I'm glad to present.. (1 Viewer)

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Comunque benedetto figliolo, per non lasciarti appeso, non è che io non voglio seguire i tuoi ragionamenti. E' che sono abbastanza stanca di smontare esempi del tutto fuori luogo, ultimo quello del cash vs equity.


E' perchè sei dotata di una cultura raffazzonata, da fiera direi.

Se solo passassi un po' di tempo sui libri giusti o , semplicemente, sui concetti giusti, non faresti continuative figure da peracottara.

Insomma..assomigli in tutto e per tutto a quei guri del trading che girano di paese in paese a mostrar padelle desolatamente vuote.

E stazionano sui forum nei lunghi, interminabili...ritagli di tempo..:)
 

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Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
"Il problema è che il metro non può validare da solo se stesso, ne tantomeno auto stimare il proprio errore di misura."

il Facility Manager ti dice che la porta del tuo nuovo ufficio è larga 100 cm; tu misuri con il tuo metro la scrivania e leggi 100 cm.
Arrivi al nuovo ufficio e la scrivania non passa.
Prendete i due metri e li mettete uno accanto all'altro e vedete che sono diversi.
Il tuo metro non sa ne è in grado di dirti che è sbagliato (il tuo, perché conta quanto è larga la porta, il "vero" rischio), per cui la tua scrivania finisce nel caminetto.


Ma per tornare al punto, mi pare che sei d'accordo che il tuo metro non sa misurare il suo proprio errore e ha bisogno di un elemento esterno per verificare la propria affidabilità.
Solo dopo che hai il confronto con l'elemento esterno sarai in grado di apprezzare la validità della tua misura.


Stavo cercando di capire meglio l'analogia e parlavo soltanto dell'utilizzo del metro.
E per il metro è quello che succede, si stabilisce uno standard, si tarano gli strumenti di misura su quello standard eliminando per quanto possibile l'errore sistematico e poi si tiene conto (con semplici metodi statistici) dell'errore accidentale.


Ha bisogno di un elemento esterno solo se lo strumento esterno è il ns riferimento. Se misuro tutte le scrivanie e tutte le porte con lo stesso metro, allora posso prendere quel metro come standard e preoccuparmi solo degli errori accidentali.

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Meno male che ci sei arrivato. State dando l'impressione di essere dei ritardati mentali...

Siete sconsolanti.
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Aggiungo:

esiste un cosa chiamata "metro campione" atta a minimizzare proprio l'errore di realizzazione dei "metri",

L’originaria definizione del m. come la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre si ricollega al rapporto (1791) di una commissione (di cui facevano parte C. Borda, A. Condorcet, G.-L. Lagrange, P.-S. Laplace, G. Monge) costituita dall’Accademia francese delle scienze, su incarico dell’Assemblea Costituente, allo scopo di stabilire un’unità di misura universale delle lunghezze. Successivamente (1793, J. Fortin) fu realizzato un campione, costituito da una sbarra di platino a sezione rettangolare, con lati rispettivamente di 4 e 25 mm, di lunghezza, misurata tra le facce estreme a 0 °C, uguale a 1 m secondo la precedente definizione. A questa definizione fu sostituita (1875, Commissione internazionale del metro, Parigi) la seguente, del tutto convenzionale: il m. è la distanza tra due tratti paralleli e segnati A e B (v. fig.) su una faccia di una certa sbarra di platino-iridio tenuta alla temperatura di 0 °C; la sezione della sbarra, a forma di X, fu studiata in modo che la distanza suddetta non risentisse in misura sensibile di eventuali inflessioni della sbarra medesima. Tale campione, detto m. campione o m. degli archivi,è conservato dal 1889 presso il Bureau international des poids et mesures di Sèvres; esso è in realtà di 0,2288 mm più corto della quarantamilionesima parte del meridiano terrestre valutato sull’ellissoide di Hayford.
A partire dal m. campione, furono realizzati campioni secondari che vennero distribuiti agli uffici competenti dei vari paesi; detti campioni possono differire di circa 1 μm dal m. degli archivi. In seguito, essendosi rilevata per il m. campione una lunghezza pari a 1.553.164,13 λ 0 , ove λ 0 è la lunghezza d’onda nell’aria secca (a 15 °C, 760 mm di mercurio, 0,03% di CO2) della riga rossa dello spettro del cadmio, e stante la facilità di produzione della luce rossa del cadmio e la precisione ottenibile nella misurazione di λ 0 con il metodo interferometrico, si convenne (7a Conferenza internazionale sui pesi e misure, 1927) di assumere la suddetta lunghezza come definizione stessa del m., cui fu così restituito il carattere di unità naturale.
Successivamente (11a Conferenza internazionale sui pesi e misure, 1960) si è adottata come definizione di m. la lunghezza uguale a 1.650.763,73 lunghezze d’onda, misurate nel vuoto, della radiazione emessa nella transizione dal livello 2p 10 al livello 5d 5 (riga arancione) del cripto 86; tale definizione consente di riprodurre il m. con errore di una parte su 108 e di trasferirlo poi a campioni materiali, mediante comparatori utilizzanti il metodo interferenziale, con errori di poco superiori; tali campioni sono a loro volta usati nella taratura (o verifica) dei m., o regoli, intesi come strumenti di misurazione. Esigenze manifestatesi in vari campi richiedono precisioni crescenti nella produzione nonché nel trasferimento del m., il che è possibile mediante radiazioni di elevata coerenza quali quelle laser; per queste ragioni la 17a Conferenza internazionale sui pesi e misure (1983) ha dato una nuova definizione di m.: m. è lo spazio percorso dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299.792.458 s; in questa definizione si assume pertanto un valore standard della velocità della luce (299.792.458 m/s), e non si specifica esplicitamente la radiazione da utilizzare per realizzare il campione di m.; dalla definizione discende però che della radiazione si può misurare la frequenza (il che è possibile con precisione maggiore che non per la lunghezza d’onda) e calcolarne poi la lunghezza d’onda; in pratica, utilizzando le radiazioni emesse da laser a elio-neon asserviti su righe di assorbimento saturo dello iodio o del metano si commettono nella riproduzione del m., sempre con comparatori interferenziali, errori di circa una parte su 109. Il sistema metrico decimale è il sistema di misura che ha per base il metro


Vado a vedere se trovo qualcosa per la nausea da troll.:ciao:
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Un metro è definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un intervallo di tempo pari a 1/299 792 458 di secondo.

Benedetto figliolo, non puoi definire tu cos'è un metro, e quindi stabilire che "è preciso"!

Eh?????????????????????????????


:vomito:
:vomito:
:vomito:
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Invece di stare li come decerebrati dovreste trovare il coraggio di mandare a quel paese questa troll che, con il "metro", è passata dallo stato "comico grottesco" allo stato "penoso raccapricciante".

Siate volgari, la salverete.
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Il teatrino è sempre più divertente.

I polli devono esser finiti....si nota una nota di disperazione..evenienza nota.

:lol::lol::lol::lol::lol:
 

Sig. Ernesto

Vivace Impertinenza
Da solo, quel metro, non può dimostrare la propria precisione! :-o

Un po' come dire che una pera non può dimostrare di essere una pera "da sola".


Ok, siete meravigliosi....:D:D:D

:lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol::lol:

:ciuchino::ciuchino::ciuchino::ciuchino::ciuchino::ciuchino::ciuchino::ciuchino::vomito::vomito::vomito::vomito::vomito:
 

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