LA VITA E' COME IL CARRELLO DEL SUPERMERCATO. TU PENSI DI AVERGLI DATO UNA DIREZIONE, MA LUI VA DOVE CAVOLO GLI PARE (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:d:
Oggi trekking sui monti liguri in cima al Monte Bertrand :) (notare la farfalla gigante sul sentiero della prima foto:))
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Val

Torniamo alla LIRA
Un po' di sano realismo e non inutile terrore.


"Siamo nell’ambito di un comportamento fisiologico ampiamente prevedibile e già visto- premette Ravizza -.

Il Veneto è soltanto un luogo dove sta succedendo quel che è già successo in altre nazioni, ovvero una recrudescenza della malattia.

Le malattie infettive non scompaiono mai, al limite scendono sotto traccia.

Bisogna stare allerta e isolare subito i nuovi casi.

Gli indici percentuali sono percentuali rispetto a un valore precedente, ma prescindono dai valori assoluti.

Se ci sono ottanta casi in Campania o in Veneto è una cosa rilevante, non banale.

Noi siamo felici perché ce ne abbiamo solo un’ottantina, invece, rispetto alla nostra popolazione.

In assoluto hanno un peso e in percentuale ne hanno un altro.

In Veneto erano zero e in poco tempo sono arrivati a 80.

Purtroppo questo conferma che questa infezione è molto subdola e molto contagiosa.

Vuol dire che non la vediamo, pensiamo di poter fare i furbi ma rischiamo di farci sorprendere di nuovo».


E tutti i colleghi che dicevano che era finita, che oramai potevamo buttare via le mascherine anche se le ordinanze sono di tenerle?

«Non commento quel che dicono i colleghi.
Ma globalmente un’epidemia che ora si esprime con numeri di contagio che sfiorano il centinaio,
quando tre mesi fa si esprimeva con decine di migliaia, vuol dire che siamo passati da mille a uno..


L’epidemia è sicuramente in fase di apparente controllo, ma, come è già capitato in altri contesti, il futuro non lo sappiamo.

Penso siano piccoli numeri, focolai prevedibili, ma sono un po’ anche il segnale di quel che già dicevo:

più che stare con un’allerta rossa contro il Covid come fosse l’unica malattia di cui preoccuparci,
siamo in un periodo in cui il Covid diventerà un altro dei tanti guai ai quali dovremo essere preparati a rispondere
».


Insomma, magari chiusure parziali, controlli mirati. Ma un altro lockdown totale non dovrebbe capitare. E forse non servirà più:

«Il colera, il tifo, la peste, la lebbra, la rabbia non sono scomparse dal pianeta.

Sono virus relegati in piccole sacche dove sono noti, ove sono raramente frequenti e sono riconosciuti e attaccati adeguatamente.

Sappiamo come comportarci.

E con il Covid è lo stesso: ora abbiamo armi per riconoscerlo.

Lo riconosciamo subito.

Possiamo fare del vero isolamento nei luoghi dove appare senza lasciarlo dilagare.

Siamo in condizioni molto più favorevoli di prima: le mascherine ci sono, gli strumenti che sappiamo essere utili per combatterlo, ci sono».



La malattia c’è


“Calma e gesso” dicevano i nostri nonni.


«Le manifestazioni del virus non ci devono spaventare né angosciare, ma allarmare ragionevolmente
ricordandoci che la malattia c’è, non è un’invenzione dei dietrologi, non è una fake-news, non un’invenzione dei complottisti - conclude il dottor Pierfranco Ravizza -

È una malattia che non guarda in faccia a nessuno perché non ha anima né spirito.

Il coronavirus non è cattivo: fa il suo dovere come madre natura lo ha costruito.

Non sono particolarmente allarmato di queste cose, però non faccio che ripetere come un disco rotto
che bisognerebbe allarmare chi pensava fosse finita.

Finita non è, e non lo sarà forse mai.

Bisogna sperare che presto entreremo in una fase dove anche questa malattia entrerà nel novero di tutte le altre malattie infettive».
 

Val

Torniamo alla LIRA
E lo portano sempre in tv e sempre lo mazziano

“Crisanti fino a qualche tempo fa faceva l’entomologo-parassitologo, e lo dico senza alcuna vena polemica, non ha mai raccolto il ramoscello d’ulivo.
Preferisce fare una corsa da solista insolentendo dieci persone che, insieme a me, in questi giorni hanno fatto la storia della medicina
per confutare le tesi di Remuzzi, Palù e Clementi che va a verificare la carica virale, vuole fare il fenomeno. Dica la sua verità, poi alla fine faremo le somme”.

Il professor Palù, parlando proprio di Crisanti lo aveva definito sciacallo zanzarologo.

Quale sarà il prossimo scontro?

Non serve in questo momento creare terrorismo anche perché, come sottolineato dal primario del San Raffaele,
questo modo di fare può anche essere più pericoloso del Covid-19

Insomma, il concetto è che si devono raccontare le cose come stanno, essere chiari e non raccontare bugie alla popolazione.

Proprio per questo, Zangrillo ha spiegato che il rischio ancora c’è e che le norme adottate fino ad oggi, quindi l'utilizzo delle mascherine e il distanziamento fisico,
non devono essere per il momento tralasciate.

Quello che preoccupa maggiormente l’esperto è che il virus possa rientrare dalla porta principale,
ovvero portato da persone infette che entrano in Italia.


Il secondo timore è che gli italiani possano pensare che il pericolo è ormai passato.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Tre sono i maggiori pericoli attuali.
Gli arrivi dall'est europeo, dall'India e questi.........


Il quotidiano dei vescovi italianiAvvenire” ha scoperto l’acqua calda:
le nostre autorità avrebbero versato cospicue somme di denaro ai responsabili delle municipalità libiche
per convincerli a limitare il flusso dei barconi che trasportano i migranti verso le coste della penisola.

Nessuno, probabilmente, conosceva il quantitativo complessivo della spesa effettuata
ma tutti sapevano che l’azione di contenimento dell’immigrazione incontrollata avviata dal ministro Marco Minniti
e proseguita anche da Matteo Salvini prevedeva grandi elargizioni di denaro in cambio del contenimento alla fonte dei flussi di migranti.


Lo scoop compiuto da “Avvenire” solleva, però, un interrogativo cui è urgente fornire una risposta chiara.

Perché i ricatti e l’immondo baratto dei signori della guerra libici sui migranti sono destinati a continuare.

È indifferente che il costoso scambio avvenga in termini di richieste di aiuti per la ricostruzione
o destinati alle strutture sanitarie da parte del governo di Tripoli oppure alle milizie fuori controllo
impegnate a servirsi dell’Italia come unica fonte di finanziamento a cui poter ricorrere ?


È giusto, allora, continuare a subire questi ricatti, che sono vere e proprie estorsioni?

O, al contrario, è arrivato il momento di elaborare una diversa strategia capace di porre un deciso freno agli arrivi dei barconi
senza obbligatoriamente subire il baratto e l’obbligo di finanziare i tagliagole ed i terroristi ?


La linea che la Chiesa ed i vescovi italiani hanno mantenuto sull’argomento non si presta ad equivoci.

È quella dell’accoglienza senza se e senza ma.

Accettare tutti senza limitazioni, tuttavia, se da un lato reciderebbe il perpetrarsi di tale consuetudine ricattatoria,
dall’altro trasformerebbe il nostro Paese in un immenso “campo di concentramento” al cui interno
finirebbero ammassate in condizioni troppo spesso disumane le persone che fuggono dalle guerre e dalla fame.


Se è questa la risposta che il Governo intende dare all’interrogativo su come contenere le pratiche ricattatorie è bene renderla al più presto chiara e comprensibile.

In maniera che chi intenda adottarla se ne assuma tutte le conseguenti responsabilità.

A partire da una presa di coscienza aderente alle realistiche condizioni che si verrebbero a creare nel Paese:
l’accoglienza incontrollata non genera un mitico Eden della società multietnica e multiculturale ma,
come la realtà sta già mostrando da tempo a patto di volerla onestamente guardare e riconoscere,
innesta all’interno di un tessuto sociale come quello italiano, già provato dagli effetti nefasti della pandemia,
una serie di pericolosi focolai di tensioni sociali e politiche che possono esplodere in qualsiasi momento con conseguenze devastanti.


Nessuno, ovviamente, chiede ai vescovi di non esprimersi in favore dell’accoglienza senza remore in nome della misericordia cristiana.

Ma è il Governo ad esser preposto all’azione e alle scelte politiche e non si può permettere di nascondersi
dietro il velo umanitario della Chiesa per non assumersi la responsabilità delle proprie scelte.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Poverino. Non ha ancora capito che è il caso di mettersi di lato ....ed aspettare una nomina da qualche parte.
Non ce la fa. Non ce la fa. E' talmente fuori di testa che apprezza il MES, senza capire che domani al governo
ci potrebbe essere proprio il centro-destra, imbrigliato nella sua attività di governo dal controllo del MES.

Mentre il pd spinge il mes perchè sa che domani sarà di ostacolo al governo di centro-destra.
Ma cosa volete farci. Non riesce a stare zitto.....pensa a quel suo - irrilevante - 6%..........che vorrà far valere.
Non abbiate dubbi.


La maggioranza non viaggia a gonfie vale, ma anche l’opposizione ha qualcosa che non va.

Niente di grave intendiamoci, almeno nel centrodestra (negli altri, la spina più dolorosa rimane sempre il Movimento 5 Stelle
con Giuseppe Conte che si barcamena ma resta sempre uno di loro), eppure le uscite a ripetizione di Silvio Berlusconi
(con le repliche anche stizzite di Matteo Salvini) la dicono lunga sullo stato delle cose.

Non vi sono somiglianze, intendiamoci, nel senso che i nodi per Nicola Zingaretti sono intrecciati con i molti rifiuti pentastellati
riguardanti gli stessi accordi programmatici di governo, a cominciare dal previsto sistema elettorale proporzionale,
mentre per il Cavaliere si tratta di ribadire il suo ruolo centrale riguadagnando lo spazio perduto nel corso degli anni, anche col volonteroso contributo dei giudici.

La ripetuta posizione favorevole al Mes contiene un’inequivocabile scelta europeista su cui Salvini – e Giorgia Meloni
non concordano (in ciò simile al M5S) e allorquando il presidente di Forza Italia si rende disponibile ad un nuovo Governo,
ecco l’immediata risposta salviniana che respinge seccamente tale proposta invocando a gran voce le elezioni a settembre.

È un quadro che, anche secondo voci interne al centrodestra, suggerisce timori di pericolose divisioni,
ai limiti della conciliabilità e delle possibilità berlusconiane, tanto più che le proposizioni del Cavaliere si muovono in una spazio politico stretto nella tenaglia,
dotata di ben più ampi consensi, di Lega e Fratelli d’Italia.

Ma è proprio da questo abbraccio che Berlusconi cerca di sottrarsi ma, se ne seguiamo senza pregiudizi le ragioni,
non perseguendo rotture e tantomeno nuove maggioranze “politiche” ma in nome e per conto di quel centro
(che non è un’espressione geografica e di comodo) senza il quale la stessa sigla dell’attuale opposizione perde,
e non soltanto nominalmente, una sua componente (staremmo per dire una sua ragion d’essere) vitale per un Governo futuro,
che abbia una sua più solida credibilità nel contesto europeo.

E che Berlusconi sia scettico su elezioni anticipate a settembre come invece va predicando Salvini,
spiega le sue avance in funzione di una opposizione lunga e diversa e, nella terminologia di Forza Italia, costruttiva.

Ma in funzione di una maggiore consistenza, seppure difficile, di quel centro, che non appaia soltanto come un’Araba Fenice.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Maestà, il popolo ha fame.

Che mangino brioches.

È così che finisce nella polvere una monarchia che ha perso contatto con lo spirito della nazione
e il sentire profondo della sua comunità e non sa più a cosa appigliarsi che non sia la propria arroganza
nel restare appiccicata alla seggiola tarlata del potere.

I tempi cambiano, ma gli esseri umani sono rimasti uguali a se stessi, avvinghiati alle loro ambizioni.

E allora capita di scorgere accenti di allucinata follia nell’eco dei nostri tumultuosi giorni.

Non c’è più Luigi XVI, non c’è Maria Antonietta.

I diversamente coronati si chiamano Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Dario Franceschini.

Come monarchi al crepuscolo dell’antico ordine, all’invocazione “il popolo ha fame”, essi rispondono:
diamogli una nuova legge elettorale. Che è assai meno delle brioches offerte dai sovrani transalpini.


Ma come?

Il presidente di Confindustria accusa apertamente il Governo di nascondere la verità sullo stato reale dell’economia italiana,
facendo intendere che il Paese sia prossimo al collasso, e questi politici artigliati alle poltrone neanche fossero scalatori
aggrappati per le unghie allo sperone della Brenva sul Monte Bianco, cosa fanno?

Calendarizzano alla Camera dei deputati per il prossimo 27 luglio la discussione sulla riforma della legge elettorale.

Roba da matti.

Con tutte le emergenze che non trovano risposta a causa della paralisi in cui si dibatte il Conte bis,
non trovano di meglio da fare che mettere mano alle regole del gioco.

E poi, per cosa?

Non c’è bisogno di almanaccare sulle loro reali intenzioni.

Sono i diretti interessati a dichiararle con assoluto sprezzo del ridicolo:

urge la riforma del meccanismo elettorale in senso proporzionale puro per impedire, in caso sempre più probabile di elezioni anticipate,
che la destra coalizzata possa stravincere, come tutti i sondaggi indicano. Non c’è che dire: una nobile motivazione.



Tuttavia, non è detto che la ciambella che stanno impastando gli riesca col buco.

Il modello elettorale che il Partito democratico ha tirato fuori con il consenso del Movimento cinque stelle
è il cosiddetto “Germanicum”, nel senso che replica la legge elettorale tedesca.

Si tratta di un proporzionale puro con una soglia di sbarramento in ingresso al 5 per cento.

La sinistra, con il concorso della disperazione pentastellata, vorrebbe cancellare ogni traccia di maggioritario
per impedire alla destra di conquistare un surplus di seggi attraverso i collegi uninominali.

Un tale sistema avrebbe come esiti certi la sopravvivenza, sebbene ridotta, di formazioni politiche in caduta libera di consensi,
come il Movimento cinque stelle e, nel contempo, lasciando le mani libere a tutti i partiti in corsa,
impedirebbe che dalle urne venisse fuori una maggioranza stabile in grado di assicurare un governo di legislatura al Paese.

Nel rimescolare le carte quelli del Partito democratico sono maestri.


Nulla di più facile che, all’indomani del voto, pur in presenza di una sonora bocciatura del Pd,
per effetto di una qualche bizzarra alchimia parlamentare, ci ritrovassimo governati, come accade da dieci anni a questa parte,
dai soliti noti Franceschini, Zingaretti, Matteo Renzi.

Siamo in presenza di un caso da manuale di disinteresse totale per il bene della nazione e di esclusiva attenzione alle proprie ambizioni di potere.

D’accordo che il popolo in Italia non elegge il Governo perché è in Parlamento che si compone la maggioranza
che sosterrà il governo nominato dal presidente della Repubblica, ma di questo passo,
a furia di calpestare la volontà degli elettori, la democrazia va a farsi benedire.

Comunque, nulla è ancora deciso, e certamente non lo sarà fino alla pausa estiva.

C’è Matteo Renzi che recalcitra.

Perché?

Non gli garba la soglia al 5 per cento.

Il “Rottamatore” ha creato un partito a sua immagine che lo avrebbe dovuto riportare sulla cresta dell’onda.

Invece, sondaggi alla mano, “Italia Viva” è rimasta al palo.

Con un proporzionale a sbarramento la truppa renziana resterebbe fuori dai giochi.

Anche la neo-formazione di Carlo Calenda, Azione rischierebbe la medesima magra fortuna.

Se tale è lo scenario anche l’annunciata riforma elettorale seguirà lo stesso destino di tutte le altre grandi riforme promesse e mancate dal Conte bis.


A meno che non intervenga in soccorso dei disperati l’aiuto di Forza Italia.

I commentatori sono propensi a ritenere possibile un’intesa Pd-Cinque stelle-Forza Italia sul “Germanicum”.

Se fosse vero sarebbe un suicidio politico per Berlusconi.

Attualmente nei sondaggi il partito azzurro naviga appena sopra la soglia del 5 per cento.

La decisione di rompere l’alleanza a destra per favorire con un gioco di sponda gli interessi dei mortali nemici “dem” e grillini non sarebbe per nulla capita dai suoi elettori.

Un tradimento del genere verrebbe pesantemente sanzionato nelle urne.

Forza Italia potrebbe scomparire dal radar parlamentare, altro che mani libere.

L’obiezione più gettonata è che i “peones” berlusconiani, consapevoli che con il calo di consensi
combinato al taglio dei parlamentari difficilmente potranno essere rieletti, sarebbero pronti a giocare la carta del proporzionale
per avere qualche chance in più di sopravvivenza politica.

Se questa è la motivazione è talmente stupida che chi l’ha proposta merita davvero di essere rispedito a casa a fare un altro mestiere.

Fin quando vi sarà una legge elettorale che preveda l’assegnazione di una parte dei seggi col sistema uninominale
e che ammetta la presentazione di candidati di coalizione, il vecchio leone di Arcore che di trattative se ne intende
avrà buon gioco a farsi riconoscere dagli alleati un congruo numero di scranni sicuri
per potere riportare nella prossima legislatura una rappresentanza consistente di forzisti a lui fedeli.


E Matteo Salvini, in qualità di capo della coalizione, non potrà opporre troppe resistenze alle richieste dell’ingombrante alleato.

D’altro canto, anche il “Capitano” è a conoscenza di una regola non scritta del sistema delle coalizioni,
quella secondo cui è sempre il partito che detiene maggiori consensi a fare da donatore di sangue ai compagni di strada meno forti nelle urne.

Per riepilogare.

Silvio Berlusconi, pur potendo imporre a Matteo Salvini e Giorgia Meloni le sue condizioni per stare in coalizione,
si associa a Pd e grillini per approvare una legge che lo esporrebbe a rischio di scomparsa dal panorama politico
e che lo metterebbe fuori del campo della destra plurale.

Berlusconi nella sua vita è stato molte cose, una soltanto non è mai stato: autolesionista.

Se proprio gli opinionisti volessero correttamente occupare il molto tempo libero che hanno a disposizione in questa estate caldissima,
provino a seguire i cambi di casacca in Parlamento.

I grillini che siedono in Senato sono come ciliegie: ad una ad una stanno finendo nel cappello leghista.

La deadline del 20 luglio per andare a votare in autunno non è stata raggiunta.

E non è detto che nei prossimi giorni non accada qualcosa di straordinario che stravolga l’odierno scenario politico.

Tutto è ancora possibile.

D’altronde, quanti risultati di partite di calcio sono stati ribaltati al 92esimo o al 95esimo in pieno recupero, quando gli spettatori avevano già lasciato gli spalti ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Vogliono approvare il rinnovo del lavoro a casa - per il 50% dei dipendenti pubblici -
sino al 31 dicembre 2020. SEI MESI. BUFFONI.
Non una proroga di mese in mese, giusto per vedere cosa succede, ma di 6 SEI mesi.
A forfait per tutti. Ma lo stipendio lo prendeno....ed intero........BUFFONI.

E l'ufficio INPS ?
"In linea con le misure adottate per il contrasto alla diffusione del Coronavirus,
l’accesso fisico agli sportelli delle strutture territoriali INPS è possibile solo per alcune tipologie di servizio,
mentre per le altre il servizio sarà erogato mediante richiamata telefonica. "

Ho chiamato 10 giorni fa per un chiarimento su una pratica, che in 5 minuti può essere risolta
ed ho l'appuntamento telefonico per domani.
Vi saprò dire............
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quello che temevo tempo addietro, come testimoniano alcuni commenti pubblicati su queste pagine, si sta drammaticamente realizzando in Italia.

La colossale convergenza d’interessi che ha terrorizzato l’Italia continua a tenere inchiodato il Paese
su una paura folle e dagli esisti inevitabilmente più funesti della stessa pandemia.

Oramai dovrebbe apparire evidente anche ai sassi che molti sinistri personaggi, usciti dall’anonimato proprio cavalcando la medesima paura,
si stanno aggrappando con le unghie e con i denti a ciò che resta di una epidemia che non produce più la temuta malattia: il contagio.


Con poche decine di persone rimaste in terapia intensiva e con una conta discutibile dei pochissimi decessi,
che si definisce sbagliata, in quanto sono persone morte di tutt’altro incidentalmente risultate leggermente positive al tampone


ai professionisti del terrore, ben rappresentati nel mondo dell’informazione, è rimasto solo quest’ultimo elemento
per vincere facile nell’ambito di una collettività in testa alla classifica dell’analfabetismo funzionale.

Tant’è che in questi giorni, non appena si riscontra un minimo aumento dei positivi, che per la cronaca costituiscono una parte risibile dei tamponi effettuati,
si leggono su quotidiani e siti on line titoli di questa natura:

“il virus non molla la presa!”; “non possiamo abbassare la guardia!”.

Ed è qui che si manifesta in tutta la sua evidenza la grande, enorme responsabilità da parte di chi avrebbe il potere
di mettere fine a questo interessato delirio che tanti danni sta creando e creerà in futuro.


Solo il Governo in carica, infatti, potrebbe decretare il ritorno effettivo alla normalità.

Tuttavia, dato che è proprio in virtù, per così dire, di questa sciagura ampiamente ingigantita dal più rigido lockdown del mondo libero
che l’Esecutivo Conte è rimasto in piedi, c’è da temere il contrario.

Ovvero che il surreale stato di emergenza venga addirittura procrastinato per altri mesi.

Ciò anche in considerazione delle elezioni regionali di settembre, nelle quali le forze politiche al comando cercheranno in tutti i modi
di capitalizzare il consenso che hanno racimolato facendo leva sull’istinto di sopravvivenza di un popolo oggetto di una vergognosa manipolazione politico-mediatica.


Nel frattempo l’economia proseguirà il suo lento arrancare, soffocata da protocolli sempre più assurdi,
non potendo più di fatto sostenere, se non in forza di un colossale aumento dell’indebitamento complessivo del sistema, il nostro precedente tenore di vita.

Ma a chi guarda solo i sondaggi e manifesta una prospettiva strategica di settimane, se non addirittura di pochi giorni,
interessa solo raccogliere i frutti della propria semina dissennata.

Il resto, cioè i costi colossali dei propri azzardi morali, li lascia volentieri sulle spalle delle prossime generazioni.

Veri statisti da operetta.
 

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