La Lombardia di Maroni (1 Viewer)

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Forumer storico
Giornalista a libro paga del “politico corrotto” assunto da ospedale pubblico

-di Davide Milosa-
Stando alle carte dell’indagine sull’ex assessore regioanle lombardo Massimo Ponzoni, il cronista, già sospeso per due mesi dal consiglio dell’ordine, avrebbe ricevuto denaro sotto forma di consulenze dallo stesso politico
Questa è una storia politica. E di potere, anche. Una storia tutta lombarda. Di più: brianzola. La storia dell’ospedale San Gerardo di Monza che spende il denaro dei contribuenti a favore di chi per molto tempo è stato a libro paga di un politico che la pubblica accusa definisce corrotto. Denaro sprecato, dunque. Quanto? Resta un omissis.

A incassarlo un giornalista, niente meno, ex direttore di un periodico monzese, sospeso per due mesi dall’ordine proprio per i suoi rapporti pericolosi con quel politico che fu, una volta, assessore regionale all’Ambiente, nonché delfino dell’ex governatore Roberto Formigoni.



E così dal primo ottobre 2013, il giornalista Marco Pirola (con alle spalle una breve collaborazione con il fatto.it) è stato assunto dalla struttura sanitaria con il compito di “divulgare informazioni in modo da sostenere e migliorare l’immagine dell’azienda sanitaria”. La lettera, una sola pagina, è firmata dal commissario straordinario Simonetta Bettelini in quota Lega nord.
La storia, dunque.

Quella di Massimo Ponzoni, enfant prodige del centrodestra, assessore prima, nell’ufficio di presidenza poi. Uomo di Formigoni senza dubbio. Casacca Pdl dall’inizio alla fine. E la fine (politica) inizia nel 2012 quando viene coinvolto nell’inchiesta della Procura di Monza. E’ accusato di corruzione. E solo pochi giorni fa il pm titolare dell’indagine ha chiesto per lui otto anni di carcere. Fino a lì solo dubbi e sospetti. Alcuni anche pesanti. Quelli, ad esempio, di aver incassato i voti della ‘ndrangheta. L’accusa di voto di scambio però non arriverà mai. Qualche conferma, anche dal diretto interessato, invece sì. Si legge nell’ordinanza d’arresto firmata dal gip il 4 gennaio 2012: “ll fatto che una costola dell’organizzazione criminale ‘ndrangheta abbia veicolato voti su Ponzoni, per lo meno in relazione alle consultazioni elettorali regionali del 2005, risulta, peraltro, riferito dallo stesso interessato, il quale, a seguito dell’ottimo risultato conseguito nelle ultime elezioni regionali del marzo 2010, si compiaceva con tale Alessandro di aver fatto a meno, questa volta, dei voti provenienti da quel contesto”. Dice Ponzoni: “Mi sono tolto di mezzi i voti di certi personaggi affiliati a certi clan”.
Insomma, in questa storia, come in molte storie lombarde, la mafia c’è ma non si vede nei capi d’imputazione. Che, però, restano pesanti visto che il pubblico ministero di Monza Donata Costaper descrivere la posizione di Ponzoni (accusato di corruzione, concussione, finanziamento illecito, bancarotta fraudolenta) ha parlato di un sistema di “corruzione ambientale e di scambio di favori», con al centro Ponzoni e la sua “squadra”.
Un sistema che nel tempo ha coinvolto anche l’informazione. Dalle carte dell’inchiesta, infatti, emergeranno tre giornalisti a libro paga dell’influente politico brianzolo che, eletto per la prima volta nel 2005, atterrerà al Pirellone con oltre 15mila preferenze. I cronisti sono Gianandrea Zagato, Carla Sala e lo stesso Pirola (tutti sospesi per due mesi). Davanti ai pm, Sergio Pennati, socio d’affari di Ponzoni, racconta “di aver dovuto sottoscrivere con i tre giornalisti contratti di collaborazione su richiesta di Ponzoni, che gli aveva riferito che i giornalisti lavoravano per lui”. In totale, riscontrerà la Guardia di finanza, per i tre cronisti l’uomo forte del Pdl spenderà 68.361 euro. In particolare Pirola sottoscriverà due contratti di consulenza con la società In Studios che, stando alle dichiarazioni di Pennati, “è stata utilizzata come società di transito di liquidità nell’interesse di Ponzoni”.
Naturalmente Pirola non finirà mai indagato. Sarà invece sospeso per due mesi dal consiglio dell’ordine dei giornalisti. La versione di Marco Pirola, però, rimodula la questione. “Intanto – dice – non ho ancora firmato il contratto che comunque terminerà il 31 dicembre. Dopodiché ho scelto, e questo lo farò mettere nero su bianco, ho intenzione di rinunciare ai mille euro (lordi,ndr) di stipendio e devolvere tutto per la cura dei bambini malati di leucemia ricoverati al San Gerardo”
Giornalista a libro paga del ?politico corrotto? assunto da ospedale pubblico - Il Fatto Quotidiano
 

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insomma la Lega è corrotta come il PDL e il PD!
andasse a fare in qulo... nessuno li rieleggerà più questi ipocriti ladroni
 

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L'EXPO e la truffa del lavoro

"La mozione proposta dalla lista Maroni e Lega nord vorrebbe farci credere che Expo 2015 risolverà tanti problemi occupazionali. Pura ipocrisia! Le principali cause della disoccupazione, di cui sono responsabili le amministrazioni regionali di questi anni, sono il fallimento del modello economico. la corruzione e la criminalità organizzata.

È ipocrita pretendere di migliorare la situazione senza risolvere le infiltrazioni della criminalità organizzata e senza un modello economico alternativo. Su entrambi i fronti la Lega (e tutto il cdx) ha dimostrato di adeguarsi a comportamenti che hanno favorito la corruzione e la presenza della criminalità organizzata in tutta la Lombardia.



L'esempio peggiore di questa disfatta è Expo 2015, una Waterloo annunciata. Dal 2008 i politici di diversi livelli istituzionali sono impegnati a rincorrere le poltrone, da Glisenti, a Stanca (quello dei doppi incarichi e dei superstipendi). Per almeno un anno Expo ha perso tempo sulla proprietà del sito. Nel 2010 è arrivato Sala che fino al maggio 2013 non ha potuto intervenire perché il commissario generale era Formigoni nonostante le indagini in corso.
Quale occupazione è generata da Expo?
Iniziamo dai due appalti principali, già assegnati, il primo riguardante la rimozione delle interferenze e il secondo la realizzazione della cosiddetta "Piastra". In entrambi gli appalti la piovra ha allungato i tentacoli (nel primo caso, il subappalto affidato da CMC a Pegaso, rimossa dal subappalto. Nel secondo caso, la capofila dell'ATI, la Mantovani SPA, indagata dalla procura di Caltanisetta per rapporti con la famiglia Madonia.

Che occupazione ci aspettiamo da una situazione simile?
L'altro settore che dovrebbe generare occupazione è legato alle opere infrastrutturali connesse ad Expo. Sappiamo bene che il settore del movimento terra è in mano alla criminalità organizzata. Che occupazione da questo settore?


L'ultimo settore occupazionale è quello che nasce con il Protocollo del Sito Espositivo firmato a fine luglio tra Expo e le Organizzazioni Sindacali. La tipologia prevalente di lavoro sarà quella dell'apprendistato: contratti a termine della durata di 7 - 12 mesi. I numeri parlano da soli: 340 apprendisti, 195 stagisti e 18.500 VOLONTARI!


L'occupazione non nasce dalle grandi opere, ma da politiche che stimolano la cultura, il piccolo commercio, l'artigianato, il patrimonio artistico, musicale, creativo, della R&S, della scuola pubblica, dell'autosufficienza energetica.

Da politiche che concepiscono Expo in maniera diffusa e sostenibile, per valorizzare le cascine diffuse in tutta la Lombardia, la realizzazione di piste ciclabili e di percorsi naturalistici, ambientali e culturali di alto profilo educativo. Che decongestionerebbero il traffico evitando la violenza derivata dalle opere concentrate nel nord Milano e che avrebbe generato sì occupazione di qualità rispetto ai 18.500 volontari."

Silvana Carcano, M5S Lombardia
 

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La Lombardia taglia gli stipendi dei dipendenti lavoratori
Ma alza quelli dei funzionari e politici


insomma .... la LEGA è sempre più Ladrona


Lombardia: protesta lavoratori Consiglio, tagli pesano solo su noi
18:53 15 OTT 2013


(AGI) - Milano, 15 ott. - Mentre la politica ha avviato una "finta diminuzione dei costi", gli stipendi dei dipendenti del Consiglio regionale lombardo non consentono loro di "arrivare a fine mese". Cosi' recitava un volantino siglato dall'Rsu dell'Unione sindacale di base dei lavoratori del Consiglio e distribuito stamane ai consiglieri che firmavano l'atto di presenza alla seduta dell'assemblea, al Pirellone. I dipendenti del Consiglio sostengono, in particolare, che la 'spending review' avviata abbia colpito loro in modo piu' rigoroso di quanto non sia stato fatto per funzionari e politici che lavorano in Regione Lombardia. I Cud dei dipendenti - sostengono - raggiungono cirfre medie di circa 30mila euro all'anno contro i 190.000 euro (+20% di risultato) del segretario generale e i circa 13mila euro lordi mensili del presidente del Consiglio regionale. Nel volantino, i lavoratori si definiscono "in credito" per aver subito tagli, in proporzione al reddito, piu' pesanti, come il dimezzamento dei buoni pasto (1.200 euro all'anno) e il blocco degli stipendi dal 2010 al 2017. Immediata la replica dell'ufficio stampa del Consiglio che sottolinea come il "blocco della contrattazione e quindi degli stipendi del pubblico impiego riguarda tutta la pubblica amministrazione e non certamente soltanto i dipendenti del Consiglio regionale, il cui trattamento accessorio (la parte di stipendio legata alla produttivita') viene definito applicando normative nazionali". "Le progressioni di carriera sono ferme da parecchi anni per effetto di una legge nazionale - si precisa -. Anche sui buoni pasto e' intervenuta una norma voluta dal governo Monti. L'amministrazione del Consiglio, quindi, non ha potuto fare altro che adeguarsi alle leggi nazionali"."In un momento di difficolta' come l'attuale - si sottolinea -nessuno si e' sottratto ai sacrifici. La legge sui costi della politica, approvata dal Consiglio regionale lo scorso giugno, ha non solo applicato le disposizioni nazionali e i riferimenti stabiliti dalla Conferenza Stato-Regioni. Ma e' andata oltre queste norme, decidendo tagli e risparmi che non hanno eguali in campo nazionale. Come e' noto, le spese dei gruppi sono state dimezzate mentre l'indennita' dei Consiglieri e' stata diminuita del 40%. Le cifre riportate a questo proposito nel volantino si riferiscono ai limiti stabiliti dalla Conferenza Stato-Regioni che in Lombardia sono stati ulteriormente ridotti, confermando il nostro Consiglio come uno dei piu' virtuosi in assoluto". (AGI)
 

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E se abolissimo le Regioni ed adottassimo in modello Svizzero? [sarebbe troppo bello]


Ospitiamo questo articolo di Marco Di Gregorio da l’Huffington Post

Quando un Italiano sente parlare di federalismo la sua testa finisce inevitabilmente col visualizzare il faccione stravolto di Umberto Bossi e conclude che è meglio lasciar perdere. E in effetti quello de noantri è stato per gran parte un federalismo in salsa Elettra (dal nome dei corsi per corrispondenza seguiti dal leader della Lega) attraverso cui un piccolo gruppo si è impadronito della sua fetta di denaro pubblico.
Peggio ancora, lo associa a idee razziste (che hanno sempre portato consenso) e di contrapposizione Nord-Sud o ricchi-poveri. Ed è difficile pensare altrimenti visto che gli unici risultati tangibili ottenuti in un quarto di secolo sono i cartelli stradali bilingui e lo studio del dialetto in qualche scuola.
Poiché si è trattato di un federalismo di facciata, la Lega non si è neanche mai preoccupata di chiedere ai propri elettori e ai cittadini che amministra qual’è secondo loro la dimensione ideale che dovrebbe assumere l’unità intermedia tra Stato e Comune.
Se gli Italiani potessero dire la loro sceglierebbero quasi esclusivamente la provincia rispetto alla regione. La prima motivazione è che in Italia le regioni – a differenza ad esempio della Germania – non trovano la loro origine nella storia. Con l’eccezione della Serenissima, che governava il Veneto e oltre, e del Piemonte, cuore del regno savoiardo, nessuna regione Italiana può veramente vantare un recente passato autonomo (la Sardegna, isola isolata è una storia a parte).
Al contrario, spesso le rivalità maggiori sono state quelle con i vicini, il cui eco rimane oggi a secoli di distanza, basti pensare alla Toscana (mi venne da ridere quando il Governo pensò di accorpare le province di Pisa e Livorno). Gli Italiani non si sentono Lombardi, Pugliesi o Siciliani quanto piuttosto Milanesi e Bergamaschi, Baresi e Leccesi, Palermitani e Catanesi.


La seconda ragione per cui gli Italiani preferirebbero le province è di carattere pratico; la maggior parte delle scelte che un’unità intermedia deve compiere riguarda aree territoriali uniformi e interdipendenti.
Novara dialoga probabilmente più con Milano che con Torino a livello di necessità di servizi, Mantova con Verona e così via.



La creazione delle regioni che ha risucchiato le competenze delle province anziché decentrare ha di fatto centralizzato a livello regionale competenze che erano prima vicine ai cittadini, allontanandoli dal controllo delle scelte politiche.


Ma la ragione per essere favorevoli all’abolizione delle regioni è che è alla loro esistenza che va addebitato in buona parte il drammatico aumento della pressione fiscale avvenuto nell’ultimo quarto di secolo. Dal 1980 ad oggi infatti ogni Italiano paga il 120% in più di tasse e ciononostante nello stesso periodo il debito pubblico è raddoppiato. Quelli un po’ meno giovani provino a tornare a quell’epoca; vi viene in mente qualcosa che allora non c’era in termini di servizi e infrastrutture pubbliche e ora c’è?


La Salerno Reggio è ancora in costruzione, la banda larga sta ancora al largo dalle nostre case, negli ospedali si paga il ticket e non mi sembra siano state introdotte misure concrete di welfare. Le ferrovie sono diventate un po’ più veloci ma per i pendolari la situazione non è certo migliorata. L’unica cosa nuova che i nostri politici sono stati in grado di realizzare sono proprio loro, le regioni che oltre a essere diventate un importante centro di spesa hanno creato un’ulteriore livello di complicazione in qualsiasi azione un cittadino debba intraprendere.
La richiesta va mandata al ministero e alla regione, il tribunale è anche regionale, etc. Le modifiche al titolo V della Costituzione anzichè correggere le storture evidenziate nel primo ventennio delle Regioni le hanno esacerbate.
Per chi poi come me è cresciuto nel mito di Schumacher, autore di quel “Piccolo è bello” a cui si deve la diffusione dell’idea di sostenibilità, e di Adriano Olivetti fondatore del movimento di Comunità, è stato abbastanza naturale arrivare a queste considerazioni. Entrambi concludono che solo una dimensione territoriale della grandezza delle province è quella più idonea a garantire lo sviluppo della comunità.


Mentre lavoravo al capitolo dedicato all’abolizione delle regioni per il libro che sto scrivendo e al quale potete contribuire qui, mi sono chiesto; possibile che a nessuno prima sia venuta un’idea così semplice? Effettivamente uno c’è e a quest’idea di federalismo “vero” ci lavora da quasi 20 anni. Si chiama Francesco Forti l’ho contattato e mi ha invitato ad andare a trovarlo a Lugano dove vive ormai da più di 25 anni. Per una giornata abbiamo parlato di politica come se fosse una cosa bellissima. Mi ha raccontato di come ha provato a portare le sue idee all’Ulivo ma dopo un inizio promettente hanno lasciato perdere.
Poi ci ha provato con la Lega ma gli han riso in faccia; se aboliamo le Regioni chi ci da da mangiare a noi, gli hanno detto.

Infine ha portato le sue idee a FARE, ma anche qui pare si preferisca lo slogan popolare dell’aboliamo le province.

Forti è un esperto di informatica applicata ai tributi e di federalismo fiscale. In Italia lavorava all’IPSOA che si occupa di editoria giuridica e per trasportare la raccolta completa della legislazione tributaria Italiana aveva bisogno di un camioncino (oggi se non ci fossero gli hard disk ce ne vorrebbero due). Così stanco di complicazioni tributarie, e non solo, ha deciso di mettere a disposizione del fisco svizzero le sue competenze: “D’altronde non è stato difficile conoscere il loro sistema fiscale perché stava e sta tutto nella tasca di una giacca”. Ed è alla Svizzera che si richiamano le proposte che potete leggere qui.

Il cuore del ragionamento è basato sulla possibilità, da parte del cittadino, di decidere come debba essere amministrato. Di decidere se vuole pagare o meno per la realizzazione di un’opera pubblica.
Pensate che se i lombardi fossero stati interpellati, avrebbero permesso a Formigoni di spendere oltre 500 milioni per una nuova sede della regione? Forti mi ha portato a piedi a uno dei tanti centri di riciclaggio (di monnezza, cosa pensavate…) dove i cittadini partecipano attivamente garantendo i livelli più alti di differenziata al mondo.
“E’ semplice, i cittadini sanno che differenziare significa spendere meno di tasse, quindi lo fanno”.
In Svizzera trova piena applicazione il principio che guidò il processo da cui nacquero gli USA, niente tassazione senza rappresentanza, senza cioè la possibilità di decidere della cosa pubblica.
Non sarebbe male se cominciassimo ad applicarlo anche in Italia dove il cittadino non ha la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, non ha la possibilità di sostenere l’adozione di leggi e nella maggior parte dei casi nemmeno di abolirle.
L’adozione di un sistema alla Svizzera, in cui i cittadini stabiliscono che livello di servizi avere ed in cambio quante tasse pagare è forse l’unico modo per riconquistare l’interesse dei cittadini verso la politica.

Oggi molti non vanno a votare proprio perché “uno o l’altro sono tutti uguali”. Pensate invece che effetto avrebbe, nella terra dei campanili, mettere tra di loro in competizione i territori.
È un peccato perché dal federalismo passa l’unica possibilità che i cittadini hanno di assumere un controllo maggiore della cosa pubblica. Il disastro Italiano è dovuto al connubio che negli ultimi 40 anni ha visto e vede la totalità dei partiti governare sostanzialmente insieme per spartirsi una fetta sempre crescente del reddito.
Perché le élite tendono naturalmente ad appropriarsi del potere dei cittadini e questo avviene tanto più facilmente quanto più l’amministrazione è lontana fisicamente. L’unico modo per invertire questa tendenza è di di responsabilizzare le persone rendendole partecipi dei processi decisionali su questioni concrete come le tasse.

Marco Di Gregorio


http://www.scenarieconomici.it/e-se-abolissimo-le-regioni-ed-adottassimo-in-modello-svizzero/#
 

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Quei 31 dirigenti assunti in segreto

Blog di Beppe Grillo - Quei 31 dirigenti assunti in segreto


"Dimissioni della Giunta Regionale. E’ questa la richiesta tassativa del M5S per sciogliere l’intricata vicenda che vede 31 dirigenti regionali in servizio in Regione Lombardia nonostante il concorso al quale hanno partecipato sia stato annullato sia dal Tar (nel 2009) che dal Consiglio di Stato, per omessa pubblicazione del bando nella gazzetta Ufficiale. Quei prestigiosi incarichi sono stati affidati a uomini e donne, vicini a Comunione e Liberazione, assunti in segreto, in barba a ogni procedura. E’ dal 2012 che cerchiamo di ripristinare lo stato di diritto e il rispetto per le sentenze, scontrandoci con una classe politica che tenacemente rifiuta la legalità. Il 17 settembre di quell'anno il senatore del movimento Vito Crimi, insieme al consigliere comunale Mattia Calise e a Enrico De Alessandri, un dipendente di Regione Lombardia che ha sollevato il caso, presentarono denuncia alla Procura della Corte dei Conti della Lombardia per danno erariale per 'illecito arricchimento senza valido titolo' e 'retribuzioni pubbliche non dovute'. La Regione Lombardia tacque.
Nel dicembre 2013 con una nostra mozione al Consiglio regionale della Lombardia abbiamo chiesto la rimozione immediata dei dirigenti assunti illegittimamente. Nulla da fare: il consiglio l'ha bocciata, Forza Italia, Nuovo Centro Destra, Lista Maroni e Lega Nord hanno votano per mantenere l’illegalità mentre il Partito democratico e Lista Civica Ambrosoli si sono astenuti. E i dirigenti illegittimi sono rimasti saldamente al loro posto. Cinque di loro hanno addirittura ottenuto un aumento della retribuzione.
Il 24 febbraio scorso abbiamo depositato un'ulteriore denuncia alla Procura della Corte dei Conti della Lombardia per danni erariali, firmato dal senatore Vito Crimi, dalla consigliere regionale Silvana Carcano e da De Alessandri. Contestualmente abbiamo inviato una lettera al presidente della Lombardia Maroni: c’è scritto, in tono formale, dimissioni per tutta la Giunta. Anche questa volta non riceveremo risposta".
M5S Lombardia
 

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Giornata contro le mafie: Maroni contestato!

Video: Giornata contro le mafie: Maroni contestato!



Lo chieda a Rognoni (il dg di Infrastrutture Lombarde arrestato per turbativa d’asta e truffa, ndr) come si fa antimafia”, con queste parole, di fronte a una platea di studenti, il MoVimento 5 Stelle Lombardia ha contestato duramente l’intervento del Presidente regionale Maroni a un convegno sulla legalità e sulla lotta alla mafia, in ricordo delle vittime della criminalità organizzata. Tra gli applausi dei giovani. L’evento di promozione della legalità come valore cade esattamente a un giorno esatto dall’arresto del potentissimo Antonio Rognoni, amministratore delegato di una società controllata dalla Regione Lombardia “Infrastrutture Lombarde”, che gestisce appalti tra cui Expo e Pedemontana. I reati contestati a Rognoni, diretta emanazione del plurindagato per corruzione Roberto Formigoni, vanno a vario titolo dalla truffa alla turbativa d'asta e al falso e associazione per delinquere. Uno degli appalti contestati riguarda proprio Expo: 1,2 milioni di euro per incarichi di consulenza legali. Ecco cosa nasconde Expo.
Maroni, uno tra i politici più sopravvalutati del secolo, ha una faccia di bronzo da vendere: solo una decina di giorni fa proponeva, insieme alla Lega Nord, proprio Rognoni a sub commissario Expo per la regione. Insomma ascoltare la sua cialtroneria nello spiegare la legalità agli studenti, quando i suoi risultati nella prevenzione del fenomeno sono solo un vergognoso perseverare nell’inerzia, a danno di tutti.
Sono molti mesi che il lavoro del MoVimento 5 Stelle in Regione si è concentrato, proprio sulla legalità, sulle irregolarità degli appalti pubblici, tra cui quelli gestiti da Infrastrutture Lombarde e sulla figura di Rognoni. Che dire poi dell’assegnazione di un budget pari a zero per il contrasto alla criminalità organizzata nel bilancio della Regione Lombardia di quest’anno? Avevamo parlato allora di “bilancio penoso” e chiesto risorse, ma anche qui la nostra denuncia è stata ignorata dai partiti. E che dire delle nostre richieste di allontanare certe aziende dai cantieri Expo o di allontanare i capo cantieri nominati da MM e dalla stessa Infrastrutture Lombarde? Tutte inascoltate. E che dire della nostra richiesta di adottare la legge 190 per la realizzazione di un Piano triennale prevenzione corruzione anche per i gruppi politici, proposta osteggiata? Non arretremo di un millimetro nella denuncia dell’illegalità e del malaffare e nella reale promozione di una cultura della legalità fuori, e soprattutto dentro le istituzioni: tutelare gli appalti dalle infiltrazioni mafiose significa lavorare contro l'affiliazione, l'omertà e l'intimidazione. E spezzare il legame tra criminalità e politica. E senza essere profeti sappiamo che la Magistratura, dopo Rognoni, dovrà farci capire chi erano i mandanti politici delle operazioni di milioni di euro contestate. Vogliamo scommettere che ancora una volta i politici ci sono dentro fino al collo? La commissione antimafia deve gridare forte che la volontà politica è quella di fare lotta alla mafia. Sino ad oggi ha preferito lasciarci soli nelle nostre denunce.
Vediamo cosa cambierà dopo l'ennesima prova della nostra lungimiranza." M5S Lombardia
 

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