il TTIP esce dalla porta e rientra dalla finestra con il nome di CETA (1 Viewer)

marofib

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no il contrario, noi italiani ci mangiamo il ns...l'etichetta serve solo a noi...gli altri se ne fregano dell'etichetta
pensa che l'olio di palma ha avuto la guerra solo in italia e francia....il restante non sa un caz o se ne frega
 
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tontolina

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c'è ancora una piccola speranza

22 giugno alle ore 19:48 ·

ILFATTOQUOTIDIANO.IT
Riso asiatico, grano canadese e accordo Ceta: il niet di Salvini. E senza il sì dell'Italia il trattato rischia di saltare - Il Fatto Quotidiano

A marzo la Commissione europea ha aperto un'inchiesta su volumi e prezzi delle importazioni da Cambogia e Myanmar dopo la presentazione da parte dell’Italia, con il sostegno di altri 7 Paesi, di una domanda per l’attivazione della clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori europei. L'annuncio di Salvini rischia di superare l'iniziativa dell'Ue, che potrebbe essere messa nell'angolo qualora il Governo Conte decidesse di non ratificare l'intesa commerciale tra Canada e Unione

No all’arrivo in Italia delle imbarcazioni che portano il riso dall’Asia, Cambogia e Myanmar in primis. Azioni simili contro il grano che arriva dal Canada. Critiche all’accordo Ceta tra Unione Europea e Canada che, a questo punto, rischierebbe di saltare se l’Italia decidesse di non ratificarlo. È quanto dichiarato da Matteo Salvini in un’intervista al Corriere della Sera, dopo averlo anticipato due giorni fa al villaggio Coldiretti di Torino: “Non distinguo tra barcone e barcone: è giusto dire no al traffico di esseri umani e sono pronto anche a dire no a qualche nave che ci porta riso e cibo contraffatti”.

LA GUERRA AL RISO CAMBOGIANO – Si tratta di tre temi molto delicati, che si intersecano tra loro e che potrebbero avere degli sviluppi anche sul piano europeo. Partiamo dal riso asiatico. A marzo scorso la Commissione europea ha annunciato l’apertura di un’inchiesta su volumi e prezzi delle importazioni di riso da Cambogia e Myanmar. La decisione è stata pubblicata sullaGazzetta Ufficiale Ue a un mese dalla presentazione da parte dell’Italia (governo Gentiloni), con il sostegno di altri sette Paesi, di una domanda per l’attivazione della clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori europei. “La liberalizzazione delle importazioni dai Paesi meno avanzati (Pma), avviata a settembre 2009 – denunciava a inizio 2018 Confagricoltura – ha provocato un graduale aumento delle importazioni, che hanno raggiunto il loro apice nella campagna 2015/2016 con 1,239 milioni di tonnellatedi equivalente riso lavorato”. Dal 2012 al 2017 le quote di mercato di riso proveniente da Cambogia e Myanmar nell’Ue sono salite rispettivamente dal 13% al 21% e dallo 0% al 5%. La Cambogia è diventata il primo fornitore verso la Ue, con quasi metà di importazioni totali di riso Indica lavorato e semilavorato verso la Ue.


LA CRISI DEI PRODUTTORI – Effetto di queste importazioni è stato un calo consistente del prezzo del prodotto europeo. Una crisi che mette a rischio, in Europa, il primato nazionaledell’Italia, primo produttore con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da 4mila aziende su una superficie totale di 234.300 ettari, che copre circa il 50% dell’intera produzione dell’Unione europea. La Coldiretti ha definito l’apertura dell’inchiesta “un passo importante e urgente nei confronti dell’invasione di riso da Paesi come la Cambogia e la Myanmar, da dove nell’ultimo anno in Italia sono triplicate le importazioni arrivando a quota 22,5 milioni di chili”. Il risultato è che un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero con la produzione asiatica che rappresenta circa la metà del riso importato in Italia. Secondo la Coldiretti nell’ultimo anno la concorrenza a dazio zero dall’Asia, con prezzi al di sotto del costo di produzione del riso di origine europea, ha reso impossibile competere ad armi pari, facendo contrarre i prezzi riconosciuti agli agricoltori italiani del 58% nel caso dell’arborio, del 57% per il carnaroli, del 41 % per il Roma e del 37% per il vialone nano. La Commissione europea ha annunciato che l’inchiesta durerà un anno e dovrà verificare se le importazioni delle campagne di commercializzazione degli ultimi cinque anni, vale a dire il periodo dal 1 settembre 2012 al 31 agosto 2017, abbiano effettivamente causato “gravi difficoltà” ai produttori europei. Se ciò verrà accertato, allora potrà essere applicata la clausola di salvaguardia a tutela del settore, misura che può durare fino a tre anni, salvo proroghe.

LE CRITICHE AL CETA, CHE RISCHIA DI SALTARE – Ma il ministro Salvini se l’è presa anche con Ceta. “Legittima la contraffazione dei prodotti italiani, apre il mercato ai parmesan, alle mozzarille e al grano canadese, sulla cui qualità è legittimo qualche dubbio” ha detto. Anche il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio ha annunciato di non voler ratificare l’accordo commerciale tra Unione europea e Canada. Una decisione che, tra l’altro, sarebbe sostenuta da diversi schieramenti politici, tra cui il Movimento 5 Stelle. Le conseguenze sarebbero immediate. Il Ceta, infatti, è un accordo misto. Al momento è applicato in modo provvisorio solo per quelle parti a competenza Ue e non degli Stati membri. In pratica è in stand by solo la parte degli accordi che riguarda gli investimentie che necessita della ratifica dei 28 Stati membri e poi dell’Unione (il Canada ha già firmato il 16 maggio 2017). I singoli Paesi, dunque, hanno una sorta di veto sulla piena attuazione dell’accordo. In caso di mancata ratifica dell’Italia, l’intesa salterebbe e ne verrebbe revocata anche l’applicazione provvisoria per quanto riguarda le misure di politica commerciale, tra cui l’azzeramento dei dazi, scattata il 21 settembre 2017. A confermarlo è stato, il 1 marzo 2017, lo stesso commissario europeo per il Commercio, Cecilia Malmström, rispondendo all’interrogazione di un eurodeputato. Tutto ciò potrebbe fermare, anche per il futuro, la nascita di accordi misti che, a causa dei lunghi tempi per arrivare alla ratifica di tutti gli Stati, rischiano di non vedere mai la luce.


IL GRANO CANADESE – Il Ceta, tra l’altro, prevede l’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada del grano “dove – denuncia Coldiretti – viene fatto un uso intensivo di glifosato (vietato in Italia) nella fase di pre-raccolta”. In Italia sono diverse le manifestazioni degli agricoltori contro l’arrivo di tir stracolmi di grano duro estero. È la cosiddetta guerra del grano. Nel frattempo, però, qualcosa è avvenuto. I dati disponibili restituiscono la fotografia della situazione a pochi mesi dall’applicazione dell’accordo commerciale tra Ue e Canada. Secondo i dai pubblicati dall’Istat non si è registrata nessuna invasione di grano, mentre è volato l’export con un incremento del 9 per cento. “Tra ottobre e dicembre 2017 – segnala la Cia-Agricoltori italiani – l’approvvigionamento di grano canadese è diminuito del 35%, confermando la tendenza degli ultimi anni”. Secondo un’analisi di Coldiretti, sempre su dati Istat, sono risultate azzerate le importazioni di grano duro dal Canada nel gennaio 2018. Dopo molti anni, il Paese nordamericano ha drasticamente perso il ruolo di leader come esportatore di frumento in Italia. “Il cambiamento – secondo la Coldiretti – è stato determinato proprio dal fatto che in Canada il grano duro viene trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate in Italia”. Dati alla mano, però, nel 2017 ne ha esportato ancora 720 milioni di chilogrammi a fronte di 4,3 miliardi di chili prodotti in Italia. Tradotto: un pacco di pasta su sei prodotto in Italia è stato ottenuto con grano canadese.
 

tontolina

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Ad aumentare è stata solo la falsificazione dei formaggi italiani presenti su quel mercato,”

In netta controtendenza all’aumento fatto registrare sui mercati mondiali, le esportazioni di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano in Canada sono diminuite in valore dell’10% nel primo trimestre del 2018,
quello successivo all’entrata in vigore in forma provvisoria il 21 settembre 2017 dell’accordo di libero scambio con l’Unione Europea (Ceta) che avrebbe dovuto frenare le imitazioni e migliorare l’accesso al mercato
“:
è quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nella relazione all’Assemblea nazionale.

Ad aumentare è stata solo la falsificazione dei formaggi italiani presenti su quel mercato,” ha denunciato Moncalvo nel sottolineare che “nei primi tre mesi del 2018 sono stati prodotti in Canada ben 3 milioni di chili di falso Parmigiano Reggiano (Parmesan), 2,3 milioni di ricotta locale, 970mila chili di Provolone taroccato senza dimenticare che ci sono addirittura 36,1 milioni di chili di mozzarella e ben 68mila chili di un non ben identificato formaggio Friulano, che certamente non ha nulla a che vedere con la Regione più a Nord est d’Italia.

Si tratta
– sottolinea Moncalvo – di una prima, ma significativa analisi sulla mancata protezione dei marchi Made in Italy da parte dell’accordo di libero scambio siglato dall’Unione Europea con il Canada entrato in vigore ma che l’Esecutivo ha giustamente intenzione di chiedere al Parlamento di non ratificare, come del resto previsto nel contratto di governo.
Una conferma
– precisa Moncalvo – di un accordo sbagliato e pericoloso per l’Italia contro il quale si è sollevata una vera rivolta popolare che – continua Moncalvo – ci ha visti protagonisti su tutto il territorio nazionale dove hanno già espresso contrarietà 15 regioni, 18 province 2500 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine.
Per l’Italia l’opposizione è giustificata dal fatto che con il Ceta per la prima volta nella storia l’Ue legittima in un trattato internazionale
– denuncia Moncalvo – la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma può anche essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada falso Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare non è solo un danno sul mercato canadese ma – continua Moncalvo – si è dimostrata essere soprattutto un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi, dal Giappone al Messico, dall’Australia alla Nuova Zelanda fino ai Paesi del Sudamerica (Mercorsur) che sono stati così autorizzati a chiedere lo stesso tipo di concessioni.
Secondo la Coldiretti su un totale di 294 denominazioni italiane riconosciute, ben 250 non godono di alcuna tutela nel trattato e la situazione non è molto diversa per gli altri accordi conclusi o in itinere. Il risultato è il falso made in Itala agroalimentare ha raggiunto il valore di oltre 100 miliardi di euro
– conclude Moncalvo – continuando a circolare liberamente nel mondo utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale.”

Il Ceta – precisa la Coldiretti – prevede l’azzeramento strutturale dei dazi per l’importazione dal Canada del grano dove peraltro viene fatto un uso intensivo di glifosato nella fase di pre-raccolta, vietato in Italia. E pesa anche – continua la Coldiretti – l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia. L’accordo – conclude la Coldiretti – è entrato in vigore in tutta l’Unione Europea ma è fortemente osteggiato tanto che al momento si sono espressi a favore solo 11 Paesi su 28 ossia Danimarca, Lettonia, Estonia, Lituania, Malta, Spagna, Portogallo, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Finlandia.



A cura di Filomena Fotia

Per approfondire UE, Codliretti: -10% di export di Parmigiano in Canada con l'accordo CETA - Meteo Web

Per approfondire UE, Codliretti: -10% di export di Parmigiano in Canada con l'accordo CETA - Meteo Web
 

tontolina

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come sappiamo il Canada usa il glifosato che è cancerogeno e.... ora la toscana ... vedremo se mantiene le promesse
Rossi: "La Toscana punirà chi fa uso del glifosato in agricoltura, è cancerogeno"
Il presidente della Regione annuncia il provvedimento dopo la condanna in California della multinazionale che produce l'erbicida.
Repubblica.it
oggi
Il glifosato è cancerogeno? Ecco cosa c’è da sapere
Glifosato Monsanto | Glifosato cancerogeno | Glifosato Italia | Glifosato sentenza | Glifosato news | Cosa dice la comunità scientifica.
TPI
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TISA Europeo: Il parlamento europeo invita la Commissione europea ad una maggiore trasparenza

SALUTE SpA - LA PRIVATIZZAZIONE DELLA SANITÀ, Francesco Carraro
 

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CETA: Cara Bellanova, giù le mani dalla nostra agricoltura.
Le ragioni del NO alla ratifica del Trattato Ue-Canada (di Giuseppe PALMA)

Il neo-ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova del Partito democratico si è detta favorevole alla ratifica del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), vale a dire di quel Trattato sottoscritto da Ue e Canada che prevede un accordo economico e commerciale globale tra, appunto, Unione europea e Canada, il quale, se ratificato anche dal Parlamento italiano, spazzerà via i diritti fondamentali costituzionalmente garantiti.

Mi spiego meglio. Si tratta di un accordo di libero scambio tra UE e Canada che consente alle multinazionali delle rispettive aree di esportare e vendere prodotti (parecchie multinazionali americane hanno già trasferito la propria sede legale in Canada) senza trovare intralci né nelle legislazioni nazionali a tutela della salute e del lavoro, né nei diritti fondamentali sanciti dalle Costituzioni degli Stati membri come ad esempio il diritto al lavoro, al giorno di riposo settimanale, alla giusta retribuzione e così via. In parole povere si tratta dei cosiddetti “irritanti commerciali” che tanto infastidiscono le multinazionali.
Con il CETA, definito anche “il fratello minore del TTIP”, verranno definitivamente abbattuti!
Senza parlare poi della tutela della salute: le legislazioni nazionali di parecchi Stati dell’UE vietano l’uso di antibiotici negli alimenti, al contrario della legislazione canadese e di tanti stati americani. Con il CETA arriveranno sulle nostre tavole migliaia di prodotti alimentari intrisi di antibiotici, rendendone vano il principio attivo quando ve ne sarà bisogno! E gli Stati membri dell’UE, proprio per effetto di alcune regole capestro contenute nel CETA, non potranno far valere le proprie legislazioni nazionali a tutela sia della salute che del lavoro.

Infatti la vera fregatura arriva dall’introduzione di un sistema di giustizia privata, il cosiddetto ISDSInvestor-state dispute settlementcioè una forma di risoluzione privata delle controversie tra investitore e Stato. La legge di ratifica può superare questo problema rifiutandosi di introdurre un tale sistema, ma col Pd al governo non si può mai stare tranquilli. Attraverso questo sistema privatistico della giustizia le multinazionali potranno adire organismi di giustizia privata sovranazionali al fine di redimere le controversie con quegli Stati che intendessero rispettare le proprie disposizioni costituzionali a tutela – appunto – del lavoro e della salute! Si tratta dell’ennesimo regalo alle multinazionali (quindi al capitale internazionale) contro il popolo e contro la Costituzione!

Ma un ulteriore obiettivo di questo Trattato, oltre a quanto premesso, è quello di rendere maggiormente concorrenziali i nostri prodotti (abbassare i prezzi per esportare di più), ma gli effetti sarebbero devastanti: concorrere con i prodotti canadesi (americani, visto che parecchie multinazionali statunitensi hanno già sede legale in Canada), che ovviamente costeranno inizialmente meno di quelli europei per via della nostra migliore qualità (l’olio italiano è più buono di quello prodotto in Canada o negli Usa con gli arachidi), porterà le multinazionali europee ad abbassare a loro volta i prezzi, a scapito dei salari, della salute e delle garanzie costituzionali e di legge in favore del lavoratore!
Insomma, l’ennesimo crimine!
Ve lo ricordate come funziona l’euro, vero? Regime di cambi fissi in cui, per poter tornare ad essere competitivi, non potendo svalutare la moneta si ricorre alla violenta svalutazione del lavoro.
Il CETA è quindi uno strumento perfettamente funzionale all’euro!

Come tutti i Trattati, stando alle nostre disposizioni costituzionali, anche il CETA necessita di un voto favorevole da parte del Parlamento italiano nel cosiddetto procedimento di ratifica previsto dall’art. 80 della Costituzione. Ciò detto, dopo essere stato approvato nel 2017 dal Parlamento europeo, il CETA ha trovato voto favorevole anche in commissione affari esteri al Senato nella passata Legislatura da parte del PD, degli allora centristi di governo (Alfano) e addirittura di Forza Italia. Ora il Pd, tornato al governo senza il voto degli italiani ma grazie a vili manovre di palazzo ben architettate insieme al M5S, ci riprova. Il partito delle élite si permette di calpestare ancora una volta la nostra Costituzione attraverso una proposta di ratifica dell’ennesimo Trattato capestro!

Nel 2012 ci avete traditi con il Fiscal Compact e con l’inserimento in Costituzione del vincolo del pareggio di bilancio. Non ci fregherete anche questa volta! Ora basta!

Avv. Giuseppe PALMA
 

tontolina

Forumer storico
il nuovo ministro del PD Bellanova ha un altro grosso problema ...
QUANDO IL MINISTRO SFRUTTAVA IL LAVORATORE pagandolo poche centinaia di euro al mese. Il video che incolpa il ministro dell’agricoltura
E i grillini? tutti zitti? si sono già uniformati al Piddì?



Pare che, oltre che per le scelte politiche, il neoministro dell’agricoltura Bellanova abbia qualcosa d’altro sulle spalle.
Oltre alle discutibili scelte politiche riguardanti l’adesione al CETA, l’accordo di libero scambio con il Canada, che danneggerebbe la nostra agricoltura senza dare garanzia ai nostri prodotti di qualità, ed all’introduzione degli OMG, altro tema caldissimo,
la Bellanova avrebbe anche fatto qualcosa di sbagliato quando era sottosegretario al lavoro.
Pare, come risulta da questo video, che abbia costretto un lavoratore a prendere la partita IVA per poi sfruttarlo, pagandolo poche centinaia di euro al mese.

Vi lasciamo al Video, un’intervista su La7.
'Io, sfruttato dalla sottosegretaria'
 

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