occata a Trump e alla sua idea di una barriera con il Messico: "Un Paese circondato dai muri imprigiona sè stesso". Appello ai Paesi più forti: "Fare di più per i rifugiati"
NEW YORK - "Sono davanti a voi per l'ultima volta". Barack Obama ha aperto così il suo ultimo intervento all'Assemblea generale dell'Onu di cui oggi si apre la settantunesima sessione. Nel ricapitolare i "progressi" compiuti negli anni in cui è stato presidente, Obama ha ricordato la crisi finanziaria del 2008 - la peggiore dalla grande depressione degli anni '30 del secolo scorso - e come dopo questa "insieme abbiamo evitato un'ulteriore catastrofe e riportato la crescita globale alla crescita".
"Dobbiamo correggere la globalizzazione, ma no ai nazionalismi e ai populismi", ha detto non rinunciando ad dare una stoccata a Trump: "Un Paese circondato dai muri imprigionerebbe sè stesso", ha aggiunto difendendo l'integrazione globale e criticando le tentazioni isolazioniste, con un chiaro riferimento polemico alla proposta anti-immigrati del candidato repubblicano di costruire un muro con il Messico per impedire l'accesso di migranti.
Obama ha usato il suo ultimo discorso da presidente Usa davanti all'Assemblea generale delle Nazioni Unite per fare pressione affinché vengano aiutati di più "i rifugiati disperati nel trovare una casa". Secondo il commander in chief, "ci sono tante nazioni che stanno facendo la cosa giusta ma molte nazioni, specialmente quelle benedette dalla loro ricchezza e dalla loro posizione geografica, devono fare di più" sottolineando che questo non solo è dettato da un imperativo etico ma anche dalle ragioni di sicurezza nazionale. "Aiutare chi ha bisogno ci rende più sicuri".
Nel pensare ai milioni di persone costrette da violenze, guerre, catastrofi ambientali a lasciare le proprio case, si deve "pensare a quello che faremmo se succedesse a noi, a nostri figli", ha aggiunto Obama citando le ragioni di chi dice che i "rifugiati devono fare di più per adeguarsi agli usi e costumi dei Paesi ospitanti".
"Dobbiamo respingere qualsiasi forma di fondamentalismo, di razzismo e qualsiasi idea secondo cui esiste una superiorità etnica. Dobbiamo sposare la tolleranza che risulta dal rispetto per tutti gli esseri umani". "La nostra comunità internazionale deve continuare a lavorare con quelli che cercano di costruire, invece di distruggere".
"No agli uomini forti e a modelli di società guidate dall'alto - ha continuato Obama - La democrazia resta il vero percorso da compiere. C'è un crescente conflitto tra liberalismo e autoritarismo"; il modello statunitense non è l'unico giusto, ma "sarò sempre dalla parte del liberalismo contro l'autoritarismo", ha detto Obama. "Credo che la vera democrazia rimanga la migliore strada" da intraprendere, ha aggiunto.
"Il mondo oggi si trova davanti a una scelta: o andare avanti o tornare indietro. E noi dobbiamo andare avanti", ha scandito sottolineando la necessità di rafforzare la fiducia dei popoli. Perché "è più difficile governare se la gente perde la fiducia".
Il presidente ha anche lanciato un appello a "correggere la globalizzazione, ma no ai nazionalismi e ai populismi", ha detto. Bisogna "lottare contro le disuguaglianze e colmare il divario tra i più agiati e i meno abbienti", ha affermato davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York. "Per me - ha aggiunto - questa non è beneficenza. "Dobbiamo agire in modo ambizioso altrimenti le conseguenze saranno amare", ha sottolineato.
"La risposta non può essere un semplice rifiuto dell'integrazione globale ma lavorare affinché gli scarti siano colmati e risolti", ha spiegato. "Dopo la fine della Guerra Fredda possiamo dire che il mondo è più prospero che mai, ma le nostre società vivono nell'incertezza. Vorrei suggerire di proseguire e non tornare indietro a un mondo diviso. Per quanto imperfetti diritti umani, internazionali, democrazia, libero scambio, rimangono le basi per il progresso umano. Non mi sto basando su teorie ma su fatti reali che spesso dimentichiamo", ha detto Obama che ha parlato anche dei vantaggi che globalizzazione e capitalismo hanno portato in molti Paesi.
"Un mondo in cui l'1% dell'umanità controlla una ricchezza pari al 99% non è uguaglianza. Capisco che è sempre esistito il divario tra ricchi e poveri" ma ora "si è acuito" e "la tecnologia permette di vedere il contrasto per cui la persone hanno maggiore percezione delle ingiustizie e chiedono ai governo di fare qualcosa. Le economie funzionano meglio se si riduce il gap tra i salari, tra ricchi e poveri. L'obiettivo non è punire i ricchi ma rendere più equa la società e prevenire nuove crisi". Infine, ha concluso Obama "dobbiamo rifiutare qualsiasi forma di fondamentalismo, qualsiasi credenza di superiorità etnica", dobbiamo invece "rispettare tutti gli esseri umani".
"Per andare avanti, dobbiamo riconoscere i risultati raggiunti" e "non abbandonare i principi di governance responsabile e i diritti umani che restano le fondamenta del progresso umano in questo secolo"; ma "c'è bisogno anche di una correzione di rotta". Nel suo ultimo discorso Obama, ha invitato a riconoscere "i risultati raggiunti dal progresso per aumentare la fiducia nelle istituzioni". Ma ha sottolineato anche che "per andare avanti dobbiamo riconoscere che il percorso attuale richiede anche una correzione di rotta: troppo spesso coloro che lodano la globalizzazione dimenticano le diseguaglianze" che questa ha creato.
La Corea del Nord è una "terra desolata", ha affermato Obama. "C'è un forte contrasto fra il successo della corea del Sud e la terra desolata della Corea del Nord, che mostra come l'economia controllata dalla stato è una strada senza uscita".
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La Russia sta cercando di riguadagnare la gloria perduta tramite la forza [non come gli USA che esportano la democrazia a suon di bombe come in Afganistan, in iraq, in Libia, in Siria ed ora accanto ai Saud nello Yemen]", ha affermato il presidente americano, Barack Obama, all'Assemblea generale dell'Onu. Ma il mondo - ha aggiunto - è troppo piccolo per far risorgere "le vecchie mentalità". "Lo abbiamo visto in medio oriente, dove i leader perseguono gli oppositori politici o le minoranze. E questo ha aiutato a far crescere l'Isis". "Respingere qualsiasi forma di fondamentalismo o razzismo, inconciliabile con la modernità" ha detto Obama che senza mai fare riferimento specifico al presidente russo o ad altri leader mondiali, ha denunciato gli "uomini forti" che tentano di mantenere il potere attraverso la repressione in casa propria o creando conflitti al di fuori dei propri confini. Sulla Siria, Obama ha ribadito la necessità di ricercare una soluzione diplomatica che preveda l'invio di aiuti umanitari e una transizione politica.
"In Siria è difficile che ci possa essere una vittoria militare definitiva", ha ammesso Obama. Il presidente ha sottolineato che "dobbiamo proseguire nel tentativo dei trovare una soluzione diplomatica. La diplomazia è la vera chiave per fermare la violenza", ha detto il presidente facendo l'esempio di Israele. "Non si può affermare la propria leadership sminuendo gli altri. Israele sa che non può occupare in via permanente la terra palestinese". Ma, ha poi aggiunto, i palestinesi devono rinunciare ad incitare alla violenza.
Altro tema caro ad Obama, l'ambiente: Barack Obama è tornato a fare pressione sui leader globali affinché ratifichino l'accordo di Parigi sul clima: siglato lo scorso dicembre nella capitale francese, è stato sottoscritto al Palazzo di vetro la scorsa primavera da 175 Paesi; mai prima di allora un accordo Onu era stato firmato da così tanti membri in un solo giorno ma serve la ratifica affinché entri in vigore.
"Se non agiamo con coraggio, il conto che ci verrà presentato lo sarà con migrazioni di massa, città sommerse dall'acqua, scorte alimentari decimate e disperazione", ha detto Obama. "Ci deve essere un senso di urgenza per fare entrare in vigore l'accordo e aiutare i Paesi poveri a scavalcare forme distruttive di energia", ha aggiunto Obama che
nel corso dell'ultimo G20 tenutosi in Cina ha formalmente preso l'impegno sul clima insieme al collega cinese Xi Jinping.
L'accordo di Parigi prevede la limitazione dell'innalzamento della temperatura a 1,5-2 gradi Celsius rispetto all'era preindustriale, la revisione degli obiettivi fissati a Parigi ogni cinque anni e la messa a punto meccanismi di rimborsi per i Paesi più vulnerabili.
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