IN QUESTO PERIODO HO LE MANI TALMENTE PULITE, CHE SE DO UNO SCHIAFFO A QUALCUNO LO STERILIZZO! (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
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Praticamente ci saranno 100 malati veramente su 10.000.000 di abitanti.
 

Val

Torniamo alla LIRA
E’ incredibile come la Lombardia continui ad essere reputata la regione più infetta d’Italia.

Ogniqualvolta escono sulle tv nazionali i dati giornalieri
la nostra regione è sempre al primo posto e il cronista sottolinea come il maggior numero dei contagi si sia registrato in Lombardia.

Ma non ce n’è uno che faccia una semplicissima proporzione con il numero degli abitanti
dimostrando così che i contagiati lombardi non sono certo ai vertici di questa drammatica classifica.

La Lombardia, non dimentichiamo ha 10 milioni di abitanti, un sesto dell’intera nazione.

Ora scopriamo anche che l’indice R con T è tra i più bassi.

Eppure ci hanno spiegato fino a ieri sera che è proprio a causa di questo indice che la regione è ancora in zona rossa con effetti sociali e economici devastanti.



Lo stesso tasso di attualmente positivi sul numero dei residenti dimostra come la Lombardia faccia molto meglio di altri.


Prendiamo la Basilicata, regione da cui proviene il ministro della salute Roberto Speranza (Liberi e Uguali).

L’R con T è a 1,12, terzo posto dopo Molise e Sicilia.


Il tasso di attualmente infetti è pari a 1,27%.

Eppure per ragioni insondabili è in zona gialla, cioè i suoi abitanti hanno ampia libertà d’azione
.


Ora prendiamo la Lombardia: ha un R con T di 0,82.

Meglio fanno solo Veneto 0.81 e Campania 0.76.

Ha un tasso di positivi sul totale dei residenti dello 0.53%.

Eppure è in zona rossa.


Possiamo dire che qualcosa non va per davvero?


Anche il Molise è in zona gialla pur avendo l’ R con T più alto in assoluto 1.38.


Prendiamo la Puglia, regione di Giuseppe Conte e di Francesco Boccia ministro per gli affari regionali.

L’R con T è a 1,08, quinto posto in Italia tra le venti regioni.

Il tasso di positività è il più alto a 1,35%.

Eppure è in zona arancione.




C’è una spiegazione scientifica?
 

Val

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Ahahahahah l'omettobidet.


Arriva Biden e tornano i militari in Siria.

L’agenzia ufficiale siriana SANA, ripresa da altre agenzie ed altre fonti,
riporta che una lunga colonna di mezzi blindati USA, proveniente dall’Iraq è entrata in Siria e si è diretta verso la regione di Al Hasakah.


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La colonna era composta da almeno 40 mezzi, mentre si parla di altri 200 soldati trasportati da elicotteri sempre nella stessa zona.

Alla fine del 2020 il presidente Trump aveva ordinato un progressivo ritiro delle truppe americane dalla zona
ed un loro ridispiegamento in Iraq, lasciando il presidio a stelle e strisce ridotto al minimo.

Ora invece c’è un potente ritorno in forze nell’area.


Si tratta di una zona piuttosto ricca di risorse petrolifere che gli USA condividono con le milizie curde che controllano gran parte dell’area.


Siamo quindi passati da un presidente che voleva alleggerire e, progressivamente,
risolvere il problema della presenza USA nel Medio Oriente, ritirandosi e mantenendo solo una presenza minima,

ad uno che ora invece interviene pesantemente in un altro paese, occupando la zona più interessante dal punto di vista energetico
e ficcandosi in uno scacchiere che li metterà in contatto diretto con le forze russe.


Una polveriera di cui avremmo fatto volentieri a meno.
 

Val

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Continua a piovere sul governo, e a far cadere l’acqua è la magistratura .

Questa mattina l’avviso di garanzia a Zingaretti,

questo pomeriggio la notizia dell’arresto di Natale Errigo,
uomo di fiducia del super commissario Domenico Arcuri
prima ad Invitalia e quindi nell’emergenza Covid-19.



In questo caso l’inchiesta è quella che ha portato il segretario Cesa dell’UDC a essere indagato ed è molto pesante:
infatti si tratta di voto di scambio con la Ndrangheta nelle elezioni del 2018.


Errigo è un fedelissimo di Arcuri e tutto questo viene a mettere in una pessima luce tutta la gestione commissariale.

Chi si porta dietro il Commissario?

Soprattutto, nell’ottica di quanto sta accadendo negli ultimi giorni,
come fa il Movimento Cinque Stelle a continuare il supporto a un governo
che sembra sempre più segnato da inchieste che ne mettono in dubbio degli elementi chiave ?


Come può una coalizione tanto debole ed ogni giorno colpita da questo tipo di eventi andare avanti?


Soprattutto quando il partito di maggioranza relativa aveva, almeno un tempo,
come propria base un giustizialismo grossolano che condannò Siri prima del processo
e che ancora vedrebbe la teorica ala del Dibbi a stretta difesa della legalità ?


Un giorno bisognerà pensare a una riforma dell’avviso di garanzia, che, come nei paesi anglosassoni,
dovrebbe essere assolutamente segreto sino al rinvio a giudizio o all’arresto dell’indagato,
ma, per ora, bisogna vivere con quello che c’è.

Quello che c’è ora mette Conte sempre più nell’angolo, al punto che ormai pensa anche lui alle elezioni e alla "Lista civica nazionale"
il partito del PdC che avrà il grande merito d’indebolire sia il M5s, che rischia di cadere l 10%,
sia il PD, che, secondo gli ultimi sondaggi, scivolerebbe dietro Fratelli d’Italia.


I prossimi giorni saranno veramente interessanti. +
 

Val

Torniamo alla LIRA
La Rivoluzione francese trasferì la sovranità dall’aristocrazia alla borghesia.

I Parlamenti nacquero per conservare questo trasferimento, dotandosi del potere di imperio che fino a quel momento era stato dei re.


La globalizzazione ha invece trasferito la sovranità dalla borghesia alla finanza.

I Parlamenti, ancora oggi espressione della borghesia, hanno tuttavia perso i loro strumenti originari.


Per riequilibrare questa situazione occorre governare la globalizzazione con una politica forte,
con Parlamenti che godano di inviolabili riserve costituzionali di sovranità.


Non è un caso che nell’ultimo decennio si siano esautorate proprio queste riserve costituzionali del potere di imperio
(vedesi ratifica Fiscal compact e Mes o il pareggio di bilancio in Costituzione).

I Parlamenti, auto-limitandosi le originarie riserve di sovranità, hanno abdicato alla forza della finanza.


Ora chiedetevi: a chi serve la demonizzazione della politica, il taglio dei parlamentari,

la lotta ipocrita ad una casta privata del suo potere più importante che è l’esercizio della potestà di imperio?



I Parlamenti sono ormai campane di vetro che si limitano a delegare ai governi,
da una posizione “contrattuale” di debolezza,
il compito di contrattare con la finanza condizioni più o meno invasive per i diritti sociali dei popoli e della borghesia.


Dove per finanza si intende anche il sistema di produzione globale, passato dalla borghesia umana alle multinazionali senza volto.



Se non torna la politica, con tutta la sua forza e il suo imperio, democrazia e libertà saranno destinate a scomparire.
 

Val

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Questo è solo l'inizio di bidet


Giovedì Biden aveva affermato, riferendosi alla pandemia, che

“Non siamo entrati in questo caos dall’oggi al domani e ci vorranno mesi per cambiare le cose”, ma che
“Sconfiggeremo questa pandemia, e per una nazione in attesa di azione, lasciatemi essere il più chiaro su questo punto: i soccorsi stanno arrivando “.


Poi qualcuno deve avergli spiegato come stanno in realtà le cose ed il risultato è stata questa affermazione:

.@JoeBiden: "There is nothing we can do to change the trajectory of the pandemic in the next several months." pic.twitter.com/VGTBdgPSIf
— Washington Examiner (@dcexaminer) January 22, 2021




Non c’è nulla che possiamo fare per cambiare la traiettoria di questa pandemia nei prossimi mesi.


Quindi Biden, che ha fondato buona parte della propria campagna elettorale
sull’incapacità di Trump di affrontare la pandemia, ammette di non essere in grado di fare nulla.


Alla fine Biden non è che una versione invecchiata di Conte:

un politico che conta delle balle e promette, solo per finalità elettorali, cose impossibili.



Gli americani iniziano a notarlo:


Career politician pic.twitter.com/zXTSTVO9Oy
— Han Poso (@JackPosobiec) January 22, 2021




Ad ottobre, in un discorso, aveva chiesto agli americani di
“Immaginare un momento in un vicino futuro in cui potrete andare al cinema o ad un ristorante con gli amici”:

Il problema è che sapeva benissimo di aver promesso qualcosa che non poteva mantenere.

Non solo, ma dopo l’inaugurazione , che a molti è sembrata una versione di “Hunger games”,
i soldati della Guardia nazionale sono stati costretti ad abbandonare il National Mall
e a ripararsi in un parcheggio sotterraneo, al freddo e sul duro cemento.

Ci sono state molte proteste fra i militari, trattati come marionette o comparse,
tanto che Trump ha offerto loro di dormire nel suo albergo di Washington.


Gli americani stanno capendo di essere stati presi in giro.
 

Val

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Se potete, raccogliete una buona parte dei titoli di apertura dei grandi, ma anche piccoli,
giornali italiani del giorno appresso l’addio di Trump.

Li ritagliate, ci ricavate un bel collage e li appendete in una bacheca in bella vista da guardare la mattina, prima di andare al lavoro.

Si chiama terapia del buonumore.

Ridere fa bene alla salute, distende i nervi, rilascia le endorfine.

E vi assicuro che molti di quei titoli, per non parlare degli editoriali a corredo, non fanno solo ridere, ma sganasciare.

Da rotolarsi proprio sul pavimento.



È l’effetto catartico della comicità involontaria, la migliore, la più efficace.

Quando, cioè, qualcuno – tutto compunto e compreso nella propria pomposa serietà – si rende invece ridicolo.

Ecco, di tutto ciò, la rassegna stampa del dopo Trump è una maestosa carrellata:

l’annuncio dell’Alba di Democrazia di una Nuova America dei Diritti dopo la Cacciata del Grande Dittatore.


Ora, qui non si tratta di essere fanatici repubblicani o sovranisti fuori di testa.

Basta giusto il buon senso di un lettore qualsiasi, non ipnotizzato dal mainstream.

Basta per capire che Trump, con tutti i suoi innegabili difetti, non è un mostro.

Eppure è trattato come tale, è stato sempre dipinto come tale ed ora che se ne va, più che mai,
si becca il ludibrio in precedenza toccato in sorte solo più a un Ceausescu o a un Saddam Hussein.

Con Trump è stata rispolverata una fallacia dell’era moderna che va sotto il nome di “reductio ad Hitlerum”.

Essa consiste nella squalificazione a priori, e a prescindere, di un personaggio in quanto paragonato, per perfidia e malefatte, ad Hitler.

C’è qualcosa di peggio di Hilter? No.

E c’è una fallacia peggiore di questa? No.

È un trucco retorico da quattro soldi che, tra l’altro, usato in casi come quelli di Trump provoca il corto circuito di ilarità involontaria di cui sopra.



I toni lirici dei nostri quotidiani e tigì di punta, per l’arrivo di Biden,
rischiano di farci slogare le mascelle proprio perché sono enormemente sproporzionati rispetto alla realtà delle cose.

E quindi somigliano tanto ai salamelecchi, o leccate di culo se preferite, che la stampa fascista riservava al Duce,
quella cinese a Mao e quella di ogni dittatura al suo dittatore di riferimento.

E la risata è al quadrato, anzi al cubo, perché Trump rappresentava forse l’antidoto all’unica dittatura,
sotto mentite spoglie, dell’era attuale:

quella dei grandi capitali finanziari apolidi e anti-nazionali,

quella delle corporation della manipolazione mediatica,

quelle dei capataz di Silicon Valley della censura social (da cui il Mostro è stato, non a caso, censurato).



L’intreccio inestricabile e tentacolare di queste matrici del globalismo plasma,
letteralmente, la realtà che la gente “deve” vedere, ne inquina e coordina le idee, ne elicita e condiziona il “sentiment”.

E uno come Trump, concentrato in patria sugli interessi del proprio Paese
e all’estero sulla promozione di accordi di pace (anziché sulle bombe “pacifiste” e “democratiche” dei suoi predecessori) dà un sacco fastidio.

Tutto il resto discende “per li rami”, come diceva il Sommo Poeta:

compresa la piaggeria melensa e stomachevole della nostra intellighenzia e dei nostri (tele) giornaloni.


Sono solo le propaggini di una formidabile macchina di propaganda e di soppressione del dissenso.


Hanno il compito, intenzionale, di venderci una fasulla versione della storia.


E per fortuna anche quello, involontario, di farci scompisciare dal ridere.
 

Val

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Il più grande problema di tutta questa manfrinata sono le "morti con covid" che - non facendo le autopsie - sono inesistenti,
mentre tutto passa per "morte per covid".
Tipo quella persona morta per infarto, dopo morta positiva, ufficialmente così "morta per covid".
....e "positivo" non vuol dire "malato"......e un infarto non viene "gestito" dal covid.



Uno dei grandi problemi fin dall’inizio di questa pandemia è quello della gestione, diffusione e utilizzo dei dati.

A più ripreso dati ufficiali, anche pubblicati dal governo, sono poi stati smentiti da altri rapporti.

E così oggi salta fuori un altro quesito davvero imbarazzante e preoccupante.

A sollevarlo è Federica Olivo sull’HuffingtonPost con un pezzo dal titolo emblematico:

“Covid, ci sono 26mila morti in più di quelli che sappiamo”.


“Sottratti i decessi per Covid, restano circa 26mila morti di cui ancora non si conosce con certezza la causa.
Una forbice che l’Istat sta analizzando”.

Bene.

“Siamo ancora nel campo delle ipotesi – spiega all’HuffPost Sabrina Prati,
dirigente del Servizio Registro della popolazione, statistiche demografiche e condizioni di vita dell’Istat –
per avere una risposta precisa dovremo attendere ancora del tempo”.


All’interno di quella forbice, però, spiega ancora Prati, “ci sono sicuramente decessi dovuti ad altre cause”.


Ma l’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di morti per Covid.........
 

Val

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La sapete l’ultima?

Mentre i cittadini muoiono e le imprese chiudono, sia il nostro governo che quello europeo continuano a giocare con i colori.

Dopo le recenti novità della “zona gialla rinforzata” e della “zona bianca”, tenetevi forte:

adesso arrivano anche le “zone rosso scuro”.

Lo ha voluto la von der Leyen.

Ebbene sì, la Commissione europea proporrà lunedì agli Stati membri
una modifica all’attuale mappatura delle zone epidemiologiche della pandemia di Covid-19,
con l’introduzione di un nuovo colore, il rosso scuro.


Il rosso scuro sarà da attribuire alle aree in cui la diffusione del virus è più alta
e ci sono rischi maggiori che si trasmettano le nuove varianti apparse a seguito delle sue mutazioni.


Lo ha annunciato la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa online
al termine della videoconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Ue dedicata alla pandemia.
 

Val

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La Repubblica ci fa sapere che negli ultimi giorni lo spread avrebbe registrato una pericolosa «fiammata»,
toccando quota 124,5 punti base per la prima volta dal novembre scorso.

Secondo il quotidiano, si tratterebbe di una “naturale” reazione dei mercati
all’instabilità politica delle ultime settimane e al rischio – non sia mai! – di nuove elezioni.


La favoletta, insomma, è sempre la stessa: fate i bravi o i mercati vi puniranno facendovi salire lo spread.


L’assunto di fondo è quello secondo cui i tassi di interesse sarebbero fissati dai mercati,
i quali necessitano di essere “rassicurati” dai governi per mezzo di politiche “responsabili”.


Quante volte negli anni scorsi ci siamo sentiti dire che se i tassi salivano era perché non eravamo “affidabili”
o perché avevamo un debito pubblico eccessivo?

Questa è stata più o meno la narrazione che ci hanno imposto per farci ingoiare la macelleria sociale di questi anni.

E per convincerci che i mercati, alla fine della fiera, contano più della democrazia.

Tutti ricorderanno il terrorismo mediatico che si scatenò intorno all’aumento dello spread
ai tempi dell’elezione del governo gialloverde, tanto per fare un esempio.




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Peccato che le cose non funzionino così.

I tassi di interesse non li fissano i mercati; li fissa la banca centrale.


Ed è facile intuire perché: tra i “consumatori” di titoli di Stato che influiscono sulla domanda finale – e dunque sui tassi di interesse –
c’è anche la banca centrale, che anzi è il “consumatore” più potente di tutti,
visto che è l’unico che può creare dal nulla tutta la moneta di cui ha bisogno.

Che ha, per così dire, un arsenale illimitato.



Ed è per questo che può tranquillamente fissare il tasso di interesse al livello che vuole:
perché se i mercati si rifiutano di sottoscrivere i nuovi titoli emessi al tasso di interesse fissato dalla banca centrale,
quest’ultima può sempre comprare i titoli essa stessa.


In realtà la banca centrale non ha neanche bisogno di intervenire direttamente nelle aste
(cosa che non fa praticamente nessuna banca centrale) per determinare il tasso di interesse;
gli basta intervenire sul mercato secondario, dove ci si scambiano i titoli già emessi
e se ne determina così il tasso di rendimento, che a sua volte influisce sul tasso di interesse dei titoli di nuova emissione.


Che è esattamente quello che fanno tutte le banche centrali, inclusa la BCE:
aumentando la domanda sul mercato secondario, fanno scendere i rendimenti e dunque i tassi di interesse.


Insomma, i tassi di interesse sono una variabile che dipende sempre dalla politica monetaria della banca centrale
(anche quando quest’ultima sceglie, per ragioni politiche, di lasciare che siano i mercati a determinare i tassi).

Da un punto di vista strettamente tecnico, la BCE, se lo volesse,
potrebbe tranquillamente portare i tassi di interesse sui nostri titoli di Stato a zero.


Per dirla diversamente, ogniqualvolta lo spread sale, è perché la BCE permette che salga.


In passato si sarebbe potuto sostenere che lo faceva perché i trattati
le impedivano di intervenire efficacemente sui mercati dei titoli sovrani
(falso perché, come abbiamo visto, quando si è trattato poi di salvare la baracca col quantitative easing la BCE l’ha fatto senza problemi).

Ma dall’inizio della pandemia la BCE si sta comportando quasi come una “vera” banca centrale,
comprando praticamente tutti i titoli di nuova emissione di paesi come l’Italia.


E infatti negli ultimi mesi i tassi di interesse di tutti i paesi dell’eurozona – e dunque gli spread – sono crollati,
nonostante un significativo aumento dei deficit e dei debiti pubblici,
tanto che oggi viene dato per scontato che la BCE, di fatto, sta praticando un’esplicita politica di controllo
sulla curva dei rendimenti simile a quella praticata dal Giappone e da altri paesi.


Ciò dimostra, al di là di ogni dubbio, che la BCE, se lo vuole, può sempre impedire che l’aumento del deficit/debito
– o la situazione politica all’interno del paese – spinga all’insù i tassi di interesse.

A maggior ragione oggi che la BCE si è liberata (anche se solo temporaneamente) dei vincoli autoimposti del passato.

Anzi, proprio nei periodi di turbolenza politica la banca centrale dovrebbe consentire il regolare svolgimento del processo democratico,
invece di lasciare che i mercati obbligazionari influenzino l’agenda politica del paese.


Allora perché la BCE sta permettendo allo spread di tornare a salire?


Una possibile risposta la troviamo nel già citato articolo della Repubblica, secondo cui l’aumento dello spread andrebbe letto come un
«monito della BCE, che invita a non sprecare l’opportunità del Recovery Plan».

Lo stesso articolo cita anche una nota dell’agenzia di rating Moody’s,
secondo cui il problema consisterebbe nel fatto che un governo indebolito complicherebbe il «tempestivo assorbimento dei fondi europei»
.


Il nocciolo della questione è tutto qui: dal punto di vista delle élite nordeuropee,

è assolutamente fondamentale che l’Italia prenda i fondi del Recovery Plan.


E non perché non vedono l’ora di ricoprirci di miliardi per finanziare la ripresa del paese, come ci raccontano il governo e i media,
ma perché il Recovery Plan offrirebbe alle élite in questione ciò che vanno agognando da sempre:

un controllo politico totale della politica economica dell’Italia, come spiego nel dettaglio qui.


E l’attuale maggioranza è la migliore garanzia che l’Italia vada avanti con il Recovery Plan.


Ecco allora che, di fronte al rischio di una crisi di governo, viene riattivata l’arma dello spread.



Il «monito», come lo chiama la Repubblica, è chiaro:

lo scudo della BCE vale solo per quei paesi che seguono i diktat dell’Europa, a partire dal Recovery Plan;

ma se all’Italia dovesse venire in mente la balzana idea di andare ad elezioni anticipate,

l’Italia verrà nuovamente data in pasto agli speculatori.



La differenza tra l’eurozona e tutti gli altri paesi avanzati sta tutta qua:

in questi ultimi, la banca centrale è effettivamente dipendente dal governo;

nell’eurozona, invece, sono gli Stati ad essere dipendenti dalla banca centrale.

In questo senso, nella misura in cui il debito italiano rischia di (ri-)diventare insostenibile,

questo è unicamente una conseguenza dell’appartenenza dell’Italia all’architettura dell’euro
 

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