la DEMOCRAZIA per OBAMA - discorso all'ONU (1 Viewer)

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Discorso Orwelliano di Barack Obama all'ONU: "Democrazia" È Chi Appoggia gli Stati Uniti vocidallestero.it
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Henry Tougha 12 ore fa 2 commenti
Discorso Orwelliano di Barack Obama all’ONU: “Democrazia” È Chi Appoggia gli Stati Uniti

CounterPunch pubblica un articolo al vetriolo contro Barack Obama, il minaccioso (perché in fondo minacciato) presidente americano, che tuona contro tutti i paesi che non si conformano all’unica visione del mondo consentita: quella statunitense, cioè tutti coloro che non si sottomettono all’egida militare della NATO e a quella economica del Washington Consensus e del Fondo Monetario Internazionale. Il fatto che gli stessi Stati Uniti abbiano fino ad oggi sostenuto regimi tutt’altro che “democratici” in giro per il mondo, sembra trascurato dal presidente Obama.
 

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chi non accetta la "democrazia americana" sarà bombardato

e fu così che Atene chinò la testa


Un articolo del quotidiano greco Ekathimerini rivela gli stretti rapporti tra il governo greco e gli USA durante i negoziati, confermando ancora una volta quello che già si sapeva: l’euro, ben lungi dall’essere uno strumento di autonomia dell’Europa nel mondo globalizzato, in realtà è funzionale agli interessi economici e geopolitici degli Stati Uniti.





Ekathimerini: un inviato rivela che nei negoziati sul salvataggio era Washington a guidare la Grecia
Un articolo del quotidiano greco Ekathimerini rivela gli stretti rapporti tra il governo greco e gli USA…
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Dallas come “Maidan”. Seguirà golpe di Obama?
Di Maurizio Blondet , il 9 luglio 2016 240 Comment


Poliziotti americani che sparano a negri senza alcun ragione, uccidendoli a freddo a distanza ravvicinata (e accuratament ripresi da video); subito dopo, durante una manifestazione di protesta per questi omicidi, un cecchino uccide 5 poliziotti e ne ferisce 7: è una “Piazza Maidan” americana, che ricalca quel che accadde in Kiev, quando nel febbraio 2014 misteriosi cecchini spararono ai manifestanti e insieme a poliziotti di Janukovich, facendone strage, precipitando la furia popolare e – quindi – il “cambio di regime a Kiev” attivamente perseguito dalla Nuland. Oggi si sa che i cecchini erano specialisti polacchi mandati a provocare appunto la rivolta e l’andata a potere della giunta anti-russa (Qui per ricordare:
KORWIN-MIKKE: I CECCHINI DI MAIDAN SONO STATI ADDESTRATI IN POLONIA - Rischio Calcolato).





Kiev 2014: poliziotti uccisi
Ora, c’è una mano che sta facendo lo stesso gioco in America? Qualcuno sta eccitando l’odio razziale in Usa, onde provocare disordini così sanguinosi da dare al presidente Obama il pretesto per dichiarare la legge marziale e rimandare le elezioni presidenziali, mantenendo la poltrona della Casa Bianca per un terzo mandato, ovviamente senza essere votato?

Attenzione a questo tweet, che traduco: “Se possiamo far sì che entrambe le conventions vengano chiuse per il pasticcio su Bernie (Sanders) e per il razzista Trump, allora otteniamo la dichiarazione di legge marziale così che Obama resta in carica e noi vinciamo…Dobbiamo assicurare che la gente continui a disturbare [i comizi di] Trump per tutta l’estate e fino all’autunno in modo che la legge marziale sia dichiarata”.


Dallas 2016. Poliziotti uccisi
L’autore di questo tweet è, o sarebbe, Deray McKesson, un militante e un politico negro (è stato candidato sindaco di Baltimora) che oggi è a capo del movimento di protesta “Black Lives Matter” (Le vita dei neri contano), nato dopo l’omicidio di un ragazzo negro a Ferguson, Saint Louis nell’agosto scorso. Deray McKesson e i suoi attivisti sono anche quelli che, effettivamente, girano l’America (pagati da Soros) per disturbare tutti i comizi di Trump con urla, insulti e minacce ai simpatizzanti del “candidato razzista”.

He has to be stopped”, Trump dev’essere fermato, è il motto che l’attivista negro Deray usa nelle sue comunicazioni.





Ma com’è saltato fuori quel tweet? Ed poi davvero suo? Vediamo i fatti certi: il 10 giugno scorso, il suddetto DeRay, denuncia al Baltimore Sun che un hacker ha penetrato il suo smartphone e ha perso il controllo del suo account twitter. L’11 giugno, un utente twitter che usa il seguente soprannome: (@TheSaintNegro), propala il twitter di cui sopra, che è parte di una più ampia conversazione tra McKesson, Johnetta Elzie e Samuel Sinyangwe (due altri attivisti di colore), in cui i tre si coordinano per i loro piani di azione onde creare i presupposti per la legge marziale.
Dallas come “Maidan”. Seguirà golpe di Obama? - Rischio Calcolato
 

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occata a Trump e alla sua idea di una barriera con il Messico: "Un Paese circondato dai muri imprigiona sè stesso". Appello ai Paesi più forti: "Fare di più per i rifugiati" NEW YORK - "Sono davanti a voi per l'ultima volta". Barack Obama ha aperto così il suo ultimo intervento all'Assemblea generale dell'Onu di cui oggi si apre la settantunesima sessione. Nel ricapitolare i "progressi" compiuti negli anni in cui è stato presidente, Obama ha ricordato la crisi finanziaria del 2008 - la peggiore dalla grande depressione degli anni '30 del secolo scorso - e come dopo questa "insieme abbiamo evitato un'ulteriore catastrofe e riportato la crescita globale alla crescita".

"Dobbiamo correggere la globalizzazione, ma no ai nazionalismi e ai populismi", ha detto non rinunciando ad dare una stoccata a Trump: "Un Paese circondato dai muri imprigionerebbe sè stesso", ha aggiunto difendendo l'integrazione globale e criticando le tentazioni isolazioniste, con un chiaro riferimento polemico alla proposta anti-immigrati del candidato repubblicano di costruire un muro con il Messico per impedire l'accesso di migranti.

Obama ha usato il suo ultimo discorso da presidente Usa davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per fare pressione affinché vengano aiutati di più "i rifugiati disperati nel trovare una casa". Secondo il commander in chief, "ci sono tante nazioni che stanno facendo la cosa giusta ma molte nazioni, specialmente quelle benedette dalla loro ricchezza e dalla loro posizione geografica, devono fare di più" sottolineando che questo non solo è dettato da un imperativo etico ma anche dalle ragioni di sicurezza nazionale. "Aiutare chi ha bisogno ci rende più sicuri".
Nel pensare ai milioni di persone costrette da violenze, guerre, catastrofi ambientali a lasciare le proprio case, si deve "pensare a quello che faremmo se succedesse a noi, a nostri figli", ha aggiunto Obama citando le ragioni di chi dice che i "rifugiati devono fare di più per adeguarsi agli usi e costumi dei Paesi ospitanti".

"Dobbiamo respingere qualsiasi forma di fondamentalismo, di razzismo e qualsiasi idea secondo cui esiste una superiorità etnica. Dobbiamo sposare la tolleranza che risulta dal rispetto per tutti gli esseri umani". "La nostra comunità internazionale deve continuare a lavorare con quelli che cercano di costruire, invece di distruggere".

"No agli uomini forti e a modelli di società guidate dall'alto - ha continuato Obama - La democrazia resta il vero percorso da compiere. C'è un crescente conflitto tra liberalismo e autoritarismo"; il modello statunitense non è l'unico giusto, ma "sarò sempre dalla parte del liberalismo contro l'autoritarismo", ha detto Obama. "Credo che la vera democrazia rimanga la migliore strada" da intraprendere, ha aggiunto.

"Il mondo oggi si trova davanti a una scelta: o andare avanti o tornare indietro. E noi dobbiamo andare avanti", ha scandito sottolineando la necessità di rafforzare la fiducia dei popoli. Perché "è più difficile governare se la gente perde la fiducia".

Il presidente ha anche lanciato un appello a "correggere la globalizzazione, ma no ai nazionalismi e ai populismi", ha detto. Bisogna "lottare contro le disuguaglianze e colmare il divario tra i più agiati e i meno abbienti", ha affermato davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. "Per me - ha aggiunto - questa non è beneficenza. "Dobbiamo agire in modo ambizioso altrimenti le conseguenze saranno amare", ha sottolineato.

"La risposta non può essere un semplice rifiuto dell'integrazione globale ma lavorare affinché gli scarti siano colmati e risolti", ha spiegato. "Dopo la fine della Guerra Fredda possiamo dire che il mondo è più prospero che mai, ma le nostre società vivono nell'incertezza. Vorrei suggerire di proseguire e non tornare indietro a un mondo diviso. Per quanto imperfetti diritti umani, internazionali, democrazia, libero scambio, rimangono le basi per il progresso umano. Non mi sto basando su teorie ma su fatti reali che spesso dimentichiamo", ha detto Obama che ha parlato anche dei vantaggi che globalizzazione e capitalismo hanno portato in molti Paesi.

"Un mondo in cui l'1% dell'umanità controlla una ricchezza pari al 99% non è uguaglianza. Capisco che è sempre esistito il divario tra ricchi e poveri" ma ora "si è acuito" e "la tecnologia permette di vedere il contrasto per cui la persone hanno maggiore percezione delle ingiustizie e chiedono ai governo di fare qualcosa. Le economie funzionano meglio se si riduce il gap tra i salari, tra ricchi e poveri. L'obiettivo non è punire i ricchi ma rendere più equa la società e prevenire nuove crisi". Infine, ha concluso Obama "dobbiamo rifiutare qualsiasi forma di fondamentalismo, qualsiasi credenza di superiorità etnica", dobbiamo invece "rispettare tutti gli esseri umani".

"Per andare avanti, dobbiamo riconoscere i risultati raggiunti" e "non abbandonare i principi di governance responsabile e i diritti umani che restano le fondamenta del progresso umano in questo secolo"; ma "c'è bisogno anche di una correzione di rotta". Nel suo ultimo discorso Obama, ha invitato a riconoscere "i risultati raggiunti dal progresso per aumentare la fiducia nelle istituzioni". Ma ha sottolineato anche che "per andare avanti dobbiamo riconoscere che il percorso attuale richiede anche una correzione di rotta: troppo spesso coloro che lodano la globalizzazione dimenticano le diseguaglianze" che questa ha creato.

La Corea del Nord è una "terra desolata", ha affermato Obama. "C'è un forte contrasto fra il successo della corea del Sud e la terra desolata della Corea del Nord, che mostra come l'economia controllata dalla stato è una strada senza uscita".

"La Russia sta cercando di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza [non come gli USA che esportano la democrazia a suon di bombe come in Afganistan, in iraq, in Libia, in Siria ed ora accanto ai Saud nello Yemen]", ha affermato il presidente americano, Barack Obama, all'Assemblea generale dell'Onu. Ma il mondo - ha aggiunto - è troppo piccolo per far risorgere "le vecchie mentalità". "Lo abbiamo visto in medio oriente, dove i leader perseguono gli oppositori politici o le minoranze. E questo ha aiutato a far crescere l'Isis". "Respingere qualsiasi forma di fondamentalismo o razzismo, inconciliabile con la modernità" ha detto Obama che senza mai fare riferimento specifico al presidente russo o ad altri leader mondiali, ha denunciato gli "uomini forti" che tentano di mantenere il potere attraverso la repressione in casa propria o creando conflitti al di fuori dei propri confini. Sulla Siria, Obama ha ribadito la necessità di ricercare una soluzione diplomatica che preveda l'invio di aiuti umanitari e una transizione politica.

"In Siria è difficile che ci possa essere una vittoria militare definitiva", ha ammesso Obama. Il presidente ha sottolineato che "dobbiamo proseguire nel tentativo dei trovare una soluzione diplomatica. La diplomazia è la vera chiave per fermare la violenza", ha detto il presidente facendo l'esempio di Israele. "Non si può affermare la propria leadership sminuendo gli altri. Israele sa che non può occupare in via permanente la terra palestinese". Ma, ha poi aggiunto, i palestinesi devono rinunciare ad incitare alla violenza.

Altro tema caro ad Obama, l'ambiente: Barack Obama è tornato a fare pressione sui leader globali affinché ratifichino l'accordo di Parigi sul clima: siglato lo scorso dicembre nella capitale francese, è stato sottoscritto al Palazzo di vetro la scorsa primavera da 175 Paesi; mai prima di allora un accordo Onu era stato firmato da così tanti membri in un solo giorno ma serve la ratifica affinché entri in vigore.

"Se non agiamo con coraggio, il conto che ci verrà presentato lo sarà con migrazioni di massa, città sommerse dall'acqua, scorte alimentari decimate e disperazione", ha detto Obama. "Ci deve essere un senso di urgenza per fare entrare in vigore l'accordo e aiutare i Paesi poveri a scavalcare forme distruttive di energia", ha aggiunto Obama che nel corso dell'ultimo G20 tenutosi in Cina ha formalmente preso l'impegno sul clima insieme al collega cinese Xi Jinping.

L'accordo di Parigi prevede la limitazione dell'innalzamento della temperatura a 1,5-2 gradi Celsius rispetto all'era preindustriale, la revisione degli obiettivi fissati a Parigi ogni cinque anni e la messa a punto meccanismi di rimborsi per i Paesi più vulnerabili.

L'ultimo discorso di Obama all'Onu: "Correggere la globalizzazione". Attacca Putin: "Cerca gloria usando la forza"
 

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ESPLOSIVE MAIL DI HILLARY CLINTON
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Comitato promotore della campagna #NO GUERRA #NO NATO
Italia
21 set 2016 — Manlio Dinucci

Ogni tanto, per fare un po’ di «pulizia morale» a scopo politico-mediatico, l’Occidente tira fuori qualche scheletro dall’armadio. Una commissione del parlamento britannico ha criticato David Cameron per l’intervento militare in Libia quando era premier nel 2011: non lo ha però criticato per la guerra di aggressione che ha demolito uno stato sovrano, ma perché è stata lanciata senza una adeguata «intelligence» né un piano per la «ricostruzione».

Lo stesso ha fatto il presidente Obama quando, lo scorso aprile, ha dichiarato di aver commesso sulla Libia il «peggiore errore», non per averla demolita con le forze Nato sotto comando Usa, ma per non aver pianificato «the day after».

Obama ha ribadito contemporaneamente il suo appoggio a Hillary Clinton, oggi candidata alla presidenza: la stessa che, in veste di segretaria di stato, convinse Obama ad autorizzare una operazione coperta in Libia (compreso l’invio di forze speciali e l’armamento di gruppi terroristi) in preparazione dell’attacco aeronavale Usa/Nato.

Le mail della Clinton, venute successivamente alla luce, provano quale fosse il vero scopo della guerra: bloccare il piano di Gheddafi di usare i fondi sovrani libici per creare organismi finanziari autonomi dell’Unione Africana e una moneta africana in alternativa al dollaro e al franco Cfa.

Subito dopo aver demolito lo stato libico, gli Usa e la Nato hanno iniziato, insieme alle monarchie del Golfo, l’operazione coperta per demolire lo stato siriano, infiltrando al suo interno forze speciali e gruppi terroristi che hanno dato vita all’Isis.

Una mail della Clinton, una delle tante che il Dipartimento di stato ha dovuto declassificare dopo il clamore suscitato dalle rivelazioni di Wikileaks, dimostra qual è uno degli scopi fondamentali dell’operazione ancora in corso.

Nella mail, declassificata come «case number F-2014-20439, Doc No. C05794498», la segretaria di stato Hillary Clinton scrive il 31 dicembre 2012: «È la relazione strategica tra l’Iran e il regime di Bashar Assad che permette all’Iran di minare la sicurezza di Israele, non attraverso un attacco diretto ma attraverso i suoi alleati in Libano, come gli Hezbollah». Sottolinea quindi che «il miglior modo di aiutare Israele è aiutare la ribellione in Siria che ormai dura da oltre un anno», ossia dal 2011, sostenendo che per piegare Bashar Assad, occorre «l’uso della forza» così da «mettere a rischio la sua vita e quella della sua famiglia».

Conclude la Clinton: «Il rovesciamento di Assad costituirebbe non solo un immenso beneficio per la sicurezza di Israele, ma farebbe anche diminuire il comprensibile timore israeliano di perdere il monopolio nucleare». La allora segretaria di stato ammette quindi ciò che ufficialmente viene taciuto: il fatto che Israele è l’unico paese in Medio Oriente a possedere armi nucleari.

Il sostegno dell’amministrazione Obama a Israele, al di là di alcuni dissensi più formali che sostanziali, è confermato dall’accordo, firmato il 14 settembre a Washington, con cui gli Stati uniti si impegnano a fornire a Israele i più moderni armamenti per un valore di 38 miliardi di dollari in dieci anni, tramite un finanziamento annuo di 3,3 miliardi di dollari più mezzo milione per la «difesa missilistica».

Intanto, dopo che l’intervento russo ha bloccato il piano di demolire la Siria dall’interno con la guerra, gli Usa ottengono una «tregua» (da loro subito violata), lanciando allo stesso tempo una nuova offensiva in Libia, camuffata da operazione umanitaria a cui l’Italia partecipa con i suoi «parà-medici». Mentre Israele, nell’ombra, rafforza il suo monopolio nucleare tanto caro a Hillary Clinton.

(il manifesto, 20 settembre 2016)

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