Macroeconomia Inflazione: cos'è, cosa dovrebbe essere, cosa non è, cosa non potrà mai essere. (1 Viewer)

Gaudente

Forumer storico
Trovata geniale.
Mettono nel paniere il prezzo di un gioco nuovo (50 euro ? non vivo piu' in Italia e quindi non ho un'idea precisa) e poi l'anno successivo ci mettono il prezzo dello stesso gioco in edizione economica a 10 euro (o meglio ancora, la copia taroccata dal marocchino a 5 euro :D)
E' cosi' che si fa calare l'inflazione :lol:
Ah, dimenticavo, naturalmente subito dopo la registrazione contabile del prezzo ribassato dell'articolo vecchio si provvede immediatamente a sostituirlo nel paniere con un'altra novita' a prezzo pieno, di modo da poter ripetere il giochetto ad libitum :D
 

Gaudente

Forumer storico
e io ho fatto una pernacchia a ste inflazioni e oggi ho scaricato tutti i miei btpi :)



secondo voi è buono e giusto prendere un' obbligazione legata all'euribor per replicare l'inflazione "reale"?

Secondo me no.
A mio avviso l'unica speranza e' farsi un paniere di valute high yield che paghino tassi reali e possibilmente abbiano anche uno sconto in termini di PPP (real brasiliano,lira turca, rupia indonesiana, mentre ho qualche dubbio sul peso messicano).
E si tratta beninteso solo di una speranza, visto lo scivolone che hanno fatto di recente :( (ma chi entra adesso secondo me puo' fare un ottimo affare :up:)
 

negusneg

New Member
Vorrei provare ad aprire una discussione dedicata all'inflazione (che i moderatori poi decideranno se lasciare come thread a sè stante o far confluire in qualche altro thread macroeconomico o dedicato a titoli come i BTPi), riprendendo il titolo da un vecchio MP del Negus :bow: in tema

E' una tematica che credo particolarmente importante, in quanto va ad impattare sulla vita e sulle scelte di tutti noi, in particolare di quei "piccoli risparmiatori" che investono per mantenere il potere di acquisto dei propri risparmi e non per speculare o cercare l'affare della vita.

In questi pochi giorni di vita della sezione ho letto qua e là qualche post sul tema, molti di essi caratterizzati da una sostanziale sfiducia nel metodo di calcolo dei valori ufficiali: sensazione di molti è che questi dati siano apertamente "taroccati" (e gli interessi non mancano: dai rinnovi contrattuali, al rispetto dei parametri UE, alla necessità di governi molto indebitati di "bruciare" parte del debito senza far troppo rumore). Altri (mi ci metto anch'io) pensano che i dati siano poco rappresentativi della vita dell'"uomo comune".

Questo un po' perché si tratta pur sempre di una media del pollo, un po' perché (faccio un esempio) se il governo mi impone di fare la revisione dell'auto ogni 2 anni invece che ogni 4, l'inflazione può non aumentare (perché magari il costo della revisione rimane sempre quello), ma il costo della vita aumenta, eccome.

Con la speranza che il dibattito possa essere lungo e costruttivo... :up:

Ringrazio Zh... :ops: ehm... Yunus80 per avere introdotto questo tema così controverso.

Chiedo scusa se per ora il mio contributo sarà limitato, ma sono sicuro che in futuro avremo modo di parlarne più a fondo.

D'altronde credo che in Italia sostenere che l'inflazione NON è "taroccata" equivalga a sostenere che ci sono dei politici onesti :lol: e quindi non mancheranno le polemiche.

Inizio con un invito alla lettura :reading:, per chi non lo conoscesse, di un corposo :D paper del Servizio Studi della Banca d'Italia, dal titolo L’introduzione dell’euro
e la divergenza tra inflazione rilevata e percepita, di Paolo Del Giovane e Roberto Sabbatini, Dicembre 2004


Sintesi non tecnica

Dall’inizio del 2002 nell’area dell’euro, e in Italia in particolare, i consumatori hanno percepito un incremento dei prezzi nettamente superiore a quello registrato dalle statistiche ufficiali. I forti aumenti percepiti sono stati posti in relazione con l’introduzione dell’euro; la credibilità delle misurazioni ufficiali è stata insistentemente messa in dubbio.
Rispetto a un dibattito spesso caratterizzato da una conoscenza approssimativa delle variabili in discussione, questo lavoro definisce in primo luogo l’oggetto di indagine e mira poi a capire, con riferimento all’Italia, se le osservazioni che scaturiscono dall’esperienza personale siano davvero inconciliabili con quanto desumibile dalle statistiche ufficiali.
La prima parte dello studio discute alcuni aspetti delle metodologie e delle procedure di rilevazione seguite dall’Istat nel calcolo dell’indice dei prezzi, concludendo che, nonostante la presenza di alcuni elementi di incertezza, non vi sono evidenze che suggeriscano una sistematica sottostima dell’inflazione. Peraltro, contrariamente a quanto spesso sostenuto nella discussione pubblica, le statistiche dell’Istat colgono i rincari eccezionali di specifici prodotti, anche se ciò non è rilevabile pienamente dai dati diffusi pubblicamente, relativi alla media delle singole quotazioni. Inoltre, il trattamento di alcune voci specifiche (quali la frutta e gli ortaggi freschi o le assicurazioni sugli autoveicoli) può determinare uno scostamento tra l’andamento misurato dei loro prezzi e quello percepito, ma non tale da giustificare la generalità del fenomeno e la sua intensità.
Altri fattori hanno concorso a determinare il divario, riconducibili sia al modo in cui si formano le percezioni individuali di inflazione, sia all’effettivo andamento dei singoli prezzi in concomitanza del changeover e nel periodo successivo.
In primo luogo, i beni e servizi che fanno parte del paniere Istat sono acquistati dal singolo consumatore con frequenze molto diversificate, da giornaliera a pluriennale. Nel periodo successivo al changeover i prodotti consumati più spesso hanno subito rincari maggiori di quelli acquistati più di rado. Nel caso in cui le percezioni di inflazione siano influenzate maggiormente dall’andamento dei primi, ipotesi particolarmente plausibile nel periodo di apprendimento di un gran numero di nuovi prezzi in euro, tali andamenti sono coerenti con la percezione di un aumento dei prezzi superiore a quello indicato dalle statistiche ufficiali.
In secondo luogo, in concomitanza con il changeover si osserva un forte incremento della quota di prezzi variati, sia al rialzo sia in diminuzione; nel settore dei servizi, inoltre, si registra una percentuale superiore rispetto al passato di aumenti molto elevati. Nell’ipotesi che le percezioni individuali siano maggiormente influenzate dal rincaro di un bene piuttosto che da una diminuzione equivalente – o riflettano in maniera eccessiva le variazioni estreme – tali andamenti sono coerenti con un incremento di tali percezioni superiore a quello dell’inflazione misurata.
In terzo luogo, l’inflazione subita dai singoli consumatori riflette l’andamento dei prezzi dei beni e servizi che compongono il paniere personale di spesa. Nella misura in cui questo differisce da quello medio dell’intera popolazione, l’inflazione individuale può divergere da quella calcolata per l’insieme del Paese. Ciò sembrerebbe poter spiegare perché la percezione di inflazione è più elevata per i consumatori appartenenti a certe classi, in particolare quelle meno abbienti. Dalle stime dell’inflazione subita dalle famiglie a seconda della classe di spesa, tuttavia, non risultano differenze di rilievo per il biennio 2002-03.
Quest’ultimo risultato, d’altra parte, non implica necessariamente che la sensazione di un impoverimento da parte di alcune categorie di consumatori sia infondata. Essa può dipendere non soltanto da una valutazione basata sull’inflazione da esse subita, ma anche da altri elementi che condizionano la situazione economica individuale. Possono aver avuto un ruolo rilevante, in particolare, la forte dinamica dei prezzi di voci non comprese nel paniere su cui si basa l’indice dei prezzi (le abitazioni) e quella molto modesta dei redditi, in particolare per alcune classi di lavoratori.
Infine, i mezzi di informazione hanno dedicato un’attenzione eccezionale all’andamento dei prezzi e al contrasto tra le percezioni dei consumatori e le statistiche ufficiali, pur in presenza di una sostanziale stabilità dell’inflazione misurata; bruschi aumenti delle percezioni hanno coinciso con picchi senza precedenti nella numerosità degli articoli in cui compaiono parole chiave strettamente connesse con questo dibattito. Ciò suggerisce che il legame di reciproca influenza tra le percezioni di inflazione e la copertura mediatica del fenomeno può aver avuto un ruolo rilevante.


 

negusneg

New Member
Riporto poi alcuni stralci da una discussione sui BTPi che nacque da un post di zerocoupon :D

zerocoupon il 16/6/07:

Esiste un PICCOLO particolare che a mio avviso va tenuto in debito conto:

è l'indice dell'inflazione (HICP o Istat che sia) che viene manipolato dai governi e, come ormai acclarato, questo indice, per quanto riguarda Eurozona, rimarrà nei secoli intorno al 2% mentre i tassi andranno dove li porta il vento anzi il Trichet di turno.

In teoria il tuo ragionamento non fa una grinza però.. c'è il "particolare" di mezzo.

Se poi prendiamo per esempio - seppur con tutte le limitazioni del caso - il periodo corrente, per compensare gli attuali tassi (ad un anno) i titoli Inflation Linked dovrebbero pagare uno spread del
2,78% (oltre all'inflazione HICP 1,80% a maggio).

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negusneg:

Ai prezzi di venerdì (92,6) il BTPi 2037 rende il 2,73 (oltre all'HICP). Quindi non siamo lontano dai livelli che hai indicato.

Ma non è quello il punto. Sull'inflazione ho opinioni molto diverse da quelle correnti qui su FOL.

L'indice ormai viene calcolato con metodologie molto simili in tutta Europa. Gli unici che sono convinti che sia "manipolato", "taroccato", "pilotato" siamo noi italiani.

Forse perchè a barare, in Europa, non ci batte davvero nessuno
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La metodologia è la stessa, però, ed è quella che venti anni fa segnalava che l'inflazione aveva superato il 20%.

Sulle ragioni per cui la "percezione" dell'inflazione è così diversa si potrebbero scrivere dei libri. Io
ho le mie idee, ma è un discorso troppo lungo per poterlo liquidare in poche righe.

Un ruolo molto pesante, però, lo gioca proprio questa nostra passione per la dietrologia. Basta fare un salto nelle sezioni azionarie per accorgersi che nessuno ammette di avere cappellato un'operazione, ma sono tutti vittime dei poteri forti che manovrano dietro le quinte per fregargli dei soldi.

Quando i popoli primitivi non riuscivano a spiegarsi qualche cosa, del resto, ricorrevano alla magia o al sovrannaturale...



zerocoupon:

Non cerco la magia nè il sovrannaturale, mi attengo semplicente ai fatti:
- intanto per avere un rendimento superiore all'inflazione occorre aspettare il 2037;
- il rendimento di un BTP di analoga scadenza non potrebbe rendere forse di piu', chissa?

- a titolo esemplificativo, visto che questi titoli dovrebbero coprire l'investitore dall'inflazione, cito questi esempi:
BTPi 35 2,35% dal 1.1.2007 ha perso l'11,30%
ETF Lyxor Inflation (composta da titoli di stato) ha perso il 5% ca da fine ottobre 2005 senza considerare che ha capitalizzato le cedole.
Mediobanca Inflation Linked 2012 da inizio anno ha perso il 3,54%, emessa nel 2006 a 100 quota 89,88
ecc.ecc.ecc.

- è vero o non è vero che le dichiarazioni della BCE ripetono fino alla noia che l'obbiettivo principale (che è poi l'unico che BCE ha) è quello di mantenere l'inflazione al 2%?

- è vero o non è vero che BCE
farà di tutto utilizzando la leva dei tassi per contenere questo indice intorno al 2% utilizzando CURE PREVENTIVE e non a posteriori?

è vero o non è vero che tutti i governi sono particolarmente interessati a che l'indice ufficiale rimanga intorno al 2% per non innescare aumenti salariali?

- siamo sicuri che il paniere armonizzato risponda effettivamente alle esigenze correnti?

Per una corretta informazione preciso anche che:
- ho sottoscritto l'ETF in questione in un momento di tafazzismo;
- a pensare male a volte non sono solo gli italiani si puo' chiedere ai tedeschi, francesi come la pensano si potrebbero avere belle sorprese.



i98mark:

La mia opinione è nota ed è quella che i panieri siano inadeguati ... non voglio dire "taroccati", anche se qualche volta lo scrivo...
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Non sono un esperto di scienze statistiche, in grado di investigare sulla composizione dei panieri per dire se rifletta correttamente o meno l'andamento dei prezzi...

Però noto che, diversamente dagli "anni belli" dell'inflazione galoppante (si fa per dire, perché l'inflazione colpisce sempre i ceti più deboli ed è in quanto tale iniqua), oggi le Banche Centrali godono tutte di assoluta autonomia (formale) nel determinare la politica monetaria...

Ed il Nixon entrato nell'aneddotica perché chiamava il Bernanke dell'epoca (mi sfugge il nome) invitandolo a freg.arsene dell'inflazione e a tenere bassi i tassi, oggi non sarebbe più ipotizzabile...

Eppure dell'inflazione ci sarebbe un gran bisogno, dal punto di vista dei governi: come altrimenti bruciare il debito generato dalla enorme mole di liquidità immessa nel circuito economico in questi anni ?

Il vecchio rimedio dell'inflazione lasciata correre è, come detto, inservibile...

Soccorrono allora i panieri, oltre ad una serie di ulteriori elementi, come quello della valutazione, al fine dei rialzi del tus, della cd. inflazione "core", depurata dei costi di carburante, energia e cibo... 3 cose di cui chi ha redditi bassi e magari qualche soldino da parte che vorrebbe vedere rendere adeguatamente può privarsi agevolmente
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.

I panieri, tenendo l'inflazione stabilmente bassa, fanno sì che vi sia spazio di manovra politico fra governi e banche centrali per negoziare un andamento dei tassi che consenta di far scappare un po' di inflazione, senza dirlo troppo in giro...



negusneg (rispondendo a zerocoupon):

Ciao zerocoupon.

Ci conosciamo da tempo e ci tengo a dire che ho sempre apprezzato i tuoi interventi. Non mi riferivo specificatamente a te, ho solo fatto un inciso polemico su alcune affermazioni (spesso superficiali) che sull'argomento inflazione circolano qui su FOL.

Ma veniamo al punto. Dici che per avere un rendimento superiore all'inflazione occorre aspettare la scadenza. E aggiungi che un BTP potrebbe comunque rendere di più.

Sono verissime entrambe le affermazioni, però... un BTP potrebbe anche rendere di meno, se è per quello, e comunque non ti da la garanzia di un rendimento reale positivo NEMMENO a scadenza.

Quello che ho sempre confutato è che investire in titoli a tasso fisso per finalità di lunga durata (previdenza, per i figli, per impegni a lunga scadenza) sia una scelta efficiente e/o razionale. In caso di fiammate inflazionistiche violente con quelli rischi comunque un bagno di sangue, con i BTPi no. Ammesso che la durata del BTPi sia coincidente con l'orizzonte temporale dell'investimento.

Citi una serie di titoli che, negli ultimi mesi, hanno accusato delle pesanti perdite. Sfondi una porta aperta. Proprio in questo 3d (ed in tantissimi altri) ho sempre messo in guardia rispetto al fatto che i tassi erano troppo bassi e che le obbligazioni a lunga erano troppo rischiose. In altri 3d mi sono anche accapigliato con qualcuno
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sostenendo che era molto meglio stare su titoli corti e/o indicizzati, quando di CCT (a differenza di adesso
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) non ne parlava ancora nessuno.

C'è stato un momento in cui questo BTPi offriva un rendimento reale dell'1,70%, un po' poco per affrontare un investimento quasi trentennale. Oggi siamo oltre il 2,70% e quindi la situazione è completamente diversa anche se, come ho scritto sopra, sono ancora cauto.

Mi dispiace che tu abbia avuto una perdita investendo nell'ETF, ma sono pronto a scommettere che ben pochi in quest'ultimo anno siano in gain sull'obbligazionario
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Ed è vero che la BCE farà di tutto per mantenere l'inflazione sotto al 2%, come del resto prima di lei ha sempre fatto la Bundesbank, ma questo non ha impedito che anche in Germania negli anni 70-80 l'inflazione raggiungesse picchi superiori al 10%.

Certamente, non arrivò al nostro 20%
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, ma si trattò pur sempre di un livello sufficiente a decurtare significativamente il capitale in pochi anni.

Per questo non mi stancherò mai di dire che quando si investe in titoli a lunga scadenza occorre una grande cautela. Eventi come lo shock petrolifero degli anni 70-80 sono molto rari, ma gli effetti sono potenzialmente devastanti. E mentre queste obbligazioni possono offrire una valida copertura, i BTP lasciano completamente esposti a questi rischi.

Oggi l'inflazione sembra definitivamente sconfitta ma nessuno può seriamente escludere che in futuro il problema si ripresenti, soprattutto se parliamo di decenni!




negusneg (rispondendo a i98mark):

E veniamo ai panieri
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come sollecitato anche da zerocoupon (siamo sicuri che il paniere armonizzato risponda effettivamente alle esigenze correnti?)

Che qualche problema ci sia è indubbio. Penso però che non sia tanto di misurazione (nè tanto meno di "taroccamento") quanto di comprendere bene come sono composti e quale funzione svolgono.

La realtà quotidiana ci dice che rispetto a qualche anno fa ci sentiamo tutti un po' più poveri, mentre le statistiche ufficiali ci dicono che da qualche anno l'inflazione è quasi inesistente. Chi ha ragione? Secondo me tutti e due.

E' vero che approfittando dell'introduzione dell'euro alcune categorie di monopolisti hanno speculato vergognosamente aumentando le tariffe in misura insopportabile; che parecchi commercianti ci hanno marciato sopra; che i prezzi di alcuni generi di largo consumo sono raddoppiati.

Ma è anche vero che sotto casa mia all'introduzione dell'euro un caffè costava 1.700 lire e tuttora costa 0,85 euro. E che in generale tendiamo a ricordarci più i prezzi che sono cresciuti molto rispetto a quelli che sono cresciuti poco o che addirittura sono calati.

Senza fare il solito esempio dei computer, o delle tariffe telefoniche, basta pensare all'arredamento: l'apertura dell'IKEA ha costretto TUTTI i commercianti del settore a ridurre i prezzi, anche significativamente. E l'abbigliamento è un altro settore dove i prezzi non sono certo aumentati. La concorrenza dei cinesi, grazie al cielo, qualche effetto positivo l'ha anche prodotto.

Ma un altro grande equivoco nasce dal fatto che mentre il paniere riguarda un insieme di beni di consumo, la stragrande maggioranza degli italiani si è trovata in questi anni a destinare una fetta ormai preponderante delle proprie entrate per l'abitazione, che notoriamente, a differenza di quello che avviene in Islanda
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, non è compresa nell'indice.

Chi vive in affitto ha visto il canone raddoppiare. E spesso, purtroppo, è proprio questa la fascia di popolazione che ha redditi più bassi, redditi che sono sostanzialmente rimasti al palo. Ci credo che tanti facciano davvero fatica ad arrivare alla fine del mese.

Ma almeno altrettanti in questi ultimi anni hanno comprato casa, accollandosi spese non indifferenti per pagare le rate del mutuo. E questi però, anche se ugualmente devono sopportare sacrifici notevoli, sono in una situazione ben diversa. L'altra sera in televisione intervistavano una coppia con due figli: reddito netto di quasi 3.000 € mensili ed una rata di mutuo di 2.000 €. Capisco che facciano fatica ad arrivare alla fine del mese, ma siamo proprio sicuri che sia colpa dell'inflazione?

Secondo me piuttosto è vero che, a salari sostanzialmente stabili, parecchi italiani hanno enormemente aumentato le spese in beni capitali (e non di consumo) come la casa, ma così facendo non possiamo trascurare che hanno notevolmente aumentato la loro ricchezza patrimoniale!

Quanto all'era di Nixon, non ho nessuna nostalgia dell'allora chairman della FED (si chiamava Arthur Burns). E credo che se Bernanke, o Trichet, possono persino sembrare paranoici continuando ad agitare lo spettro di un'inflazione che apparentemente non costituisce più un problema è proprio per evitare il ripetersi di quell'esperienza che nel giro di qualche anno portò (allora veramente
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, altro che adesso!) all'impoverimento di milioni di persone ed alla devastazione di notevolissime quote di risparmi.



 

negusneg

New Member
i98mark:

Caro Negus, rispetto appieno il tuo punto di vista e scorgo nella tua argomentazione degli elementi di arricchimento anche per il punto di vista opposto...

Trovo importanti e realistiche le considerazioni sia sulla quota di capitali che l'italiano medio ha oggi investiti in beni di investimento, sia le considerazioni su alcuni prezzi che non sono aumentati, soprattutto, per il diffondersi di beni di sostituzione: è l'esempio che facevi dei mobili dell'IKEA (che peraltro ha costretto tutti gli altri ad abbassare i loro prezzi ma con l'euro ha fortemente rialzato i propri) ma anche quello delle macchinette da caffe in commodato d'uso (quelle a cialda) così diffuse negli uffici, che di fatto hanno costretto i baristi, per tamponare l'emorragia di clienti, a tenere fermo il prezzo del caffe...

Come sempre quando si comincia così, c'è un però: pensa infatti ai computer o a molti prodotti di elettronica di consumo, per i quali è vero che diminuiscono costantemente di prezzo, ma è anche vero che sono costantemente introdotti nuovi software le cui caratteristiche richiedono macchine più potenti...

Ecco allora che si crea un vero meccanismo di "commercializzazione deflattiva" dei prodotti, che prevede periodi di obsolescenza molto brevi, durante i quali il nuovo computer messo in vendita cala vertiginosamente di prezzo (così concorrendo a deflazionare i prezzi) mentre viene sostituito da un oggetto diverso, nuovo ed indispensabile per lavorare con i nuovi software, la cui messa in commercio (al primo prezzo di vendita, che non è basso) non genera incrementi nei prezzi trattandosi di un prodotto nuovo.

E fin qui parliamo di prodotti di consumo la cui obsolescenza è comunque effettivamente "tecnica", anche se, restando ai computer, i software più recenti sempre più spesso sembrano rispondere con le loro nuove funzioni ai bisogni del produttore e dell'industria di riferimento, piuttosto che a quelli degli utilizzatori.... e non è il solo caso
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Poi ci sono beni che siamo costretti a sostituire attraverso una determinata politica del materiale di consumo (nuove batterie dei cellulari che costano leggermente meno del nuovo cellulare, costringendo di fatto al ricambio ogni 2 anni; nuove cartucce di stampanti che costano leggermente meno della stampante di nuovo modello con cartuccia incorporata... ecc.)

Per finire con i beni di consumo da sostituire in rispondenza al criterio di obsolescenza "consumistica", cioè che devono essere sostituiti perchè "fuori moda", attraverso un bisogno indotto dai meccanismi della comunicazione commerciale sui mass media...

Il quadro comincia a completarsi... vogliamo aggiungere le raffinate strategie di tariffazione di alcuni monopolisti ?

Vedi Autostrade Spa, per le quali toccò al solito Gabibbo scoprire che l'obbligo di contenimento dell'incremento dei prezzi dei pedaggi nell'ambito dell'inflazione veniva aggirato aumentando in misura modestissima o nulla i pedaggi su tratti della rete poco frequentati, ed in misura anche tripla o quadrupla rispetto all'inflazione su tratti della rete molto frequentati, specie se di dimensioni ridotte...

Temo che l'incremento dei prezzi delle abitazioni in acquisto, piuttosto che degli affitti sia senz'altro vero, ma si inserisca, per così dire, nel contesto generale: dinanzia ad un incremento molto elevato e diffuso alla gran parte dei prezzi, perché questi sarebbero dovuti restare indietro ?

Grazie per Burns
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Ieri sera ero stanco e avevo poca voglia di fare ricerche in internet...

Al volo un'altra considerazione: se l'inflazione non sale con le materie prime in prossimità a massimi storici di prezzo ed il PIL USA cresciuto, lo scorso anno, in misura considerevolissima, come ci si aspetta che possa salire ora che siamo comunque sulla china discendente dell'attuale ciclo economico globale ?

E' per questo che - e qui ci ritroviamo - lascerei perdere i titoli con rendimento agganciato all'inflazione: potranno tornare ad avere rendimenti interessanti solo dopo un'eventuale revoca dello status istituzionale (e costituzionale, in molti paesi) assunto dalle Banche Centrali rispetto ai loro poteri sulla moneta, revoca che consentirebbe ai governi di avere "mani libere" sull'inflazione.

Tutto può succedere, ma non mi sembra che ci sia in vista nulla del genere...
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s8audi:

Citazione:
Originalmente inviato da i98mark
Ecco allora che si crea un vero meccanismo di "commercializzazione deflattiva" dei prodotti, che prevede periodi di obsolescenza molto brevi,

pensa anche alle auto
con la caz.zata di euro 3-4-5-6 , la gente dopo 3-4 anni cambia la macchina, prendendoci 2 soldi perche' anche se oggi compri un euro 4, gia' nel 2009 secondo le direttive UE ci sara' l'euro 5, e nel 2011 l'euro 6
Quindi, nel 2011, chi si comprera' il tuo "catorcio" euro 4, quando ci sara' gia' l'euro 6? (cosi' come oggi, chi si compra una euro 2? )
Gia' dopo il primo anno quasi tutte le auto perdono circa il 40% del prezzo pagato.
Con questa scemenza delle norme antiinquinamento, di fatto abbiamo reso un favore ENORME all'industria automobilistica, trasformando in "usa e getta" le auto, visto che dopo 4-5 anni l'usato vale 2 soldi, non te locompra nessuno, e l'unica soluzione e' comprarne una nuova dandola al concessionario che se la riprende, a costo zero (ti vende a prezzo di listinol'auto nuova, facendoti una discreta valutazione sul tuo usato, che e' semplicemente lo sconto che ti avrebbe fatto dal listino se non gli avessi portato l'auto) e cosi' hai la tua nuova euro 6, che consumera' un pochino di meno, e inquinera' un pochino di meno . Peccato che per produrre la tua nuova auto, e' stato generato molto piu' inquinamento (pensa solo alle plastiche dei cruscotti, alla verniciatura, ai circa 1500-2000kg di metalli usati per il telaio, il motore e tutto il resto) di quanto possa inquinare la tua auto in tutta la sua vita
E il bello e' che lo stato , non solo permette tutto cio', ma incrementa questo sistema con i contributi rottamazione



negusneg (rispondendo a i98mark):

Complessivamente mi trovo anche io d'accordo con quanto scrivi.

Resta il fatto che quest'anno ho sostituito con 400 € il vecchio computer di casa. Il primo che comprai, diversi anni fa, costò 3 milioni.

Sulle previsioni di rendimento dei titoli indicizzati all'inflazione concordo con te. Con una precisazione però: per chi ha esigenze davvero di lungo termine (per motivi previdenziali, etc.) restano un tassello imprescindibile nella costruzione del portafoglio.

Mentre al contrario proibirei per legge a chi ha una aspettativa di vita inferiore ai cento anni i BTP trentennali
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. In pratica li riserverei ad assicurazioni, banche, fondi pensione, etc.

Perchè OGGI possiamo ragionevolmente prevedere un futuro a bassa inflazione, ma in trenta anni può davvero succedere di tutto.




Poi, prima che la discussione prendesse altre pieghe ci fu anche un intervento di scoglio24:

Non credo nell'inflazione rilevata dall'ISTAT.

A mio avviso due sono i punti critici: la rilevazione dei prezzi (sigarette; quali?; alcolici: quali?, trasporti: quali?; ecc. ecc.) e la formazione del paniere, i beni e servizi in percentuale che formano il paniere.

Leggende metropolitane (?) volevano, qualche anno fa, che fossero considerati il prezzo delle "fascine" nella voce combustibili e nella voce sigarette, il prezzo delle "nazionali" (per i più giovani sigarette introvabili il cui prezzo per anni rimase fissato in circa duecento lire al pacchetto). E oggi .............. ?

Il paniere invece pare venga quantitativamente stabilito considerando l'insieme dei consumi degli italiani come se fossero fatti da un unica famiglia. E' praticamente la statistica del "pollo" ). Non ho ancora ben capito poi con quali criteri un bene entra e esce dal paniere.

Due semplici esempi su due paremetri che dal duemila sono aumentati di tantissimo e che per il paniere ISTAT praticamente non esistono.

L'abitazione e le assicurazioni RCA.

Gli affitti incidono sul paniere per il 3% circa perchè soltanto il 20% circa delle famiglie italiane vive in affitto. L’indice generale, che considera, appunto, l’Italia come un’unica famiglia, viene condizionato da questo fatto. Pertanto una spesa sostenuta da meno del 20% viene ripartita sull’intera popolazione. Se invece l'abitazione si acquista, questa non entra nel paniere in quanto è considerato un investimento.

Il peso dell’assicurazione RCA, che incide nel paniere per l’1,5%, circa è considerato valutando i premi pagati nell’anno dalle famiglie al netto dei rimborsi. Cioè si tiene conto dei rimborsi che si ottengono in caso di incidente. Paradossalmente se questi ultimi eguagliassero le spese avremmo 0% come incidenza. Tale modalità di calcolo penalizza lefamiglie che non hanno subito sinistri e in ogni caso trascura che anche nel caso di sinistro quella è un entrata che và comunque spesa.

Sul sole24ore, (non ricordo la data) fu calcolata l'inflazione Italiana considerando invece del paniere ISTAT quello usato in Germania e in Inghilterrà, se non ricordo male questa risultò oltre il 3% . E non mi pare che gli stili di vita dei tedeschi e degli inglesi differiscono molto da quelli italiani.

C'è inoltre da troppi anni una differenza non lontana dal 100% fra i costi alla produzione e quelli al dettaglio. E' vero che noi importiamo molto, anche dalla cina, il chè delle volte contribuisce ad abattere il costo al dettaglio. Ma evidententemente i nostri commercianti sono dei santi (?) perchè si sobbarcano tutto l'onere di assorbire la differenza fra i prezzi alla produzione e quelli al consumo.

E poi, perdonate la dietrologia, l'inflazione si è dimostrato un dato troppo importante per una nazione da poter essere affidato da un "governo" a dei "semplici" tecnici. A maggior ragione oggi coi titoli di debito legati a questa. Praticamente se la cantano e se la suonano da soli.

saluti

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negusneg

New Member
Questo è quanto, per stasera :D

Voglio solo aggiungere che su questo tema ho litigato innumerevoli volte, con mia moglie, i miei amici, coi colleghi...

A dimostrazione che il fatto che l'inflazione (così come viene calcolata dall'Istat) sia taroccata è convinzione consolidata ed inattaccabile della stragrande maggioranza della popolazione italiana.

Nonostante le metodologie di calcolo ormai siano le stesse armonizzate per tutti i paesi europei (decise in seno all'Eurostat). Nonostante che, come ricordava mostromarino, il dibattito ed il confronto su queste metodologie sia continuo a livello mondiale e coinvolga i maggiori esperti nel campo della statistica.

Nonostante l'inflazione qualche mese fa fosse arrivata fino al 4% (ed oltre) quando tutti erano convinti che sarebbe rimasta al 2% per sempre. E nonostante le metodologie, pur essendo state nel frattempo ulteriormente affinate, siano sostanzialmente le stesse di quando l'inflazione raggiunse il 20% negli anni '70.

Ma come ricordava Yunus80, citando una mia frase, il vero problema è: che cos'è l'inflazione? e cosa, invece, crediamo che sia, ma in realtà non è?

L'idea stessa di inflazione percepita è una bestemmia in termini statistici, perchè presuppone un elemento di soggettività che l'indagine a campione non ha alcun interesse a prendere in considerazione.

La mia inflazione sarà sempre per definizione diversa dall'inflazione di chiunque altro, ma se mi serve una misura sintetica ed universale non interessa ad altri che a me stesso.
 

Capirex85

Value investor
Questo è quanto, per stasera :D

Voglio solo aggiungere che su questo tema ho litigato innumerevoli volte, con mia moglie, i miei amici, coi colleghi...

A dimostrazione che il fatto che l'inflazione (così come viene calcolata dall'Istat) sia taroccata è convinzione consolidata ed inattaccabile della stragrande maggioranza della popolazione italiana.

Nonostante le metodologie di calcolo ormai siano le stesse armonizzate per tutti i paesi europei (decise in seno all'Eurostat). Nonostante che, come ricordava mostromarino, il dibattito ed il confronto su queste metodologie sia continuo a livello mondiale e coinvolga i maggiori esperti nel campo della statistica.

Nonostante l'inflazione qualche mese fa fosse arrivata fino al 4% (ed oltre) quando tutti erano convinti che sarebbe rimasta al 2% per sempre. E nonostante le metodologie, pur essendo state nel frattempo ulteriormente affinate, siano sostanzialmente le stesse di quando l'inflazione raggiunse il 20% negli anni '70.

Ma come ricordava Yunus80, citando una mia frase, il vero problema è: che cos'è l'inflazione? e cosa, invece, crediamo che sia, ma in realtà non è?

L'idea stessa di inflazione percepita è una bestemmia in termini statistici, perchè presuppone un elemento di soggettività che l'indagine a campione non ha alcun interesse a prendere in considerazione.

La mia inflazione sarà sempre per definizione diversa dall'inflazione di chiunque altro, ma se mi serve una misura sintetica ed universale non interessa ad altri che a me stesso.

Concordo, l'errore di sottostima, se c'è, è minore di quanto si pensi. Gli indici hanno dimistrato negli ultimi 12 mesi di reagire piuttosto bene a quello che stava avvenendo nell'economia (prima una intensa fiammata inflazionistica, in seguito forti pressioni deflazionistiche)
 
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scoglio24

f.orumer che scrive poco
Vi segnalo questo piacevole e leggibile articolo sull'inflazione

http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2384

E stato scritto nel gennaio 2008, quindi l'anno scorso.

Per stimolarvi alla lettura vi riporto col copia incolla le conlusioni. che se, amio avviso, non saranno cambiate alcune regole del gioco ci ritroveremo valide anche fra quattro cinque anni.


" Nessuno avrebbe dubbi nel definire furto l’attività di un falsario, anche quando i lestofanti sono interpretati da Totò e Peppino, come nel film “La banda degli onesti”.

Quando invece il “falsario” è monopolista e svolge la sua attività per legge ecco che la sua attività cessa di essere furto e diventa “politica monetaria” mentre l’immissione in circolazione di nuove banconote create dal nulla viene salutata come “iniezione di liquidità per stimolare l’economia”.

Il meccanismo con cui vengono messe in circolazione le nuove banconote non è semplice: la Banca Centrale Europea non va come Totò a far compere dal tabacchino

Quello che fa è invece regolare il sistema delle banche commerciali stabilendone i requisiti di riserva obbligatoria, ovvero la percentuale dei titoli e soprattutto dei depositi che deve essere depositata presso la Banca Centrale, fissando il tasso di interesse per i propri prestiti ed intervenendo come “prestatore di ultima istanza” ogni volta che le banche si trovano in difficoltà.

Ecco ad esempio i dati pubblicati a dicembre dalla Banca Centrale Europea:
ll broad monetary aggregate M3, ovvero la stima di tutta la moneta circolante e creditizia presente nel sistema, ha registrato un aumento dell'11,5% rispetto allo stesso mese del 2006.

Scordatevi la figura dell’usuraio violento e senza cuore: se siete “Anna” ovvero le banche commerciali, la BCE e la Fed saranno sempre pronte a prestarvi del denaro fresco di stampa!

Non sono le “patate” però l’obiettivo privilegiato degli investimenti bancari. Gli istituti di credito, sicuri di avere le spalle coperte dalla Banca Centrale, si comportano piuttosto come un giocatore d’azzardo che punta su investimenti sempre più rischiosi senza preoccuparsi delle conseguenze.

Così nascono le bolle speculative e così si determinano le crisi che seguono
."
 

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