LA MENTE E' UN OTTIMO SERVITORE... E UN PESSIMO PADRONE! (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
La Croazia dovrebbe, su desiderio del governo,
abbandonare la valuta nazionale e adottare l’Euro dal 2023.

Però un referendum rischia di fermare il processo.


Su iniziativa del partito “Sovranisti Croati”, con quattro membri del parlamento croato e un europarlamentare,
sono state raccolte le firme per un referendum sulla scelta di entrare nell’Eurozona.

La costituzione corata richiede, per un referendum, di raccogliere le firme del 10% dell’elettorato, pari a poco più di 360 mila firme,
e i promotori affermano di aver superato la scelta delle 300 mila firme.

Oltre al conteggio delle firme stesse c’è anche un problema di valutazione della validità delle stesse.


Comunque già il fatto che un piccolo partito con rappresentanza popolare,
insieme a un altro piccolo partito, quello Dei Diritti dei Croati, extraparlamentare,
siano riusciti a raccogliere le firme di quasi il 10% dell’elettorato è quasi straordinario
e indica come le persone non siano per nulla convinte della scelta.


Del resto hanno l’esempio illuminante dell’Italia
e della sua straordinaria crescita successiva all’adozione del cambio fisso prima e dell’Euro poi.

Perché dovrebbero tirarsi indietro?

I sondaggi darebbero in vantaggio il si, ma solo con il 60%.

Inoltre i sondaggi non sono i voti…


La Svezia dovrebbe anche lei adottare l’Euro, ma non lo ha fatto e forse non lo farà mai:
i governanti svedesi hanno affermato che prenderanno questa scelta solo in seguito
ad un eventuale referendum che si terrà solo quando la maggioranza nei sondaggi
indicherà il supporto alla moneta unica.


Peccato che i sondaggi stiano sempre indicando l’esatto opposto…
 

Val

Torniamo alla LIRA
L’ex ministro delle finanze afghano, Khalid Payenda,
afferma che la maggior parte dei 300.000 soldati afgani
non sono mai esistiti nella realtà.


Si trattava di soldati “fantasma” fabbricati da funzionari corrotti per intascarne le paghe, secondo la BBC.

Alla fine l’esercito afgano è imploso… perchè non esisteva!


Quindi funzionari afghani corrotti hanno mentito sulle reali dimensioni della forza combattente,
mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden invitava il presidente afgano Ghani
a mentire sulla reale situazione sul campo e sull’avanzata dei talebani.


Ghani si è rifiutato di mentire, ma poi è partito con pacchi di soldi mentre i talebani conquistavano il paese.


“Noi chiedevamo ai responsabili di provincia quanti fossero i loro uomini
e poi distribuivamo i soldi degli stipendi e gli aiuti sulla base di queste cifre”,
ha detto l’ex ministro delle finanze a Ed Butler della BBC.

Un invito alla frode, praticamente.

L’ex ministro ha affermato che i numeri potrebbero essere stati gonfiati di più di sei volte e includevano
“diserzioni [e] morti che non sono mai stati contabilizzati perché alcuni comandanti avrebbero tenuto le loro carte di credito”
e avrebbero ritirato i loro stipendi, ha affermato.

Eppure già da tempo sussistevano dei dubbi sui veri numeri delle truppe afgane.

Un rapporto del 2016 dell’ispettore generale speciale degli Stati Uniti per la ricostruzione dell’Afghanistan (Sigar) ha affermato che
“né gli Stati Uniti né i loro alleati afgani sanno quanti soldati e poliziotti afgani esistono effettivamente,
quanti sono effettivamente disponibili per il servizio o, per estensione, la vera natura delle loro capacità operative”. -BBC

Più di recente, Sigar ha espresso “serie preoccupazioni sugli effetti corrosivi della corruzione…
e sulla discutibile accuratezza dei dati sull’effettiva forza della forza”.


L’ex ministro delle finanze Payenda, nel frattempo, ha affermato che i soldati “fantasma”
spesso non sono stati pagati in tempo, mentre i leader delle milizie sostenute dal governo hanno “raddoppiato” spesso i propri compensi
prendendo i soldi da Kabul per poi accettare un compenso dai talebani per arrendersi.

“La sensazione era che questo meccanismo non fosse modificabile.
È così che funzionava il parlamento, è così che funzionava la pubblica amministrazione.
Tutti penserebbero che il pesce puzza dalla testa il che significa che il vertice è coinvolto in questo”,
ha detto, aggiungendo che mentre non pensava che l’ex presidente Ghani fosse “finanziariamente corrotto”,
c’erano sicuramente accuse di corruzione all’interno del ministero delle finanze.


In chiusura, Payenda ha affermato che l’Occidente era “parte attiva” in alcuni di questi fallimenti.

Alla fine gli USA hanno voluto creare da soli il proprio fallimento.
 

Val

Torniamo alla LIRA
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Come previsto si è tenuto il discorso di Robert F. Kennedy Jr, il nipote di John F. Kennedy e figlio di Robert Kennedy a Milano.

In un ambiente pacifico di fronte a diverse migliaia di persone, il presidente del Children’s Health Defense,
ha parlato per una quarantina di minuti di diritti, dell’utilità delle vaccinazioni,
di una società in cui le persone vengono controllate in modo stretto dalle autorità, anche dicendo qualche inesattezza.

Però ha anche fatto una domanda essenziale:

se la vaccinazione dura così poco e soprattutto non ferma la diffusione del virus, perché renderlo surrettiziamente obbligatorio?


Ha anche attaccato le società farmaceutiche che hanno prodotto i vaccini:

perché hanno interrotto i follow up dei trial farmaceutici dopo sei mesi?

Semplicemente perché i vaccini stessi hanno una validità di sei mesi…



Comunque dopo il discorso, alla chetichella,
le persone si sono mosse verso Piazza Duomo dove hanno tenuto un presidio sotto stretto controllo della polizia


Altre manifestazione e cortei si sono tenuti a Torino, Napoli e Roma.


Pare che, come facilmente prevedibile,
la dura reazione del ministero degli interni la scorsa settimana
abbia portato più gente, non meno, in piazza.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Con una aziendale a sorpresa
la Royal Dutch Shell ha dichiarato lunedì che abbandonerà la propria struttura a doppia sede e quotazione
e trasferirà la sua sede centrale in Gran Bretagna.



Quindi lascia i Paesi Bassi, spinta via dalle tasse olandesi
e dalla pressione per una riduzione delle emissioni voluta da un tribunale olandese,
che avrebbe messo in ginocchio il gigante del gas del petrolio.

La società, che ha dovuto affrontare a lungo le domande degli investitori sulla sua doppia struttura
ed era stata recentemente colpita da un ordine del tribunale olandese per i propri obiettivi climatici,
eliminerà anche “Royal Dutch” dal suo nome – parte della sua identità dal 1907 – per diventare Shell Plc .

Naturalmente grande rammarico nei Paesi Bassi
che perdono uno dei campioni del paese e lauti introiti fiscali,
che ora diventeranno appannaggio della Corona Britannica.

La società anglo-olandese è da tempo in conflitto con le autorità olandesi
per la ritenuta alla fonte sui dividendi del 15% del paese.

La sua nuova struttura unica risolverebbe questo problema e consentirebbe a Shell
di concludere accordi di vendita o acquisizione più rapidi.

“L’attuale struttura azionaria complessa è soggetta a vincoli e potrebbe non essere sostenibile a lungo termine”,
ha affermato Shell, annunciando il proprio piano .

La mossa richiede almeno il 75% dei voti degli azionisti in un’assemblea generale che si terrà il 10 dicembre, ha affermato la società.

“Vediamo dei vantaggi nella proposta di ristrutturazione della struttura delle azioni di Shell e il cambio di residenza fiscale.
Tra gli altri vantaggi, le modifiche proposte aumenteranno la capacità di Shell di riacquistare azioni”, ha affermato Jefferies in una nota di ricerca.

Del resto il maggiore fondo pensione statale olandese, ABP,
aveva dichiarato il mese scorso che avrebbe eliminato Shell suo portafoglio e
tutte le compagnie petrolifere o di gas dal proprio portafoglio.

Nulla a questo punto teneva più Shell in Olanda.

In risposta all’effettivo divorzio, lunedì il governo olandese ha dichiarato di essere
“spiacevolmente sorpreso” dai piani della Shell di trasferirsi a Londra.

La decisione viene vista come un voto di fiducia a Londra del post Brexit,
che si presenta fortemente competitiva per le multinazionali.


Le azioni sono subito cresciute all’annuncio

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La mossa di lunedì segue un’importante ristrutturazione che Shell ha completato questa estate,
nel tentativo di passare dal petrolio e dal gas, alle energie rinnovabili e alle basse emissioni di carbonio.

La rivisitazione del business ha incluso migliaia di tagli di posti di lavoro in tutto il mondo.

A maggio, un tribunale olandese ha ordinato alla Shell di approfondire i previsti tagli alle emissioni di gas serra
per allinearsi all’accordo sul clima di Parigi che mira a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius.

Shell aveva annunciato il ricorso in appello, ma , a questo punto, ha già votato con i piedi…


Mia cara Greta, sei un grosso peso per l’Europa continentale….
 

Val

Torniamo alla LIRA
Eh già .....


“Se sei momentaneamente in difficoltà,
il Reddito di cittadinanza (Rdc) ti aiuta a formarti e a trovare lavoro
permettendoti così di integrare il reddito della tua famiglia.

Il Rdc ha inoltre l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro,
aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze”.



Così recita il sito ufficiale del governo sul Rdc.


Le grandiose aspettative di Roma si sono infrante a Cremona
(per citare la truffa che sta riempiendo le pagine dei quotidiani nazionali in questi giorni),
ma anche a Genova, Catania, Treviso, Napoli, e chi più ne ha più ne metta.

Al di là delle truffe di cui tanto si parla,

il Rdc, che costa circa 8 miliardi di euro all'anno

a favore di 1,7 milioni di nuclei familiari, presenta molte storture.



La relazione del Comitato scientifico per la valutazione del Rdc,
guidato dalla professoressa Saraceno, evidenzia i limiti della misura, che riguardano

i criteri di accesso,

le iniquità nel sostegno al Rdc a seconda della composizione della famiglia,

la realizzazione dei patti per il lavoro e per l’inclusione sociale,

ma anche l’obbligo di spendere il Rdc nel mese

ed il sistema sanzionatorio.


Le novità più rilevanti introdotte dalla legge di bilancio, oltre all’addio ai navigator,
prevedono, da un lato, la possibilità che le agenzie per il lavoro private
possano supportare i centri per l’impiego nella mediazione tra domanda e offerta di lavoro;
dall’altro lato, si rafforzano i controlli e si obbliga ogni beneficiario del Rdc, se occupabile,
a presentarsi una volta al mese a un centro per l’impiego per verificare le offerte di lavoro disponibili.


Al primo rifiuto di un’offerta “congrua” l’assegno verrà decurtato di 5 euro (sic!) al mese. CHE BUFFONATA

Al secondo, il Rdc viene tolto.


Stando al Governo, in particolare al ministro Renato Brunetta,
quest’ultimo intervento sarebbe la soluzione all’“accozzaglia di confusione,
ideologismi, soluzioni improbabili” del Rdc precedente.

In verità la misura pare più una reazione agli scandali riportati dai giornali,
che non un vero tentativo di cambiare le storture del Rdc.


Oltretutto, gli “occupabili” sarebbero solo circa un terzo dei beneficiari attuali del Rdc.



Concentrarsi sugli scandali è come guardare il dito ignorando la luna.

In Italia è l’intero sistema degli istituti assistenziali
ad essere una accozzaglia di confusione, ideologismi
, soluzioni improbabili.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Regioni e chiusure, basta col dire che siamo un esempio mondiale: è una sceneggiata napoletana!

Manovra, arriva al Senato che dà un miliardo in più al reddito di cittadinanza.

Julian Carron lascia Comunione e Liberazione…

Marco Travaglio risponde agli attacchi di Vittorio Feltri.

Lo chef vegano e il mitico Camillo Langone sul Foglio.

Quirinale, continua il valzer dei papabili…

Il petroliere rapinato in villa e il velo alla quattordicenne di Ostia.

La Bce e i tassi e la Shell molla Amsterdam…
 

Val

Torniamo alla LIRA
Piano piano, sotto sotto, si arriverà dove si è detto e dove nessuno crede.



C’era una volta il diritto di proprietà.

Potrebbe limitarsi a questa frase il commento alla sentenza con la quale la Corte costituzionale
ha giudicato “non fondata” la questione di legittimità del blocco degli sfratti in atto da più di 600 giorni.

Secondo la Consulta, dunque, non contrasta con la Costituzione della Repubblica italiana
il fatto che per quasi due anni (il blocco è iniziato il 17 marzo 2020 e il suo termine è attualmente previsto per il 31 dicembre)
venga impedita per legge l’esecuzione di provvedimenti giudiziari
che hanno ordinato la restituzione ai proprietari di immobili abusivamente occupati da quelli che un tempo erano inquilini.



Requisizione di fatto, niente reddito, niente risarcimenti, spese e tasse da pagare.

Ma tutto ciò, secondo la Corte, non contraddice la nostra Carta fondamentale.


Qualche giorno fa la Consulta ha pubblicato la sentenza,
che era stata preannunciata con un comunicato stampa lo scorso 20 ottobre.

Inutile entrare in dotte disquisizioni giuridiche: sulla – a nostro avviso - palese violazione della Costituzione italiana
si sono ampiamente dilungati i giudici dei Tribunali di Trieste e Savona nelle rispettive ordinanze,
anche sulla base delle argomentazioni portate dagli avvocati della Confedilizia.

La sostanza, stringendo all’osso la questione, è che per la Consulta
– oltre che per il Parlamento e per gli ultimi due Governi –
il “dovere di solidarietà economica sociale” esiste solo in capo ai proprietari.


Scrive, infatti, la Corte che l’emergenza sanitaria

“ha chiamato in causa la solidarietà economica e sociale a cui ciascuno è tenuto nell’esercizio dei propri diritti”
.


Il ragionamento della Consulta è che

“i soggetti destinatari dei provvedimenti di rilascio rischiavano di vedere,

per loro in particolare, aggravarsi quella situazione di difficoltà,

che pure era di portata generale,

giacché, nelle locazioni abitative l’oggetto del rilascio sarebbe stato anche l’abitazione, con incidenza,

quindi, su un diritto inviolabile

e, nelle locazioni non abitative, il rilascio avrebbe avuto ad oggetto un esercizio commerciale o un’azienda

con pregiudizio del diritto di iniziativa economica privata, che parimenti è tutelato”.


Ed i proprietari?

Per loro non esiste la pandemia?


Loro non hanno difficoltà?


Non ha importanza.

“In questa eccezionale situazione di emergenza sanitaria

– argomenta la Corte costituzionale –

la discrezionalità del legislatore nel disegnare misure di contrasto della pandemia,

bilanciando la tutela di interessi e diritti in gioco, è più ampia che in condizioni ordinarie.

Al metro di questa maggiormente estesa discrezionalità,

una misura come la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili,

anche ad uso non abitativo, appare quanto meno non manifestamente irragionevole”.


“Non manifestamente irragionevole”.



Tradotto: cari proprietari, prendete e incassate.


Del resto, in altra sentenza, con riferimento proprio alle procedure esecutive,
la stessa Consulta aveva affermato che, in questa situazione di emergenza sanitaria,

“il dovere di solidarietà sociale, nella sua dimensione orizzontale,

può anche portare, in circostanze particolari,

al temporaneo sacrificio di alcuni a beneficio di altri maggiormente esposti,

selezionati inizialmente sulla base di un criterio a maglie larghe”,



ed ha aggiunto che

“il legislatore ha voluto evitare che tanto l’esecuzione del rilascio degli immobili

quanto le procedure esecutive aventi ad oggetto l’abitazione principale

potessero costituire causa di aggravamento delle difficoltà economiche

e fonte di preoccupazioni ulteriori per i debitori esecutati”.


QUESTA E' DA CIRCO BARNUM
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Val

Torniamo alla LIRA
Secondo le ordinanze dei Tribunali di Trieste e Savona,

il blocco degli sfratti violerebbe (fra gli altri) il diritto di proprietà,

costituzionalmente e convenzionalmente tutelato, del locatore.


Ma la Corte rileva che

“un’ingerenza nel diritto al pacifico godimento dei beni è ammissibile

ove sussista un giusto equilibrio tra le esigenze dell’interesse generale della comunità

e la salvaguardia dei diritti dell’individuo”.


E

“l’emergenza pandemica, con la conseguente crisi economico-sociale,

costituisce senz’altro un motivo imperativo di interesse generale idoneo a giustificare l’operatività della misura di sospensione”.




Il finale della sentenza ha poco a che fare con il diritto e molto con la politica.

Scrive la Consulta:

“Mette conto, infine, rilevare che, se l’eccezionalità della pandemia da Covid-19

giustifica, nell’immediato e per un limitato periodo di tempo,

la sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili,

d’altra parte però questa misura emergenziale è prevista fino al 31 dicembre 2021

e deve ritenersi senza possibilità di ulteriore proroga,

avendo la compressione del diritto di proprietà raggiunto il limite massimo di tollerabilità,

pur considerando la sua funzione sociale”.



Ecco.
L’unica parte condivisibile della sentenza è quella nella quale la Consulta rileva che
“la compressione del diritto di proprietà ha raggiunto il limite massimo di tollerabilità”.


Il punto, però, è che quel limite è stato raggiunto molto, molto tempo fa.
 

Val

Torniamo alla LIRA
I vaccini non proteggono la popolazione dall’azione del Covid 19,
ma saranno le cure a stabilire quando il virus nato a Wuhan
potrà essere considerato definitivamente debellato.

Ci siamo vicini. Ogni giorno di più.


La settimana scorsa vi abbiamo parlato delle nuove soluzioni antivirali di Merk e Pfizer
e sull’uso degli anticorpi monoclonali del farmaco Regen-Cov.

Ma la notizia più forte è quella relativa all’autorizzazione che l’EMA ha fornito per due nuove cure,
addirittura preventive, legate all’uso degli anticorpi monoclonali.


Di seguito il documento integrale con cui proprio l’EMA autorizza ufficialmente i due nuovi farmaci per curare il Covid 19.


Il comitato ha raccomandato di autorizzare Ronapreve

per il trattamento del COVID-19 negli adulti e negli adolescenti

(a partire dai 12 anni di età e con un peso di almeno 40 chilogrammi)

che non richiedono ossigeno supplementare

e che sono a maggior rischio che la loro malattia diventi grave.


Ronapreve può essere utilizzato anche per prevenire COVID-19

in persone di età pari o superiore a 12 anni che pesano almeno 40 chilogrammi.


La società che ha richiesto l’autorizzazione di Ronapreve è stata Roche Registration GmbH.



Per quanto riguarda Regkirona,

il comitato ha raccomandato di autorizzare il medicinale per il trattamento di adulti con COVID-19

che non richiedono ossigeno supplementare

e che sono anche a maggior rischio di peggioramento della malattia.


Il richiedente per Regkirona era Celltrion Healthcare Hungary Kft.


Il CHMP invierà ora le sue raccomandazioni per entrambi i medicinali
alla Commissione europea per decisioni rapide e giuridicamente vincolanti.




Ronapreve e Regkirona sono i primi farmaci anticorpo monoclonale a ricevere un parere positivo dal CHMP per COVID-19
e si aggiungono all’elenco dei prodotti COVID-19 che hanno ricevuto un parere positivo
da quando Veklury (remdesivir) è stato raccomandato per l’autorizzazione nel giugno 2020.

Gli anticorpi monoclonali sono proteine progettate per attaccarsi a un bersaglio specifico,
in questo caso la proteina spike di SARS-CoV-2, che il virus utilizza per entrare nelle cellule umane.


Per giungere alle sue conclusioni, il CHMP ha valutato i dati provenienti da studi
che dimostrano che il trattamento con Ronapreve o Regkirona
riduce significativamente l’ospedalizzazione
ed i decessi nei pazienti COVID-19
a rischio di COVID-19 grave.


Un altro studio ha mostrato che Ronapreve riduce la possibilità di contrarre il COVID-19
se un membro della famiglia è infetto da SARS-CoV-2.


Mentre era in corso la valutazione delle domande di autorizzazione all’immissione in commercio per questi medicinali,
il comitato ha fornito consigli per assistere gli Stati membri dell’UE nella decisione sull’uso precoce di questi medicinali.

Ciò significa che i medicinali erano già disponibili per alcuni pazienti nell’UE.



Uno studio principale che ha coinvolto pazienti con COVID-19 che non necessitavano di ossigeno
ed erano a maggior rischio di peggioramento della malattia ha mostrato che
il trattamento con Ronapreve alla dose approvata ha portato a un minor numero di ricoveri o decessi rispetto al placebo
(trattamento fittizio).

Complessivamente lo 0,9% dei pazienti trattati con Ronapreve (11 su 1.192 pazienti)
è stato ricoverato in ospedale o è deceduto entro 29 giorni di trattamento
rispetto al 3,4% dei pazienti trattati con placebo (40 su 1.193 pazienti).

Un altro studio principale ha esaminato i benefici di Ronapreve per la prevenzione di COVID-19
nelle persone che hanno avuto uno stretto contatto con un membro della famiglia infetto.

Ronapreve si è rivelato efficace nel prevenire l’infezione e lo sviluppo di sintomi dopo il contatto:
tra le persone che sono risultate negative per SARS-CoV-2 in seguito al contatto,
un minor numero di persone a cui è stato somministrato Ronapreve ha sviluppato sintomi entro 29 giorni dai risultati del test
rispetto alle persone a cui è stato somministrato il placebo (1,5% (11 su 753) per Ronapreve rispetto al 7,8% (59 su 752 persone) per placebo).

Ronapreve è risultato efficace anche nel prevenire i sintomi nelle persone infette.

Tra le persone che sono risultate positive al SARS-CoV-2 dopo il contatto,
il 29% delle persone (29 su 100) che hanno ricevuto Ronapreve
ha sviluppato sintomi rispetto al 42,3% delle persone (44 su 104) che hanno ricevuto un placebo.


Uno studio principale su pazienti con COVID-19 ha mostrato che il trattamento con Regkirona
ha portato ad un minor numero di pazienti che hanno richiesto ricoveri o ossigenoterapia o che sono morti rispetto al placebo.

Tra i pazienti a maggior rischio di peggioramento della malattia,
il 3,1% dei pazienti trattati con Regkirona (14 su 446) è stato ricoverato in ospedale,
ha richiesto ossigeno supplementare o è deceduto entro 28 giorni di trattamento
rispetto all’11,1% dei pazienti trattati con placebo (48 su 434 ).


Il profilo di sicurezza di entrambi i medicinali è stato favorevole
con un numero limitato di reazioni correlate
all’infusione
ed il CHMP ha concluso che i benefici dei medicinali sono superiori ai loro rischi per gli usi approvati.




Maggiori informazioni sulla valutazione di entrambi i medicinali

e le informazioni sui prodotti approvati sono disponibili sulle pagine dei medicinali sul sito web dell’EMA.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Piano piano, lemme lemme, ci stanno arrivando......comprate stufe a legna
e terreno agricolo......si può sempre cambiare vita, per sopravvivere.



Mancherà di tutto. Ormai è chiaro.

L’autostrada della Globalizzazione è talmente intasata che i ritardi,

i disservizi e le anomalie che si stanno accumulando sono tali da rendere ogni trasporto,

ogni produzione sempre più complicata.


Ecco il comunicato stampa di Consumerismo che riporta e denuncia rincari sulle materie prime e sui prodotti alimentari:


Banane: +70% Funghi: +60% Patate: +35% Pere: +25% Zucche: +25% Pane: +10% Pasta: + 30% Carne: +5% Latte: +5%.

E’ facile notare come il prodotto, più costa, più è lontano dall’essere di produzione interna al Paese,
eccezion fatta per i funghi che, con la pioggia di queste ore forse costeranno meno.

Ma mancherà di tutto.

I giocattoli per i bambini, le palline da tennis o i palloni per giocare a calcio.

Potrebbe veramente mancare di tutto, nelle prossime settimane, sugli scaffali di negozi, store e centri commerciali,
i problemi di approvvigionamento continueranno a crescere nelle prossime settimane.

Potrebbe mancare il carburante alle pompe di benzina,
potrebbe essere necessario razionalizzare l’uso del gas.


Potrebbe sembrare di essere tornati indietro di 75 anni. Al dopo guerra.


Le interruzioni della catena di approvvigionamento
sono diventate una delle principali sfide per l’economia globale dall’inizio della pandemia.

Le chiusure delle fabbriche in Cina all’inizio del 2020.

E poi le chiusure in diversi paesi del mondo,
la carenza di manodopera, l
a forte domanda di beni commerciabili.

A questo si sono aggiunte le interruzioni delle reti logistiche e i limiti di capacità.


E così che si è arrivati a grandi aumenti dei costi di trasporto e dei tempi di consegna.
 

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