LA MONTAGNA PIU' ALTA RIMANE SEMPRE DENTRO DI NOI (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
(Walter Bonatti)
Buona settimana a tutti:)

Weekend trascorso in Svizzera ai laghi Fenetre :)
Alcune foto sono mie.. altre di mio fratello (per ora me ne ha inviate solo alcune :confused:)
IMG-20190818-WA0067.jpg
IMG_1775.JPG
IMG_1789.JPG
IMG-20190818-WA0066.jpg
IMG-20190818-WA0068.jpg
IMG_1834-1.jpg
Vedi l'allegato 523925
Panorama 05-11.jpg
IMG_1818-1.jpg


Panorama 14-11.jpg


Vedi l'allegato 523929
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ma no dai. I nostri "scappano" con lo smartphone in tasca

Sono arrivati a centinaia di migliaia dalla Siria – ca. 780.000 – come profughi di guerra.

Ricordiamo tutti nel 2016 le immagini del loro arrivo a Monaco di Baviera accolti con entusiastici “benvenuti!”
dai cittadini residenti a seguito alla decisione della Merkel di aprire le frontiere, ma solo ai siriani,
con la famosa frase : “Wir schaffen das!” ( Noi ce la facciamo).

Decisione che lei prese con non poche critiche senza consultarsi con nessuno, né con il suo partito né con il partner di governo SPD,
ma che le guadagnò l’affettuoso appellativo di “Mutti Angela” (Mamma Angela) da parte dei siriani
e degli altri rifiugiati come anche grandi lodi dai partner europei, anche se subito dopo lei contrattò con la Turchia di Erdogan
il blocco dei rifiugiati in cambio di 6 miliardi di € da parte e in vece dell’UE.

Queste persone beneficiano oggi dello status di rifiugiati ma trascorrono le loro vacanze in Siria,
come riporta il giornale BILD AM SONNTAG (vedi foto), con grande irritazione del Ministro dell’Interno Horst Seehofer,
che si è visto costretto ad intervenire per chiarire la sua posizione a tal riguardo, dal momento che questa pratica dei rifiugiati non solo siriani,
ma anche di altri paesi, è nota da MOLTO tempo ma assolutamente ignorata dalle autorità tedesche e che sono ovviamente a carico dello Stato.

Si aggiunga anche il fatto che questi viaggi vacanza sono organizzati da agenzie viaggi illegali.

“Chi come profugo siriano trascorre regolarmente le sue vacanze in Siria non può appellarsi seriamente all’ essere perseguitato in Siria. Dobbiamo privarlo del suo status di rifugiato “,
ha dichiarato il politico CSU al Bild am Sonntag. “Se l’Ufficio federale della migrazione e dei rifugiati (Bamf) dovesse venire a conoscenza dei viaggi nel paese di origine,
l’autorità esaminerebbe immediatamente una revoca dello status di rifugiato”, ha affermato.
Inoltre si attenziona intensamente lo sviluppo degli eventi in Siria. Seehofer: “Se la situazione lo consente, effettueremo i rimpatri”.

Già la Germania rimanda in Italia sedati e ammanettati i cosidetti “Dublinanti”, coloro cioè che sono arrivati come primo approdo in Italia e identificati nel nostro Paese,
ma una volta riusciti ad arrivare in Germania hanno fatto lì la richiesta d’asilo. Si parla di diverse migliaia di migranti.

Ecco perché le dichiarazioni di Carola Rakete della Sea Wacht3 secondo cui il suo ministero degli interni le ha espressamnete richiesto di far sbarcare
e far identificare in Italia i suoi ospiti, a cui si aggiungono le dichiarazioni dell’ex capo dei servizi di sicurezza Maaßen
sul retroscena governativo sempre nel caso della Sea Wacht3 – motivo per cui la sig.ra Kramp-Karrenbauer,
attuale capo della CDU e Ministro della Difesa, ha chiesto la sua espulsione dal partito – sono causa di grande imbarazzo rispetto all’opinione pubblica tedesca
ma anche di giustificata diffidenza da parte del nostro Ministro degli Interni Salvini, ben consapevole di queste strane “pratiche solidali” del paese che si professa europeista e nostro partner.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quest’articolo di oggi del Sole24Ore


offre un doppio spunto: tornare sull’inesistente legame tra spread e rata del mutuo (venduto come realtà inoppugnabile da tutti i principali mezzi di informazione),
o concentrarsi sull’ennesima riprova dell’ottusità dell’approccio liberale ai problemi dell’economia e, quindi, nostri.

Andiamo col secondo spunto di riflessione.
I mutui sono ai loro minimi storici (la realtà li smentisce sempre. Sempre) eppure…

Eppure le famiglie non ne approfittano.
Stupore negli offertisti nostrani, sacerdoti del libero mercato.

“Pofferbacco! I mutui praticamente te li tirano dietro, eppure la gente non ne approfitta!”

Stai a vedere che, la gente, oltre che non vogliono lavorare (formulazione volutamente ironica di verbo discordante dal soggetto, NdR), non vogliono neanche i prestiti regalati.

Proviamo a capire perché, inserendo nell’equazione anche la domanda.

Succede che se vieni da una crisi di domanda pluridecennale – perché per far risalire l’export in un sistema distorto
come quello creato dal combinato disposto di euro e vincoli europei sei “costretto” ad ammazzare la domanda interna,
cioè a diminuire i salari e aumentare la disoccupazione – il problema non è e non può essere l’offerta.

Succede che curando un problema di domanda come se fosse un problema di offerta, hanno, ovviamente,
peggiorato la crisi di domanda in cui ci hanno gettati 40 anni di politiche neoliberali dal lato dell’offerta e lo scoppio della crisi del 2008.

Succede che se i salari stagnano o calano da quasi 40 anni,



anche la percentuale di risparmio delle famiglie rispetto al reddito cala.



E cala di conseguenza anche il potere di acquisto.
Che è ancora di circa 20 miliardi al di sotto del livello pre-crisi, cioè del 2007.



Perché le aspettative non le hanno solo i “Mercati”, ma anche noi comuni mortali, anche le famiglie.

E se passi da un lavoretto all’altro senza soluzione di continuità e il tuo salario è ormai fermo, immobile in termini reali, da 40 anni,
i soldi per un prestito te li possono pure tirare dietro, ma non ti azzarderai mai a impegnarti in un mutuo pluridecennale quando non sai neanche quanto guadagnerai tra 6 mesi.

Sempre che tu abbia la fortuna di lavorare, tra 6 mesi.
O di non essere costretto a spostarti per centinaia di chilometri. Magari oltre confine.

Quindi non dovrebbe stupire che anche quando si registra un lieve miglioramento del reddito disponibile, questo finisca in risparmi e non in consumi.



A meno che uno non veda il mondo da troppi anni ormai solo tramite la lente dell’offerta.

E quindi è convinto che se il barista non vende più caffè non è perché la gente non si può più permettere neanche il caffè al bar,
ma perché il barista non riesce a produrre 100 caffè al minuto.

Ed è convinto che un rider possa pensare di accendere un mutuo e che le banche glielo concedano solo perché i tassi di interesse sono calati.

Noi abbiamo, da più di 30 anni, affidato le principali scelte di politica economica,
quelle che impattano di più sul nostro futuro, a gente che ragiona come non farebbe neanche un bambino di 6 anni.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Greta ha rotto le scatole perfino ai tedeschi!!

Anche i media tedeschi hanno grosse perplessità.

Il TAZ ha notato che l’impronta di carbonio dell’impresa della Greta e dei suoi 5 compagni di viaggio
è in realtà molto più alta di quanto sarebbe stata se lei e suo padre avessero viaggiato su un Jet di linea.

Infatti se lei avesse preso il jet ci sarebbe stato solo un viaggio di andata e ritorno per due,
ora invece cinque persone prenderanno un jet per sostituire l’equipaggio all’arrivo e riportare indietro il veliero,
oltre al viaggio di ritorno per l’equipaggio che sta facendo la traversata.

Se avesse voluto veramente non incidere dal punto di vista del carbonio o non avrebbe viaggiato
(perchè non una bella teleconferenza) oppure avrebbe preso una cabina su una portacointainer, sicura, lenta, ma molto poco “Glamorous”.

Naturalmente, essendo il più grande fake della storia umana, è tutti i giorni i sui media mainstream.

fgreta2.jpg

fgreta3.jpg
 

Val

Torniamo alla LIRA
La situazione delle banche europee è davvero arrivata ad un punto critico.

E non si tratta certo di un’opinione, ma quanto emerge dall’osservazione di questo grafico,
che fa notare come la capitalizzazione complessiva di quelle ricomprese nell’indice Stoxx di settore è tornata sui livelli del 2011, persino inferiori a quelli del biennio del 2007/2008

E’ ovvio che pesa su questo ribasso la crisi senza fine di Deutsche Bank e Commerzbank che negli ultimi giorni hanno ritoccato i loro record negativi.



Ma nella stessa situazione sembrano altre banche, ad esempio Unicredit che accusa una caduta dai valori ante 2007 di oltre il 95%





Insomma, dovunque si volga lo sguardo, gli andamenti grafici appaiono gli stessi
ed è inevitabile a questo punto chiedersi se siamo in presenza di un imminente “rischio Lehman” sistemico in Eurozona.

Anche se la vera domanda che andrebbe posta è: come mai invece negli USA,
dove partì la crisi che avrebbe dovuto ridimensionare forza e valore del suo mercato finanziario,
l’indice di settore è tornato performante al punto di quasi doppiare i valori da cui era precipitato?

In effetti il confronto dell’S&P Financials con lo Stoxx Banks è a dir poco impietoso.



Ora, posto che non sono accettabili spiegazioni banali, della serie “la borsa USA è in bolla speculativa”,
a chi scrive il motivo di questa divaricazione sembra piuttosto evidente.
E risiede nel modo in cui oltre Oceano è stata affrontata la grande crisi di quel biennio.

Negli USA con il piano Paulson dal 2008 le banche e il sistema finanziario (sul punto di crollare dietro il crack Lehman)
hanno ricevuto iniezioni di liquidità a costo zero per quasi 8000 mld. di dollari, forniti dal Federal Riserve System,
senza che nessuno all’interno della Fed, meno che mai il Chairman di allora Bernanke abbia mai opposto obiezioni al riguardo.

L’intento era quello di scongiurare il credit crunch e soprattutto la conseguenza peggiore di questo genere di situazioni, la trappola della liquidità.



Da questa parte del mondo invece BCE, nell’ottica di una view dirigista ha preferito accentrare su di sé ogni leva finanziaria,
dapprima operando con eccessiva prudenza la discesa dei tassi di interesse e quindi ritenendo di dover gestire direttamente
la liquidità aggiuntiva fornita in Quantitative Easing – il tanto celebrato “bazooka” di Mario Draghi.

Il tutto nella prospettiva di “salvare” l’Euro, ma nella sostanza finendo per salvaguardare gli interessi mercantilistici della Germania,
anche a costo di congelare economie interne di altri paesi, impedendo loro di recuperare competitività.

Nasce così il “super Bund” che diventa un polo di attrazione della liquidità in Euro, ma che nel contempo deprezza, per mancanza di remunerazione effettiva all’investitore.

Non soltanto il cittadino qualsiasi, ma anche la l’istituzione finanziaria che lo ha in portafoglio.

Comprese le banche tedesche che scontano oggi il paradosso in cui la Germania versa da tempo: quello di un paese in cui ad una crescita esponenziale sul lato finanziario



non corrisponde un adeguato riscontro sul piano dell’economia reale,
dal momento che il tasso di crescita del GDP tedesco, aldilà della narrazione e dell’immagine di “locomotiva”, è da tempo inferiore alla media EU.



Per uscire da questo impasse, BCE dovrebbe realizzare una sorta di piano Paulson,
ma il problema è che gli Stati EU –primo tra tutti, proprio la Germania – non sembrano gradire l’idea di aiuti diretti alle banche.

E comunque queste ultime potrebbero poi utilizzare il denaro ricevuto per acquistare ancora obbligazioni governative, quindi il solito Bund.

Perciò le recenti dichiarazioni di Draghi a Sintra e le nuove rassicurazioni fornite da Olli Rehn a Ferragosto,
che pure sembravano aver scosso positivamente i mercati, si risolvono in un semplice lenitivo,
poiché non chiariscono se le misure in cantiere saranno diverse da quelle che continuano a sostenere il Bund,
che infatti venerdì scorso ha fatto segnare a -0,72% l’ulteriore rendimento minimo della sua storia.

In realtà c’è una sola soluzione per “normalizzare” il sistema finanziario dell’Eurozona
ed è quello di fornire denaro alle banche obbligando gli Stati dove esse hanno sede
ad emettere debito per l’importo corrispondente ai prestiti ricevuti dailoro istituti.

Soltanto così si allenterebbe forza di attrazione del Bund, considerando che la Germania sarebbe costretta ad inondarne il mercato
per far fronte alle esigenze di denaro del suo asfittico sistema finanziario.

Questa, a ben guardare, è la vera sfida che si apre nell’Eurozona.

E che se non verrà affrontata vedrà l’intera Unione travolta da Brexit e dai dazi che Trump imporrà
in caso di nuova svalutazione c/dollaro, allo stato inevitabile, considerato che la moneta continentale
da tempo vale meno del Bund – cioè di un pezzo di carta che contiene una promessa di pagamento.

Non resta che aspettare e vedere se EU intende davvero implodere per difendere ad ogni costo il nuovo bunker di Berlino.

Senza dimenticare che i fratelli Lehman erano German-born American businessman.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un giorno proposi ai miei figli di fare un gioco, per educarli a mettere in ordine la loro camera.

“Da oggi, se mettete in ordine la camera, vi dò un biglietto di carta verde, con sopra scritto il numero 50”.

“Dopo di che, se volete che mamma vi prepari il pranzo, le dovrete pagare il biglietto da 50”.

I miei figli accettarono. Non avevano alternative, non potendo stare senza mangiare.

Dopo di che ne parlai con mia moglie, che aveva studiato economia alla Bocconi di Milano, la quale mi ha disse che
“Non è possibile creare valore dal nulla. Se vuoi creare un biglietto di credito da 50,
è necessario creare anche un pari debito da 50, in modo che la somma sia 0”.

A quel punto, in accordo con mia moglie, decidemmo di tenere segnato su di un quaderno ogni emissione di biglietti da 50,
riducendo il debito di 50 ogni volta che un figlio pagava alla mamma 50 per mangiare.

Un giorno ci rese visita un ex professore di mia moglie, il quale, prendendo conoscenza del nostro sistema famigliare basato sui biglietti da 50,
fece notare che sarebbe stato bene, dal punto di vista educativo, responsabilizzare i nostri figli.

Lo si poteva fare dicendo che i genitori non “danno” i biglietti da 50 ai figli, ma li prestano”,
in modo che dovessero essere responsabilmente restituiti in cambio dei pasti preparati dalla mamma.
Ed esistendo il rischio di non restituzione, educativamente parlando era opportuno che i biglietti venissero prestati
con un modesto tasso di interesse dello 0,2% al giorno. Solo 10 centesimi al giorno in rapporto al valore di 50 di ogni biglietto, poca cosa.

Dopo avere proposto questa “riforma monetaria” ai nostri figli, iniziammo a tenere segnato sul quaderno
non solo i debiti generati dai “prestiti” dei biglietti da 50, ma anche il piccolo debito generato dagli interessi.

Il sistema continuò a funzionare bene come prima, con i ragazzi che tenevano in ordine la camera, se non che, dopo un anno,
ci rendemmo conto che ogni figlio aveva maturato ben 36,50 di debito generato dagli interessi.
Ma, dicevamo fra noi, “E’ solo una nota su di un pezzo di carta, non è importante”.

Dopo un altro anno ricevemmo una sera a cena un altro ex professore di mia moglie, il quale,
interessato alla nostra organizzazione monetaria familiare, ci faceva notare che il debito di ogni nostro figlio
era già salito a 73, pari al 146% del valore del biglietto giornaliero.

Ci fece notare come un debito così alto era qualcosa di insostenibile e di diseducativo:
“state insegnando loro a sprecare troppo denaro per mangiare rispetto a quello che voi prestate loro ogni giorno”.

Per educarli ed insegnare loro la “disciplina di bilancio”, dovete aumentare il tasso di interesse dallo 0,2% allo 0,4% in modo che,
in un anno, il debito venga ridotto al 60% dei 50 giornalieri ovvero a 30.

Facendo i conti: 73-30 = 43.
43:365 = 0,12 al giorno di rata.

A quel punto presentammo le nuove regole contabili ai nostri figli.

“Da ora in poi vi daremo al giorno solo più 49,88, dato che avete un piano di riduzione del vostro debito.
In pratica continueremo a darvi i 50 al giorno, che voi pagherete a mamma per i pasti,
ma segneremo anche il vostro debito aggiuntivo 0,12 al giorno, necessario per ridurre gradualmente il vostro debito complessivo da 73 a 30”.

In sostanza “se ogni 43/0,12 = 358 giorni rinunciate a mangiare, riuscite senza problemi a ridurre il vostro debito da 73 a 30 e a renderlo più sostenibile”.

Dopo 358 giorni la situazione fu la seguente: i miei figli avevano mangiato per 357 giorni e poi fatto un giorno di digiuno.

Il debito si era teoricamente ridotto a 30, ma nel contempo si erano aggiunti gli interessi dello 0,2%
sul prestito giornaliero di 50 per 357 giorni, pari a 35,70, per un debito totale di 65,70, pari al 131% di 50.

A quel punto non sapevamo più come uscire dalla situazione: aumentare i giorni di digiuno,
cancellare il debito o lasciarlo aumentare senza problemi (in fondo era solo una nota sul quaderno),
lasciando i biglietti da 50 in circolazione senza più riguardi per le note contabili sul quaderno?

Se non ci fossero stati gli interessi, il bilancio monetario sarebbe sempre stato pari a 0.

Avremmo anche potuto emettere biglietti con sopra scritto “0” e chiederne la restituzione in cambio dei pasti.

In quel modo non si sarebbero potuti applicare interessi.

In fin dei conti, la cosa importante era insegnare ai nostri figli a tenere in ordine la camera e dar loro da mangiare per farli crescere in salute.

Voi, cosa ne pensate?
 

Val

Torniamo alla LIRA
In questi giorni c'è stato un via vai di elicotteri e soccorsi in montagna.
Personalmente ritengo sia ora che le spese per il recupero siano a carico delle persone,
specialmente quando queste si avventurano in maniera sprovveduta in montagna.
Scendere da un sentiero alle 10 di sera, seppur largo almeno 2 metri (perchè è una strada),
non si fa. Come fai a cadere in una scarpata ? Oppure ci si assume le responsabilità di quanto potrebbe accadere.
Almeno 15 persone impegnate, per ore.

Nella tarda serata di ieri, domenica 18 agosto, verso le ore 22:30 la centrale SOREU dei Laghi
ha attivato la squadra di soccorso alpino Valsassina e Valvarrone per recuperare una donna di circa 55 anni,
residente nel Milanese, caduta in una scarpata lungo il sentiero che dall'Alpe Motta - rifugio Buzzoni porta verso Barzio.

La donna, che era in compagnia di una amica, ha perso l'appoggio del piede ed è precipitata per una trentina di metri.
Nella caduta ha riportato la sospetta frattura della gamba destra, dello zigomo e altri traumi.

Una prima squadra del Cnsas, con una moto da trial, ha cercato di individuare la ferita,
mentre altri tredici tecnici hanno raggiunto la zona dal piazzale della funivia di Barzio.

Rintracciata e raggiunta, è stata valutata da un sanitario del Cnsas e poi imbarellata e portata a valle.
La discesa è stata molto complicata: il sentiero, che può risultare facile se percorso a piedi,
con una portantina e al buio ha impegnato per circa due ore i soccorritori,
che poco prima dell'una e mezza di notte sono arrivati al piazzale di Barzio, dove c'era l'ambulanza della Croce Rossa inviata da SOREU.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Numerosi interventi dei tecnici del Soccorso Alpino, con l’ausilio dell’elisoccorso, hanno caratterizzato la giornata di oggi sulle montagne del Lecchese.

Il più grave ha avuto come protagonista un uomo di 60 anni infortunato in una zona impervia lungo il Passo Agueglio, nel Comune di Esino Lario.
L’allarme è scattato poco dopo le 13.30: sul posto i volontari del Soccorso Alpino della XIX Delegazione Lariana e l’elisoccorso dell’ospedale Sant’Anna di Como.
Stando a quanto è stato possibile appurare, l’escursionista sarebbe scivolato procurandosi un trauma alla schiena.

Poco prima delle 15, un intervento è scattato al Rifugio Casari, ai Piani di Artavaggio sopra Moggio, per soccorrere un altro escursionista.
Sul posto l’elicottero dall’ospedale di Sondrio e una squadra del Soccorso Alpino.
L’infortunato, un giovane di 23 anni, è stato trasportato in codice giallo all’ospedale di Lecco.

Infine, intervento dell’elisoccorso di Como a Piancaformia, sopra Mandello, per un’escursionista caduta al suolo e soccorsa in codice verde.
 

Val

Torniamo alla LIRA
....e dopo l'inciucio a quanto arriveranno ?

C’è un sondaggio che terrorizza Davide Casaleggio

Idealmente Casaleggio jr sarebbe stato tra i più favorevoli al ritorno alle urne.

Ma dopo aver visto un drammatico sondaggio che dà il M5S tra il 7 e l’8%,
ha capito che l’unica strada per far vivacchiare il Movimento è l’alleanza parlamentare col Pd e proporre un governo M5S guidato da Conte.

Lo riporta in un retroscena il Corriere della Sera che spiega come mai la posizione di Di Maio è finita in minoranza, anche nel gruppo parlamentare.

Le prime aperture del Pd sull’ipotesi di riportare Conte a Palazzo Chigi sono arrivate sul tavolo di Bibbona
mentre Grillo e compagni ufficializzavano la rottura definitiva con Salvini.

Si legge ancora sul Corriere che gli emissari del M5S hanno riportato agli ambasciatori dell’altro fronte
che la trattativa su Palazzo Chigi sarà bene avviarla soltanto dopo aver risolto un’altra questione:
ovvero quella che riguarda il futuro personale di Di Maio.

Si chiede che cadano i veti per un suo ingresso nel governo.

Dicono infatti i 5S che il veto su Di Maio al governo è inaccettabile.

Questa, per il Corriere, è la bacchetta di Shanghai che, se rimossa dal tavolo, può sbloccare il gioco.
 

Users who are viewing this thread

Alto