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Dico ma non dico, anche il corriere butta il sasso e nasconde la mano.
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Al momento gli stoccaggi europei e italiani sono pieni: il livello delle riserve di gas nei depositi sotterranei europei è vicino all’87%, in Italia è stato superato il 90%. Questo significa che il gas per riscaldarci questo inverno ce l’abbiamo. Detto questo, bisogna tenere conto delle variabili che potrebbero complicare la situazione: un’ondata di freddo improvvisa, interruzioni nelle forniture da altri Paesi, forniture di gnl inferiori a quelle preannunciate. Variabili che hanno portato l’ad di Eni a dire: «Puoi chiudere le frontiere, ma non si può, e puoi essere più deterministico nella positività. Il contributo addizionale del gas russo che speriamo ritorni è fondamentale, 20 milioni di metri cubi al giorno che sono tra il 9-10% del supply che sta arrivando in Italia. È importante che i rigassificatori funzionino, è importante che non ci siano problemi tecnici alle produzioni in Algeria o Egitto o interruzioni dalla Libia».
Se l’autorizzazione per il rigassificatore di Piombino arrivasse il 27 ottobre (data prevista, sulla carta), il gas inizierebbe a fluire da fine aprile, come ha spiegato Federico Fubini sul Corriere della Sera. Se invece tutto dovesse essere bloccato dai ricorsi, la Golar Tundra non potrà lavorare neanche nell’estate 2023. Il rischio è che il prossimo inverno la situazione sia molto più complessa di quanto non sia già.

L’Italia rischia davvero di restare senza gas? Domanda, stoccaggi, forniture: ecco cosa sapere
Il gas dalla Russia opriva circa il 40% del nostro fabbisogno, ora è intorno al 10%. Dopo lo stop delle forniture, la situazione si complica. Adesso gli stoccaggi italiani sono pieni, ma se non aumenta la capacità di rigassificazione il prossimo inverno sarà ancora più difficile