LA PRIGIONE PIU' DIFFICILE DA CUI EVADERE E' LA PROPRIO MENTE (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Le principali frodi avvengono con il denaro elettronico

La lotta al contante in nessun caso si è dimostrata efficace contro i reati fiscali e le truffe.

Lo dimostrano gli studi scientifici e le statistiche.

Una delle tante è quella proposta dalla CGIA di Mestre che lo dimostra.


Nonostante l’Italia abbia il limite all’utilizzo del contante più basso d’Europa,
l’evasione fiscale non sembra averne risentito.

Anzi, dall’analisi elaborata dall’Ufficio studi della CGIA, emerge un dato sorprendente:
c’è pochissima correlazione tra la soglia limite all’uso di cartamoneta imposta per legge
e il rapporto tra la base imponibile Iva non dichiarata e il Pil, vale a dire l’evasione fiscale.


Il diffusissimo uso del contante è correlato al fatto che in Italia ci sono quasi 15 milioni di unbanked
– dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – ovvero di persone che non hanno un conto corrente presso una banca.

Un record non riscontrabile in nessun altro paese d’Europa.


… molte persone di una certa età e con un livello di scolarizzazione molto basso
preferiscono ancora adesso tenere i soldi in casa, anziché affidarli ad una banca.

Del resto, i vantaggi economici non sono indifferenti, visto che i costi per la tenuta di un conto corrente sono in Italia i più elevati d’Europa”



scarica lo studio


Studio CGIA di Mestre sui limiti al contante






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Sintesi dello studio della CGIA di Mestre sul rapporto tra uso del contante e l’economia sommersa




uso del contante






L’elusione fiscale permette di aggirare le norme sull’evasione

Come dimostra un nostro recente articolo, l’Olanda da sola sottrae 50 miliardi ai “partners” europei.

Che si tratti di un problema di scontrini fiscali o della circolazione dei contanti?


Se il problema fossero i contanti non esisterebbero i paradisi fiscali in Europa.

L’elusione fiscale è una sorta di evasione a norma di legge sfruttando le leggi comunitarie che non prevedono una fiscalità comune ai Paesi europei.

È risaputo ed è scontato.


Per tali ragioni non c’è alcuna necessità di trasferire in valigette milioni di contanti nei paradisi fiscali come l’Olanda o il Lussembrugo.

Credete forse che la FCA (l’ex FIAT), la Mediaset o la Ferrero trasferiscano fondi neri all’estero? No, è sufficiente trasferirci la sede fiscale.


E ancora dobbiamo ripeterlo per l’ennesima volta; Apple, Facebook, Google, ecc. transano la vendita dei loro prodotti in contanti?

Eppure sono tra i maggiori evasori in Italia.


Credete che le Ferrari e gli yatch degli evasori vengano pagati in contanti?

Sempre che non esistano Ferrari e Yatch da 1.999€…


La questione del contante spesso viene legata alla necessità dello Stato, non soltanto di fare rispettare le leggi, ma anche di far quadrare i conti.


Il Vaticano non paga l’ICI.

Che si tratti di un problema di contante?


Evasione fiscale - dal libro di economia spiegata facile



Beh, ma visto che con i poteri forti non se ne viene fuori, proviamo con il popolo delle PMI…

Che dite, andrà meglio?


“La fattura elettronica fa flop: a oggi, infatti, risulta recuperato solo un miliardo di Iva evasa.

Un risultato lontano anni luce da quanto annunciato dal Ministero dell’Economia che stimava maggiori incassi per 4 miliardi nel 2019
proprio grazie all’introduzione della nuova fatturazione.

Addirittura, un anno fa dal Festival dell’Economia di Trento, Laura Castelli – allora sottosegretario dell’Economia e oggi vice ministro –
dichiarava che nei primi tre mesi dell’anno la fattura elettronica aveva già permesso di recuperare 1,5 miliardi di euro.”



la fattura elettronica è stata un flop



fonte: Business Insider


Un miliardo; cioè lo 0,7 x 1.000 del PIL.

Una cifra faraonica, non c’è che dire…


Quanto sarà costato alle aziende adeguarsi agli standard fiscali?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Le truffe bancarie avvengono con il contante?

Eh già, questa è una buona domanda.

Perché la garanzia di sicurezza per i cittadini e di trasparenza verso lo Stato è prevista che debba passare per le banche…


Truffe bancasrie sui mutui



Credete che sia un caso isolato?


Vediamo come sta andando negli USA, esempio citato tra i più virtuosi nell’uso del denaro elettronico.


Il caso delle truffe bancarie.
Forse dovremmo abolire il contante…


Nei grafici che seguono vediamo l’andamento al rialzo delle frodi negli U.S.A. che mettono a confronto il primo quadrimestre degli anni dal 2015 al 2020.





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fonte: Infogram





Crack Wirecard



Il Sole 24 Ore




Ma c’è una questone che ci meravigliamo di essere i primi e al momento gli unici a sollevare: la questione giuridica!

Ciò che nessuno ha mai detto è che l’abolizione del contante nell’eurozona è semplicemente impossibile.

Lo dice la logica prima, lo conferma il punto di vista giuridico.


L’Euro è una moneta a valore legale prevista dai trattati che sono sovranazionali.


L’Italia, adottando l’Euro si è privata della sovranità monetaria.

Essa comprende anche la gestione delle politiche monetarie che è passata dal Ministero del Tesoro (via Banca d’Italia) alla BCE (art. 128 A e B del Trattato di Lisbona).


Non soltanto. La BCE è un organo indipendente anche dal Parlamento europeo, oltre che dai Parlamenti nazionali,
come dimostra la querelle sul quantitative easing tra la banca centrale europea e il Bundeshtag.

Infatti se da un punto di vista formale la Germania aveva sollevato la questione di proporzionalità nell’acquisto di Titoli da parte della BCE,
adducendo che stesse infrangendo i trattati, nella pratica si è dovuta adeguare ed ingoiare il rospo.


Pertanto non è più il legislatore che decide le politiche monetarie, ma bensì l’organo sovranazionale della BCE che in teoria non avrebbe ruoli politici.


Quindi, per quanto uno Stato presumibilmente possa ancora battere una moneta parallela (o complementare che si voglia),
esso potrà vincolare a mezzi di pagamento elettronici soltanto quella.

Non l’euro.


Anche perché, se lo Stato italiano vietasse l’uso del contante, violerebbe diritti che rimarrebbero inalienabili negli altri Paesi europei,
pertanto non potrebbe vietare la libera circolazione del contante proveniente da flussi di mercato o turistici, tanto per fare due esempi.


Ecco perché si tratta di una colossale idiozia.
Se adotti l’euro, devi sottostare alle regole europee.




Insomma abolire il contante è fascista e impossibile, con buona pace della paladina della verità di cui all’inizio.

Volete proprio sapere chi è?

Massì, ve lo dico:


Milena Gabanelli partecipa alla truffa della lotta al contante


Anche Milena Gabanelli è a favore dell’abolizione del contante.

Una truffa ai danni del cittadino e una campagna mediatica basata su falsità

“Il contante serve ai corrotti, agli evasori e al lavoro nero”.


Mica a gente perbene come le banche e l’alta finanza:


Dati sull'evasione fiscale


Il contante non si può abolire

Multare il contante applicando una tassa extra alle transazioni in cash, come proposto da Romano Prodi?

Temiamo (si fa per dire) che valga lo stesso discorso.

Che poi si tratterebbe di armonizzare i sistemi di pagamento, visto che la tassa occulta se mai è quella che le banche applicano alle transazioni elettroniche per via delle commissioni…


Infatti gli unici Paesi cashless, cioè senza contanti, sono due che si trovano fuori dall’eurozona; quindi possono applicare una politica monetaria sovrana.

Sono Svezia e Danimarca.


Perché il contante sparisca in Italia, l’avvocato del popolo italiano dovrebbe riuscire a mettere d’accordo tutti gli Stati aderenti all’eurozona.

Sarebbe per Giuseppe Conte una bella prova del suo prestigio politico a livello internazionale.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La decisione in esame trae origine dall'impugnazione di una delibera condominiale di riparto delle spese
per il rifacimento del lastrico solare da parte di due condomini che ne chiedevano la declaratoria di nullità
per difetto di convocazione dei proprietari dei magazzini posti ai piani terra della palazzina.

Ricorso respinto perchè il condomino regolarmente convocato non può impugnare la delibera
per difetto di convocazione di altro condomino, in quanto l'interesse a far valere un vizio
che renda annullabile una deliberazione dell'assemblea, non può ridursi al mero interesse alla rimozione dell'atto,
ovvero ad un'astratta pretesa di sua assoluta conformità al modello legale,
ma deve essere espressione di una sua posizione qualificata, diretta ad eliminare la situazione di obiettiva incertezza
che quella delibera genera quanto all'esistenza dei diritti e degli obblighi da essa derivanti.


Con la sentenza in esame la Cassazione chiarisce che il soggetto legittimato ad impugnare una delibera assembleare
va determinato in relazione al vizio che intende far valere, a seconda che si tratti di vizio di nullità o vizio di annullabilità.

Quando una delibera condominiale può dirsi nulla? E quando annullabile?

Com'è noto l'art. 1137 c.c. è la disposizione in tema di annullabilità delle decisioni dell'assemblea condominiale.

Tale disposizione prevede che, contro le deliberazioni contrarie alla legge o al regolamento di condominio,
ogni condomino assente, dissenziente o astenuto può adire l'autorità giudiziaria chiedendone l'annullamento nel termine perentorio di trenta giorni,
che decorre dalla data della deliberazione per i dissenzienti o astenuti e dalla data della deliberazione per gli assenti.


Per quanto riguarda invece la nullità della delibera deve farsi riferimento ai principi generali di diritto nonché alle elaborazioni giurisprudenziali in materia.

Come espressamente richiamato dalla stessa Cassazione con la pronuncia in esame,
la giusta distinzione tra nullità e annullabilità della delibera si rinviene nella decisione della
Cassazione a Sezioni Unite del 7 marzo 2005, n. 4806, secondo cui:

" In tema di condominio negli edifici, debbono qualificarsi nulle

le delibere dell'assemblea condominiale prive degli elementi essenziali,

le delibere con oggetto impossibile o illecito (contrario all'ordine pubblico, alla morale o al buon costume),

le delibere con oggetto che non rientra nella competenza dell'assemblea,

le delibere che incidono sui diritti individuali sulle cose o servizi comuni o sulla proprietà esclusiva di ognuno dei condomini,

le delibere comunque invalide in relazione all'oggetto;


debbono, invece, qualificarsi annullabili

le delibere con vizi relativi alla regolare costituzione dell'assemblea,

quelle adottate con maggioranza inferiore a quella prescritta dalla legge o dal regolamento condominiale,

quelle affette da vizi formali, in violazione di prescrizioni legali, convenzionali, regolamentari, attinenti al procedimento di convocazione o di informazione dell'assemblea,

quelle genericamente affette da irregolarità nel procedimento di convocazione,

quelle che violano norme richiedenti qualificate maggioranze in relazione all'oggetto.


La legittimazione ad agire

Riprendendo il suddetto principio cardine espresso dalle Sezioni Unite in tema di distinzione tra delibera nulla e delibera annullabile,
la Cassazione con la pronuncia in esame, dopo aver giustamente qualificato la mancata comunicazione, a taluno dei condomini,
dell'avviso di convocazione dell'assemblea condominiale, come vizio procedimentale determinante l'annullabilità e non la nullità della delibera
(coerentemente con l'orientamento giurisprudenziale ormai consolidato), ha inevitabilmente concluso che

la legittimazione ad agire spetta al singolo avente diritto pretermesso ossia al condomino non convocato,
l'unico titolare di una posizione qualificata atta a eliminare le conseguenze dannose derivanti dalla stessa delibera.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Dal 1° luglio 2020, i lavoratori con un reddito fino a 26.600 euro lordi, che sinora hanno beneficiato del Bonus Renzi,
si vedranno riconoscere in busta paga non più i precedenti 80 euro, ma un importo di 100 euro netti.

Le nuove misure si applicano anche a coloro che in precedenza erano esclusi dal bonus "Irpef",
ovvero coloro che percepiscono redditi da 26.600 euro fino a 28.000 euro:
da luglio anche questi lavoratori potranno beneficiare, per la prima volta, di un incremento di 100 euro al mese in busta paga.


Per i lavoratori con redditi a partire da 28mila euro, invece, viene introdotta una detrazione fiscale equivalente
che decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro in corrispondenza di un reddito di 35.000 euro lordi.

Oltre questa soglia, l'importo del beneficio continua a decrescere fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 40.000 euro di reddito.


Il nuovo "sistema misto" non interessa i lavoratori dipendenti cosìddetti incapienti,
ovvero coloro che percepiscono un reddito inferiore a 8.145 euro, soglia al di sotto della quale non viene applicata l'Irpef.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Demenziale. Più che demenziale a mio parere. Ogni scuola farà da sè.


Le linee guida (qui sotto allegate) confermano che nel mese di settembre 2020 le attività scolastiche riprenderanno
su tutto il territorio nazionale in presenza nel rispetto delle indicazioni finalizzate alla prevenzione del contagio contenute nel Documento tecnico,
elaborato dal Comitato tecnico scientifico (CTS) istituito presso il Dipartimento della Protezione civile recante

"ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore scolastico e le modalità di ripresa delle attività didattiche per il prossimo anno scolastico",

approvato in data 28 maggio 2020 e successivamente aggiornato.

La ripresa delle attività, si legge nel testo, dovrà

"essere effettuata in un complesso equilibrio tra sicurezza, in termini di contenimento del rischio di contagio,
benessere socio emotivo di studenti e lavoratori della scuola, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all'istruzione".

Tavoli regionali operativi e Conferenze di servizi

Centrale sarà il ruolo delle singole scuole, accompagnate dall'Amministrazione centrale e periferica e dagli Enti Locali,
nel tradurre le indicazioni nello specifico contesto di azione, al fine di definire soluzioni concrete e realizzabili
tenendo in considerazione il complesso scenario di variabili
(gradi di istruzione, tipologia di utenti, strutture e infrastrutture disponibili, dotazione organica, caratteristiche del territorio, etc.).

In ciascuna Regione l'organizzazione dell'avvio dell'anno scolastico sarà articolata, in primo luogo,
con la istituzione di appositi Tavoli regionali operativi, insediati presso gli Uffici Scolastici Regionali del Ministero dell'Istruzione.

Inoltre, a livello provinciale, metropolitano e/o comunale, si organizzeranno apposite Conferenze dei servizi,
su iniziativa dell'Ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici,
finalizzate ad analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche che insistono sul territorio di riferimento delle conferenze.

Misure contenitive e di prevenzione

Per ciò che concerne le misure contenitive e organizzative e di prevenzione e protezione da attuare nelle singole istituzioni scolastiche per la ripartenza,
si fa esclusivo rinvio al Documento tecnico del CTS del 28 maggio 2020 e ai successivi aggiornamenti.

Tale documento prevede

"il distanziamento fisico (inteso come 1 metro fra le rime buccali degli alunni)",

punto di primaria importanza nelle azioni di prevenzione.

È previsto che il CTS venga aggiornato almeno 2 settimane prima dell'inizio dell'anno scolastico
e, tenendo in considerazione del quadro epidemiologico, fornisca indicazioni in merito
all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale per gli alunni e per gli insegnanti all'interno dell'aula e/o negli spostamenti e nella permanenza nei locali comuni.
Cosa sono le "rime buccali"

Per rime buccali, come spiega l'enciclopedia Treccani, si intende "l'apertura delimitata dalle labbra a forma di fessura trasversale tra le due guance".

Il ruolo delle comunità territoriali


Per la più ampia realizzazione del servizio scolastico, gli Enti locali, le istituzioni pubbliche e private variamente operanti sul territorio,
le realtà del Terzo settore e le scuole potranno sottoscrivere specifici accordi, quali "Patti educativi di comunità",
ferma restando la disponibilità di adeguate risorse finanziarie.

Il coinvolgimento dei vari soggetti pubblici e degli attori privati, in una logica di massima adesione
al principio di sussidiarietà e di corresponsabilità educativa, avviene attraverso lo strumento della conferenza di servizi.

Tale conferenza, convocata anche su richiesta delle istituzioni scolastiche medesime, potrà:

- favorire la messa a disposizione di altre strutture o spazi, come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei,
al fine di potervi svolgere attività didattiche complementari a quelle tradizionali, comunque volte a finalità educative;

- sostenere le autonomie scolastiche, tenuto conto delle diverse condizioni e criticità di ciascuna,
nella costruzione delle collaborazioni con i diversi attori territoriali che possono concorrere all'arricchimento dell'offerta educativa,
individuando finalità, ruoli e compiti di ciascuno sulla base delle risorse disponibili.

Collaborazione di studenti e famiglie

Il testo sottolinea anche la necessità di una indispensabile collaborazione attiva di studenti e famiglie
che dovranno continuare a mettere in pratica i comportamenti generali previsti per il contrasto alla diffusione dell'epidemia,
nel contesto di una responsabilità condivisa e collettiva.

Il rafforzamento dell'alleanza scuola famiglia potrà ulteriormente concretizzarsi nell'aggiornamento del "Patto Educativo di Corresponsabilità"
che, ove necessario, "potrà essere ricalibrato in una forma maggiormente rispondente alle nuove esigenze culturali di condivisione tra scuola e famiglia,
diventando il luogo in cui gli adulti educatori si riconoscono, formalmente e sostanzialmente, nel conseguimento dello stesso obiettivo".

Valorizzazione Autonomia scolastica

Chiave di volta nell'elaborazione di una strategia di riavvio dell'anno scolastico,
che risponda quanto più possibile alle esigenze dei territori di riferimento nel rispetto delle indicazioni sanitarie, sarà l'autonomia scolastica.

Le istituzioni scolastiche, precisa il provvedimento,

"avranno cura di garantire, a ciascun alunno, la medesima offerta formativa, ferma restando l'opportunità di adottare soluzioni organizzative differenti,
per realizzare attività educative o formative parallele o alternative alla didattica tradizionale".

In un simile contesto, evidenzia il documento,

"resta ferma l'opportunità per le istituzioni scolastiche di avvalersi delle ulteriori forme di flessibilità derivanti dallo strumento dell'Autonomia,
sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze delle famiglie e del territorio".

Le misure suggerite dalle linee guida

Il ventaglio di possibilità offerte dalle linee guida è particolarmente ampio.

Si suggerisce, ad esempio :

una riconfigurazione del gruppo classe in più gruppi di apprendimento

nonché l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso.

Ancora, sarà possibile prevedere una frequenza scolastica in turni differenziati,


anche variando l'applicazione delle soluzioni in relazione alle fasce di età degli alunni e degli studenti nei diversi gradi scolastici.

Ancora,

si pensa all'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari,
ove non già previsto dalle recenti innovazioni ordinamentali,
e a una diversa modulazione settimanale del tempo scuola, su delibera degli Organi collegiali competenti.

Per le scuole secondarie di II grado, resta possibile pianificare, non solo, attività didattica in presenza,
ma anche, in via complementare, attività didattica digitale integrata,
ove le condizioni di contesto la rendano opzione preferibile ovvero le opportunità tecnologiche,
l'età e le competenze degli studenti lo consentano.

Linee metodologiche per l'infanzia

Particolarmente dettagliate le modalità organizzative che riguardano i servizi educativi per la prima infanzia, caratterizzati dalla

"necessità di contatto fisico che contraddistingue la relazione dei bambini col gruppo dei pari e degli adulti di riferimento,
nonché gli aspetti di cura rivolti ai bambini da parte di educatori e personale ausiliario".

In particolare, si sottolinea la necessità di valorizzazione e l'impiego di tutti gli spazi interni ed esterni, privilegiando ove possibile,
e limitatamente al verificarsi di condizioni climatiche favorevoli, l'utilizzo di spazi aperti.

La prossima riapertura richiede, inoltre, l'adozione di misure particolarmente attente alla garanzia del rispetto non solo delle prescrizioni sanitarie,
ma anche della qualità pedagogica delle relazioni.

I bambini dovranno essere messi nelle condizioni di potersi esprimere con naturalezza e senza costrizioni.

Per quanto riguarda le misure di prevenzione e sicurezza, si rammenta che l'uso di mascherine non è previsto per i minori di sei anni.

Agli adulti si raccomanda, invece, l'utilizzo di visierine "leggere" e, quando opportuno, dei guanti di nitrile.

I dispositivi di protezione, però, non dovranno far venir meno la possibilità di essere riconosciuti
e di mantenere un contatto ravvicinato con i bambini piccoli e tra i bambini stessi.

Le attività educative dovranno consentire la libera manifestazione del gioco del bambino,
l'osservazione e l'esplorazione dell'ambiente naturale all'esterno, l'utilizzo di giocattoli,
materiali, costruzioni, oggetti (non portati da casa e frequentemente igienizzati),
nelle diverse forme già in uso presso la scuola dell'infanzia.

Disabilità e inclusione scolastica

Per le linee guida, rientra tra le priorità irrinunciabili quella di garantire la presenza quotidiana a scuola degli alunni con Bisogni educativi speciali,
in particolar modo di quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva vera e partecipata.

A tal fine andranno adottate

"tutte le misure organizzative ordinarie e straordinarie possibili, sentite le famiglie e le associazioni per le persone con disabilità".

Per alcune tipologie di disabilità, sarà opportuno studiare accomodamenti ragionevoli,
sempre nel rispetto delle specifiche indicazioni del Documento tecnico del CTS.

In via prioritaria va garantita la didattica in presenza.

Non sono soggetti all'obbligo di utilizzo della mascherina gli studenti con forme di disabilità non compatibili con l'uso continuativo della stessa.

Inoltre, non essendo sempre possibile garantire il distanziamento fisico per assistere studenti con disabilità certificata,
potrà essere previsto che il personale utilizzi ulteriori dispositivi unitamente alla mascherina chirurgica,
tra cui guanti in nitrile e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose.

Refezione scolastica

Anche per la refezione scolastica dovrà farsi riferimento al Documento tecnico del CTS:
essa andrà comunque garantita in modo sostanziale per tutti gli aventi diritto, seppure con soluzioni organizzative differenti per ciascuna scuola.

In particolar modo, oltre alla necessaria e approfondita pulizia dei locali adibiti alla refezione,
le scuole di concerto con gli enti locali, con modalità tali da garantire la qualità del servizio
e che tengano conto anche della salvaguardia dei posti di lavoro,
potranno valutare l'opportunità di
effettuare la refezione in due o più turni.

Qualora ciò non sia possibile in virtù degli spazi o della particolare numerosità dell'utenza,
si potranno studiare con le ditte concessionarie del servizio soluzioni alternative di erogazione,
all'interno dell'aula didattica,
opportunamente areata e igienizzata al termine della lezione e al termine del pasto stesso,
finanche la semplificazione del menù, qualora gli approvvigionamenti delle materie prime dovessero risultare difficoltosi.

Scarica pdf Piano Scuola 2020-2021
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ricordo il documento ufficiale emesso dall'Istituto Superiore di Sanità in data 23 GIUGNO 2020
www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_23-giugno-2020.pdf

Classe di età fra 0 e 9 anni
CASI TOTALI 2157 su una popolazione di 5.090.482 bambini = 0,042% della popolazione
1 caso ogni 2360 bambini

DECESSI : 4 QUATTRO (tutti con gravi patologie pregresse).

Classe di età fra 10 e 19 anni
CASI TOTALI 3845 su una popolazione di 5.768.874 ragazzi = 0,066% della popolazione
1 caso ogni 1500 ragazzi

DECESSI : 0 ZERO


Possiamo quindi ricapitolare che in ambiente scolastico - dalla scuola dell'infanzia alle superiori -
su una popolazione di 10.859.356 utenti, si sono ammalate 6.002 persone ed i decessi sono stati 4 QUATTRO.

Che poi sarebbero praticamente ZERO, perchè NESSUNO dei 4 citati è morto di COVID.

Giusto per dare un'idea del fenomeno fenomenale,

Nei primi quattro mesi del 2019, colpite nel nostro Paese 864 persone dal morbillo.

CHIUDIAMO TUTTO ?
 

Val

Torniamo alla LIRA
Nella sua lettera al Corriere della Sera, il segretario dem Nicola Zingaretti ha snocciolato dieci buoni motivi
per cui il Governo dovrebbe dire sì al Mes; con l’obiettivo, dichiarato dallo stesso leader Pd, di un grande piano di rilancio della sanità pubblica.

Ebbene, poiché a ogni missiva va dato un riscontro e giacché quello “istituzionale” non risulta ad oggi pervenuto, provo a immaginare una replica come si deve.


La “cartolina” di Zingaretti, per paradosso, merita sia una risposta sia una domanda.

Partiamo dalla risposta. Ed è un “no” grande come una casa al Mes.


Mes, Zingaretti: “Basta tergiversare, risorse mai viste”. Patuanelli: “Linea M5s non cambia”. Gualtieri: “Esame congiunto su pro e contro”


In questo, hanno senz’altro ragione i 5 stelle a impuntarsi. Per una serie di inoppugnabili ragioni:


1) il Mes è un meccanismo previsto per gli Stati con “rischio di stabilità finanziaria”,
vale a dire con grosse difficoltà di accesso ai mercati (e non è il caso dell’Italia).

Di più: per ottenere i suoi prestiti, è necessario firmare una sorta di dichiarazione
in cui si ammette expressis verbis lo stato di semi-insolvenza delle finanze pubbliche nazionali.


È evidente che un messaggio del genere ai mercati sarebbe pernicioso.

Quantomeno se pensiamo che presso i mercati ci riforniamo di liquidità e al loro giudizio (sulla nostra solvibilità) è appesa la sovranità della Repubblica;


2) affermare che l’attuale Mes connesso alle spese sanitarie Covid-19 è “senza condizioni” è quantomeno superficiale.

Infatti, sia l’articolo 136 Tfue (istitutivo del Mes), sia il trattato relativo, sia il Regolamento nr. 472/2013 parlano di “rigorose condizionalità
e prevedono una puntigliosa sorveglianza post programma (Pps) valevole, sia ben chiaro, anche per i finanziamenti legati ai costi della pandemia.


Il che significa che aderire oggi al Mes significa mettere un futuro Governo italiano (di qualsiasi colore)
nelle condizioni di essere “sotto tutela” di Bruxelles per gli anni a venire.

Vuol dire, in altre parole, dover ospitare ogni sei mesi una delegazione della Bce e della Commissione
con il compito di farci le pulci e di dettarci la linea sulle “riforme”;


3) il Mes è un creditore “privilegiato”, circostanza spesso dimenticata o sottostimata:
significa che i titoli emessi dal medesimo debbono essere rimborsati con privilegio e priorità rispetto a tutti gli altri titoli del debito “normali”.

Altrimenti detto, rivolgersi al Mes non solo implica comunque un indebitamento ma comporta, altresì e in automatico,
una sorta di “downgrading” di tutto il restante debito pubblico italiano;

che si troverebbe così in una condizione di subalternità (nella denegata ipotesi di default) rispetto al debito detenuto dal Mes;


4) il fatto che l’accesso al Mes garantisca liquidità a interessi da favola, rispetto al modo ortodosso
con cui l’Italia si finanzia abitualmente sui mercati, è tutto da dimostrare. Anzi, è tutto da smentire.



Tanto per cominciare, il tasso dei titoli emessi dall’ente presieduto da Klaus Regling è variabile;
e quindi potrà anche alzarsi nel corso del periodo di indebitamento.

In secondo luogo, un indebitamento classico sui mercati può rivelarsi – in realtà, e a conti fatti – anche meno oneroso.

Infatti, fintantoché la Bce seguiterà a rastrellare Btp sui mercati secondari, attraverso i suoi programmi di quantitative easing o simil tali,
lo farà (per quanto concerne i titoli italiani) tramite Bankitalia che poi retrocederà allo Stato gli interessi incamerati: una partita di giro.


Ergo, oggi approvvigionarsi sui mercati, piazzando Bot o Btp, non solo è senza condizionalità,
a differenza del Mes, ma costa poco di più, o addirittura poco di meno.


Esaurite le risposte, veniamo ora alle domande stimolate dalla lettera di Zingaretti.

Posto che sono condivisibili le preoccupazioni sullo stato della nostra sanità pubblica
e l’esibito “slancio” interventista, perché svegliarsi solo adesso, “dopo” il Coronavirus?

Perché questa ambiziosa agenda non è stata messa all’ordine del giorno “prima” (molto prima)?

In questi anni, il Ssn non è stato affatto aiutato, anzi. È stato sottoposto a un sistematico de-finanziamento.


Dal 2009 al 2017 l’aumento della spesa sanitaria è risultato pari a uno striminzito 0,6%, contro il +14% del periodo 2001-2008.

L’Anaao Assomed, ovvero l’associazione dei medici dirigenti italiani, denuncia che, nel 2019,
l’investimento complessivo in sanità pubblica è stato pari a 114,4 miliardi,
con una incidenza media per abitante di 2.551 euro contro i 3.045 dell’Inghilterra e i 4.160 della Germania.


Insomma, vien da chiedere: se i partiti che hanno avuto responsabilità di governo nell’ultimo decennio
non avessero peccato di inaccettabile superficialità, se non di lucida volontà, nel portare alla “asfissia” il nostro sistema di salute pubblica,
sarebbe necessario, oggi, ricorrere alle “insidiosissime” cure del Mes?

Per di più giustificandole con una sbandierata (ritrovata?) sensibilità verso i sacrosanti bisogni del Servizio Sanitario Nazionale?

E verso gli inderogabili diritti di tutti gli italiani?

Agli elettori l’ardua sentenza.
 

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