LA POLLYTiCA E'STATA DEFINITA LA SECONDA PIU'ANTICA PROFESSIONE DEL MONDO.... (1 Viewer)

olly®

DIO E'DONNA!!!
....ma trovo sempre che assomigli sempre di più alla prima!!!:D:D:D:DBuongiorno famiglia di troie schifose!!!:D:D:D:DComincia una nuova settimana e io penso sempre e solo ad una persona.....da giorni!Senti a me....c'è il sole!!!!
 

magiel

trendisyourfriend
Ciao....

molto probabilmente lo sai già....ma ...poichè gentilmente l'amico Maestoso mi ha delucidato...sappi che la tassazione delle plusvalenze che dovessi avere sul conto in $ sarà del 27%......
 

olly®

DIO E'DONNA!!!
...un capolavoro di John Maier!;)




[ame=http://www.youtube.com/watch?v=GPCYjj-tGcY]YouTube - Heartbreak Warfare - John Mayer /w Lyrics[/ame]
 

ERRY

ASTA LA FAIGA SEMPRE
Sono stato a bere il caffe con bruno
non e' che assomiglia alla prima
la politica e' un nome diverso per definire la prostituzione
 

Platano

Büs del Gnao trader
....ma trovo sempre che assomigli sempre di più alla prima!!!:D:D:D:DBuongiorno famiglia di troie schifose!!!:D:D:D:DComincia una nuova settimana e io penso sempre e solo ad una persona.....da giorni!Senti a me....c'è il sole!!!!



Aaahhh ecco perchè ultimamente sei malmostosa......:D

dicci dicci........chi è il fortunato???:D......ce l'ha grosso???:D
 

Platano

Büs del Gnao trader
Lo faceva ma lei non si rendeva conto.......poverinaaa....:sad:......

ma vai a càgàre , troìa.......ma credi che tutti abbiano l'anello al naso????:wall::D:D
 

Allegati

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silpla2000

che bello il yo yo
giorno kekke, un capolavoro di cavani:D
[ame=http://www.youtube.com/watch?v=oQ5KD32M8NI]YouTube - Napoli-Sampdoria=4-0 Cavani terzo gol 30-01-2011[/ame]
 

silpla2000

che bello il yo yo
ziosilvio sta meditando di scappare dal nonno di ruby a sua volta il nonno di ruby ha chiesto ala regina elisabetta se li fanno il bunga bunga:D
«Piano bipartisan per la crescita»

La proposta di Berlusconi. Offerta a Bersani: agiamo insieme. Il presidente del Consiglio contro le elezioni
di SILVIO BERLUSCONI

Gentile direttore,
il suo giornale ha meritoriamente rilanciato la discussione sul debito pubblico mostruoso che ci ritroviamo sulle spalle da molti anni, sul suo costo oneroso in termini di interessi annuali a carico dello Stato e sull’ostacolo che questo gravame pone sulla via della crescita economica del Paese. Sono d’accordo con le conclusioni di Dario Di Vico, esposte domenica in un testo analitico molto apprezzabile che parte dalle due proposte di imposta patrimoniale, diversamente articolate, firmate il 22 dicembre e il 26 gennaio da Giuliano Amato e da Pellegrino Capaldo. Vorrei brevemente spiegare perché il no del governo e mio va al di là di una semplice preferenza negativa, «preferirei di no», ed esprime invece una irriducibile avversione strategica a quello strumento fiscale, in senso tecnico-finanziario e in senso politico.
Prima di tutto, se l’alternativa fosse tra un prelievo doloroso e una tantum sulla ricchezza privata e una poco credibile azione antidebito da «formichine», un gradualismo pigro e minimalista nei tagli alla spesa pubblica improduttiva e altri pannicelli caldi, staremmo veramente messi male. Ma non è così. L’alternativa è tra una «botta secca», ingiusta e inefficace sul lungo termine, e perciò deprimente per ogni prospettiva di investimento e di intrapresa privata, e la più grande «frustata» al cavallo dell’economia che la storia italiana ricordi. Il debito è una percentuale sul prodotto interno lordo, sulla nostra capacità di produrre ricchezza. Se questa capacità è asfittica o comunque insufficiente, quella percentuale di debito diventa ingombrante a dismisura. Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni, e i mercati capiscono che quella è la strada imboccata dall’Italia, Paese ancora assai forte, Paese esportatore, Paese che ha una grande riserva di energia, di capitali, di intelligenza e di lavoro a partire dal suo Mezzogiorno e non solo nel suo Nord europeo e altamente competitivo, l’aggressione vincente al debito e al suo costo annuale diventa, da subito, l’innesco di un lungo ciclo virtuoso.
Per fare questo occorre un’economia decisamente più libera, poiché questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro. La «botta secca» è, nonostante i ragionamenti interessanti e le buone intenzioni del professor Amato e del professor Capaldo, una rinuncia statalista, culturalmente reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale. La Germania lo ha fatto questo balzo liberalizzatore e riformatore, lo ha innescato paradossalmente con le riforme del socialdemocratico Gerhard Schröder, poi con il governo di unità nazionale, infine con la guida sicura e illuminata di Angela Merkel. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la locomotiva è ripartita. Noi, specialmente dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori, possiamo fare altrettanto.
Non mi nascondo il problema della particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico. Ne sono preoccupato come e più del presidente Napolitano. E per questo, dal momento che il segretario del Pd è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni e, nonostante qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo, ha la cultura pragmatica di un emiliano, propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana; un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani.
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Lo scopo indiretto ma importantissimo di un piano per la crescita fondato su una frustata al cavallo di un’economia finalmente libera è di portare all’emersione della ricchezza privata nascosta, che è parte di un patrimonio di risparmio e di operosità alla luce del quale, anche secondo le stime di Bruxelles, la nostra situazione debitoria è malignamente rappresentata da quella vistosa percentuale del 118 per cento sul Pil. Prima di mettere sui ceti medi un’imposta patrimoniale che impaurisce e paralizza, un’imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta. Se a questo aggiungiamo gli effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista, si può dire che gli atteggiamenti faziosi, ma anche quelli soltanto malmostosi e scettici, possono essere sconfitti, e l’Italia può dare una scossa ai fattori negativi che gravano sul suo presente, costruendosi un pezzo di futuro.
*presidente del Consiglio
 

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