i98mark 3/1/06
Articolo interessante, ma per molti versi criticabile anche da uno come me, al quale nessuno mai si sognerà di dare il nobel per l'economia....
1) l'evoluzione dei tassi: siamo proprio sicuri che "alla fine" (cioè a fine 2006) i tassi a lungo riprenderanno a crescere e che questo determinerà lo sgonfiamento della bolla immobiliare (e della pratica del rifinanziamento) ? E che questo accadrà in concomitanza con una fase di tassi a breve molto elevati, al fine di contenere le spinte inflattive legate alla crescita economica ?
Di solito è poco prima di una fase di recessione che i tassi a breve superano quelli a lungo termine. Il mercato presagisce di essere al culmine della fase economica e anticipa la recessione che verrà con il calo dei tassi a lungo. Così facendo, con il gioco delle aspettative, concorre a determinarla...
Qui sta succedendo qualcosa di diverso: il mercato è spaventato da una serie di squilibri e di contraddizioni macroeconomiche (riguardanti USA, ma anche Europa, Giappone, Cina) è sicuro che questi innescheranno una fase recessiva "prima o poi" e che si tratterà di una recessione acuta, ancora più grave di quella che ha fatto seguito allo scoppio della bolla high tech. E' pessimista sulla gestione che viene e che verrà fatta di tali squilibri e della crisi economica che ne conseguirà.
Istintivamente, si tiene sulle scadenze brevi. Non solo. Per paradosso, la paura di una cattiva gestione degli squilibri macro è tale che gli incrementi dei tassi a breve in USA, anzichè riverberarsi sui tassi a lungo (come sarebbe normale in una fase di crescita economica non ancora prossima all'esaurimento, come in realtà sembra essere quella attuale), paiono quasi finire per attirare ulteriore liquidità sulle scadenze brevi.
(Modifica a correzione dell'intervento originale)
Sul lungo il mercato compra ad ogni rialzo dei rendimenti, determinando un ridimensionamento dei tassi effettivi a lungo termine (almeno in USA) e per il resto, per quanto possibile si tiene sulle scadenze a breve per lucrare sul premio alla liquidità in una fase di crescita dei tassi a breve
E' quasi paradossale, ma il calo dei corsi petroliferi rispetto ai massimi di 70$ ha finito per causare un ulteriore rallentamento dei tassi a lungo USA, riducendo preoccupazioni/aspettative di crescita inflattiva a medio/lungo termine.
Eppure è vero quello che scrive l'articolista e che disse anche Greenspan mesi fa, cioè che il calo dei corsi petroliferi sarà un generatore di crescita x l'economia USA, liberando risorse destinate al consumo privato ed aumentando ulteriormente la profittevolezza dell'attività aziendale... Questo dovrebbe tradursi in tassi più alti anche sul lungo.
Ma il mercato vede il bicchiere mezzo vuoto, non punta sull'ottimismo di una maggiore crescita e del rialzo dei tassi che ne verrebbe, bensì sulla minore inflazione, tenendo sempre l'occhio fisso, quando guarda alle scadenze lunghe, alla crisi che verrà, certo che la crescita economica del periodo 2004-2005 (e forse 2006) sia una sorta di "rimbalzo" rispetto alla fase recessiva del periodo 2001-2003 e che al rimbalzo farà seguito un ulteriore drastico calo del ciclo economico.
2) Europa (quella continentale, tendenzialmente area euro, esclusa GB e Scandinavia)
Il problema dell'Europa non è la mancanza d'acqua (liquidità) per abbeverare il cavallo (il ciclo economico). Di liquidità ne abbiamo in abbondanza e avere il tasso a breve all'1% piuttosto che al 2% (immettendo ulteriore liquidità nel sistema) non sembra poter risolvere il problema della scarsa crescita.
Che è duplice: a) occorre portare l'acqua al cavallo (cioè la liquidità deve essere resa disponibile per la crescita economica); b) occorre far sì che il cavallo, avuta l'acqua, beva (cioè che la liquidità, immessa nel ciclo economico, generi effettivamente crescita)
Nell'europa continentale non c'è il meccanismo del rifinanziamento del mutuo (apprendo che la Francia lo sta costruendo su base normativa in questi giorni) e l'investimento immobiliare finisce per sottrarre liquidità al ciclo economico, "immobilizzandola" nel mattone.
Non è un caso che dove i mercati mobiliari sono + inefficienti (perchè meno trasparenti, governati dalla logica del "caro amico mio" e del "furbetto del quartierino", per cui in borsa o sul mercato obbligazionario conta poco, per l'investimento, conoscere i bilanci della società e molto avere il numero di cellulare dei Ricucci, degli Gnutti, dei Tronchetti Provera, dei Marchionne ecc, perchè gli intermediari finanziari - banche e sim di emanazione bancaria - sono notoriamente inaffidabili), proprio lì la bolla immobiliare è più acuta e non porta un centesimo alla crescita economica.
Pesano poi l'inefficienza amministrativa e giudiziaria, la corruzione, la meritofobia, la gerontocrazia (i vecchi sono meno inclini al continuo avanzamento tecnologico, vero motore - insieme con le delocalizzazioni produttive - della crescita di produttività e di redditività dell'investimento aziendale negli USA. Se il potere e le risorse sono nelle loro mani, si acuisce il problema di portare l'acqua al cavallo).
Tutti elementi che spingono a non investire, ma a "rifugiarsi" nel mattone e a coltivare la fede nella "rendita". E che respingono gli investimenti dall'estero. E' questo il problema italiano, ma non solo.
Le soluzioni europee per portare l'acqua al cavallo sono state principalmente i tassi bassi, che incentivano l'investimento aziendale e il consumo, anche attraverso il prestito al consumo e la crescita dei deficit pubblici nazionali, rispetto ai quali si sono distinti per indisciplina Germania e Francia, presto seguite da tutti o quasi gli altri paesi euro, al punto che il rapporto deficit/PIL al 3% come vincolo del trattato di Maastricht è al momento poco più di una barzelletta.
In alcuni paesi, una soluzione aggiuntiva è stata quella dei prezzi alle stelle (con il meccanismo dell'inflazione occulta) che hanno dato alle aziende la possibilità di "attingere" la liquidità direttamente dalle tasche dei consumatori. Non è un caso che ciò sia successo in maniera più marcata nei paesi in cui maggiore era la "reticenza" all'investimento di privati ed aziende nazionali e stranieri (è di nuovo il caso Italia).
Si è provveduto quindi, in qualche maniera a mettere l'acqua a disposizione del cavallo.
Il nostro conundrum è il fatto che i cavalli europei raramente bevono come dovrebbero (forse solo in Spagna o in Finlandia) a volte bevono lo stretto indispensabile (penso alla Francia). Talvolta poi non bevono affatto (ed è il caso di Germania ed Italia).
Quindi non è mancata la liquidità, anzi .... ma questa liquidità, pure messa a disposizione del sistema economico, spesso non ha generato crescita economica ad un livello accettabile.
Sui perchè non è il caso di parlarne qui, ma dico che secondo me l'articolista sbaglia (sapendo di sbagliare) quando dice che il problema europeo è che si dovrebbero abbassare ulteriormente i tassi e quindi dare altra acqua al cavallo. Semmai non alzarli più di tanto (e non credo succederà, almeno finchè non c'è crescita)
La scelta tedesca di maggiori tasse, secondo me, potrebbe rivelarsi come un'altra maniera di drenare liquidità e di cercare di fare bere il cavallo attraverso l'investimento pubblico, anche se viene presentata come strumento per far rientrare il rapporto deficit/PIL nei parametri di Maastricht...