LA PRIGIONE PIU' DIFFICILE DA CUI EVADERE E' LA PROPRIO MENTE (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
Buona settimana a tutti :)
Oggi ci facciamo un giro in Nepal: L'Ama Dablam, la montagna sacra per i nepalesi :)
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Val

Torniamo alla LIRA
Macron esce fortemente ridimensionato dalle elezioni municipali francesi.


Il dato principale è il fortissimo astensionismo.

Gli astenuti sono cresciuti del 18% spingendo ben sotto il 50% i partecipanti al voto.

Obbligo di mascherine, paura e poco appeal dei candidati han fatto il loro lavoro.


I verdi han fatto man bassa di numerose grosse città :
Lione, Marsiglia, Bordeaux, Strasburgo, Poitiers, Tours e Besançon sono passati ai verdi.

Marsiglia era dei Les Repubblicaines, che vengono fortemente ridotti. Il partito macroniano.

Solo il primo ministro Philippe conquista Le Havre,

A Parigi confermata ls socialista Hidalgo, con la candidata LREM solo in terza posizione.

Il RN della Le Pen conferma Perpignan e Bruay LaBrussiere.

Nel Nord, oltre a diverse cittadine.


Se questo doveva essere un test elettorale, vede il centro macroniano, “L’intesa moderata nazionale”, fortemente
e ridimensionata e praticamente battuta da un’opposizione di sinistra che spesso ne ha messo d’accordo le anime verdi e comuniste o radicali.

I candidati governativi sono stati quasi sempre perdenti con grande distacco rispetto ai vincitori, come è avvenuto a Parigi.

Macron non ha convinto i moderati a recarsi alle urne né a votare per lui, ed il pericolo sovranista non funziona più.

Anzi la sua Incapacità di riunire il centrodestra sta diventando imbarazzante.

Sarebbe meglio abbandonasse l’idea di elezioni anticipate.
 

Val

Torniamo alla LIRA
La senatrice pentastellata Alessandra Riccardi è passata alla Lega.

Da qualche giorno il governo Conte bis ha dunque perso la maggioranza assoluta a Palazzo Madama,
infatti i voti dell’aula a suo sostegno sono adesso 160, uno in meno rispetto alla soglia minima di sicurezza che è 161.



Vediamo nel dettaglio come stanno le cose.


Settembre 2019, il governo giallo-rosso ottiene la fiducia alla Camera con 343 voti, 169 al Senato.

A Palazzo Madama votano a favore anche due senatori a vita, Monti e Segre,
e due del Movimento Italiano all’Estero, Ricardo Merlo e Adriano Cario.

Il senatore Paragone, che all’epoca faceva ancora parte del gruppo pentastellato (oggi non più), si astiene.
Adesso, probabilmente, voterebbe contro.

Giorgio Napolitano, pur non partecipando al voto, fa sapere che avrebbe votato a favore.


Nel frattempo il M5S ha perso, oltre agli espulsi De Falco e Nugnes, che comunque voterebbero per salvare Conte, altri 9 senatori:
De Bonis, Fattori, Grassi, Urraro, Lucidi, Buccarella, Martelli, Di Marzio e Ciampolillo.

Con il recente abbandono della senatrice Riccardi i numeri sono scesi a 160.

Il Senato, tra elettivi e senatori a vita, è composto da 321 membri, quindi come si è detto la maggioranza assoluta è 161.

Il governo non è più autosufficiente, anche perché altri due senatori del M5S starebbero pensando di abbandonare il MoVimento,
non votando più la fiducia a Conte.


Ma basta questo per farlo cadere?

No
, la fiducia è accordata a maggioranza relativa, cioè dei presenti, non serve quella dei componenti.
Da questo non si può prescindere.


Potrebbe cadere sulla fiducia solo in due casi:


il primo è quello sullo scostamento di bilancio, cioè prevedere spesa a deficit ai sensi del secondo comma dell’art. 81 della Costituzione
(“Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico
e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali”),
dove occorre quindi la maggioranza dei componenti l’assemblea.



Il governo non ha più i numeri, tuttavia non è politicamente sostenibile per le opposizioni farlo cadere su questo argomento:
verrebbero meno i soldi per pagare la cassa integrazione e i bonus alle partite Iva.



Non a caso, sullo scostamento dei 55 miliardi del mese scorso, la maggioranza non ottenne tutti i suoi voti
e lo scostamento avvenne solo grazie ai voti della Lega, altrimenti oggi non ci sarebbe né la cassa integrazione né il bonus di maggio per gli autonomi.


Secondo caso, del tutto improbabile, è quello che in Senato si presentino tutti i 321 componenti, con le opposizioni
– compreso tutto il gruppo misto e almeno quattro senatori a vita – che esprimano compatte voto contrario alla fiducia.

Non accadrà, anche perché Renzo Piano e Carlo Rubbia quasi mai si presentano, ed è probabile che Giorgio Napolitano appaia in aula per salvare Conte.


Esiste una terza via.


Nel corso della Seconda repubblica (cioè dal 1994 in avanti) non è mai successo che un governo tirasse a campare
senza avere la maggioranza assoluta in entrambi i rami del Parlamento.

Il governo Prodi II, dal 2006 al 2008, resse su 161 voti, ma appena perse un senatore cadde miseramente.

Alla Camera il problema non sussiste (i numeri ci sono), al Senato – come si è visto – il governo non è più autosufficiente.


Certo, può sopravvivere grazie a voti di fiducia a maggioranza relativa
,
ma quella in cui versa attualmente il Paese non è una situazione normale.

Il virus e il modo in cui è stato gestito hanno prodotto un’economia “di guerra”,
e quando si è in guerra occorre che l’esecutivo abbia numeri sufficienti per governare.


Dopo la Seconda Guerra mondiale, dal 1946 al 1948, De Gasperi governò con comunisti e socialisti, fino alle elezioni del 1948.



Non si comprende perché oggi, di fronte ad una economia non dissimile a quella post-bellica,
Conte e giallo-rossi debbano continuare a governare senza disporre neppure della maggioranza dei componenti in una delle assemblee.



Presentare una mozione di sfiducia non serve a nulla, ma le opposizioni potrebbero chiedere al Capo dello Stato
di inviare un messaggio alle Camere (art. 87, secondo comma, della Costituzione)
allo scopo di invitare il Parlamento a verificare se il governo sia o meno autosufficiente,
soprattutto per approvare gli scostamenti di bilancio.


Non se ha tecnicamente la fiducia, ma se ha i numeri sufficienti – in entrambe le camere –
per reggersi autonomamente di fronte a scelte economiche decisive.

In caso contrario, Conte dovrebbe prenderne atto e rassegnare le dimissioni.


A quel punto le soluzioni sarebbero due:

elezioni anticipate a settembre, insieme alle regionali,

ovvero un governo istituzionale (non tecnico) con tutti dentro – centrodestra e parte dell’attuale maggioranza –
fino al prossimo anno o al massimo fino alle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica (gennaio 2022), poi elezioni politiche.


C’è un precedente.


Il governo Berlusconi IV, fino al novembre 2011, godeva ancora del sostegno della maggioranza dei componenti di entrambe le camere,
anche se a Montecitorio – dopo la spaccatura di Fini avvenuta un anno prima – per appena un voto (316).


L’8 novembre la Camera approvò il rendiconto generale dello Stato con soli 308 voti, alcuni deputati forzisti
decisero infatti di non seguire più il presidente del consiglio.

Pur conservando la maggioranza relativa, e quindi la fiducia, il Cav prese atto di aver perso la maggioranza assoluta
e – nonostante le perplessità e dopo diversi tira e molla – dichiarò che avrebbe rassegnato le dimissioni
subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, cosa che avvenne dopo qualche giorno.


Berlusconi non perse la fiducia delle camere, semplicemente prese atto di aver perso la maggioranza assoluta in parlamento e si dimise.


Conte non è Berlusconi.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Curioso che questo governo di pupazzi inesperti abbia pescato un’espressione come gli “stati generali”
per organizzare il bilderberg nazionale, con l’obiettivo di spogliare e liquidare definitivamente l’Italia.

Basti infatti ripassare la storia per capire che il parallelismo potrebbe essere molto più azzeccato di quanto non si possa pensare.

Gli Stati generali furono più volte convocati dai regnanti francesi come metodo per imporre gabelle,
tasse, oppressioni a vantaggio dei creditori, che il parlamento non voleva adottare.

L’ultima volta lo furono nel 1789, sotto Luigi XVI, per affrontare il degrado finanziario, economico e sociale
in seguito agli sperperi dovuti al finanziamento della guerra d’Indipendenza americana e furono il primo atto della Rivoluzione francese.


Si può dire che furono convocati per conto e in nome dei creditori privilegiati dell’enorme debito cumulato dalla Francia
così come questi stati generali lo sono dai grandi argentiers del mondo che vogliono far pagare all’Italia, “in natura”,
un debito per definizione non rimborsabile.


La questione era finanziaria allora come oggi.

Nel 1787 la Francia era in bancarotta, con prestiti pari a 1646 milioni di sterline
e un deficit annuale di 46 milioni così come all’Italia viene continuamente ricordato
l’importo di un debito pubblico elevato da “rimborsare” e viene costantemente minacciata contro qualsiasi forma di spesa in deficit.


Gli argentiers, per garantirsi il rimborso del loro credito, ne approfittarono per cambiare tutto per non cambiare nulla.

Un grande reset, di cui parla anche il FMI, imposto con l’aiuto della shock economy,
secondo l’espressione consolidata della Naomi Klein, ripresa beffardamente da Colao capo della task force finanze,
per il suo piano “tecnico” di “ripresa” del paese.

Ridendo e scherzando, blablatando, mentre tutto il comparto produttivo italiano e il turismo sono in preda a un ictus indotto,
il “premier” parla di progetti di cambiamento dell’Italia, digitalizzazione e green, borse di studio ecc,
parla di tutto TRANNE CHE DI RISARCIRE le piccole micro e medie aziende, i piccoli commerci, gli artigiani,
i ristoratori e gli operatori del turismo CHE RIMANGONO IN MUTANDE e di rimborsare gli imprenditori che hanno avanzato
e che ancora stanno anticipando ai loro dipendenti, quelli che possono, la cassa integrazione al posto dell’INPS e dello Stato.


Blablabla, quaquaraqua, catimini, il Re Luigi XVI, che finirà ghigliottinato (1793)
prima del Regime del Terrore portato avanti da Robespierre per fare epurazione di qualsiasi elemento contrario alla “rivoluzione”,
liberale, del laissez-faire, a vantaggio dei creditori, trova parallelismo in Conte con la convocazione degli Stati generali
per consolidare il rimborso del debito non solo in forma di patrimonio ceduto ma, quel che è peggio,
potenziando il controllo e il ricatto sui sudditi con la “digitalizzazione”.

E come all’epoca del reset francese, rischiamo un regime del Terrore che potrà assumere la forma di una militarizzazione della salute
per imporci il passaporto “vaccinale” e la messa a ferro e a fuoco dell’Italia, con la reazione di quella fascia della popolazione
che avrà – se riuscirà – ancora la possibilità di reagire, e che non concorderà con le ulteriori cessioni di sovranità
e patrimoniali della “riprogrammazione” dell’Italia per conto dei suoi creditori, ogni volta richiamata con la parola vaga “digitalizzazione”.


Alla conferenza stampa del 21 giugno (sotto), a una domanda dell’Ansa sul rimborso della Cassa integrazione che non arriva
e sul rifinanziamento ai Comuni, se non sia il caso di fare altro decreto per accelerare lo stanziamento di 10 miliardi, il Re ha risposto:

“voi mi state premendo su singole misure, singole decisioni, che ancora non abbiamo preso“.

Dopo 4 mesi dall’annuncio ufficiale dell’epidemia, si permette di dire che non hanno ancora deciso
come pagheranno la cassa integrazione e come risarciranno i comuni, ma indica la “salvezza” nelle partite di giro truffaldine con l’UE,
il Recovery Plan, che non esiste ancora e che sarà solamente per il 2021.


Nel frattempo possiamo morire tutti, tutti coloro che costituiscono l’anima di questo paese, che ne hanno reso grande il nome.


Perché stiamo assistendo alla distruzione controllata e premeditata del tessuto socioeconomico italiano
– dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti – per mano di un governo di burattini al soldo dell’Organizzazione mondiale della Sanità,
della Melinda e Bill Foundation, di GlaksoSmith, dell’Unione europea che ne ha adottato acriticamente i piani mondialisti,
della Microsoft, della Visa, dei GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, MSN) e dei mandarini cinesi completamente accordati con questi.

Questi sono i grandi argentiers che stanno imponendo appunto il “cambio di regime”
dagli Stati nazionali allo “stato mondiale” della casta dell’1%, il consolidamento del debito
stringendoci nella morsa del controllo totale digitale, e lo chiamano “cambio di paradigma”.


Mentre è solo il solito vecchio arcaico paradigma. Quello del debito e del ricatto.


La Rivoluzione francese spazzò via l’assolutismo della Monarchia per introdurre il liberalismo,
i diritti dell’uomo, il potere del parlamento, così come questa demolizione controllata
punta alla distruzione degli Stati nazionali, per introdurre il nazicomunismo cinese,
la distruzione dei parlamenti nazionali, della dignità delle classi politiche e la digitalizzazione totale
attraverso la quale delle monadi potranno “votare” online con semplici click.

E lo stanno facendo aizzando la rivalsa degli africani o la finta uguaglianza “digitale” per tutti,
come pure il rafforzamento del fanatico estremista e pericoloso movimento “antifa”.


In questa guerra totale dell’élite mondiale contro popoli inermi, e spesso ignari, non la passeranno liscia neanche loro,
perché tutte le mosse poste in essere nel contesto di questa finta pandemia, avranno conseguenze letali per tutti,
compreso per loro, che spero questa volta non la passino liscia.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Riguardo a ciò che io considero come il più rilevante fenomeno di follia collettiva della storia repubblicana,
la lotta italiana al Covid-19, vi è da segnalare la precisa presa di posizione in favore di una sostanziale uscita dall’emergenza sanitaria,
basata su uno studio piuttosto accurato realizzato dal laboratorio di microbiologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano,
da parte di 10 illustri studiosi indipendenti che hanno controfirmato un documento ufficiale.


Un consesso di medici e ricercatori piuttosto accreditati che di seguito elenchiamo:

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano;

Alberto Zangrillo, direttore del reparto di Rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano;

Matteo Bassetti, infettivologo dell’ospedale San Martino di Genova;

Arnaldo Caruso, direttore del reparto di Microbiologia degli Spedali civili di Brescia;

Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia del San Raffaele e

Luciano Gattinoni, direttore della Terapia intensiva del Policlinico di Milano.

Quindi ancora Donato Greco, consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità;

Luca Lorini, direttore dell’Unità di rianimazione dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo;

Giorgio Palù, docente di Virologia dell’Università di Padova e infine

Roberto Rigoli, direttore del reparto di Microbiologia dell’ospedale di Treviso.


Lo stesso Zangrillo, ospite mercoledì scorso di una puntata estiva de “L’aria che tira”, in onda la mattina su La7,
si è reso ancora protagonista di un acceso confronto a distanza con gli esponenti più in vista di quello
che potremmo definire come il partito del terrore sanitario.

“Non c’è una guerra tra guelfi e ghibellini, noi osserviamo delle cose
che sono fortunatamente molto positive ma qualcuno purtroppo appare irritato”,


ha esordito il celebre clinico, affondando il colpo alla fine del suo breve intervento in merito alla paventata seconda ondata:

Dire adesso ‘forse non faremo tornare i bambini a scuola, non dobbiamo prendere gli aerei,
dobbiamo rimanere a casa’, equivale a dire che dobbiamo morire
, chiuderci in casa
in attesa che arrivi questa seconda terribile ondata e cercare di morire il meno possibile: non è così!

Piantiamola
– ha concluso il professore – siamo tutti dalla stessa parte, stiamo facendo scienza,
le evidenze ci dicono che domani è bello anche dal punto di vista dell’epidemia”.


Ovviamente il fronte compatto degli scienziati ortodossi che si rifanno al Savonarola ha immediatamente reagito,
lanciando anatemi e profezie di sciagure imminenti.

Tra questi il virologo di Padova Andrea Crisanti, il quale ha lanciato il suo allarme,
immediatamente amplificato dai megafoni del terrore


“Qualcosa non sta funzionando, ancora troppi contagi”.

Tutto questo presupponendo un ritorno tragico del virus a partire dal prossimo autunno.


In realtà, il punto di vista di Crisanti, adottato da tempo dallo stesso partito unico del terrore,
soprattutto quando l’argomento ricoveri e terapie intensive è franato di fronte all’avanzata inesorabile della realtà,
è intellettualmente abbastanza truffaldino, poiché si tende a creare una correlazione automatica tra contagi e malattia,
quando tutti i riscontri, che oramai si ripetono da circa due mesi, ci dicono che tale correlazione non esiste
.

Proprio come evidenziato nel citato documento dei 10 luminari,

evidenze cliniche non equivoche da tempo segnalano una marcata riduzione dei casi di Covid-19 con sintomatologia.
Il ricorso all’ospedalizzazione per sintomi ascrivibili all’infezione virale è un fenomeno ormai raro
e relativo a pazienti asintomatici o paucisintomatici
.


Tutto questo farebbe ulteriormente propendere nella direzione teorizzata anche da altri studiosi di livello internazionale,
come il professor Guido Silvestri, secondo cui sarebbe in atto da tempo un fenomeno positivo di co-adattamento tra virus e ospite umano.


Il che, unito alla migliorata capacità da parte dei medici di affrontare una malattia che oramai conoscono bene,
dovrebbe tenerci ragionevolmente al riparo dallo scenario catastrofico che il partito del terrore,
sempre capeggiato da quello che sembra il peggior Governo di sempre, ci continua a sventolare davanti agli occhi.


E per tutta questa composita compagine di personaggi in gran parte spuntati dal nulla
è rimasto solo il tema assurdo e attualmente inconsistente della positività al tampone come ultimo rifugio.

Francamente un po’ poco anche per i milioni di sprovveduti analfabeti funzionali
che si ostinano a uscire da soli all’aria aperta con le mascherine,
quasi che quest’ultime avessero assunto la funzione della tradizionale zampa di coniglio
o del caratteristico cornetto portafortuna.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Regione Lombardia ha esteso l'obbligo delle mascherine sino al 14 luglio.

Questi non si rendono conto della cagata mostruosa.
Respirare il proprio alito, con questo caldo, farà ben più danni al nostro organismo
di quanto ne possa fare la mascherina, specialmente quella chirurgica od il foulard
(perchè è ammesso anche quello).

Ma diamo dei dati REALI :

Abitanti della Lombardia 10.060.574

Totale positivi accertati 93.761 ..........corrispondono allo 0,93% della popolazione.

Decessi 16.639 ...........(0,16% degli abitanti) quando tutti sappiamo benissimo che i decessi sono stati all'inzio della malattia
quando i malati - tutti - venivano lasciati al loro destino a casa.

E ben sappiamo che la quasi totalità dei decessi è stata nelle persone affette da altri gravi patologie.
 

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