LA VITA E' COME IL CARRELLO DEL SUPERMERCATO. TU PENSI DI AVERGLI DATO UNA DIREZIONE, MA LUI VA DOVE CAVOLO GLI PARE (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Un nuovo terrificante allarme sanitario giunge dalla Cina.

Come riportato dall’agenzia stampa Xinhua, le autorità sanitarie della Mongolia interna della Cina settentrionale
hanno riferito di un caso di Peste Bubbonica nell’area municipale di Bayannur.

Il malato è stato portato all’ospedale di Urad dopo che, nel primo pomeriggio, era stato riscontrato il sospetto di questa malattia altamente pericolosa.

Le autorità locali hanno ieri l’innalzamento al terzo livello dell’allarme contro questa malattia che rimarrà in vigore sino alla fine del 2020.

La commissione sanitaria cittadina ha esortato tutti ad un atteggiamento attento ed estremamente cauto,
soprattutto mettendo una forte limitazione alla caccia di piccoli mammiferi come le marmotte
ed invitando anche ad una lotta contro i ratti, oltre alla segnalazione di ogni caso sospetto con pazienti con i famosi bubboni o febbre alta.



La “peste bubbonica” è causata dall’introduzione nell’organismo del bacillo Yersinia Pestis inoculato normalmente dal morso di una pulce infetta.

Normalmente il bacillo viene combattuto dal sistema immunitario , ma quando i l’infezione è grave le scorie dei leucociti si accumulano nei linfonodi,
infiammandoli e dando origine ai famosi “Bubboni” di manzoniana memoria, che non sono ascessi, ma edemi e sono nei pressi delle ascelle o delle cosce.

Quando i linfonodi non sono più in grado di contenere la malattia, il bacillo può diffondersi in tutto l’organismo, dando luogo così alla seconda forma, la “peste setticemica”.

Si tratta di un quadro clinico molto più grave: il bacillo, trasportato dal flusso sanguigno, raggiunge i principali organi dando luogo a una sepsi diffusa,
condizione che, se non curata, può risultare fatale in breve tempo.

La terza forma è la peste polmonare dalla quale si viene infettati giungendo a contatto con le goccioline di saliva emesse dalle persone ammalate di peste
e che ha un tasso di mortalità elevatissimo che sfiora il 100% se non curata per tempo.

Portatori della malattia sono le pulci ed io piccoli mammiferi, soprattutto ratti e marmotte.

Famosa è la pestilenza della cosiddetta “Peste Nera”, diffusasi nel 1347-48 proveniente dalla Cina
e che causò la morte di un terzo della popolazione europea.

Altri rigurgiti continuarono sino all’ottocento, ma la città di San Francisco fu colpita da una epidemia nel 1900-04.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il Mes non è una trappola.

Il segretario generale del Mes, il Fondo salva-Stati, Nicola Giammarioli, intervistato da Repubblica, fa presente che le linee di credito
“non hanno nulla a che vedere con i prestiti del passato: non portano a condizionalità ex post, austerity, troika, o ristrutturazione del debito.
Siamo in un altro campo da gioco rispetto al passato”.

Inoltre “alle attuali condizioni di mercato, l’Italia si troverebbe a rimborsare una cifra inferiore a quella ricevuta”, con un risparmio di 500 milioni all’anno.



Lo sapete quello che mi dispiace?

E’ il vedere che un italiano, pur di servire il suo padrone , sia in grado di dire un bel po’ di inesattezze, per usare un eufemismo:



a) Il MES E’ CONVENIENTISSIMO?

NO, O ALMENO NON C’ È NESSUNA CERTEZZA.

IL MES è un prestito a TASSO VARIABILE, perchè il tasso che si paga viene a dipendere dal costo medio di provvista dell’anno del MES stesso.

Il MES ora infatti costa non lo 0,1% che è solo lo spread sul costo, ma lo 0,76%.

Dato che dipende dal costo di provvista ANNUO è come scommettere che i tassi nei prossimi anni,
e parliamo di un orizzonte temporale di almeno 10 anni, non si modificheranno.

Siamo sicuri che sarà così?

Potrebbero rimanere al livello attuale, ma potrebbero anche crescere.

La Germania, dal suo punto di vista giustamente, vuole che la BCE cessi la politica dei tassi bassi o negativi.

Se fra 5 anni il tasso fosse dello 1,8%, un punticino e rotti in più che ora, tutta la convenienza del MES
rispetto al finanziamento con l’emissione di un BTP decennale (rendimento sul primario 1,6% m sul secondario 1,3%),
non ci sarebbe , anzi sarebbe più costoso.

Ora si tratta di scommettere su un fisso contro un variabile, e queste scommesse le abbiamo spesso perse…



b) IL MES E’ CONVENIENTISSIMO.

NO, perché, finanziandosi anno per anno, il suo 0,76% dovrebbe essere confrontato con quello dei titoli di uguale durata,
i BOT, che rendono attorno allo 0,2%.

Se facessimo un progetto e lo finanziassimo con qualche miliardo di BOT a rotazione allora sarebbe più conveniente che il MES…


c) IL MES E’ CONVENIENTISSIMO?

NO, SE CONSIDERIAMO CHE È DEBITO PRIVILEGIATO.

Facciamo una prova ed emettiamo 5 miliardi di debito con le stesse prerogative del MES,
cioè non ridenominabilità, tasso variabile, scadenza decennale, preferenza di rimborso rispetto a QUALSIASI altro titolo di stato emesso dalla Repubblica Italiana.

Sono disposto a scommettere un euro che il tasso sarebbe zero o negativo.

Non lo facciamo perché non vogliamo emettere categorie di debito preferenziali.


d) IL MES “LIGHT” NON È SOTTOPOSTO A CONDIZIONI?

NO. Non è sottoposto alle condizioni EX ANTE , cioè alla prova diabolica che il debito è solvibile prima di poter ottenere il prestito.

Si tratta della prova che ha obbligato la Grecia all'”Haircut”, cioè al taglio del proprio debito , prima di accedere al MES.

Però tutte le clausole ex post di controllo , come confermato dalla Lettera di Dombrovskis e da quella dell’Eurogruppo , CI SONO TUTTE.

Lo ha detto più volte lo stesso CEO del MES Riegling.

Per la precisione restano in vigore, ex post, ex art 14 del regolamento 472/2013 che afferma:


1. Uno Stato membro può essere soggetto a sorveglianza post-programma
finché non avrà rimborsato almeno il 75 % dell’assistenza finanziaria che ha ricevuto da uno o più altri Stati membri
,
dal MESF, dal MES o dal FESF.

Qualora esista un rischio perdurante per la stabilità finanziaria o per la sostenibilità di bilancio dello Stato membro interessato,
il Consiglio, su proposta della Commissione, può prorogare la durata della sorveglianza post-programma.

La proposta della Commissione si considera adottata dal Consiglio a meno che il Consiglio stesso decida,
deliberando a maggioranza qualificata, di respingerla entro dieci giorni dall’adozione della stessa da parte della Commissione.

2. Su richiesta della Commissione, uno Stato membro soggetto a sorveglianza post-programma
rispetta gli obblighi previsti dall’articolo 3
, paragrafo 3, del presente regolamento e fornisce le informazioni
di cui all’articolo 10, paragrafo 3, del regolamento (UE) n. 473/2013.

3. La Commissione effettua, d’intesa con la BCE, missioni di verifica periodiche nello Stato membro
soggetto alla sorveglianza post-programma allo scopo di valutarne la situazione economica, fiscale e finanziaria
.

Con cadenza semestrale essa comunica la sua valutazione alla commissione competente del Parlamento europeo,
al CEF e ai parlamenti degli Stati membri interessati e valuta in particolare se siano necessarie misure correttive.

La commissione competente del Parlamento europeo può dare la possibilità allo Stato membro interessato
e alla Commissione di partecipare a uno scambio di opinioni sui progressi conseguiti nell’ambito della sorveglianza post-programma.

4. Il Consiglio, su proposta delle Commissione, può raccomandare a uno Stato membro soggetto alla sorveglianza post-programma di adottare misure correttive.
La proposta della Commissione si considera adottata dal Consiglio a meno che il Consiglio stesso decida,
deliberando a maggioranza qualificata, di respingerla entro dieci giorni dall’adozione della stessa da parte della Commissione.

5. Il parlamento dello Stato membro interessato può invitare rappresentanti della Commissione a partecipare a uno scambio di opinioni sul monitoraggio post-programma.




Ora intendiamoci bene: i verbi declinati al condizionale sono utilizzati da un creditore nei confronti di un debitore, quindi sono da considerare al modo imperativo.

Perché, se no, arriverebbero le famose “Letterine”, si sarebbe sottoposti al giudizio del “Semestre europeo”, cioè ai reprimenda di Dombrovskis,
e poi alla fine arriverebbe la procedura di infrazione, oltre alla possibilità di dover rimborsare in modo anticipato il debito.

Perché, al contrario del BTP, non siamo noi a definire le clausole di questo debito.


Chiaro quindi che, al contrario di quanto afferma il buon Nicola Giammarioli, il MES NON è conveniente, ed è una immensa trappola.

Del resto Nicola è l’oste a cui chiediamo non solo se il vino è buono, ma addirittura se non è adulterato.

Volete che ci dica che ci ha messo il metanolo per fargli fare qualche grado in più? Assolutamente no.



Cari italiani, state attenti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tutti i TG oggi col nuovo terrorismo mediatico, da divulgare ininterrottamente.
Peccato che sia solo "Acqua calda". Ma nessuno che trasmetta la notizia per intero.
.........e sempre virologi di mezzo.......in cerca di visibilità.
Ma da soli, come potete pensare che ci siano 239 DUECENTOTRENTANOVE "scienziati"
che partecipano ad uno studio, tutti insieme ? Chiaramente si sono accodati, per visibilità.

La squadra di ricercatori internazionali ha constatato al di là di ogni dubbio che la SARS-CoV-2 può trasmettersi, infettando più persone,
sia tramite le goccioline più grosse che vengono ad esempio prodotte quando si starnutisce (e questo era già stato appurato)
sia da quelle più piccole e più leggere - che si formano quando si parla normalmente - capaci quindi di attraversare uno spazio.

Lo studio dei 239 scienziati mette proprio questo criterio in discussione, anche se gli stessi specialisti mettono in chiaro
che la scoperta non debba essere un detonatore di panico in quanto, come spiega il virologo Bill Hanage, dell’università di Harvard,

“Si ha troppo spesso l’assurda concezione che un virus aerobico sia presente continuativamente nell’aria a causa di goccioline sospese
intorno a noi che possano infettarci per diverse ore e che queste goccioline corrano per le strade,
si infilino nella buca delle lettere e si intrufolino dappertutto nelle nostre case”.

Ovviamente, spiega lo scienziato, così non è
:

il rischio di contagio di cui si parla è relativo soprattutto agli spazi chiusi
e in tal senso il nuovo studio si pone come messa in guardia all’Oms, in quanto sarebbe chiaro che le mascherine
- al contrario di quanto sostenuto finora - sarebbero necessarie anche negli spazi al chiuso a prescindere dal distanziamento sociale.

Da tutto ciò deriverebbe inoltre una revisione dei sistemi di ventilazione per minimizzare il ricircolo dell’aria. (che già esiste).
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tra le tante assurdità politiche italiane c’è quella di un governo che gli elettori non vogliono,
non hanno scelto e manderebbero via se la democrazia non fosse bloccata e utilizzata ad usum delphini
e che approva i decreti più importanti salvo intese.

Una cosa che in giro per il mondo dall’America all’Europa non si capisce e a cercare di spiegarla suscita imbarazzo ed ironia
sull’interpretazione nostrana della democrazia, perché a raccontare di un esecutivo che si accordi salvo accordarsi sembra una barzelletta e basta.


Insomma agli italiani è stato imposto un governo sostenuto da una maggioranza ipocrita e fasulla
che non solo è incapace di risolvere i problemi, di contrastare in modo giusto la drammaticità della crisi,
ma quando approva si riserva di approvare, incredibile ma vero.

Del resto da una coalizione che anziché pensare all’Italia che sprofonda, si preoccupa di spartirsi le poltrone,
di fare intrighi per restare a galla, accordi al ribasso con la Ue per ottenere qualche pacca sulla spalla,
di aiutare i monopattini e le biciclette, non ci si può aspettare nulla di serio sul paese.


Qui non si tratta solo dei contrasti su tutto, dei decreti ritardati per mancanza di coesione, degli show per annunciare e per smentire,
delle passerelle da Re Sole mentre la gente rischia la fame, delle passeggiate nel centro di Roma come fosse l’Hollywood boulevard di Los Angeles,
si tratta di rispetto conoscenza e comprensione per la gravità della situazione.

Parliamoci chiaro ma è mai possibile che si assista a fatti di una gravità eccezionale, dalla scarcerazione dei boss mafiosi,
alla pubblicazione delle intercettazioni di Luca Palamara, al contrasto incredibile tra il pm Nino Di Matteo e il ministro Alfonso Bonafede,
alla conferma che con Silvio Berlusconi si è giocato sporco, senza che le istituzioni a partire dal governo facciano niente?


È mai possibile che a 4 mesi dal lockdown il presidente dell’Inps parli a vanvera, accusi le imprese, dica di aver inondato l’Italia di miliardi,
mentre una montagna di persone ancora aspettano la cig e sono disperate?


È mai possibile che dopo aver suonato la fanfara sull’importanza della task force,
Colao e la sua squadra siano scomparsi dai radar?

Delle due l’una o non servivano a niente oppure c’è chi mente.


È mai possibile pensare alle biciclette, agli alberi da piantare, ai bonus per sperperare, mentre riesplodono i casi drammatici dell’Ilva, Alitalia, Whirlpool,
l’occupazione privata rischia centinaia di migliaia di licenziamenti e per l’autunno una marea di fallimenti?


E’ mai possibile chiudere a casa fino a dicembre metà dell’apparato pubblico che già non funziona quando è presente
figuriamoci quando non c’è?

Per non dire della enorme ricaduta negativa sull’indotto commerciale che gli gira attorno e con lo smart working resta isolato.


È mai possibile annunciare la più grande semplificazione burocratica della storia,
perché questo governo annuncia sempre per dire che i suoi decreti sono i più importanti e straordinari che l’Italia abbia mai avuti,
e poi produrre nottetempo un documento di oltre 100 pagine salvo intese?


La burocrazia non si sconfigge scrivendo l’enciclopedia, ma chiudendo mille enti, uffici, dipartimenti,
organismi pieni di gente che non serve, che non firma niente, che spesso sta in permesso o in malattia e per concedere un certificato induce alla pazzia.

Insomma è mai possibile lasciare che l’Italia sprofondi nell’abisso, un abisso che si sente, si vede, si palpa,
un baratro fatto di aziende che chiuderanno, di autonomi che molleranno, artigiani che falliranno,
commercianti che non sopravvivranno, alberghi e ristoranti che non riapriranno, una enormità di posti che salteranno,
perché il governo è incapace, confuso, incosciente e salvo intese?


E tutto ciò solo per impedire il voto, per impedire che gli italiani premiassero il centrodestra mandando a governare una coalizione
che oltre ovviamente ai cattocomunisti e ad organismi importanti dello stato, non piace alla Angela Merkel, a Emmanuel Macron,
meno che mai alla Cina e ancora peggio al vaticano.

Ebbene per questa ipocrisia si sta facendo pagare all’Italia una follia, un prezzo economico e sociale immenso,
una voragine negativa di produzione, fatturato, debito, spese e occupazione, alla faccia della semplificazione che ovviamente però, è salvo intese.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Come mantenere in piedi un Governo che a causa delle frizioni interne rischia di cadere prima della ripresa di settembre?

Una delle trovate dell’ultimo momento sembra essere la costruzione artificiosa di una sorta di semestre bianco anticipato
ipotizzando che il Presidente della Repubblica sarebbe intenzionato addirittura a seguire l’esempio di Celestino V e Benedetto XVI,
dimettendosi con largo anticipo prima della scadenza del proprio mandato per costringere il Parlamento ad eleggere un successore
(che nulla impedisce possa essere lui stesso) e trovare una maggioranza finalizzata a tenere in piedi l’attuale coalizione e scantonare così il ricorso alle elezioni anticipate.



Dal Quirinale, ovviamente, giungono smentite di un possibile interessamento del Capo dello Stato ad un disegno così contorto.

Ed è un bene che il Presidente della Repubblica faccia sapere di non essere disponibile a mettere la propria faccia
ed il proprio prestigio su un progetto “politicante” di così basso cabotaggio che rischia di gettare ombre malevole su di lui ed infangare la sua figura.


Tra le conseguenze negative di queste voci diffuse ad arte per far sapere che comunque Sergio Mattarella
non accetterà mai una crisi destinata a provocare le elezioni politiche generali, tuttavia, c’è qualcosa di più del semplice discredito
che in questo modo si abbatte come un macigno sul Quirinale.

Perché, se ha ragione Sabino Cassese nella sua disamina del provvedimento sulla semplificazione in via di emanazione da parte del Governo,
al discredito del Quirinale si affiancherà ben presto un ciclopico potenziamento dei compiti e delle funzioni della Presidenza del Consiglio.

Una tale mole di attribuzioni da lasciar legittimamente ipotizzare che, dopo i mesi di pieni ed assoluti poteri di cui l’Esecutivo ha goduto sul Paese nei mesi del coronavirus,
qualche bello spirito di Palazzo Chigi stia accarezzando concretamente il progetto di introdurre una serie di normative atte a realizzare surrettiziamente quel Premierato,
cioè il massimo potenziamento dell’Esecutivo, che la Costituzione non prevede anche grazie al bilanciamento dei poteri legato al ruolo della Presidenza delle Repubblica.


Alle trasformazioni materiali della Carta Costituzionale siamo ormai abituati da tempo.

Ma questa abitudine, che ci ha portato a considerare normale il presidenzialismo di fatto di Oscar Luigi Scalfaro e di Giorgio Napolitano,
non può in alcun caso permettere di accettare passivamente la nascita di un premierato di fatto che serve esclusivamente a blindare Giuseppe Conte a Palazzo Chigi,
a tenere in piedi una coalizione in perenne stato di dissoluzione annullando il pieno diritto dei cittadini
di contribuire alla politica nazionale attraverso le libere e democratiche elezioni politiche generali.


Per il Premierato, dunque, serve una apposita riforma costituzionale.

Senza di essa e con una crisi non c’è alternativa al voto se non quella dell’ennesimo golpe più o meno legale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahahahahah è ora di scendere in piazza.........


Alla fine i giallofucsia trovano la quadra sul decreto Semplificazioni “salvo intese”.

Il via libera del Consiglio dei ministri è arrivato dopo una riunione-fiume, terminata poche ore fa, intorno alle 4.30.

A quanto pare, il “salvo intese” – ossia il fatto che il testo del decreto non è definitivo e che potrà essere riveduto e corretto prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale –
sarebbe dovuto a questioni tecniche, perché l’intesa politica sui nodi da sciogliere invece sarebbe stata raggiunta.

Il che è tutto da verificare, ma lo scopriremo presto.

Intanto però, con questa tregua nella maggioranza, il premier Giuseppe Conte potrà andare alle trattative Ue “sfoggiando” riforme che ancora non ci sono.

Sono 50 le grandi opere da sbloccare

Tra i punti più controversi, tanto da ritardare il Cdm – iniziato con oltre due ore e mezza di ritardo – e poi da farlo durare così tanto,
l’elenco delle grandi opere da sbloccare, appalti che potranno viaggiare su una “corsia preferenziale” su ispirazione del cosiddetto modello Genova,
come chiedevano da giorni M5S e Iv, senza riuscire a mettere d’accordo Pd e LeU
.

Ebbene, alla fine la maggioranza è venuta a capo di una lista di 50 opere, che potranno essere affidate a dei commissari nominati con Dpcm ad hoc
da qui a fine anno (senza gara d’appalto, quindi).

La lista non figura nel testo del decreto, ma è inserito nell’allegato infrastrutture adottato insieme al Programma nazionale di riforma,
approvato sempre nella riunione di ieri insieme all’assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.

Abuso d’ufficio e “paura della firma”

Sul fronte della riforma dell’abuso d’ufficio, altro scoglio del dl Semplificazioni, sarà necessaria una riformulazione tecnica del testo.

Resta però il muro contro muro di Iv, con la capodelegazione dei renziani Teresa Bellanova, che nel corso della riunione ha “confermato le riserve già espresse“.

Allo stato attuale sarebbe confermato l’intento della riforma di circoscrivere i margini di responsabilità per abuso d’ufficio
elencando ipotesi e violazioni che fanno scattare il penale, riducendo dunque la rilevanza della “discrezionalità” di pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico servizio.

In modo tale da superare quella che il premier ha definito la “paura della firma” e che frena il lavoro dei dirigenti pubblici.

Il danno erariale, sempre nell’ottica dell riforma, scatterebbe solo in caso di dolo.

Che cosa c’è nella bozza del decreto

Ad andare a scorrere la bozza del decreto – 48 articoli in 100 pagine – figurano inoltre la digitalizzazione della Pubblica amministrazione,
con servizi e pagamenti che potranno essere gestiti da un’app e la carta d’identità digitale che assume un ruolo sempre più centrale per accedere ai servizi della Pa.

Procedure speciali, e più veloci, inoltre, per la valutazione di impatto ambientale e per le autorizzazioni da parte degli enti locali.

Tutte misure che “salvo intese” dovrebbero concorrere alla semplificazione della macchina pubblica.

Sempre se il testo – che peraltro non è stato discusso insieme con l’opposizione – verrà confermato senza troppe variazioni
e quella che Conte, con il consueto profilo da umile servitore dello Stato, ha definito “la madre di tutte le riforme” sia davvero messa in pratica.

Conte vuole “vendersi” il decreto in Ue

Conte però così salva la faccia in vista degli appuntamenti europei, a partire dal tour iberico di oggi.

Il premier potrà dire di aver appena varato un pacchetto di riforme strutturali di quelle tanto amate dai tecnocrati di Bruxelles.

Peccato che l’intesa sia in realtà una tregua all’interno di una maggioranza sempre più divisa e che i provvedimenti sono ben lungi dall’essere definiti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La prima notizia è che il Mes ha un profilo Twitter.

Il che suona già abbastanza bizzarro.

Qual è la necessità per un fondo Ue – che gli Stati europei possono decidere se attivare o meno – di comunicare sui social?

Che ci deve dire in più rispetto a quanto non facciano già i vari profili delle istituzioni europee?

La risposta è semplice: fare propaganda.

E così nell’attesa che qualche governo europeo ci caschi e attivi il meccanismo – tutti i fari puntano sul nostro –
si rilanciano magari le interviste a Repubblica del segretario generale del Mes, l’italiano Nicola Giammarioli,
che ci racconta come i soldi dell’organizzazione siano sostanzialmente “aggratis” e non prevedano “né clausole, né austerità”.


Ma l’operazione simpatia del frizzante profilo twitter del Mes strizza l’occhio soprattutto ai giovani europeisti, i quali,
più che dalle paludate interviste di Giammarioli, vengono vezzeggiati con un po’ di propaganda Lgbt random.

E così ecco che la stessa immagine profilo del Mes su Twitter è corredata dall’immancabile arcobaleno,
mentre non mancano i post di sostegno attivo alla comunità Lgbtxyz etc.

L’ultimo è di ieri, mattina del 6 luglio. Si legge:

Esm si unisce alla comunità LGBTQ + nel celebrare la settimana del pride in Lussemburgo dal 4 al 12 luglio 2020.
Per ulteriori informazioni sul nostro impegno per #DiversityAndInclusion vedi qui”.

Il link pubblicato dal profilo Twitter del Mes porta ad una pagina del sito ufficiale dove si spiega come il meccanismo non serva solo a fare business,
ma anche a promuovere l’inclusione e la diversità.

C’è poi l’invito a lavorare con il Mes e a diventare parte di un team multiculturale di 190 persone.

Insomma il Mes è vivo e lotta contro di noi, non solo grazie alla sua stessa esistenza, ma anche promuovendo a spada tratta i “valori” del pensiero unico.

Ovviamente sotto il tweet fortunatamente compaiono un discreto numero di insulti, buona parte dei quali scritti in italiano.

L’allusione più gettonata è chiaramente quella della doppia valenza del cetriolo, non solo sotto forma di nuovi debiti ma anche…vabbè avrete capito.

C’è poi chi ironizza amaramente: “ESM è vicino ai disoccupati, alle famiglie distrutte, ed ai bambini morti della Grecia. Ah, no”.

Già.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il primo ministro olandese Mark Rutte non reputa urgente raggiungere un accordo sul Recovery fund europeo
durante la riunione dei leader della Ue che si terrà il 17 luglio.

Non è assolutamente necessario per noi raggiungere un accordo in quella occasione“, chiarisce Rutte
parlando con i giornalisti dopo la riunione di governo settimanale.

Non credo che ci sia bisogno di questa folle fretta“, dice convinto.

La posizione dei Paesi Bassi è quindi un ostacolo non indifferente per quei Paesi Ue – come l’Italia – che intendono imprimere un’accelerazione alla trattativa.


Come è noto, i leader europei si incontreranno a Bruxelles dal 17 al 18 luglio per discutere il Fondo Ue
per l’emergenza economica
causata dall’epidemia di coronavirus e il prossimo bilancio europeo,
nel primo Consiglio Ue in presenza dopo mesi di restrizioni sanitarie e nei viaggi e di vertici in videoconferenza.

A sentire due Paesi con una visione opposta a quella di Rutte e dei falchi del nord – che la stampa filo-giallofucsia preferisce definire Paesi frugali con un vergognoso eufemismo –
luglio è il mese dell’accordo per il Recovery fund“.

Così il premier spagnolo, Pedro Sanchez, in una conferenza stampa congiunta con l’omologo portoghese, Antonio Costa.

“Dobbiamo rafforzare il progetto europeo”, dice convinto Sanchez, sottolineando il rilancio delle relazioni con la Ue e delle relazioni bilaterali tra Spagna e Portogallo.

Il premier portoghese, dal canto suo, definisce la proposta Ue del Recovery fund “intelligente, equa ed equilibrata”.

Costa pertanto chiede una rapida approvazione per affrontare le sfide della ripresa economica.

Una posizione, insomma, totalmente condivisibile dal governo Conte.

Ma che potrebbe restare nel libro dei desideri.


Due posizioni contrapposte, quella di Spagna e Portogallo da un lato e quella dei Paesi Bassi dall’altro, che danno il polso di quanto resti in salita il negoziato.

Dal canto suo, Angela Merkel è attesa mercoledì a Bruxelles, dove vedrà tra gli altri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen,
e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, proprio per fare il punto sul bilancio Ue e il Recovery fund.

Ad annunciarlo il portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert.

La cancelliera, inoltre, illustrerà al Parlamento europeo le priorità del semestre di presidenza tedesca della Ue.

Fino ad allora non sarà dato sapere se davvero la trattativa sul Recovery fund andrà avanti in tempi rapidi oppure no.

Ora è sotto gli occhi di tutti la trappola del Mes

Certo, ora la trappola Ue è davvero svelata.

All’Italia non resta che il Mes, con quello che comporta in termini di condizioni di restituzione del prestito.

E quando i falchi del nord dicono che dire no al Mes complica la trattativa sul Recovery fund stanno dicendo una mezza verità:
perché – come ha più volte ammesso lo stesso Rutte – il negoziato su come e in che quantità utilizzare i soldi del prossimo bilancio Ue
per aiutare i Paesi membri sarà molto duro (e molto lungo)
.

Per l’Italia il Recovery fund è una chimera.

C’è solo la trappola del Mes.

“L’abbiamo creato, va usato”: Merkel dixit.
 

Val

Torniamo alla LIRA
A distanza di mesi ci sono ancora almeno due milioni di lavoratori in attesa della cassa integrazione per l’emergenza coronavirus.

Stiamo parlando dei soldi di marzo – e siamo a luglio – o di aprile oppure di entrambi i mesi.

Ma ci sono anche lavoratori che stanno aspettando i soldi di maggio (e sono partite le richieste per i soldi di giugno).

Come è noto, dei due milioni di lavoratori senza un becco di un quattrino da mesi, 1,5 milioni dipendono dall’Inps,
gli altri dal Fondo di solidarietà bilaterale degli artigiani
, che però deve essere ancora rifinanziato.


Sul fronte dell’Inps i soldi ci sono: 17,6 miliardi stanziati dal Cura Italia e dal decreto Rilancio.

Ma per quanto riguarda il Fondo degli artigiani, il Cura Italia ha messo a disposizione soltanto 60 milioni
a fronte di 1,242 miliardi necessari
per coprire la cassa integrazione.

Dopo di che, con il dl Rilancio sono stati versati altri 765 milioni di cui i primi 249 milioni arrivati da pochi giorni
– il 26 di giugno ed erogati per chiudere le pendenze più vecchie: il mese di marzo è stato liquidato a tutti i 628mila artigiani che avevano chiesto un aiuto,
il mese di aprile solo al 20% di loro, che nel frattempo però sono diventati 800mila.

Insomma, conti alla mano, nelle casse del Fondo per gli artigiani mancano ancora 933 milioni.

Come riporta oggi Repubblica, per stanziare i soldi mancanti sarebbe sufficiente un decreto interministeriale,
se il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo (M5S) decidesse di attingere al suo fondo ministeriale per la Cig da 2,7 miliardi.

Inps: si sommano le richieste di Cig e i ritardi nei pagamenti

Per quanto riguarda l’Inps, sul fronte delle domande di cassa in deroga autorizzate ci sono 340.281 lavoratori in attesa.

Sul fronte invece delle domande ancora giacenti, alcune molto vecchie, che non risultano né autorizzate né respinte né annullate,
stiamo parlando di 107mila richieste per 1,2 milioni di lavoratori.

Se sommiamo le varie voci ci sono 1,5 milioni di lavoratori a carico dell’Inps ancora senza la Cig, sia ordinaria, che in deroga che come fondi di solidarietà.

Anticipo del 40%, poche imprese hanno fatto domanda

Come è noto, a partire dal 18 giugno, tutte le aziende possono ottenere dall’Inps un anticipo rapido del 40% delle ore autorizzate
(e per la Cig in deroga – sempre per decreto – non si passa più dalle Regioni).

Ebbene, secondo le prime valutazioni, solo il 20% delle imprese che hanno fatto domanda dopo il 18 giugno ha chiesto l’anticipo del 40%.

Per i lavoratori che aspettano da marzo si apre uno spiraglio grazie a una circolare dell’Inps del 27 giugno
secondo cui l’Istituto di previdenza anticiperà il 40% non solo alle nuove domande, ma anche a quelle precedenti al 18 giugno,
se però riferite alle ultime 9 settimane di Cig da emergenza coronavirus sulle 18 concesse.

Prorogata la scadenza per presentare le domande
Ma sempre in virtù del decreto Rilancio, l’Inps dovrà tenere conto anche delle nuove domande in arrivo.

L’istituto di previdenza indicava infatti il 3 luglio come data ultima per la trasmissione delle richieste riferite a nuovi periodi di cig in deroga precedenti il 18 giugno,
ma il ministero del Lavoro concede tempo fino al 15 luglio, indicando invece il 17 luglio come data ultima per le domande
relative a periodi successivi all’entrata in vigore del decreto Rilancio.

Altri soldi insomma.

Quando il governo giallofucsia sta ancora facendo aspettare per la cassa integrazione di marzo.

Il rischio è che il sistema salti e che le aziende chiudano, anche perché chi non rispetta i paletti fissati per l’anticipo della cig se la deve pagare da solo.

E come abbiamo visto non si tratta di pochi spiccioli.
 

Val

Torniamo alla LIRA
I RAPPORTI DEL BRACCIO DESTRO DI ZAIA,
ANDREA CRISANTI CON LA BILL & MELINDA GATES



Secondo Andrea Crisanti, consulente scientifico della Regione Veneto durante l’emergenza,
c’è il rischio di una seconda ondata molto forte in autunno.

Ma chi è Andrea Crisanti?

Abbiamo scoperto nel suo cv i finanziamenti ricevuti da note agenzie e fondazioni internazionali.

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature, a firma di un gruppo di studiosi fra cui il parassitologo Andrea Crisanti,
sostiene che gli asintomatici abbiano adesso la stessa carica virale dei sintomatici.

Ma non tutti sono d’accordo ........
 

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