Impregilo (IPG) Impregilo: arrestato Ponzellini (1 Viewer)

tontolina

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a me sembra un T&S ribassista in formazione da aprile
 

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Bpm, arrestato Massimo Ponzellini
per i finanziamenti a Corallo

Il banchiere è ai domiciliari, sull'imprenditore, invece, pende una misura cautelare che non può essere eseguita perché latitante.


Fermato anche Antonio Cannalire "soggetto in stretti rapporti" con l'ex numero uno della Banca Popolare di Milano

di WALTER GALBIATI ed EMILIO RANDACIO
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Massimo Ponzellini
SCOMMETTIAMO CHE FINISCE MALE? - IL BOSS DEL GIOCO D’AZZARDO SU CONCESSIONE DEL TESORO, IL VENERATO E LATITANTE FRANCESCO CORALLO, HA FATTO DENUNCIARE A LONDRA IL NEO BANCHIERE ANDREA BONOMI CHIEDENDO TRA I 450 E I 770 MILIONI DI EURO DI DANNI - BONOMI E’ SOCIO ANCHE DELLA CATENA DI COMANDO DI SNAI - E LUI DENUNCIA ALLA PROCURA DI MILANO I FINANZIAMENTI “FACILI” DI PONZELLINI A BPLUS E SISAL...

Walter Galbiati per "la Repubblica"
ANDREA BONOMI

Tra i 450 e i 770 milioni di euro di danni. La richiesta è di quelle pesanti e segna l'apice dello scontro tra la BPlus di Francesco Corallo e la Investindustrial di Andrea Bonomi. La richiesta è stata depositata presso l'Alta corte di giustizia di Londra e probabilmente servirà per chiarire una volta per tutte la querelle che oppone i due contendenti nel mondo del gioco d'azzardo italiano.
E le controversie giudiziarie potrebbero essere anche tra i motivi che stanno spingendo Andrea Bonomi a ridefinire il suo ruolo in Bpm, di cui oggi è azionista e presidente del consiglio di gestione, e a valutare un possibile impegno al fianco di Marco Tronchetti Provera in Camfin.

Bonomi attraverso il suo fondo di investimenti, è uno dei soci della catena di controllo non solo della Cogetech, ma anche della Snai, due importanti player del settore del gioco.

Nel dicembre 2011, la BPlus ha depositato un esposto alla procura di Roma contro i Monopoli di Stato per aver permesso a Investindustrial, già azionista di Cogetech di entrare, seppure indirettamente, anche nel capitale di Snai, insieme con la Palladio Finanziaria di Roberto Meneguzzo e Giorgio Drago.


Dal canto suo, Bonomi, una volta salito al vertice della Popolare di Milano ha presentato, in qualità di legale rappresentante dell'istituto, una querela alla procura di Milano contro ignoti per permettere alla banca di costituirsi parte civile nella vicenda dei finanziamenti "facili" concessi dall'ex presidente, Massimo Ponzellini, ma che nei fatti si riferisce quasi esclusivamente all'esposizione della banca verso BPlus.
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L'inchiesta dei magistrati, Roberto Pellicano e Mauro Clerici, punta a far luce sui legami tra i vecchi vertici di Bpm e alcune società, fra le quali la BPlus e la Sisal: avrebbero ricevuto affidamenti da parte della banca milanese in cambio di presunte "mazzette".



L'esposto di Bonomi potrebbe neutralizzare i due concorrenti nel settore dei giochi perché metterebbe a rischio il rinnovo della concessione, con un risvolto economico non indifferente.

Il mercato ha un valore stimato di circa 90 miliardi di euro e una buona fetta è occupata proprio dalla BPlus e dalla Sisal. Secondo le accuse depositate a Londra, invece, Bonomi, come presidente della Bpm, si sarebbe macchiato dei reati di calunnia e avrebbe commesso atti illeciti, omettendo le comunicazioni al consiglio di amministrazione per non aver sollevato nei luoghi opportuni i suoi conflitti di interesse nel mondo dei giochi. Reati che ricadono anche nel penale.
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Nelle riunioni in cui sono stati presi i provvedimenti contro i suoi concorrenti, Bonomi si sarebbe dovuto astenere. Resta poi il nodo dei 150 milioni di euro che la Bpm ha prestato a BPlus. La società, grazie agli incassi dei giochi, ha ripagato quasi tutto il prestito, circa 120 milioni, ma si trova ad avere vincolata una garanzia pari all'intero importo di 150 milioni pur dovendo ancora restituire poco più di 30 milioni. Anche qui il braccio di ferro potrebbe finire in un aula di Tribunale.
 

tontolina

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Finanza in pressing/ Impregilo e Salini, schiaffo all'Antitrust. Chiesti i danni a Pitruzzella


Venerdì, 26 ottobre 2012 - 09:29:00


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Di Sergio Luciano

Impregilo e Salini schiaffeggiano l'Antitrust: non solo hanno annunciato di aver fatto ricorso contro l'istruttoria avviata dall'Autorità guidata da Pitruzzella per verificare l'ipotesi di un patto anticoncorrenziale tra le due aziende - la prima azionista di riferimento della seconda, con lo stesso amministratore delegato, Pietro Salini (nella foto) - ma addirittura di aver "chiesto i danni" alla stessa Authority, perché il solo fatto che stia indagando sarebbe diffamatorio e quindi nocivo.

A memoria d'uomo, non era mai capitato un episodio del genere. Giuridicamente è come se un cittadino, appena ricevuto un avviso di garanzia da una Procura, citasse per danni il procuratore.

Un comportamento ovviamente senza senso giuridico ma con un palese senso culturale: arroganza estrema, protervia spinta.

Come dire: "Non permettetevi di indagare su di noi".

Se c'è una logica nelle cose, quale auto-regolamentazione, quale autocontrollo, quale senso della misura ci si può attendere da chi non accetta neanche che un'Autorità dello Stato faccia il proprio dovere, riscontrando una situazione di dubbia correttezza ed esercitando il potere istituzionale di verifica e accertamento?
 

tontolina

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Opa di Salini su Impregilo, per Mediobanca il prezzo è giusto

Opa di Salini su Impregilo, per Mediobanca il prezzo giusto - Milano Finanza Interactive Edition


Ok, il prezzo è giusto. Il parere degli analisti sull'opa che Salini si appresta a lanciare su Impregilo è favorevole e stando alla maggior parte dei report potrebbe andare bene anche al gruppo Gavio.
Il gruppo Salini, spalleggiato da Banca Imi (Intesa SanPaolo) e Natixis, è disposto a offrire 4 euro per ogni azione, per un esborso massimo che arriverebbe così a 1,13 miliardi di euro, con un premio del 4,6% sul prezzo rispetto al prezzo di chiusura di ieri. Salvo sorprese l'opa dovrebbe partire a metà marzo e concludersi entro un mese.
Ma il buon esito dell'operazione, che il gruppo di costruzioni romano ha specificato che non è finalizzato al delisting ma al raggiungimento del 50% + 1 azione, è ovviamente legato alle valutazioni che faranno gli azionisti del prezzo, in primis il gruppo Gavio (che detiene il 30% delle azioni).
Gli analisti di Mediobanca evidenziano che l'offerta è "del 20% sopra la media degli ultimi due mesi" ed è comprensivo dell'eventuale dividendo che l'assemblea potrà deliberare in sede di approvazione del bilancio 2012. Per questi motivi si tratterebbe di un prezzo "fair", che anzi supera del 25% circa il target price di Piazzetta Cuccia su Impregilo con dividendo a 3,2 euro.
"La mossa del gruppo Salini sembra rappresentare la perfetta via per Gavio per uscire dall'azionariato. La quota attuale è del 29,9%. Questo implicherebbe un premio di circa il 10% rispetto ai 3,65 euro per azione pagati un anno fa per acquistare una quota indiretta da Atlantia e Ligresti in Igli e un incasso di circa 480 milioni", calcola Mediobanca che Impregilo mantiene un rating neutral.
Equita sottolinea invece che "il titolo tratta sotto il prezzo di opa dal giugno del 2008" e che il prezzo offerto "è simile al nostro target a 12 mesi di 4,4 euro". Con questa proposta Impregilo viene trattata "a poco meno di 15 volte gli utili stimati nel 2014 o a 10,5 volte al netto dividendo da 1,5 euro che potenzialmente potrebbe essere pagato nel 2013 utilizzando il cash incassato dalla cessione di Ecorodovias".
Gli scenari possibili per Equita sono due. Se Igli (Gavio) non consegnerà i titoli, il superamento della soglia del 50% da parte di Salini "sarebbe positivo perché consentirebbe di risolvere i problemi di governance che hanno caratterizzato negli ultimi mesi il general contractor senza però la certezza di arrivare al controllo dell`assemblea straordinaria". Se Igli invece aderisse all'opa "Salini prenderebbe il controllo della straordinaria di Impregilo potendo procedere al progetto di creazione del campione nazionale delle costruzioni".

In realtà il gruppo Gavio avrebbe un'altra possibilità, ossia rilanciare rispetto all'offerta di Salini. Uno scenario però poco plausibile per gli analisti di Banca Akros, che continuano a coprire le azioni con il giudizio di "accumulate"
 

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