LA VELOCITA' CON CUi UNA DONNA DICE: "NIENTE" E' INVERSAMENTE PROPORZIONALE (1 Viewer)

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Da oggi, ufficialmente i contratti a progetto sono fuorilegge. La disposizione è contenuta nel decreto del Jobs Act pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale e rivolto alle nuove forme di lavoro in azienda.
Nello stesso provvedimento, il decreto legislativo numero 81, sono incluse anche le nuove norme relative al demansionamento, in cui la novità certamente più rilevante è quella che non prevede la necessità di accordi sindacali in caso di cambio mansioni per un lavoratore: il datore potrà infatti decidere in autonomia.


Dunque, la tipologia del contratto a progetto è di fatto abrogata a partire dal 25 giugno 2015, anche se i rapporti attualmente in vigore rimarranno validi fino al prossimo 31 dicembre, quando entrerà il meccanismo previsto dall’articolo 54 dello stesso decreto.
Dal primo gennaio 2016, infatti, scatterà la disposizione secondo cui i rapporti di lavoro ancora esistenti sotto forma di contratti a collaborazione continuativa o a progetto, dovranno essere convertiti pena la condanna per il datore di lavoro che applichi contratti di questo genere con profili di subordinazione tout court. Rimarrà valia la trasformazione dei contratti a progetto in modalità di apprendistati, qualora il lavoratore rientri nelle caratteristiche anagrafiche per poter essere incluso sotto questo regime di stabilizzazione.
Anche il contratto a tempo determinato è ammesso, ma va ricordato, sempre in base alle norme volute dal governo, che chi deciderà di regolarizzare, assumendo a tempo indeterminato, un lavoratore con contratto a progetto, potrà usufruire dello sconto sui contributi pari a 8mila e 600 euro.
Per quelle aziende che proprio non potranno fare a meno delle collaborazioni precarie, poi, rimarrà sempre possibile dare vita a contratti a progetto, qualora emergano i requisiti di autonomia della prestazione, di prevalenza della personalità della prestazione, più il mancato assoggettamento al potere gerarchico e direzionale dall’imprenditore committente.
 

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Errore sarebbe rassegnarsi.....combattere. Per la civiltà.

Ha aggredito un vigile urbano con una spranga di ferro, ma - fermato e portato davanti al giudice - è stato rimesso in libertà, perché vivendo in una casa occupata senza residenza non può avere gli arresti domiciliari.

Se a compiere il gesto fosse stato un cittadino in regola, magari italiano, sarebbe finito ai domiciliari. Essendo un venditore abusivo, invece, l'uomo è libero di tornare in strada a smerciare prodotti contraffatti sotto gli occhi di turisti e agenti della polizia municipale sempre meno motivati a intervenire. È un paradosso che sta alimentando una valanga di polemiche, quello avvenuto a Firenze nei giorni scorsi. Una vicenda che insieme all'indignazione popolare ha sollevato le ire sia del cardinale Giuseppe Betori sia del sindaco Dario Nardella. Tutto ha inizio lunedì pomeriggio, a pochi passi da Ponte Vecchio, quando il venditore abusivo nordafricano viene «pizzicato» da una pattuglia della polizia municipale a vendere ai turisti poster e prodotti contraffatti: l'uomo scappa per evitare i controlli ma poco dopo torna sui suoi passi con una spranga di ferro lunga 60 centimetri e pesante oltre un chilo, aggredendo il vigile urbano sotto gli occhi di centinaia di turisti prima di essere inseguito e arrestato. Due agenti sono rimasti feriti. Come di prassi, l'ambulante marocchino - con regolare permesso di soggiorno, in scadenza a dicembre - è stato portato in tribunale: l'accusa iniziale di tentato omicidio è stata derubricata in resistenza a pubblico ufficiale, e dovrà risponderne il 9 luglio. Nel frattempo il maghrebino, che ha precedenti per violenza e profanazione di tombe, è però tornato in libertà con il solo obbligo di firma in questura. Il motivo? È presto detto: dal momento che l'uomo vive in una casa occupata e non ha una residenza fissa, non è stato possibile notificargli gli arresti domiciliari che erano stati richiesti dal giudice che ha convalidato l'arresto, il pm Angela Pietroiusti. E così, 48 ore dopo i fatti, il marocchino è tornato alla sua occupazione abituale e negli stessi posti in cui è stato fermato a vendere poster e stampe nel cuore di Firenze.
 

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Mi sfugge chi sia il presidente della camera :mmmm::mmmm: mi sfugge proprio, mah dev'essere uno di destra, uno di quelli che dei privilegi ne fa norma di vita :D

Roma«Non conosce sosta, non conosce intoppi, si lavora anche di notte e si consegna puntuali: nulla funziona in Italia come la fabbrica delle poltrone».

La prosa è del Movimento 5 Stelle e fotografa bene una specialità in cui l'Italia continua a primeggiare. In particolare è il motore delle nomine ai vertici delle nostre istituzioni parlamentari a girare sempre a pieni giri e l'ultima conferma è arrivata ieri con una infornata avvenuta ai vertici di Montecitorio, con la regia e il via libera del presidente della Camera e della maggioranza, con il Pd schierato in prima linea per raggiungere l'obiettivo.
La decisione è firmata dall'Ufficio di presidenza che ha aumentato il numero dei vicesegretari generali da due a cinque, sfruttando l'articolo 8 del Regolamento, dove si legge che «i vicesegretari generali sono nominati nel numero massimo di cinque». Evidentemente averne solo due - Guido Letta, cugino di Enrico, e Aurelio Speziale - è stato giudicato insufficiente e si è provveduto a raggiungere il numero massimo, come non accadeva da anni.
L'accordo prevede una terna composta da Giacomo Lasorella, 51 anni, che dirige il Servizio Assemblea ed è fratello della giornalista Carmen, presidente di RaiNet ; Fabrizio Castaldi, 44 anni, capo segreteria della presidente della Camera; Annibale Ferrari, classe 1962, capo del Servizio studi. Sia Lasorella che Castaldi erano entrati nella corsa per il posto più nobile e ambito, quella da segretario generale, assegnato a inizio gennaio a Lucia Pagano. Per i vicesegretari generali è stato introdotto un limite di mandato: 7 anni rinnovabili. Oltre ai tre nuovi super funzionari, tanto per non farsi mancare niente, si è proceduto anche a nominare ben nove capiservizio (Paolo Nuvoli, Danilo Santoro, Renzo Dickmann, Paolo Visca, Raffaele Perna, Daniela Colletti, Consuelo Amato, Paola Bonacci, Claudia Di Andrea). L'aggravio di costo pare non essere rilevante. Il motivo? Tutti i nominati superano già la (non modesta) soglia dei 240mila euro, il tetto massimo stabilito dal governo a cui le Camere si sono adeguate a loro modo, senza rinunciare a qualche privilegio. Per i dipendenti della Camera il riallineamento verso i 20mila euro lordi mensili avverrà gradualmente e ci sarà tempo per completarlo con comodo, entro fine 2017 (senza contare che la parte previdenziale viene scorporata). Per avere un'idea più chiara le tabelle di inizio legislatura quantificavano la retribuzione annua di un vicesegretario generale in 304.847,29 euro lordi, cui dovevano aggiungersi oneri previdenziali pari a 53.794,88 euro e una indennità netta di funzione di 652,56 euro mensili. Senza dimenticare che nella realtà parallela di Montecitorio (ben lontana dalle retribuzioni del mondo reale) sono più di cento i dipendenti che superano i 240mila euro.
 
Errore sarebbe rassegnarsi.....combattere. Per la civiltà.

Ha aggredito un vigile urbano con una spranga di ferro, ma - fermato e portato davanti al giudice - è stato rimesso in libertà, perché vivendo in una casa occupata senza residenza non può avere gli arresti domiciliari.

Se a compiere il gesto fosse stato un cittadino in regola, magari italiano, sarebbe finito ai domiciliari. Essendo un venditore abusivo, invece, l'uomo è libero di tornare in strada a smerciare prodotti contraffatti sotto gli occhi di turisti e agenti della polizia municipale sempre meno motivati a intervenire. È un paradosso che sta alimentando una valanga di polemiche, quello avvenuto a Firenze nei giorni scorsi. Una vicenda che insieme all'indignazione popolare ha sollevato le ire sia del cardinale Giuseppe Betori sia del sindaco Dario Nardella. Tutto ha inizio lunedì pomeriggio, a pochi passi da Ponte Vecchio, quando il venditore abusivo nordafricano viene «pizzicato» da una pattuglia della polizia municipale a vendere ai turisti poster e prodotti contraffatti: l'uomo scappa per evitare i controlli ma poco dopo torna sui suoi passi con una spranga di ferro lunga 60 centimetri e pesante oltre un chilo, aggredendo il vigile urbano sotto gli occhi di centinaia di turisti prima di essere inseguito e arrestato. Due agenti sono rimasti feriti. Come di prassi, l'ambulante marocchino - con regolare permesso di soggiorno, in scadenza a dicembre - è stato portato in tribunale: l'accusa iniziale di tentato omicidio è stata derubricata in resistenza a pubblico ufficiale, e dovrà risponderne il 9 luglio. Nel frattempo il maghrebino, che ha precedenti per violenza e profanazione di tombe, è però tornato in libertà con il solo obbligo di firma in questura. Il motivo? È presto detto: dal momento che l'uomo vive in una casa occupata e non ha una residenza fissa, non è stato possibile notificargli gli arresti domiciliari che erano stati richiesti dal giudice che ha convalidato l'arresto, il pm Angela Pietroiusti. E così, 48 ore dopo i fatti, il marocchino è tornato alla sua occupazione abituale e negli stessi posti in cui è stato fermato a vendere poster e stampe nel cuore di Firenze.

Avesse aggredito un politico l'applicazione della " legge " sarebbe stata meno pedissequa e più solerte.
 
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Ma lasciamoli circolare, tanto sono clandestini, nessuno sa niente di loro ....o no ? Già noti per reati ? Ma sì, dai, sono ragazzi........

Ancora un episodio di violenza sui treni lombardi. Un capotreno, di 50 anni di Civate, nel Lecchese, è stato aggredito da tre giovani di origine maghrebina.
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I ragazzi, due dei quali 17enni, sono stati bloccati nella stazione di Arcore, in provincia di Monza-Brianza, dai carabinieri del nucleo radio mobile della compagnia di Monza.

La vittima ha riportato lievi contusioni al volto. All'origine dell'aggressione - a meno di un mese da quella più cruenta ad opera della gang di latinos, nella stazione di Villapizzone, nel Milanese - ci sarebbe stata la richiesta di mostrare il biglietto, del quale i tre erano sprovvisti.
Gli investigatori sono ora al lavoro per ricostruire l'esatta dinamica dell'evento e ripartire le responsabilità all'interno del trio, nel quale figurano due soggetti con precedenti per reati contro il patrimonio.
 

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Coda fra le gambe e via....si va avanti..:lol::lol::lol:

Scuola, passa la fiducia al Senato. Solo tre i dissidenti del Pd
 

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Ah poveri noi, mi sa che latecnologia servirà a poco se non si conosce l'inglese :lol::lol::lol:

Secondo le maggiori testate italiane sarebbe stata riconquistata dall'ISIS, ma non è vero. Si è invece appreso che alcuni uomini dell'ISIS si sono infiltrati in città divisi in due o più gruppi, pare camuffati da militari dell'YPG o dell'esercito della Siria libera

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Come alcuni attacchi dell’ISIS a Kobane sono diventati per i media italiani la riconquista della città da parte dell’ISIS.
COM’È NATA LA BUFALA -

Gli italiani che questa mattina hanno aperto smartphone, computer e tablet in cerca di novità, sono stati accolti dalla clamorosa notizia della riconquista di Kobane da parte dell’ISIS. Incredibile e clamorosa, perché gli uomini del califfato non ci erano riusciti nemmeno dopo mesi di combattimenti casa per casa e da tempo ne sono stati cacciati, tanto il fronte che li separa dai curdi dell’YPG si è allontanato parecchio dalla città, che è stata fortificata. Una notizia ancora più incredibile se si pensa che attualmente l’ISIS è sulla difensiva e vede persino la sua capitale siriana, Raqqa, minacciata dall’avanzare di curdi e alleati, che nei giorni scorsi hanno consolidato la loro presa su una lunga fascia di territorio a ridosso dei confini con la Turchia. A diffondere la notizia della «riconquista» di Kobane è stata l’agenzia ANSA, poi ripresa almeno dai siti di Repubblica e della Stampa. Notizia poi rettificata così dopo numerose segnalazioni che evidenziavano l’errore, forse dovuto a una traduzione sbagliata dall’inglese, visto che la fonte citata è BBC, che non ha mai scritto nulla del genere.
 

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COS’È SUCCESSO DAVVERO A KOBANE -

Dalle notizie che provengono dalla città si è invece appreso che alcune decine di uomini dell’ISIS, si sono infiltrati in città divisi in due o più gruppi, pare camuffati da militari dell’YPG o dell’esercito della Siria libera, oppositori di Assad, nemici dell’ISIS e alleati dei curdi. L’attacco è stato poi portato facendo esplodere una o più veicoli imbottiti d’esplosivi (si parla di un’auto e di una moto) e poi ingaggiando un combattimento senza speranza con le forze residenti. Un attacco che ha prodotto in tutto una dozzina vittime secondo le fonti locali disponibili. Polemiche ci sono state perché parte degli attaccanti sarebbe giunta dalla Turchia, ma ancora non è esattamente chiara la dinamica dei fatti nei dettagli. Quello che è certo è che l’ISIS non ha mai conquistato e nemmeno riconquistato Kobane, che rimane saldamente in mani curde nonostante gli attacchi di questa mattina. Attacchi sicuramente intesi ad alleviare la pressione curda su Raqqa, che pensati per l’impossibile riconquista di Kobane con una dozzina di uomini.
 

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