INPS a rischio default per colpa dello Stato e degli statali (1 Viewer)

big_boom

Forumer storico
inps verra' "minimizzato" per fare spazio ad un sistema previdenziale privato, ovviamente in mano a lobby USA
 

big_boom

Forumer storico
grazie per questo bellissimo post,sperando che gli itaglianni si sveglino dal letargo.

si svegliano solo quando si trovano nella m. credi a me

e' successo con le banche fallite, i conti bloccati o come in grecia con prelievi limitati

questo perche' gli errori si pagano non solo come individui ma anche come societa'
 

erbufalo

Forumer attivo
tito boeri naltro che fa sacrifici,185 euro extra al giorni e badate bene in un paese dove il deito sta alle stelle 81 euro per pasto.


 

DNGMRZ

ordine 11.110
Perché Boeri nasconde le pensioni pubbliche
Maurizio Blondet 4 aprile 2016 7


Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”.

Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36, bensì da 43 anni. Sono statali quasi tutti: 425 mila. A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate, 20 anni, dopo 25 i dipendenti degli enti locali. Vent’anni di ”lavoro”, e quarantatré di ozio pagato, senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri. “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”.

Quanto è la loro pensione?

Prendono, in media, 1500 euro mensili. Un regalo totale in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro): in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi. Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi ogni anno.

Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso per i baby pensionati.

Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10) costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore” pagante. Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps, la maggior spesa pubblica cumulata per gli anni di pensione eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno altri 14,8 miliardi di euro. Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente – per avere un dato di confronto – che la spesa complessiva annua per le pensioni è di 195 miliardi.

E non ci sono fra gli statali i pensionati minimi a meno di 500 euro mensili

Eppure Boeri ha preso cura di precisare che dai suoi progetti di tagli (contributi di solidarietà) “sono esclusi i baby-pensionati statali”. Perché? Potete immaginare il motivo: quelli sono una categoria potente, pericolosa e privilegiata. Appartengono all’Oligarchia Parassitaria e Inadempiente, intoccabile. Quella i cui stipendi aumentano anche quando quelli privati sono tagliati; che noi contribuenti dobbiamo pagare sempre più anche in questi anni di recessione, in cui un numero sempre maggiore di noi resta disoccupato. Insomma quelli che – come corpo – hanno in mano il Potere. Il potere che usano come una forza occupante nemica. Un corpo separato numerosissimo, con le loro famiglie, che forma un temibile blocco elettorale, che i politici compiacciono in tutti i modi che la loro demagogia escogita; e che come occupante di “posti”, se irritato o sfidato, può bloccare il funzionamento della società e dell’economia.

Sto esagerando? Fateci caso: L’Inps – che è governata di fatto dalla Triplice sindacale, ramo fondamentale del Parassita – pubblica e diffonde, in genere, solo le pensioni che ‘eroga’ ai privati; sulle pensioni pubbliche mantiene un delicato silenzio. Soprattutto, non dà mai ai media i dati pubblici e privati “insieme”, uno a fianco all’altro.

Chissà perché? Grazie ai nostri potenti mezzi investigativi e intellettuali, siamo in grado di avanzare l’ipotesi: per impedivi di fare confronti. Fra il vostro stipendio privato – se lo avete ancora – e il loro. Fra le loro pensioni e le vostre: quelle soprattutto rivelano la loro situazione di dominio su di voi e di privilegio scandaloso e indebito.

Perché? Perché un tempo la cassa di previdenza degli statali era una cosa a parte. Ma “è stata fusa nell’Inps a inizio del 2012 per evitarne la bancarotta”; scrive 24 Ore, “e ha portato un virus dentro le casse dell’istituto. Il virus è il deficit permanente della ex cassa pensione pubblica che perde a rotta di collo da anni”. Un buco “strutturale”, che è la causa prima della “voragine dei conti Inps”. Perché “ con la fusione nell’Inps le perdite e i disavanzi patrimoniali sono stati trasferiti e provocano le maxiperdite dell’Inps”.

Sono “trasferite” a chi, le maxi-perdite? A voi del settore privato, le hanno accollate: a voi pensionati del privato
. Che avete pagato i contributi (notoriamente troppo alti) non solo per voi, ma anche per loro. Infatti, i contributi dei pubblici “ non sono mai stati sufficienti a coprire le spese per pensioni, che tra l’altro rispetto al comparto privato sono assai più elevate come importo – Prestazioni che salgono a una velocità ben maggiore della crescita dei contributi”.

Di per sé, la vostra previdenza sociale, di voi privati, sarebbe in pareggio. Se l’Inps è in perdita di 9 miliardi l’anno, sapete chi ringraziare.

Vediamo: di quanto le pensioni pubbliche sono superiori a quelle dei privati?

Pensioni dipendenti pubblici: 1.772 euro, +72% su privati.
“Le pensioni vigenti dei dipendenti pubblici nel 2015 valgono in media 1.772 euro al mese, circa il 72% in più rispetto a quelle medie dei lavoratori dipendenti del settore privato (1.026 euro)”.

Capito?Voi pensionati privati prendete in media 1000 euro, e loro 1770. Anzi, la differenza a loro favore non fa’ che aumentare: “ Sulle nuove pensioni liquidate nel 2015 la differenza è tra 1.872 euro per i pensionati pubblici e 1.012 euro per i privati”. Notate che i pubblici dipendenti maschi superano i 2.200 euro mensili. Non male, vero? Tutto a spese vostre, perché loro non hanno pagato i contributi per meritare un simile premio.

Come si spiega la grande differenza? Dice 24 Ore: “con le carriere meno discontinue e più lunghe dei lavoratori pubblici”: ovvio, sono inamovibili e illicenziabili, se ci si prova il Tar del Lazio e la Corte Costituzionale li reintegrano nei loro privilegi, “e con le retribuzioni medie più alte rispetto al settore privato”.

Ci sono casi-limite come questo:

“96% pensioni tranvieri superiori a contributi”
Dai dati Inps pubblicati emerge anche che il 96% delle pensioni degli autoferrotranvieri è superiore a quanto si avrebbe avuto sulla base del calcolo contributivo. Nel 2015 il fondo trasporti, soppresso nel 1996, avrà un deficit di 918 milioni di euro e un debito di 19,8 miliardi”.


Ma quante sono, insomma, le pensioni dei privilegiati del pubblico impiego? “Le pensioni erogate dall’Inps Gestione Dipendenti Pubblici al 1 gennaio 2015 sono 2.818.300. La spesa complessiva ammonta a quasi 65 miliardi di euro, in aumento dello 0,75% rispetto all’anno precedente”.

Una spesa in bancarotta strutturale, che viene accollata a tutti noi: “Se si mettono in fila i bilanci dell’ex Inpdap si scopre che le perdita sono state di ben 110 miliardi negli ultimi 10 anni. Un colabrodo. Con lo Stato che ogni anno interviene a ripianare il buco miliardario”, ma solo in parte.


Capito o no? Se il”costo del lavoro” privato in Italia è troppo alto, se rimanete “meno competitivi” mentre voi siete pagati meno degli altri europei – la famosa forbice tra quel che ricevete netto in busta paga e quel che paga il datore i lavoro, quasi il doppio –, è essenzialmente perché pagate i contributi anche per gli statali. I quali occupano il tempo, quando sono in ufficio e quando non timbrano il cartellino per i colleghi assenti (uno su tre), a intralciare la vostra attività produttiva in tutti i modi che riescono ad immaginare. Ossessionati dal controllo su di voi, evasore fiscale potenziale – vi controllano perché sospettano che non li pagate mai abbastanza, che nascondiate qualcosa per voi dei vostri guadagni invece che versarli al Fisco, la greppia da cui si servono a man bassa.

Non ci sono statali né regionali o comunali, fra i 2,6 milioni d “minimi” a meno di 500 euro mensili. Queste gioie spettano solo ai privati. Ora, ricapitoliamo: i 425 mila baby-pensionati statali hanno una pensione media di 1500 euro da 40 anni. I pensionati pubblici, di oltre 1700 – che è il 72% in più di quel che prendono i pensionati privati in media. Non sarebbe giusto chiedere a loro un “contributo di solidarietà”? Un atto elementare di giustizia sociale?


Invece non si osa. Questa categoria s’è conquistata il privilegio di inamovibilità, illicenziabilità, ed aumento automatico degli stipendi,qualunque cosa succeda al paese. Il paese è da otto anni in recessione, poi in depressione grave, ma loro ogni tanto scioperano perché vogliono l’aumento. E nessuno cerchi di appurare quanto lavorano, quanto sono produttivi o improduttivi: hanno vintoo’concuorzo, e tanto basta.

Certe volte, nei miei sogni più folli, mi immagino di essere un riformatore, e avanzo la mia riforma più audace: una legge di un articolo, che dice: “Gli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici dipendono dall’aumento per Prodotto Nazionale Lordo. Sono passibili di diminuzione nella percentuale in cui il PIL, eventualmente, decresca”. Siccome il Pil, dal 2008, è sceso del 25%, gli statali si vedrebbero decurtare gli stipendi di altrettanto. Con questa “riforma”, spererei di rendere i dipendenti pubblici co-interessati al miglioramento dell’economia generale, ansiosi per i disoccupati del settore privato, per le fabbriche che chiudono; insomma di renderli solidali al comune destino, interessati al bene comune – dal quale oggi si sentono estranei. Come, appunto, una forza d’occupazione nemica.

Ma ve lo dico prima io: quella riforma è follemente impossibile. Non si troverebbe mai in Parlamento una maggioranza per attuarla e sfidare così il potere della Casta. Pensate che siccome il 62 per cento dei baby-pensionati pubblici sono nel Nord Italia, la Lega Nord si è sempre opposta a risanare quel bubbone di parassitismo. Del resto la moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, gode del privilegio in persona. Come insegnante è andata in pensione a 39 anni, nel 1992.

Così, come sempre, il “contributo di solidarietà” lo faranno pagare a voi. Pensionati o contribuenti Inps privati. Ha cominciato con questa storia dei 475 mila che prendono la pensione da 36 anni, dimenticando che ci sono 425 mila ex statali che la prendono da oltre 40; e adesso dicono che taglieranno un po’ “le pensioni più alte”. Ora, sulle pensioni alte, il prelievo aggiuntivo l’hanno già messo: del 6 per cento su quelle tra 91.300-150 mila euro annui lordi, del 18% su quelle superiori a 200 mila annui lordi. Escluse sempre le pensioni pubbliche, perché loro hanno vinto o’concuorzo.

Ma sapete quanto rende a questa sovrattassa? 12 milioni di euro l’anno. Una miseria, una briciola per quelle fauci insaziabili. Basta pensare che solo le due Camere – ossia la testa del Behemot, con i barbieri a 120 mila euro, e il noto bar ristorante di cui i deputati non pagano nemmeno i caffè – costano 1,5 miliardi annui. Non milioni, miliardi. Ossia mille volte di più della sovrattassa sui pensionati ricchi privati. Abbiamo ancora molto da “contribuire”. Siate solidali, con lorsignori.
 

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ordine 11.110
11 Gennaio 2020 di mittdolcino
La patrimoniale pagata dai poveri è in arrivo: sulle pensioni medio-basse, che non verranno pagate o solo quando sarete quasi morti. Per salvare le caste ed i grandi patrimoni. Si torna a Don Rodrigo, paga solo chi non è ricco, basta non sia nullatenente…




Nessuno se ne rende conto perchè nessuno – guarda caso – spiega la dura realtà dei fatti, con parole semplici. Pensate che addirittura esisteva una voce in Wikipedia, “Bolla Previdenziale“, ed è stata cancellata “da qualcuno” prima delle scorse elezioni nazionali, voce in cui si spiegava in modo abbastanza esaustivo che era solo questione di tempo prima che l’INPS saltasse. Che caso….

Ma cosa vuol dire far saltare l’INPS, in pratica? Quali saranno le conseguenze pratiche? Cerchiamo di spiegare l’arcano, ossia perchè l’Italia protegge i grandi rentier residenti e le annesse caste mentre chiede al popolino di pagare. Vedrete di seguito quanto è facile capire come il futuro andrà verso pensioni “dovute ma non pagate”. Ossia verso la richiesta di pagare più tasse e contributi a gente che ha poco ma non nulla, truffando nelle elezioni e coi media per non spiegare come stanno veramente le cose…


Un leauerato medio andrà in pensione a 69 anni visto che c’è la finestra di 6 mesi prima dell’erogazione

BASTANO POCHI NUMERI PER CAPIRE…
Ca va sans dire, nessun politico italiano sta facendo alcunchè per correggere il tiro, che sia destra o sinistra poco cambia. Anche perchè le caste politiche e soprattutto della magistratura sono “della partita”: infatti costoro sono i primi interessati a che paghiate voi che ci leggete, per mantenere i loro enormi privilegi. Comunque vada, anche le caste sbaglieranno i conti, statene certi (…).

Or dunque, due numeri in croce, uso i dati del 2018. Ve la faccio molto semplice per farvi capire, in una maniera che anche voi che mai vi siete interessati del vostro avvenire pensionistico riuscirete finalmente a comprendere (numeri grossi, non è necessario azzeccare al miliardo le previsioni per capire la sostanza): prima di tutto le entrate annuali dello Stato Italiani (ossia le tasse ed affini) ammontano al 2018 a circa 811/812 mld di euro, vuoto per pieno, di cui 505 mld di euro strettamente di tasse ed il resto (ca.235) tra contributi pensionistici e oneri vari, a cui si sommano circa 75 di “altre entrate correnti” che di fatto sono – tra le altre poste – la vendita delle frequenze telefoniche, le privatizzazioni ecc.

Invece le prestazioni pagate annualmente dall’INPS sono circa 345 mld €, di cui circa 267 mld € pagate come pensioni (la differenza nelle prestazioni in uscita sono le cd. prestazioni sociali non coperte da contributi, ca. 78 mld di euro annui, ad es. le pensioni sociali ma non solo, reddito di cittadinanza, ecc..,…). Le entrate contributive dell’INPS (ossia i contributi pagati dai lavoratori) sono invece pari a circa 227 mld € annui.

Come capite mancano all’appello tra entrate ed uscite INPS ca. 118 miliardi di euro, vuoto per pieno. Dunque, dovete sapere che lo stato paga circa 108-110 mld all’anno di pensioni prelevandole dalle tasse che voi pagate, per tenere in piedi l’istituto di previdenza. Nonostante tale trasferimento monstre di tasse dai conti dello Stato all’INPS, l’istituto va costantemente in deficit – ogni santo anno – per un ammontare che va da 5 a 10 mld di euro, ovvero le uscite sono costantemente più alte delle entrate.

La situazione ogni anno diventa sempre più esplosiva, accumulando deficit su deficit annuale. Chiaramente per colmare tale deficit sarà necessario presto o tardi aumentare le tasse, chiedendo ai contribuenti maggiori imposte per non far saltare il banco. Infatti, come vedete sopra, al netto delle prestazioni sociali, COMUNQUE anche le sole uscite pensionistiche sono MAGGIORI DEI CONTRIBUTI PAGATI ANNUALMENTE PER LE STESSE PER UN AMMONTARE DI ca. 30 mld € annui.





Prova del nove: come potete verificare dai DEF – documento di economia e finanzia sia gialloverde che giallorosso le entrate dello Stato ossia di fatto le tasse aumentano dagli 811/812 mld di euro del 2018 a 870 miliardi nel 2022 (con tasse pari a circa 555 al 2022, ossia 50 in più del 2018; e contributi a 251, in salita di circa 25 mld rispetto al 2018; mentre le altre entrate correnti sono stabili attorno a 70 mld annui).

Le previsioni di spesa per pensioni italiane sono per altro molto più ottimistiche di quelle di altri enti di ricerca…

RIASSUNTO SUI DRAMMATICI NUMERI PREVIDENZIALI
Sopra avete tutti i dati necessari per capire come andrà a finire. Stante un deficit perdurante ed immortale dell’INPS, stante il fatto che ogni anni gli italiani contribuiscono con quasi 110 mld di euro di tasse per non far saltare i conti INPS, stante il fatto che le aziende italiane se ne stanno andando all’estero,ad es. FCA in Francia, o chiudendo come ILVA, stante il fatto che l’occupazione italiana non sale, state il fatto che il PIL italiano resta perennemente stagnante e le paghe medie scendono (ossia anche i contributi, che sono in percentuale degli stipendi), ecco che possiamo ricavare cartesianamente come le entrate contributive – ossia le tasse – future dovranno necessariamente salire e NON scendere per tenere in piedi la baracca. Ovvero, più tasse e contributi per tutti, nonostante una pressione fiscale record!!

In pratica la crescita organica dei contributi senza maggiori oneri contributivi per i cittadini prevista per l’INPS da qui al 2022 è un sogno. O meglio, per centrare i conti bisognerà aumentare il versamento % dei contributi ossia le tasse. Stessa cosa per le imposte tout curt: TRADOTTO, serviranno sempre più tasse per pagare la differenza tra “buco” tra entrate ed uscite dell’INPS.

Aggiungete il fatto che molte persone in più rispetto al passato andranno in pensione o simile noi prossimi anni (quota100, reddito di cittadinanza, ecc.), et voilà, la matematica non è una opinione, stante le regoli attuali in Italia al 100% (centopercento) salterà il banco entro 3-5 anni, ossia diciamo a partire dal 2023. Dunque salterà il Paese.




Le promesse previdenziali dello Stato, un problema del mondo occidentale… che però l’Italia affronterà prima di tutti! (il famoso canarino nella miniera, o anche Italia come laboratorio sociale delle elites mondiali… che infatti l’Italia tassa pochissimo se si trasferiscono a vivere nel Belpaese,mentre tartassa i proprio concittadini)

In pratica si va diritti e filati verso un fascismo fiscale finalizzato al pagamento del debito prima che delle pensioni.
Si, perchè il debito è detenuto di fatto dagli stranieri e dalla BCE che ci impongono di pagarlo, in euro. Mentre le pensioni vanno agli italiani; dunque i detentori del debito, ossia dei grandi patrimoni, se ne fregano bellamente se gli italici moriranno di fame. Come in Grecia, lo vuole l’EU!

I politici senza arte ne parte – dalla Lega al PD nulla cambia – che ci sono oggi a Roma, che chiaramente si sollazzano andando in TV o al Papeete ma senza cambiare assolutamente nulla dello status quo fallimentare e progressivo, sono chiaramente conniventi. Sapete perchè? Assieme ai giudici, usati per implementare il fascismo fiscale là da venire visto che sono i maggiori percettori di pensioni di stato in euro, sono i primi interessati come casta ad intascare le prebende anche pensionistiche figlie del voler tenere in piedi un sistema ormai tecnicamente morto, a termine. Con le vostre tasse infinite (spiegammo sulla base del rapporto INPS del 2014 come i giudici percepiscano le più alte pensioni: da tale anno il dettaglio sui magistrati pensionandi è stato tolto da detto rapporto pubblico…, ndr).

Ben ricordando come in Italia ca. 2/3 del fatturato di una piccola azienda – la spina dorsale italiana – vanno già in tasse (!!!!)


Indaghiamo le “segrete tecniche” del furto di Stato in preparazione, per fregare i soggetti che hanno pagato contributi ma a cui non verranno pagate le pensioni.

Stante il quadro di cui sopra in cui è tecnicamente impossibile mantenere solvibile l’INPS senza un esproprio di massa, restano poche strade. Da una parte si potrebbe chiedere a chi ha accumulato patrimoni netti superiori, che so, ai 5 milioni di euro di pagare imposte straordinarie sul patrimonio. Ad es., il 20% dei loro averi per tenere in piedi il sistema, stante le regole attuali. Ma questo lo vedo improbabile, basti vedere la reticenza a far pagare ai miliardari Benetton per il disastro fatto con Autostrade.

O, viceversa, si possono mantenere intonsi patrimoni dei rentiers e privilegi della casta che percepisce enormi privilegi – e percepirà enormi pensioni, come i giudici -, fregando chi ha poco ma non nulla.

Per fare questo di fatto bisognerà, in un futuro sempre più prossimo in cui le entrate fiscali in assenza di un aumento delle tasse (difficile, visto che 2/3 del fatturato delle PMI, la colonna vertebrale dell’Italia, vanno già in tasse) non potranno più salire organicamente, prima di tutto evitare di pagare le pensioni.

Per fare questo ci sono tre strade:

    • ritardare il pagamento delle pensioni fino a poco prima della morte del percettore (strategia già in atto, ndr);
    • ridurre d’autorità o con trucchetti vari (…) le pensioni erogate;
    • ridurre il numero dei percettori anziani di pensioni, ad esempio fornendo meno sanità pubblica e di bassa qualità (non voglio considerare l’opzione di vaccinazioni obbligatorie di massa degli anziani per indebolire il loro sistema immunitario e farli trapassare in anticipo, per ora, …).
Ricordate un altro aspetto importante del problema: l’indicizzazione delle pensioni italiane esiste, ma è ancorata NON all’inflazione ma alla crescita del PIL. Ossia se l’Italia soffrisse una grossa crisi economica con crollo del PIL di, che so, il 20% le pensioni scenderebbero del 20%, anche in presenza di inflazione. Dunque, esiste in realtà una quarta opzione: far crollare l’economia in rapporto all’inflazione, aspetto che però toccherebbe le tasche anche della casta dei servitori di Stato, l’èlite di Stato, quelli che vorrebbero sperare di continuare a prendere laute pensioni pagate dagli italiani poveracci.



Si noti anche che sono già state introdotti negli anni delle clausole “alla Don Rodrigo” in Italia. Nel senso, ad es. limitare l’accesso alle pensioni di vecchiaia a soggetti che non abbiano contributi versati sufficienti ad avere 1.5 volte l’assegno minimo. Spero capiate che questo tecnicismo limiterà in futuro il pagamento di pensioni ai poveretti ma garantirà i pagamenti a chi percepisce pensioni elevati, ossia ai novelli Don Rodrigo (i giovani con paghe medio basse saranno quelli più danneggiati da tale prescrizione, ndr)

Su una cosa possiamo comunque stare certi, comunque vada e qualsiasi sarà l’opzione scelta: tempo un lustro circa ed in Italia ci sarà macelleria sociale, con una competizione mortale tra italiani. Della serie mors tua vita mea. Forse per questo si vuole limitare la circolazione di armi, per sperare di evitare scontri armati tra italiani? (per inciso: chi scrive vive all’estero da anni e non ha intenzione di tornare in Italia, ndr)

Soluzioni? Con questa classe politica, che sia Salvini a letto con Renzi o il PD sorosiano, NESSUNA. Anzi, forse solo una: smettere di giocare con una ruota truccata. Ossia non pagare più contributi italiani che MAI incasserete. Ovvero emigrare…

Vedo dalle statistiche che inconsciamente gli italiani, che restano mediamente scaltri a livello individuale, già lo hanno capito.

Distinti saluti

Mitt Dolcino
 

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