il TTIP esce dalla porta e rientra dalla finestra con il nome di CETA (1 Viewer)

big_boom

Forumer storico
il grano italiano e' per gran parte OGM americano basta farsi un giro in macchina e vedere i vari cartelli delle aziende americane che mettono a fronte strada davanti ai campi coltivati ....

ma c'e' poco da spiegare
 

tontolina

Forumer storico
la foto di La nostra ignoranza è la LORO forza.
26 maggio alle ore 14:19



La nostra ignoranza è la LORO forza.
26 maggio alle ore 14:17
Gentiloni approva il CETA in silenzio stampa

L’ultimo consiglio dei ministri ha approvato ddl di ratifica del trattato di libero scambio con il Canada, un provvedimento dalle nefaste ripercussioni di cui nessuno dei grandi e piccoli media nazionali ha dato notizia.

E’ arrivato il CETA, ma non ditelo in giro. Il governo ha approvato il disegno di legge per la sua ratifica ed attuazione, ossia per l’accordo economico e commerciale tra l’Unione europea e il Canada. Ma piano – per favore! – non strillatelo. Eh già, perché il temuto trattato, firmato lo scorso 30 ottobre a Bruxelles e ratificato dal parlamento europeo questo febbraio sta per arrivare al parlamento italiano. Chi lo dice? Il consiglio dei ministri che si è riunito mercoledì sera in fretta e furia e senza neanche un minuto di preavviso; quel cdm di cui i rappresentanti solitamente si affrettano a propagandare i risultati e per il quale invece non è stata convocata neanche l’ombra di una conferenza stampa. E come mai, c’è da chiedersi, neanche il più ridicolo e scarso dei media (provare per credere? Fatevi un giro su google) ha dato questa notizia di epocale importanza? Perché è meglio farlo passare in sordina, o perché forse questo “gran valore” economico non lo ha? Per entrambi i motivi.

Scopo dell’Accordo – si legge nel comunicato del governo – “è stabilire relazioni economiche avanzate e privilegiate, fondate su valori e interessi comuni, con un partner strategico”. Si creano nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra le due sponde dell’Atlantico – si legge ancora – “grazie a un migliore accesso al mercato per le merci e i servizi e a norme rafforzate in materia di scambi commerciali per gli operatori economici”. Accidenti, che grande occasione, addirittura la sola Italia potrebbe beneficiare in termini di maggiori esportazioni verso il Canada “per circa 7,3 miliardi di dollari canadesi”. Ripetiamolo insieme: sette miliardi. Per avere un’idea, l’IMU che noi italiani abbiamo pagato sui nostri immobili, nel solo 2016, è costata 10 miliardi di euro; circa la stessa cifra è stata spesa dal governo Renzi per pagare i famigerati “80 euro”. Il governo Gentiloni ha recentemente “salvato” il sistema bancario creando con estrema facilità un fondo da 20 miliardi di euro. Di esempi se ne potrebbero fare a bizzeffe, ma il concetto è chiaro: questo accordo economicamente non vale la carta su cui è stampato, e il problema maggiore è che a fronte di un così ridicolo guadagno – nemmeno sicuro, considerato che si tratta di stime – stiamo per svendere completamente la nostra nazione, e non è un esagerazione. Perché ciò che più fa male è che i nostri governanti si affrettino a specificare come l’accordo “garantirà comunque espressamente il diritto dei governi di legiferare nel settore delle politiche pubbliche, salvaguardando i servizi pubblici (approvvigionamento idrico, sanità, servizi sociali, istruzione) e dando la facoltà agli Stati membri di decidere quali servizi desiderano mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro”. Peccato che la cosa, oltre a suonare palesemente come una “escusatio non petita”, è oltremodo falsa.

Spieghiamoci. E’ vero che “espressamente” il testo del Ceta – nelle sue premesse – “riconosce” agli Stati membri il diritto di prendere autonome decisioni in materie di interesse pubblico come appunto la sanità e il resto, ma in maniera altrettanto precisa descrive il funzionamento del “dispute settlement”, ossia di un arbitrato internazionale cui una “parte” (che può essere uno Stato ma anche un’azienda che opera sul suo territorio) può fare ricorso in caso sia in disaccordo con decisioni prese da altre parti. Tradotto, un’altra nazione o peggio una semplice società, spesso multinazionale, può impugnare una decisione di uno Stato anche quando adottata “nel diritto di legiferare nel settore delle politiche pubbliche”, qualora questa vada a “discriminare” il business dell’azienda. Il funzionamento di questo “tribunale privato” fa diretto richiamo al DSS, identico strumento previsto dall’Organizzazione Mondiale del commercio (o “WTO”, accordo simile al Ceta ma su scala globale). Quest’ultimo prevede la selezione di un “panel” di giudici, composto da esperti provenienti solitamente dal mondo della consulenza privata (esatto, delle multinazionali) o da atenei altrettanto privati. Il panel redige un rapporto contenente la propria opinione circa l’esistenza o meno di un’infrazione alle regole del WTO.

Esso non ha la forza legale di una vera e propria sentenza eppure la procedura di appello ha una durata massima prevista in novanta giorni, e la sentenza, dopo l’approvazione, è definitiva. Sintetizzando: l’Organizzazione Mondiale del Commercio (cui l’Europa e l’Italia hanno aderito da più di vent’anni, nel 1995) ha fini prettamente economici e finanziari; gli Stati, si dice, sono sovrani, eppure i principi che regolano gli scambi internazionali sono al di sopra delle leggi nazionali, ed internazionali; in caso di controversie, le parti (non gli Stati in realtà, quanto le società multinazionali “discriminate”) possono rivolgersi al WTO e chiedere se sia giusto o meno non applicare il suo regolamento; il WTO, privato e- sicuramente -imparzialissimo, emette la sentenza, che, per carità, non ha forza legale vera e propria (non essendo un vero tribunale), però è ad ogni modo inappellabile e definitiva. Democraticamente. E quel che è previsto per il Wto vale per il CETA. Il tribunale del WTO è stato mai adito per questioni sugli scambi internazionali? Oh sì! Solo gli Stati Uniti sono stati coinvolti in più di 95 casi contro società private, e di questi processi gli USA, in qualità di nazione, ne ha persi 38 e vinti appena 9. Gli altri o sono stati risolti tramite negoziazioni preliminari oppure sono ancora in dibattimento. In circa 20 casi il Panel addirittura non è mai stato formato, e la maggior parte dei processi che hanno perso riguarda livelli di standard ambientale, misure di sicurezza, tasse e agricoltura.

Questo panegirico forse può risultare oscuro pertanto è utile fare una semplificazione: lo Stato italiano, al contrario di quanto dice il governo Gentiloni, non può decidere autonomamente alcunché, prima di tutto perché fa parte dell’Unione europea e ha siglato accordi comunitari come il Patto di stabilità e il fiscal compact, oltre a far parte di un’unione monetaria, quindi di partenza non ha alcun potere decisionale in termini di politiche monetarie, fiscali, economiche e sociali. Secondo poi, pur godesse di una simile sovranità, comunque rischierebbe di trovarsi contro cause miliardarie– private –e di perderle, con tanti saluti al “potere politico”. Quel che allora il misero comunicato stampa del consiglio dei ministri dice in parte è vero, ossia che il governo può “decidere quali servizi mantenere universali e pubblici e se sovvenzionarli o privatizzarli in futuro”. Scopo dell’accordo è infatti di liberalizzare completamente qualsivoglia tipo di merce o servizio, inclusi quelli che teoricamente uno Stato soltanto dovrebbe garantire, e che invece già stanno finendo in mano ai privati (cliniche sanitarie, scuole, ecc ecc), in un mondo che sempre più sarà alla portata di poche persone e tasche. Ed ecco che la nostra carta Costituzionale si trasforma in carta igienica.

Quanto alle “potenzialità” di esportazione la nostra bella Penisola, da sempre caratterizzata da una grande vocazione all’export, già da tempo ha incrementato la vendita dei propri beni all’estero. Siamo più competitivi? Facciamo cose migliori? Ne più ne meno come prima, semplicemente gli italiani non hanno più una lira (i consumi domestici sono drasticamente calati, grazie a politiche iniziate da Mario Monti che in una celebre intervista ammise di “distruggere la domanda interna”) e quindi le imprese (quelle che non hanno chiuso) si sono arrangiante puntando ancor più sui mercati forestieri; solo pochi giorni fa l’Istat ha registrato nei suoi dati la “morte” della classe media italiana. Nel frattempo, visto che le merci di qualità come quelle nostrane non ce le possiamo permettere, nei nostri negozi arrivano tonnellate di merce a basso costo ma di pessima qualità che viene assoggettata a controlli scarsi o addirittura nulli, poiché già siamo in un’unione di libero scambio, l’Unione europea, che stiamo per estendere al Canada. Inutile dire che simili politiche danneggiano direttamente le nostre imprese, dunque il lavoro e in generale il benessere del nostro popolo. Tutto questo per – forse – sette miseri miliardi. Neanche i 30 denari di Giuda.

VIDEO DI MONTI ALL’INTERNO:

http://www.lintellettualedissidente.it/…/gentiloni-approva…/
 

tontolina

Forumer storico
upload_2017-6-4_13-23-11.png


Arriva il Ceta, il trattato che uccide Made in Italy
 

big_boom

Forumer storico
aspetta che arrivi la carne dal Canada ...
che poi nulla vieta di importare anche prodotti USA tramite il Canada dato che gia' fra i due c'e' libero scambio

quindi arriveranno prelibate porcherie

e come dice lo chef Gordon se vuoi una buona cucina italiana devi comprare prodotti italiani!
ma ora ci distruggeranno anche quelli mangiatevi la pizza al microonde made in USA/Canada

fantastiche schifezze made in USA (minuto 1.18 dicono che e' ITALIANA!!)

 
Ultima modifica:

alingtonsky

Forumer storico
Retrogradi, smettetela di raccontare frottole sul CETA.

16 maggio 2017
...
Con questo strumento, la UE e il Canada si impegnano a garantire che crescita economica, sviluppo sociale e protezione dell’ambiente vadano di pari passo. Il CETA, inoltre, è accompagnato anche da uno“Strumento Interpretativo Comune” che avrà forza giuridica e descrive chiaramente e senza ambiguità i contenuti dell’accordo.

La relazione commerciale fra UE e Canada
Gli scambi commerciali tra UE e Canada ammontano ogni anno a quasi 100 mld di Euro. Il CETA consentirà alle aziende europee di risparmiare oltre 500 mln di Euro l’anno, attualmente pagati per dazi doganali. Quasi il 99% di questi risparmi si verificherà già a partire dall’entrata in vigore dell’accordo. Inoltre, offrirà alle aziende dell’UE di accedere in maniera più agevole agli appalti pubblici canadesi, a livello federale, provinciale e municipale.

Anche le PMI beneficeranno della riduzione dei costi legati a quest’accordo. Esse, infatti, risparmieranno tempo e denaro, ad esempio evitando duplicazioni di prove, lunghe procedure doganali e onerose spese legali. Inoltre, sarà più facile l’invio di tecnici e specialisti per fornire sia assistenza, sia servizi post-vendita su quanto esportato. L’accordo offrirà, per di più, una maggiore certezza giuridica nell’economia dei servizi, una migliore mobilità per i dipendenti delle aziende e un quadro che consentirà il riconoscimento delle qualifiche professionali.

Il settore alimentare
Il CETA, poi, offrirà opportunità anche per gli agricoltori e produttori del settore alimentare. Le aperture dei due mercati in ambito Import-Export (tanto Canadese quanto Europeo) saranno calibrate e bilanciate tra loro. L’Europa potrà esportare quasi il 92% dei prodotti agricoli e alimentari, quali formaggi, vini e bevande spiritose, prodotti ortofrutticoli e trasformati, senza dazi, accedendo, quindi, in maniera più economica anche al mercato dei consumatori canadesi che non dispongono di redditi alti. Il Canada si impegnerà a tutelare sul proprio mercato ben 143 prodotti di alta qualità aventi in Europa il marchio IG ( Indicazione Geografica).

Anche i 500 mln di consumatori dell’UE trarranno vantaggi dal CETA. Il Canada, infatti, potrà esportare i suoi prodotti, sempre nel rispetto degli standard europei, dato che solo i prodotti e i servizi pienamente conformi alla regolamentazione dell’UE potranno avere accesso al mercato europeo: l’accordo, di fatto, non modificherà il modo in cui l’UE disciplina la sicurezza alimentare, per quanto riguarda ad esempio gli OGM o il divieto di commercializzare carne bovina trattata con ormoni.
...

Il CETA spiegato bene: cosa prevede l’accordo commerciale fra UE e Canada - Europae

  • Sicurezza alimentare: La soppressione dei dazi doganali non implicherà un abbassamento degli standard dell'Ue; le importazioni dal Canada dovranno essere conformi a tutta la regolamentazione e a tutte le disposizioni europea in materia di prodotti ... Il Ceta garantirà, inoltre, una protezione aggiuntiva a 145 prodotti europei con denominazione di origine controllata.
CETA: i contenuti dell'accordo di libero scambio tra Europa - Canada
 
Ultima modifica:

big_boom

Forumer storico
"l'impegno" non serve a nulla, ci vogliono regole certe
PRIMO TUTELA DEL MARCHIO MADE IN ITALY e della definizione "italian" come di nomi tradotti come "parmigiano" "grana padano"

supermercato canadese
https://www.walmart.ca/en/ip/great-value-grated-parmesan-cheese/6000153706956

tutta roba italiana!
https://www.walmart.ca/search/italian/N-117

a bangkok salame fatto sempre a bangkok passato come salame "italian", per non parlare dei tarocchi astralia, news zeland e germany "italian"

VOGLIAMO TUTELARE IL MARCHIO ITALIANO o diamo via a quattro lire anche quello?
 

Users who are viewing this thread

Alto