la NATO è un superesercito mondiale che stritola i popoli e la democrazia (1 Viewer)

tontolina

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oggi vogliono macchiarsi del sangue degli ucraini di lingua russa

la NATO ha già le mani insanguinate del popolo Serbo-Afgano-Iraqeno-Libico-Siriano-

e non è contenta e vuole anche il sangue russo
 

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se escludiamo Israele e forse i Coreani del Sud: ***** gli americani li odiano tutti.

Il Punto è Che li Odiano Tutti

18 aprile 2014 Di FunnyKing

Perchè l’america sta perdendo ovunque?
Io non credo che sia una questione di fragilità del suo sistema finanziario e dopotutto gli USA hanno di gran lunga l’esercito più potente del mondo, hanno in mano praticamente tutta l’internet che conta, un controllo totale delle informazioni, in Europa hanno basi militari sufficenti a spiarci totalmente e se lo vogliono incenerirci direttamente da dentro.
Solo per fare alcuni esempi.
Per me il punto è un altro, l’America ha perso il Soft Power.
Io mi ricordo bene quando la mia generazione sognava l’America come la terra della libertà e delle opportunità, quando il bene e il male avevavno un sesno e NOI sapevamo di essere dalla parte del bene. Ce stato persino un tempo in cui io ero sicuro che un giorno sarei andato in America, oggi francamente “anche no”, cioè se proprio devo per lavoro ok, ma per vedere qualcosa di staordinario e interessante francamente penso ci sia di meglio. E poi non mi fido del tutto ad andare la.
Non so bene ne quando ne come sia successo, se c’è stato un punto di svolta oppure, l’america è stata bollita come una rana, ma di fatto, se escludiamo Israele e forse i Coreani del Sud: ***** gli americani li odiano tutti.
Ma proprio tutti senza eccezioni.
Gli odiamo in europa e quando i loro capi vengono a farci visita è gia tanto se non partono i fischi, gli odiano in Asia, in Africa, in Sud America neanche a parlarne. I Canadesi li sopportano appena, franacmente non saprei bene gli Australiani o i Neo Zealandesi.
Poi ci sono gli inglesi, ma quella è una storia a parte e tutto sommato ormai irrilevante.
Ora come dicevo, gli americani hanno il loro grandioso esercito, hanno il dollaro che ancora rimane LA valuta mondiale (fino a quando puoi corrompere un politico Russo in dollari non c’è partita),

hanno

Google,

Facebook,

Twitter,

hanno quasi tutti i produttori dell’hardware e dei brevetti necessari a fare funzionare internet.
Eppure stanno perdendo perchè li odiano tutti. E non si tratta dello stesso odio tributato alla squadra più forte (tipo la Juventus), no si tratta proprio di fatti circostanziati di migliaia di piccoli e grandi episodi di sopruso e prepotenza che ormai hanno seminato odio ovunque.



Vi faccio un esempio italiano: Vi ricordate la tragedia del Cermis?
Ecco cose cosi’ ma molto più gravi in tutto il globo.
Il risultato ad esempio è che alla fine nessun europeo è più disposto a morire per “il Bene”, dove per “il Bene” si intende la guida illuminata dell’America.

E per quanto l’Esercito e la Finanza Americana siano immense, il mondo lo è molto di più. E una potenza regionale come la Russia o la Cina bastano e avanzano per dire no agli Yankee.


Ovunque nel mondo i governi (cioè quelli un minimo più svegli) si sono posti il probelma di come contrastare gli USA, nella certezza che gli USA sono il male, il nuovo impero del del male esattamente come lo è stata l’Unione Sovietica, e quindi stanno nascendo Internet NON americane, circuiti bancari NON occidentali, canali di commercio bilaterali, senza il dollaro.
Forse non ne avete sentito parlare, sempre per stare negli esempi, entro il prossimo anno nascera una Nuova Banca Mondiale, e un nuovo FMI, formato da parte dei cosi’ detti BRICS (link).
Ieri Vladimir Putin in quella che a mio avviso verrà ricordata una delle più importanti interviste di questo secolo, ha detto questo:
<< Un’ Europa frammentata non può avere alcuna influenza sullo sviluppo mondiale e non sarà giocatore interessante.
[...] Le peculiarità della Russia non si differenziano in modo così profondo rispetto ai valori europei. Siamo tutti popoli della stessa civiltà. In fondo siamo diversi, ma i valori fondamentali sono gli stessi. E penso che dovremmo certamente aspirare a creare un’Europa da Lisbona a Vladivostok. >>,
E io credo che i Cuori e le Menti di milioni di Europei hanno avuto un sussulto a quelle parole. Quando Obama è venuto in Europa, è stato trattato come un piazzista. E lo sembrava.


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tontolina

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Il Punto è Che li Odiano Tutti

18 aprile 2014 Di FunnyKing

Perchè l’america sta perdendo ovunque?
Io non credo che sia una questione di fragilità del suo sistema finanziario e dopotutto gli USA hanno di gran lunga l’esercito più potente del mondo, hanno in mano praticamente tutta l’internet che conta, un controllo totale delle informazioni, in Europa hanno basi militari sufficenti a spiarci totalmente e se lo vogliono incenerirci direttamente da dentro.
Solo per fare alcuni esempi.http://www.rischiocalcolato.it/2014/04/inferno-immobiliare-2014-record-assoluto-tasse.html

http://www.investireoggi.it/forum/3881382-post22.html
 

tontolina

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raffico di organi nel Kosovo controllato dalla Nato

Traffico di organi nel Kosovo controllato dalla Nato | Informare per Resistere


Centomila euro: è il valore di un rene – umano – sul mercato nero. Quello del traffico di organi è uno dei business su cui si regge l’economia criminale del Kosovo, la cui indipendenza affrettata dagli Usa è stata appena convalidata dall’Onu, nonostante l’opposizione della Serbia. Il Kosovo, “liberato” dieci anni fa dalla Nato e affidato alla debole amministrazione delle Nazioni Unite, è il terreno di caccia ideale per i “lupi nella nebbia”, gli sciacalli del narcotraffico che, smesse le uniformi indipendentiste dell’Uck, ora governano l’ex regione serba sotto la protezione degli Usa, che vi hanno installato una gigantesca base militare. Il Kosovo? Armi e mafia, moltissima droga e, appunto, traffico di organi.
E’ la tesi del libro-denuncia “Lupi nella nebbia” dei giornalisti italiani Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano (“Il Kosovo: ostaggio di mafie e Usa”) [a me vien voglia di dire come l'Italia]

edito da JacaBook.

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Un reportage sconvolgente, su una realtà di cui nessuno vuole parlare: il Kosovo affidato alla gestione criminale dei clan, in cambio del controllo geopolitico dell’area-chiave dei Balcani. «Senza tacere le atrocità commesse dalle truppe serbe di Milosevic contro la popolazione albanese – afferma Giuseppe Ciulla, freelance con all’attivo diverse trasmissioni Rai – il libro accende i riflettori su una parte della verità che ci viene negata: finora in Occidente abbiamo sempre considerato “buoni” gli albanesi e “cattivi” i serbi, senza sapere che non la popolazione, ma i clan albanesi legittimati da Nato e Onu non sono i “buoni”, ma pericolosi criminali».
Il libro non mette sotto accusa l’Uck in quanto esercito albanese di liberazione del Kosovo, ma solo alcune sue componenti, le più spietatate: banditi senza scrupoli, che nel 1999 si travestirono da guerrieri nazionalisti per meglio controllare il territorio e sviluppare le loro attività illecite: tratta di prostitute, partite di armi, affari milionari con l’eroina e traffico di organi. “Lupi nella nebbia” rivela il coinvolgimento della Medicus, una clinica privata gestita da un urologo «molto vicino all’attuale premier kosovaro, Hashim Thaçi».

Il medico è stato arrestato perché i giudici della missione europea hanno scoperto che dirigeva il traffico di organi.

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Una scoperta casuale: al momento dell’imbarco, all’aeroporto, un turco svenne davanti agli agenti. Ricoverato, confessò di aver subito l’asportazione di un rene in cambio di appena 2.000 euro.
«Un rene – spiega Ciulla – sul mercato nero frutta circa 100.000 euro. Gli investigatori dell’Unione Europea ci hanno detto che questa è una pratica accertata in 5 casi, ma ci sono altri 25 casi sospetti: ci sono molti occidentali, soprattutto americani, e anche israeliani, che alimentano questo mercato nero». Quello che Ciulla e Romano hanno scoperto, e che pubblicano nel libro, è che l’indagine sul traffico di organi in Kosovo è emersa agli inizi del 2009.
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Una barbarie che poteva essere interrotta già alcuni anni prima, quando un’unità speciale delle Nazioni Unite, la Fiu (Financial Investigation Unit) aveva scoperto che quella clinica faceva richieste eccessive di plasma alla banca del sangue di Pristina. «Si erano domandati perché richiedessero così tanto sangue e hanno sollecitato le Nazioni Unite ad approfondire le indagini e aumentare i controlli – dice Ciulla – ma poi non è stato fatto niente: per anni la pratica è rimasta in un cassetto, fin quando quel turco non è svenuto all’aeroporto».
La pratica del traffico di organi era già stata scoperta (e investigata) da Carla Del Ponte, l’alto magistrato per la Corte Internazionale dell’Aia che ha portato sul banco degli imputati anche Ramush Haradinaj. Direttamente in Albania, a Barrel, la Del Ponte aveva inoltre individuato una centrale dell’orrore, la “casa gialla” (Yellow House), dove durante la guerra «venivano asportati gli organi non solo a militari serbi, ma anche a presunti collaborazionisti kosovaro–albanesi», riferiscono Ciulla e Romano. «Questa pratica è continuata evidentemente anche durante la fallimentare gestione del protettorato Onu».




Perché è importante parlare di Kosovo oggi?
«Perché ci insegna come non comportarci», risponde Romano: «Se continuiamo ad andare in guerra, bombardare uno Stato, allearci con i criminali sul posto, i trafficanti di eroina, e poi gestire il territorio tramite il controllo di questi “signori della guerra”, non siamo in una situazione post conflitto, ma pre-conflitto, perché creiamo ingiustizie destinate ad esplodere».

Un’analisi amara: «Oggi, dopo dieci anni, il Kosovo è un territorio povero, amministrato dalla mafia, tenuto calmo solo dai soldi dell’Unione Europea e dai militari dellaNato. Più che una situazione post-bellica, sembra uno scenario che prelude ad un altro conflitto: se continueremo ad allearci coi criminali facendoli alleati dell’Occidente, prima o poi anche la popolazione civile vedrà nell’Occidente un nemico».
(Il libro: Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, “Lupi nella nebbia – Kosovo: l’Onuostaggio di mafie e Usa”, JacaBook, 151 pagine, 14 euro).
Fonte: www.libreidee.org
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tontolina

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foto di Vox Veritas.


20 h ·




CLAMOROSE RIVELAZIONI di UN MASSONE AMERICANO
IL diplomatico statunitense Christopher R. Hil : la Russia ha tradito il "Nuovo Ordine Mondiale"
diplomatico Christopher R. Hill dice che la risposta della Russia alla crisi Ucraina significa che Mosca ha tradito il "nuovo ordine mondiale".
In un pezzo per l'influente Syndicate Progetto pubblicazione, Collina, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Iraq e la Corea, scrive che l'annessione della Russia di Crimea e della campagna "intimidazioni" contro Kiev ha messo fine ad un periodo storico di 25 anni di pace, accusando Mosca di coinvolgere in "regressione, recidiva, e revanscismo".
La definizione di Hill del "nuovo ordine mondiale" è il coinvolgimento post-Glasnost della Russia in "istituzioni occidentali, l'economia di mercato, e un multi-party democrazia parlamentare".
"Questo nuovo ordine mondiale detenuto per quasi 25 anni. Fatta eccezione per breve guerra della Russia con la Georgia nell'agosto 2008 (un conflitto generalmente visto come istigata dalla leadership georgiana spericolato), acquiescenza e l'impegno per la Russia "nuovo ordine mondiale", tuttavia problematico, è stato uno dei grandi successi del post-guerra fredda epoca ", scrive Hill.
Hill, che è un consulente con la Stonebridge Group Albright, una "società di strategia globale" con i tentacoli in profondità all'interno della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato, continua ad accusare Mosca di far rivivere i giorni dell'impero sovietico, aggiungendo che, "Russia ... . non sembra più interessato a ciò che l'Occidente ha offerto negli ultimi 25 anni: status speciale con la NATO, un rapporto privilegiato con l'Unione Europea, e la partnership in sforzi diplomatici internazionali ".
Sostenendo che le sanzioni occidentali non avranno alcun impatto, Hill afferma che la NATO dovrebbe prepararsi per una guerra contro i russi.
L'affermazione di Hill che la Russia ha voltato le spalle al "nuovo ordine mondiale" illustra come Mosca sta cercando di portare un supplente fazione BRICS allineati che rappresentano una grave minaccia per il futuro unipolare previsto dagli Stati Uniti e la NATO.
In altre parole, l'élite massonica occidentale sta costruendo una nuova guerra mondiale e il mondo sta entrando in un periodo pericoloso della storia dopo la crisi dei missili cubani.



grazie al premio SNOBEL OBAMA bin laden
 

tontolina

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foto di Vox Veritas.
Sostenendo che le sanzioni occidentali non avranno alcun impatto, Hill afferma che la NATO dovrebbe prepararsi per una guerra contro i russi.
L'affermazione di Hill che la Russia ha voltato le spalle al "nuovo ordine mondiale" illustra come Mosca sta cercando di portare un supplente fazione BRICS allineati che rappresentano una grave minaccia per il futuro unipolare previsto dagli Stati Uniti e la NATO.
In altre parole, l'élite massonica occidentale sta costruendo una nuova guerra mondiale e il mondo sta entrando in un periodo pericoloso della storia dopo la crisi dei missili cubani.
LA TEMPESTA PERFETTA CHE FA CROLLARE IL MURO DEI BRIC - NEL 2001 BRASILE, RUSSIA, INDIA E CINA ERANO IL MOTORE DELL'ECONOMIA MONDIALE. ADESSO SONO AL TRACOLLO, TRANNE LA CINA, CHE PURE HA I SUOI PROBLEMI

La tempesta perfetta che si è abbattuta sui Bric è iniziata con la fine dell'immissione di liquidità sui mercati da parte degli Usa. Risultato: una fuga incontrollata di capitali dai paesi emergenti, con l’inevitabile crisi valutaria a catena, il blocco degli investimenti e la crescita della disoccupazione…

LA TEMPESTA PERFETTA CHE FA CROLLARE IL MURO DEI BRIC - NEL 2001 BRASILE,


«Ah, i miei poveri Bric», sospira Jim O'Neill passeggiando per i vialetti del Villa d'Este. È stato lui a coniare il termine, quand'era capo economista di Goldman Sachs nel 2001, con un libro intitolato "I nuovi padroni dell'economia mondiale".
«Erano il miracolo economico del secolo, i motori del pianeta.
Niente più di tutto questo.
Quello che mi preoccupa di più è il Brasile, ma anche India e Russia sono al tracollo.
Forse si salva solo la Cina». Beh, pure lei ha i suoi problemi...
«Ma probabilmente riuscirà a superarli perché ha raggiunto una sufficiente forza intrinseca. Per chi come me segue l'economia cinese giorno per giorno, non tutte le speranze sono perdute. Ma per il resto...oggi si potrebbe parlare di "C", ma come acronimo non è un gran che.
Guardi, meglio puntare sugli Stati Uniti e incredibili dictu (lo dice così, in latino) sull'Europa».
È cambiato il mondo, ed è cambiato in fretta. «Intendiamoci - chiarisce John Hailer, Ceo di Natixis Global anche la fuga generalizzata dai mercati emergenti che si è determinata con la crisi dei Bric non è giustificata.
BRICS
C'è mercato e mercato, e ogni sconvolgimento ne porta alla ribalta di nuovi.
La Globalizzazione 2.0, che segue quella 1.0 del decennio precedente, porta altri protagonisti: Messico, Vietnam, perché no Uganda, Kenya, Nigeria, Uruguay». Il fatto che Hailer abbia inserito la Nigeria implica un'altra cosa: il Sudafrica, che un paio d'anni fa i Bric avevano cooptato come quinto Paese d'élite, è scomparso dalle classifiche. «Anche per me non c'entrava niente con i Bric - taglia corto O'-Neill - e infatti la Nigeria l'ha già superato come Pil».
La tempesta perfetta che si è abbattuta sui Bric ha simbolicamente un momento d'inizio: l'annuncio del tapering americano, nel settembre scorso, cioè la contemporanea fine del quantitative easing e il preannunciato rialzo dei tassi Usa (che si materializzerà nel 2015 ma i mercati scontano già). Risultato: una fuga incontrollata di capitali non solo dai Bric (con la parziale esenzione della Cina come vedremo) ma anche da Turchia, Argentina e un plotone di altri Paesi, con l'inevitabile crisi valutaria a catena, il blocco degli investimenti e la crescita della disoccupazione.
A questo si sono aggiunti nei mesi successivi i segnali
di brusca frenata in India,
il rallentamento ormai strutturale in Cina,
l'esplosione delle disuguaglianze e dei gap di democrazia in Brasile,
e come se non bastasse la sconsiderata avventura di Putin in Ucraina dagli strascichi ancora tutti da verificare.
Vediamo caso per caso, in ordine di acronimo: Bric.
Brasile. Economia troppo centralizzata, investimenti insufficienti, sfiducia generalizzata, inflazione tendente a schizzare se la Banca centrale non tenesse innaturalmente alti i tassi (con il risultato di deprimere ancora di più l'economia): all'inizio di aprile il saggio di sconto Selic è stato alzato di un altro 25% fino all'11%, anche per contenere la persistente debolezza del real.
A questi mali endemici, che avevano depresso la crescita allo 0,9% nel 2013, si aggiunge ora l'infausta avventura dei mondiali di calcio, che a 45 giorni dall'apertura sono costati già oltre 300 milioni di dollari e soprattutto lo sconvolgimento sociale che ha portato ai sanguinosi moti della settimana scorsa nella "Nuova Palestina", come è stata soprannominata la nuova favela da un milione di abitanti creata a Rio per tutti gli abitanti delle altre favelas spazzate via per far posto agli stadi.
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Un mix esplosivo dal potenziale impressionante, con in più l'incertezza delle elezioni in ottobre. «Dovremo necessariamente rinegoziare gli aiuti che continuiamo ad offrire a questi che sono considerati ancora Paesi in via di sviluppo », spiega Bertrand Badré, chief financial officer della Banca Mondiale. «Già oggi i finanziamenti al Brasile sono i più alti fra tutti quelli che garantiamo ai Bric: 3,1 miliardi di dollari nel 2013 contro gli appena 60 milioni per la Russia, gli 1,3 miliardi per l'India e gli 1,9 per la Cina». Il Brasile ha appena subito il downgrade di S&P's fino a BBB-, ultimo gradino prima dei junk bond.
All'interno della stessa America Latina, così, si alimenta una divergenza fra economie forti (Messico, Colombia, Cile) e sistemi deboli (Brasile, Argentina) che «è destinata ad accentuarsi considerevolmente », puntualizza Hailer della Natixis.
«Noi le chiamiamo "economia Atlantica", quella debole, ed "economia Pacifica" quella forte».

Russia.
La crescita è in caduta verticale, da ben prima dell'annessione della Crimea: era dell'1,6% nel primo trimestre 2013, è scesa all'1,3 a fine anno e allo 0,9% nel primo quarter del 2014. Per la fine di quest'anno - malgrado le ottimistiche previsioni del governo - si avvicinerà a zero con il serio pericolo di scendere al di sotto se l'operazione in Ucraina si rivelerà più costosa del previsto (sembra che le presunte risorse petrolifere al largo di Odessa siano in realtà assai scarse).
Ma in generale l'intero andamento economico dipenderà dagli sviluppi militari e diplomatici, connessi ai quali c'è la fuga dei capitali, prima stranieri e ora anche russi. Il rublo continua a svalutarsi, «ma soprattutto colpisce - osserva Giulio Dal Magro, chief economistdella Sace - l'ostinazione con cui Mosca continua a basare la sua economia sulla sola voce idrocarburi, settore in cui peraltro le quotazioni internazionali tendono a scendere. Eppure la Russia ha una solida tradizione industriale e tecnologica, che non fa nulla per non dissipare ulteriormente. E ora mancano i capitali da investire e quei pochi hanno costi finanziari crescenti».
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Intanto il rublo ha perso il 20% sul dollaro rispetto ad un anno fa.

India. Anche qui le previsioni del governo sono ottimistiche ma platealmente smentite dagli economisti indipendenti. L'inflazione, per dirne una, è tornata a salire fino (dato di marzo) all'8,4% su base annua, spinta in alto dagli aumento dei prezzi alimentari. Molte speranze risiedono in Raghuran Rajan, ex capo economista dell'Fmi nominato governatore della Banca centrale nell'agosto 2013, ma di fatto le manovre economiche procedono al rallentatore e la rupia ha perso il 39% negli ultimi due anni. Ora poi è tutto fermo: siamo infatti nel pieno delle più lunghe e complesse elezioni politiche della storia del pianeta: iniziate il 7 aprile, si concluderanno il 12 maggio e i risultati saranno noti il 16. I seggi sono 930mila, le operazioni coinvolgono 11 milioni di dipendenti governativi più 5,5 milioni di volontari, gli aventi diritto al voto sono 815 milioni: 100 milioni in più del precedente voto del 2009, il che la dice lunga sulla rapidità della crescita demografica del subcontinente (al prossimo turno nel 2019 è già previsto che i votanti raggiungano il miliardo).
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Un bell'esercizio di democrazia e un'operazione costosa: nel solo stato dello Uttar Pradesh, che non è neanche il più grande, la spesa prevista è di 3,7 miliardi di rupie pari a 50 milioni di euro. Da tutto questo la speranza è che esca un governo in grado di abbattere la corruzione, rilanciare la privatizzazioni, migliorare l'efficienza burocratica, insomma risolvere i problemi che hanno portato la crescita a dimezzarsi dall'8 al 4% in tre anni. Il favorito Narendra Modi sembrerebbe all'altezza, visti i buoni risultati che ha avuto da governatore dello stato del Gujarat, ma su di lui - sempre che vinca - grava l'ombra di non essere neutrale nello sciogliere i nodi delle divisioni etniche che travagliano il Paese e che sono a loro volta causa non ultima delle traversie economiche: Modi è un indù, accusato addirittura di aver fomentato le sanguinose aggressioni del 2005 contro i musulmani (oltre duemila morti), sospetto che gli è costato la revoca del visto (e dell'appoggio) Usa. I musulmani sono il 15% degli indiani.

Cina.
Il tasso di crescita, è il consensus degli economisti, non riuscirà in nessun trimestre di quest'anno a raggiungere il 7,7% previsto inizialmente dal governo ma neanche il 7,5% "rivisto", e a fine anno la media sarà fra il 7,2 e il 7,3.
Stesso andamento nel 2015. Per le dimensioni cinesi, è l'ultimo livello prima della recessione. Il guaio è che mentre è ancora tutta da compiere la transizione verso un'economia più bilanciata con un maggior peso dei consumi interni, spiega Marco Valli, chief economist di Unicredit, «in diverse aree del Paese sta emergendo un eccesso di infrastrutturazione: si sono costruite troppe case, strade, aeroporti, per di più aprendo gigantesche esposizioni debitorie a tassi sovvenzionati dallo Stato». Insomma una serie di bolle che ha cominciato a esplodere. «Anche l'industria pesante non trovando mercati dovrà diminuire la produzione », spiega Valli. Per correre ai ripari la Banca centrale sta bruscamente alzando i tassi, e non a caso le società immobiliari (ma non solo) hanno cominciato a finanziarsi sui mercati stranieri scontando però le difficoltà regolamentari del caso. Dei 2000 miliardi di dollari di corporate bondesistenti, l'8% è detenuto dagli stranieri: 169,2 miliardi, il 60% in più dell'anno scorso. Perché il trend si rafforzi, premiando evidentemente le aziende più valide e in grado di stare sul mercato, servono decisi passi avanti in termini di liberalizzazioni che le autorità concedono però col contagocce. A questo si aggiunge il caso dello shadow banking, che ancora non si sa quanto sia connesso al sistema bancario ufficiale, e se sia servito come serbatoio di liquidità o alternativamente come bad bank dove scaricare in silenzio le partite in sofferenza. «Tutti questi problemi stanno venendo al pettine », spiega Michael Spence, l'economista premio Nobel già presidente della commissione per lo sviluppo dell'Onu che ha concluso nel 2011 i suoi lavori con una serie di raccomandazioni agli "emergenti". «Malgrado tutto, però, io non darei per persa la Cina. Con lentezza, ma ce la farà a tornare a galla»

 

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