Rifacendomi al tuo esempio poteva, per esempio, emettere una nuova azione ogni due vecchie a 6,60. Il problema è che stanno prendendo sempre più piede gli adc capestro, prima riservati a società che tutti ben conosciamo (seat tiscali meridiana) ma che adesso han fatto capolino anche fra le big (banca popolare milano di recente), ovvero ridurre la carta in circolazione mediante raggruppamento, emettere molta nuova carta con valore nuovo di molto inferiore in maniera tale da trasferire buona parte del valore della vecchia azione sui diritti, che poi quoteranno asssai meno della parità teorica. Insomma un modo per costringere di fatto ad aderire o a svendere i diritti... mentre con l'esempio di una nuova azione (ogni due possedute) molti piccoli (e non solo
) si sarebbero liberati dei diritti perdendoci pochi centesimi e non avrebbero aderito.
Quanto afferma Saunders è corretto, ma si può integrare.
Solo sui libri di finanza emettere una azione nuova a 3,88 oppure 2 azioni a 1,94 ogni vecchia azione posseduta è finanziariamente equivalente (se posso permettermi, non è un caso che la domanda con cui si apre questo thread arrivi da un eminente "teorico".... )
Il consorzio di garanzia, infatti, non possiede diritti ..... e per tali soggetti è senz'altro meglio la seconda alternativa alla prima.
Nel caso pratico, come spiega bene Nicola Porro (*) sul sito web de "Il Giornale", il crollo del primo giorno non era dovuto tanto alle dichiarazioni del prospetto (che non aveva ancora letto nessuno) quanto alla constatazione che tra gli azionisti del nucleo duro (poco meno del 30% del capitale) solo l'11% si è impegnato ufficialmentere a sostenere l'aumento.
E' dunque la necessità di formare il consorzio di garanzia (che come è stato notato, non era mai stato così ampio per numero e qualità degli istituti coinvolti) a far scendere i prezzo di emissione a 1,94... e non qualche macchinazione della "spectre" contro i piccoli azionisti (per i quali comunque, la mancata sottiscrizione equivale ad uan vendita parziale agli attuali corsi di Borsa.... cioè un disastro).
Porro fa anche notare che di fronte ai grandi investitori, il divieto di Short su Borsa Italia è stato facilmente aggirato stipulando "polizze di assicurazione"... in primis proprio da esponenti del consorzio di garanzia.
In un mondo globalizzato, pensare di mettere regolamentazioni rigide blocca solo i pesci piccoli, cioè il retail (speriamo che chi studia la Tobin Tax lo capisca....).
Questo dovrebbe significare alcune cose:
- non c'è fretta nel comprare i diritti, no matter what the discount is....
- se UCG non fallisce, potrebbe essere uno degli affari che entra negli annali.. (ma sia ben chiaro che questo non è un consiglio di investimento.... ma solo una chiacchiera da BAR
)
- va bene che UGC non pesa più come prima sul FTSE MIB, ma finchè non finisce la "carneficina degli innocenti".. come farà il nostro mercato a salire???
(*)
La Zuppa di Porro La verit su Unicredit - Economia - ilGiornale.it