruolo andrebbe avanti a prendere per i fondelli i propri elettori e i propri lettori.

E dovrebbe avere invece l’onestà intellettuale di dire loro le cose come stanno.

Avete per caso colto un qualche barlume di adeguamento alla realtà effettuale,
al principio di realtà che scalfisca per un attimo la solita litania della propaganda elettoralistica
rigonfia di “basta negri!”, “invadiamo la Francia!”, “morte alla casta!”, “nuovo miracolo italiano!”,
“una grande alleanza di tutte le sinistre!” e altre baggianate del genere?

Ovviamente no. Non c’è niente.
Non c’è niente di nuovo nel nuovo.

Non ci sono politiche di sinistra (per fortuna) né di destra (purtroppo).
Ci sono solo chiacchiere, chiacchiere e distintivi e l’ennesimo srotolamento di quel filo inscalfibile,
infido e fanghiglioso che tiene assieme da sempre i governi italiani, a prescindere dal loro colore e dai loro leader:
più Stato, più sovvenzioni, più tasse, più clientele, più debito,
meno mercato, meno merito, meno investimenti, meno competizione, meno impresa.

Questo è quanto.
Tutto il resto è biada per salmerie, parole d’ordine per gonzi, specchietti per allodole, ragazzini e webeti,
balle spaziali che solo il popolo bue si può bere, perché se il popolo bue fosse composto da individui,
invece di ruminare nella stalla (pure) questi qui li avrebbe già spediti a casa a pedate nel sedere.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ennesima figuraccia per la sinistra politically correct americana
che ha sostenuto l’attacco anti Trump dell’attore gay e afroamericano, Jussie Smollett.

Il 29 gennaio scorso, la star della serie tv Empire e di Alien: Covenant
dichiarò di essere stato vittima di un’aggressione a sfondo razziale.
Secondo la sua ricostruzione, due uomini dal volto coperto lo avrebbero aggredito
inneggiando al presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

“Questo è il Paese Maga”, acronimo di Make America Great Again,
lo slogan della campagna elettorale del tycoon, avrebbero ripetuto più volte gli aggressori dell’attore,
a suo dire aggredito e insultato per via dell’orientamento sessuale e del colore della pelle.
Una settimana prima, il 22 gennaio, Smollett aveva denunciato alla polizia di Chicago
di aver trovato davanti al suo portone un fantoccio appeso a un albero
con una pistola puntata verso casa e le scritte “Jussie morirai”, e “Maga”.


Ovviamente la colpa per i media liberal e per l’opinione pubblica progressista,
ancora prima di aver accertato i fatti, era di Donald Trump, salvo poi scoprire che Jussie Smollett
si era inventato tutto e aveva ingaggiato due picchiatori per inscenare l’aggressione a sfondo razziale.

Come riporta La Stampa, la vicenda sembrava destinata all’ennesimo caso mediatico quando,
con un colpo di scena, le indagini della polizia arrivarono alla conclusione che non era successo nulla,
ed era stato messo in scena tutto da Smollett, il quale aveva pagato 3.500 dollari a due fratelli nigeriani
perché simulassero l’ assalto. Nel giro di un mese l’ attore è stato arrestato
e imputato per 16 capi di accusa – poi ritirate in blocco il 29 marzo scorso.

L’attore di Empire, tuttavia, rischia di pagare una multa da 130 mila dollari.
Come scrive Variety, il Dipartimento di Giurisprudenza della città ha inviato a Smollett il conto
e gli ha dato una settimana di tempo per pagare. Termine poi scaduto, tant’è che il Dipartimento legale
ha rilasciato un comunicato in cui annuncia di voler citare in giudizio l’attore.

Jussie Smollett “si è rifiutato di rimborsare alla città di Chicago i costi del suo falso rapporto
alla polizia del 29 gennaio 2019” si legge nella dichiarazione.
“Il Dipartimento legale sta elaborando un reclamo civile e la causa sarà presentata nel prossimo futuro”.

Poiché l’attore si è rifiutato di pagare gli iniziali 130mila dollari di multa entro i termini stabiliti,
ora la città di Chicago potrebbe chiedere un risarcimento danni pari al triplo del valore iniziale, cioè 390 mila dollari.

Per i progressisti il colpevole era chiaramente lui, Donald Trump.
Tutta colpa sua, secondo la consueta narrativa politcally correct, l’intollerabile clima d’odio
che ha portato all’aggressione di Jussie Smollett. Un prevedibilissimo riflesso pavloniano tipico della sinistra.

Lo stesso sindaco di Chicago Rahm Emanuel, invece di prendersela con l’attore che ha preso in giro la sua città,
la polizia e milioni di americani, ha accusato il presidente Trump di fomentare un “ambiente pieno di odio”.
Chiaro no?

La bufala di Smollett, osserva The Hill, ha portato alla luce il doppio standard dei media liberal e il loro ruolo di propagandisti.

Come riporta GQ, che prima aveva sentenziato che
“quando uno dei più famosi uomini neri e gay in America non è al sicuro,
il messaggio è più chiaro di quanto non sia mai stato”,
salvo poi ritrattare in maniera imbarazzante una volta appurati i fatti.


È stato solo grazie bravura dei giornalisti locali e all’eccellente lavoro investigativo del dipartimento di polizia di Chicago,
sottolinea sempre The Hill, se abbiamo scoperto la verità dietro le assurde affermazioni di Smollett.

La sua bufala ci ricorda che la partigianeria può rendere ciechi alla verità.

Perché se la reputazione dell’attore è compromessa, anche quella dei media e dell’opinione pubblica politically correct non scherza.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La capolista alle Europee del Movimento Cinque Stelle nel collegio Nord ovest,
Maria Angela Danzì, è indagata dalla procura di Brindisi.

L’ipotesi di reato è “invasione di terreni pubblici” relativamente al ruolo dell’allora
subcommissaria del Comune pugliese svolto nel processo autorizzativo per le barriere
utilizzate dall’Autorità portuale per ‘recintare’ la zona dogane
che corre parallelamente a una porzione del lungomare cittadino

. Il M5s, a quanto si apprende, non sarebbe intenzionato a ritirare Mariangela Danzì dalla corsa alle Europee
in quanto il suo coinvolgimento sarebbe in una “indagine irrilevante”.

Quelle opere – contestate dalla giunta Carluccio - vennero poi autorizzate
dalla gestione commissariale guidata da Santi Giuffrè, tra il 2017 e il 2018.

Danzì, nome scelto da Luigi Di Maio nella rosa di 5 capolista donna per le Europee,
si occupò della contesa partecipando a una riunione tecnica ed è ora coinvolta nell’inchiesta affidata al pm Raffaele Casto
che ha iscritto nel registro degli indagati anche il presidente dell’Autorità portuale, Ugo Patroni Griffi,
un dirigente del Comune, tre funzionari e il progettista.

La candidata non ha ricevuto un avviso di garanzia, ma il suo nome è contenuto in un avviso a comparire destinato a un altro indagato.


Le verifiche ruotano attorno all’iter autorizzativo e alla contestazione della giunta Carluccio,
che aveva dichiarato abusiva la recinzione chilometrica che corre lungo un tratto di porto interno
e aveva ordinato lo stop ai lavori, il ripristino dei luoghi e lo smontaggio della parte già realizzata perché
– come ipotizza anche la procura – costruita su terreni comunali.

L’Autorità portuale aveva quindi impugnato il provvedimento al Tar di Lecce
e il Comune si era costituito in giudizio per difendere la propria posizione.
Poi la giunta cadde e nel periodo commissariale si arrivò quindi a una conciliazione tra le parti
che prevedeva la sostituzione delle barriere: un lavoro frutto di diversi incontri ai quali partecipò
anche l’allora subcommissaria Danzì, oggi volto di punta del Movimento Cinque Stelle in vista del voto del 26 maggio.
 

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