LA PROPRIA FOLLIA VA REGALATA A CHI LO MERITA. (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
Buona settimana a tutti :)
Essendo che oggi sia il meteo che la salute erano avversi :depresso: e me ne sono stata sul divano :tristezza:... apro il 3d con alcune aurore che mio fratello ha fotografato in Groenlandia :)

Immagine63.jpg
Immagine64.jpg
Immagine65.jpg
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nessuno è a conoscenza, ad esempio, del clamoroso ribaltone avvenuto la notte tra il 25 e il 26 agosto.

«A luglio, tra il 22 e il 25, quando il rapporto tra Salvini e Di Maio si era interrotto, Becchi era riuscito a convincere entrambi a proseguire,
ora però la situazione si è fatta molto più difficile, ma lavorando sottotraccia individua – attraverso diretti contatti con Di Maio e Salvini a partire dal 15 agosto –
una soluzione che converrebbe a entrambi: Di Maio a Palazzo Chigi al posto di Conte, questi a Bruxelles come Commissario europeo e Salvini al Ministero dell’Interno,
con un leghista al Ministero dell’economia al posto di Tria.

La soluzione può funzionare e conviene a Di Maio, ma anche a Salvini visto che piazzerebbe uno dei suoi – probabilmente Giorgetti – in Via XX Settembre.

Il fatto (documentabile, anche se per riservatezza non lo faremo) è che Salvini e Di Maio riprendono il 22 agosto a dialogare attraverso la mediazione di Becchi iniziata, dicevamo, il giorno di Ferragosto […].

Contrariamente a quanto da noi sostenuto, molti ritengono che una riedizione del governo giallo-verde, visto che la crisi l’ha aperta Salvini col deposito in Senato della mozione di censura, non sia praticabile.

Ma non è così.

Tutte le crisi di governo del periodo repubblicano, se non sfociate nella decisione del Capo dello Stato di sciogliere le Camere e indire nuove elezioni,
si sono risolte sempre tra gli stessi partiti che componevano la maggioranza di governo, o quantomeno tra quelli più importanti.

Becchi comunque insiste e le trattative proseguono.

Di Maio con grande sofferenza segue quella col PD – è una persona onesta e sa benissimo, in cuor suo, che sta tradendo Gianroberto Casaleggio,
che lo aveva politicamente lanciato – e si dichiara disponibile a riprendere un percorso con Salvini, dopo un segnale di apertura di quest’ultimo
con la proposta di sostenere il leader politico del Movimento come capo del nuovo esecutivo.

Appare chiaro che il contatto tra Salvini e Di Maio c’è.

Di Maio chiede esplicitamente che Salvini si faccia avanti indicando al Presidente della Repubblica le sue intenzioni, vale a dire Di Maio Presidente del Consiglio del nuovo governo giallo-verde.

Ma non si fida, chiede certezze.

Questo spiega la dichiarazione di Gian Marco Centinaio del 26 agosto, fatta proprio per testimoniare la volontà da parte di Salvini di riprendere il dialogo,
esattamente come Becchi ha detto al Corriere il giorno prima.

Il 26 l’Ansa batte la notizia alle ore 16.27: “Governo: Centinaio a M5S, pronti accordo di legislatura. Non ci interessa breve respiro ma patto per rinnovare programma.
Rinnoviamo la disponibilità ad aprire con i 5 Stelle un confronto per arrivare a un accordo di Legislatura. Non ci interessano cose di breve respiro
o fatte contro qualcuno ma un patto per rinnovare e portare avanti il programma di governo”.

Domenica 25 agosto. Salvini telefona al Presidente della Repubblica che però è in volo, di ritorno da Fivizzano (Massa Carrara)
per la cerimonia di commemorazione del 75° anniversario degli eccidi del 1944 dove persero la vita 173 civili per mano nazista.

Il Capo dello Stato richiama Salvini, che gli comunica l’intenzione di voler proporre Di Maio Presidente del Consiglio di un governo sostenuto dalla stessa maggioranza 5 Stelle-Lega.

Siamo poco dopo le 17. La risposta di Mattarella è evasiva.

Se il Presidente abbia tenuto per sé la telefonata o abbia informato il diretto interessato (Di Maio), e cosa gli abbia detto, non lo sappiamo.

Così come non sappiamo se, invece di chiamare Di Maio, abbia chiamato Zingaretti o qualcuno molto vicino al segretario Dem.

Tutto ciò resterà senza risposte.

Fatto sta che il giorno successivo, lunedì 26 agosto, il PD apre d’improvviso al M5S sul nome di Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio,
mentre ancora il giorno prima Zingaretti non era d’accordo sul nome di Conte perché non garantiva “discontinuità”.

Domenica Salvini chiama il Presidente della Repubblica e gli fa il nome di Di Maio e lunedì Zingaretti accetta Conte.

Tant’è vero che Repubblica lunedì 26 agosto – a dimostrazione che il PD accetterà il nome di Conte solo nella giornata di lunedì, quindi dopo la telefonata del giorno prima tra Salvini e Mattarella –
apre col seguente titolo: “Fumata nera, futuro grigio”. Il giornale che più sponsorizza l’accordo M5S-PD la sera del 25 impagina il quotidiano con Zingaretti che ancora non ha accettato il nome di Conte.
Questi i fatti. È successo qualcosa tra la sera di domenica e la mattinata di lunedì che ha impedito una riedizione del governo 5 Stelle-Lega con Di Maio premier,
e l’apertura repentina del segretario Dem sul nome di Conte nella mattinata di lunedì lascia adito ad alcune perplessità sul ruolo che ha svolto il Colle in questa crisi di governo.

Sin dall’inizio il Presidente della Repubblica aveva scartato una riedizione del governo giallo-verde.

Non era nei suoi piani: bisognava fare un nuovo centrosinistra e mettere paura alle forze politiche ventilando la possibilità di nuove elezioni che avrebbero favorito la vittoria della Lega.

Questo però significa fare politica attiva e non essere più neutrali.
Mattarella doveva cercare una maggioranza, non necessariamente la maggioranza tra M5S e PD, escludendo per principio l’altra possibilità, che per qualche giorno era diventata molto concreta. […].

Ma in tutto questo, che ruolo ha svolto Giuseppe Conte?
Nessuno che abbia indagato veramente a fondo da dove sia saltato fuori questo personaggio:
gode della protezione del Vaticano e dei poteri forti, sulla sua carriera accademica si è sorvolato, su quella professionale pure.
Soprattutto non si è indagato sull’intreccio tra attività professionale e carriera accademica. Solo qualche cenno sulla stampa, ma subito è calato il silenzio.
Ora nessuno parlerà più di vecchie storie concorsuali, è diventato un intoccabile, troppo bene accreditato tra i leader europei e gode del sostegno dell’amministrazione americana.
Una tela che l’ex “avvocato del popolo” ha tessuto con pazienza nell’ultimo anno e mezzo alle spalle di Di Maio e Salvini, finiti per il momento all’angolo del terreno di gioco».

È ormai di comune dominio che in una repubblica parlamentare le maggioranze si formino in Parlamento a prescindere dal principio democratico, cioè indipendentemente dalla volontà degli elettori.

Chi ragiona in questo modo parte dall’assunto che in una democrazia rappresentativa sovrano sia il Parlamento, ma non è così.
Sovrano è il popolo; il Parlamento si limita ad esercitare la sovranità che appartiene, promana e risiede (sempre!) nel popolo, esattamente com’era nelle intenzioni dei Padri Costituenti.

Qualcuno doveva pure scriverla la storia di questa crisi di governo.

Si trattava di far fuori Salvini ma anche di neutralizzare la forza innovativa del MoVimento 5 Stelle.

Con l’aiuto di Grillo e Renzi e sotto l’abile regia di Mattarella, l’impresa è riuscita.
 

DANY1969

Forumer storico
un vacanza nel nord europa per vedere l'aurora è in agenda...

;) .. mio fratello ha una app sul telefono che gli indica quando e con che intensità ci saranno le aurore:d: . In base a questa segnalazione a fine ottobre voleva andare in Norvegia, ma purtroppo il meteo era brutto e non ne sarebbe valsa la pena.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ops......la nostra "aurora".

A Teruel, nella regione spagnola di Aragona, c’è un aeroporto che è un cimitero degli aerei.

In quella landa una società specializzata, la Tarmac Aragon, cannibalizza jet che non valgono nulla se non il prezzo dei singoli pezzi smontati.
Tra questi velivoli defunti ci sono anche i gemelli dell’Airbus 340-500, l’Air Force di Matteo Renzi.

variant-med_1200x630-obj18218231-1050x551.jpg


Fuori mercato - A Teruel (Aragona) i jet dismessi da Etihad:
il modello Vip offerto a 6,4 milioni nel 2015,

l’Italia nel 2016 si è impegnata per 168.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Il governo dei cervelloni, degno erede del governo degli scappati di casa,
ha individuato il nemico della stagione autunno-inverno: i cicciobomba.

Tra i vari provvedimenti spassosi licenziati dal nuovo esecutivo, spicca per acume, brillantezza
e visione strategia di una società in vorticosa trasformazione l’ormai celeberrima sugar tax,
che tassa Coca Cola, aranciata, limonata, gassosa e similari.

E fin qui niente di strano, visto che, come già noto a noi popolo bue, ogni ministro che si succede parla, straparla,
proclama e declama su rivoluzioni palingenetiche, riforme epocali e cambiamenti profondissimi e poi, alla fine,
ci ritroviamo ogni benedetto ottobre a rimestare la solita stangata su sigarette, benzina, bolli e fuffa assortita.

È l’eterna Italia dorotea, fregnona e familistico amorale che trova sempre il modo di contagiare pure i nuovi partiti.

Qui però c’è una novità, anche se in fondo si tratta di un tema che affonda le radici in un cultura vecchia e stravecchia,
cotta e stracotta, infida e melmosa che tanfa di anni Settanta e della loro pedagogia alla vaselina autoritaria.

E cioè la tassa a fin di bene. La tassa per la felicità della popolazione, un provvedimento eminentemente pedagogico,
educativo, correzionale, che punta alla rieducazione delle genti, visto che queste non sono in grado di decidere in modo autonomo
e hanno quindi bisogno di uno Stato materno che a tutto pensi, che tutto decida e che tutto distribuisca ai suoi cittadini pargoletti.

Compresi i più basici comportamenti alimentari.

Il ragionamento dei nostri statisti è inappuntabile.

Visto che le bevande gassate sono tra le responsabili del moltiplicarsi di persone in sovrappeso già in età infantile (problema vero),
se ne aumentiamo il prezzo ne restringeremo i consumi e quindi gli italiani saranno più magri e quindi più in salute
e quindi graveranno meno sulla spesa sanitaria pubblica. E tutti i soldi risparmiati per curarli verranno reinvestiti nella scuola e nell’università,
per la gioia delle famiglie degli studenti.

Tutto vero. Premi Nobel.

Ora, la prima domanda è chiedere al governo come mai siano state tassate le bibite e non le merendine,
altra galassia che in quanto a zuccheri e schifezze varie si presenta, in caso di assunzione compulsiva, come molto più deleteria rispetto a quell’altra.

E il sospetto che ci sia accaniti sulle prime in quanto in larghissima maggioranza prodotte da aziende straniere
e non sulle seconde perché invece qui la quota di imprese italiane è predominate la dice già lunga sulla serietà dell’operazione.

Ma posta la prima domanda, ne arrivano poi altre mille. Perfetto, eliminiamo dolci e bibite.

Ma se uno trangugia ogni giorno un chilo di spaghetti alla carbonara, piatto composto da alimenti di alto valore nutrizionale,
simbolo imperituro della celebratissima dieta mediterranea, non è che per caso ingrassa lo stesso? E se è così, che si fa?

Tassiamo pure la pasta lunga, il guanciale e le uova? E il pane, altro nemico feroce della linea perfetta? A quando l’accisa sullo sfilatino? E il vino?

Ma non era l’alcol il vero devastatore di panze, cosce e sederoni? E la marmellata? E i crostacei? E le noci? E la torta della nonna Carolina?
Come si fa a colpire pure gli affetti familiari?

La lista è infinita. E manco basta. Perché poi andrebbe associata all’obbligo di attività fisica,
visto che la più intransigente eliminazione di ogni cibo spazzatura nulla può se non associata a un regolare dispendio di calorie.

E che facciamo? Mettiamo un finanziere fuori dalla casa di ogni italiano sovrappeso per controllare che si faccia cinque chilometri a piedi al giorno?

Lanciamo la delazione di massa per segnalare agli occhiuti uffici del ministero chi non rispetta le norme del regime salutista?

Siamo atterrati nel campo del grottesco, vera specialità della nazione.

E questo è il frutto di una stagione tristissima e penosa nella quale i governi si permettono di questionare sui nostri stili di vita,
violando il principio sacrale della cultura liberale che giustamente vede lo Stato - quando si manifesta con questa ottusa arroganza - come il primo dei nemici.

Ma sono argomenti fuori moda, di questi tempi, che non riguardano affatto solo il culturame statolatrico della sinistra vetero-regressiva che abita oggi le stanze del potere,
dato che sono parte integrante pure del pantheon della filosofia populista e sovranista, insomma di quella roba lì, che ha già dato prove molteplici di Stato etico circense.

Il ciccione è una persona, non un caprone da attaccare al carro del conformismo planetario. Se lo ricordino i nostri nutrizionisti etici da strapazzo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quando si cerca un bene, o un investimento, rifugio si cerca qualcosa che possa mantenere sempre il suo valore,
indipendentemente dall’andamento del mercato finanziario e dell’economia in generale.

Si tratta un po’ della pietra filosofale dell’economia perchè trovare qualcosa di distaccato dal’avanzamento tecnologico e dalla domanda collettiva è veramente complesso.

Prendiamo per esempio i diamanti: negli ultimi mesi la domanda mondiale di diamanti è crollata,
anche per il rifiuto della De Beers di rivedere i prezzi di vendita dei grezzi naturali.

Ad agosto De Beers ha venduto solo $280 milioni di diamanti nei confronti dei $503 milioni dello stesso periodo del 2018.

La vendita di diamanti grezzi avviene 10 volte l’anno in aste nel Botswana in cui non viene definito il prezzo, ma le quantità acquistate.

La domanda dei consumatori è in calo in tutto il mondo, dalla Cina agli USA, e con un prezzo della materia prima che non si modifica
a farne le spese sono quelle aziende che li lavorano e li rivendono. Ad esempio le esportazioni di diamanti lavorati da Israele
sono scese da 3,32 miliardi di dollari nel 2018 a 2,62 miliardi quest’anno con un calo del 28%.

I prezzi sono crollati:



Ora se i diamanti sono i migliori amici delle ragazze, in questo momento l’oro lo è di più, almeno per ora:



Il crollo del mercato ha portato anche ad un forte calo del principale venditore al dettaglio di gioielleria con diamanti, Signet



Le cause di questo crollo sono:

  • l’andamento dell’economia mondiale, con un rallentamento sensibile della domanda della Cina, e, recentemente, di Hong Kong, ha condotto ad un calo molto forte della domanda retail;
  • l’esplosione della vendita di diamanti artificiali, praticamente identici a quelli naturali e distinguibili solo per l’assenza delle imperfezioni del naturale, ma con un costo pari al 40% rispetto a quelli naturali, che ne ha fortemente ridotto l’uso industriale ed anche in gioielleria.
In generale non può esistere un “Bene rifugio” che abbia un valore totalmente isolato dal mondo che lo circonda.
Perfino il puro diamante è sottoposto alle regole di domanda ed offerta ed all’evoluzione tecnologica.

Un diamante è per sempre, il suo prezzo no.
 

Val

Torniamo alla LIRA
D'altra parte, ci sarà pure una ragione se le banche centrali di tutto il mondo comprano da sempre oro, e non diamanti.

Al contrario, era da un decennio che le banche cercavano di rifilare pietruzze ai clienti
come fossero uno straordinario investimento, fregando per l'ennesima volta una marea di persone.

A proposito di oro: la ultra-liberista ed eurista Olanda ci tiene in questi giorni a suonare la fanfara sulle sue 600 tonnellate,
che verranno spostate in un sito militare ultra-protetto.

Niente male, per una reliquia barbarica.
 

Users who are viewing this thread

Alto