IL REPARTO PSICHIATRICO MI HA SCELTO COME TESTIMONIAL (1 Viewer)

DANY1969

Forumer storico
:d:
Buona settimana a tutti :)
Oggi gita con le ciaspole in Valle d'Aosta (Valtournenche) :)
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Val

Torniamo alla LIRA
Un brutto pesce d’aprile per la pasta “Made in Italy“.

Dopo un pasticciaccio nella definizione delle etichette se fino al 31 marzo sarà obbligatorio indicare l’origine della Pasta e della materia prima utilizzata, quando supera il 50%,
dal primo aprile invece sarà necessario fornire queste indicazioni solo ed esclusivamente se la confezione viene a trarre in inganno il consumatore.

Per spiegare meglio, dal primo aprile, in attuazione dell’articolo 26 del Regolamento 1169/11,
i produttori dovranno indicare il luogo di produzione della pasta solo se specificamente indicato o “Evocato” sulla confezione
e non corrispondente con l’origine della materia prima contenuta.

Quindi se prima bastava indicare “Prodotta in Italia” o meno, ora bisogna vedere se l’italianità è richiamata sulla confezione e quindi indicare anche l’origine della materia principale.

Una bella grana, anche perchè non siamo autosufficienti nella produzione di grano duro, come si può vedere dalla seguente tabella sulla produzione interna ed importazione



Quindi la normativa si complica in tre modi:

  • bisogna definire quando sia o non sia rilevante la provenienza italiana;
  • quindi bisogna vedere se il luogo di produzione coincide con quello di provenienza della materia prima
  • quindi bisogna indicarli entrambi, se differenti, e molte società italiane non hanno la possibilità di comprare grano italiano.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Non c'è da stupirsi. L'hanno trovato i 5stalle.

Passi per coprirsi di ricolo con l’ormai logora manfrina della prescrizione,
passi anche per la figura da mentecatti che facciamo quotidianamente in politica estera,
ma che il Governo adesso abbia talmente “perso la bussola” da non capire più la differenza tra Nord e Sud è veramente eccessivo.

La figuraccia rimediata da Giuseppe Conte giovedì scorso a Gioia Tauro passerà alla storia.

Il nostro “avvocato del popolo”, si è presentato, in qualità di capo del Governo insieme al ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano
e a quello dell’Istruzione, Lucia Azzolina per portare ai poveri meridionali la “lieta novella”.

La creazione (pensate un po’ che novità) di un “Piano per il Sud”,
un progetto che prevede investimenti destinati al meridione d’Italia (mai visto) con la speranza di ridurre il divario con il Nord.

Le sessanta pagine di questo libro dei sogni prevedono due tipi di interventi; quelli immediati e quelli da realizzare entro il 2030.

Il valore complessivo del Piano si attesta in oltre 100 miliardi, grazie all’applicazione della famosa quota “34%”,
ovvero la destinazione di fondi per il Meridione in base alla percentuale di popolazione nazionale.

Il Piano – secondo lorsignori – dovrebbe dare vigore a infrastrutture, trasporti, ecologia, innovazione per far ripartire il Sud.

Fin quei sarebbe solo l’ennesima riproduzione in salsa rosso-gialla delle eterne promesse che, per 70 anni, hanno illuso il Mezzogiorno
senza mai lasciar traccia (se non nelle tasche di speculatori, imprenditori fantasma e corrotti di ogni specie).

Insomma, sarebbe stata la solita noia che provoca sbadigli, mentre, invece, in breve si è trasformata in una farsa che ha fatto ridere mezza Italia.

Sì, perché se “chi ben comincia è a metà dell’opera”, il Governo ha iniziato questo suo approccio al Meridione nella maniera più stupida.

L’immagine scelta come prima slide di presentazione del Progetto, infatti, rappresenta un tratto di litorale con mare limpido
che, però, non è Calabria, neppure Puglia, né una delle splendide coste siciliane o sarde.
Si tratta, infatti, del golfo più a Nord d’Italia, quello di Trieste, località Duino…


La vergognosa “gaffe” ha subito fatto il giro dei social, collezionando gli hashtag più ironici e migliaia di condivisioni.

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Il ministro del Sud si è arrampicato sugli specchi dicendo: «Che bisogna guardare al Sud per rilanciare lo sviluppo anche al Nord».

Giustificazione peggiore dell’errore, perché per decenni ad avvantaggiarsi dei fondi per il Mezzogiorno sono state proprio aziende del Nord che poi sono sparite.

La ministra dell’Istruzione, invece, ha preferito tacere: 4 in Geografia e nota sul diario da far firmare a Mattarella.

Quanto a Conte che dire?

Forse adesso ci è chiaro perché non si è mai fatto vedere durante la campagna elettorale in Calabria… forse pensava che Catanzaro fosse appena sopra ad Oslo.
 

Val

Torniamo alla LIRA
L’intervista concessa da Mattia Santori soprannominato “cerchietto”, colleziona figuracce in ogni intervento in tv.
E anche l’intervista sull’autorevole La Stampa non ha modificato il giudizio sull’inconcludenza di un gruppo,
emanazione del Pd, ma dalle idee confuse.

“Ma chi lo ha eletto?”.

Parole in libertà, programmi zero, e banalità a go-go.
Santori sia “ stato sputt*** l’altro giorno in televisione da Ogongo”, la sardina romana.
Che, ospite a Quarta Repubblica “dice di avergli mandato degli sms dicendo che era un piccolo leaderino che ordina agli altri tu in tv non ci devi andare,
tu di politica non devi parlare”. Non è stato il solo intervento imbarazzante.

“Ma questi veramente idee zero. Però l’idea di andare dai Benetton è stata ottima. Lui dice varie cose, come ad esempio
‘mi sento come un Segretario di partito ma senza nessun privilegio; non comando, non ho autorità, non prendo un soldo’.

Ma perché c… dovresti comandare?

«E chi? E perché dovresti prendere un soldo? Ma perché dovresti avere autorità?
Una roba da pazzi. Zingaretti, Renzi, Salvini, e Meloni sono stati eletti. Ma a te chi ti ha eletto? Ma chi sei?”.

“E poi gli chiedono se si candiderà. )… questi si sono bevuti il cervello, ma chi sono?
È colpa anche di Boccia e di Provenzano che, ricevendoli a Palazzo Chigi o nei loro Ministeri, gli danno un ruolo che non hanno”.

Intervista alle nullità.

Le sardine sono state elogiate a furor di popolo per aver incarnato un movimento capace di frenare l'avanzata di quei cattivoni dei sovranisti;
in realtà il loro obiettivo sembrerebbe essere quello di togliere voti al Movimento 5 Stelle per consegnarli al Pd.

L'importante, per molti cronisti e politici, è gonfiare un personaggio da opporre a Salvini.
Gli altri aspetti sono dettagli secondari non meritevoli di essere approfonditi.

In ogni caso, se allarghiamo il discorso alla democrazia interna alle sardine stesse, rischiamo di mandare in tilt l'intero movimento.
Già, perché a giudicare dalle parole del regista e scrittore lucano, Vincenzo Petrone, in arte Klaus Mondrian,
gli innocui pesciolini non sarebbero altro che squali pronti a sbranare ogni persona che osi pensarla diversamente da loro.
 

Val

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Andiamo con ordine.

Ricordiamo che Petrone era l'ex capo delle sardine in Basilica.

Ex, perché il 52enne è stato cacciato dopo aver criticato il volto del movimento, Mattia Santori,
e altri vertici per non aver incluso la regione lucana nella delegazione ricevuta dai ministri Provenzano e Boccia.

Tanto è bastato a Petrone per essere espulso dalle sardine, anche se i pesciolini ribadiscono che tecnicamente
non si può parlare di espulsione perché loro non sono un partito. “Si è auto-eliminato”, ripetono dall'alto.

Petrone non è certo rimasto in silenzio.

L'ex sardina, nel corso di un'intervista rilasciata ad Affariitaliani.it, ha parlato senza peli sulla lingua:

“Ho partecipato con entusiasmo al movimento delle Sardine dall’inizio.
Ma mi sono chiesto che senso ha che un movimento appena nato, ancora col latte alla bocca,
si presenti nei palazzi del potere, dai ministri. Chi ha deciso di venire qua dai ministri? Noi non lo abbiamo deciso”.

E ancora: “La democrazia non è solo una parola, è qualcosa di concreto. Questi non parlano di cose concrete, fanno solo slogan”.

A dirlo, è bene sottolinearlo, non è un sovranista ma un ex capo sardina.

Proseguendo nel suo ragionamento, Petrone si sofferma sul ruolo delle sardine chiedendosi a quale movimento
“hanno mai dato le prime pagine o le aperture dei tg ogni giorno, a tutto spiano”.

Anche perché a formare le sardine troviamo ragazzi normali, e lo stesso Petrone fatica a immaginarsi “come facciano a scrivere quelle lettere meravigliose in un giorno".

Molte delle proposte delle sardine, ha poi spiegato lo stesso Petroni, sono “sciocchezze assurde e campate in aria”.

Peggio: la maggior parte di esse non sono mai state discusse pubblicamente dal movimento né votate.
“L’immaginario a cui si fa riferimento – rincara la dose l'ex capo lucano -è la simpatia, la telegenia, i riccioli, il sorriso,
poi dietro c’è un ghigno terribile, ma è il sorriso che conta. Il resto no. Quali sono i contenuti?”.

Alla fine anche chi nuotava assieme alle sardine si è accorto che quel movimento non serve a nient'altro che portare voti freschi al Pd in chiave anti Salvini.

“C’è la santificazione di Santori perché servirà a portare i voti al Pd. Moribondo il Movimento 5 Stelle – ha chiosato Petrone -
i voti del movimento devono essere portati, tramite un altro movimento, al Pd”.
 

Val

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OGGI SI DECIDE E L’ITALIA RESTERA’ NELL’EURO O MENO.
Segnatevi la data. Gualtieri farà lo gnorri?







Segnatevi la data del 17 febbraio 2020, perchè in questa data si decide, letteralmente, se l’Italia resterà nell’euro.

Si riuniscono i ministri degli stati facenti parte del Consiglio d’Europa, fra cui, cioè l’insieme dei ministri delle Finanze dei paesi dell’Unione Europea.
In questo Ecofin, come fa notare il semplice ottimo Liturri insieme a La Verità, si discutono due temi ESSENZIALI per l’Italia:

  • l’applicazione del Fiscal Compact, come Two Pac e Six Pac

  • l’Unione Bancaria, compreso il “Peso” dei titoli di stato.
Queste due norme decideranno la permanenza o meno dell’Italia nell’area euro oppure, vedendola diversamente la sopravvivenza economica dell’Italia.

Spieghiamo il perchè:

  • Il Six Pack ed il Two Pakc sono insiemi di norme introdotte nel 2011 per obbligare i paesi a ridurre il debito.
  • Fra queste norme, oltre la fissazione degli obiettivi di finanza di medio termine, e l’obbligo, praticamente, di tendere a zero con il deficit,
  • vi è anche l’obbligo di ridurre, progressivamente, il debito al 60% del PIL.
  • Si tratterebbe di manovre annue per decine di miliardi di euro a cui la nostra economia non resisterebbe.
  • Nonostante il Fiscal Compact sia stato respinto dal Parlamento Europeo resta come patto intergovernativo:
  • una sorta di minaccia permanente alla nostra esistenza. Bisogna mettere un definitivo, ed assoluto, veto;

  • Quindi si discuterà di Unione Bancaria. La normativa, apparentemente innocua, verrà discussa nell’Ecofin
  • al suo interno è ancora presente sia il PESO AL RISCHIO del debito degli stati, sia le misure contro la sua ECCESSIVA CONCENTRAZIONE.

  • Ora l’approvazione di queste norme farebbe si che il debito pubblico QUELLO ITALIANO IN TESTA,
  • non sarebbero più considerati privi di rischio ed acquistabili senza limiti, ma RISCHIOSI E ACQUISTABILI SOLO ENTRO DETERMINATI LIMITI DELL’ATTIVO BANCARIO.

  • Questo spingerebbe le banche, italiane in primis, a liberarsene, come ha ben detto l’ABI più volte.
  • A questo punto il rendimento del nostro debito crescerebbe fino a portarci alla scelta fra Default o Uscita dall’Euro.
Come al solito il ministro Gualtieri ignora la cosa, fa finta di nulla, e si farà, come il solito, imporre una decisione presa in qualche consesso molto riservato
a cui lui non avrà partecipato o non avrà capito di che si discuteva.


Queste cose saranno decise comunque senza di noi e ne subiremo le conseguenze, almeno finchè avremo certi governi….
 

Val

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Da una parte i dilettanti allo sbaraglio.
Dall'altra i soliti pidioti . Messi bene bene.

Matteo Renzi è solo «una tigre di carta», ma servono subito «nuovi scenari alternativi» per «sostituire Italia viva» con altri parlamentari.

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Goffredo Bettini, eminenza grigia del Pd zingarettiano, apre la caccia ai «responsabili» e suona la carica contro i renziani:

«Oggi è chiaro a tutti, tranne ai fanatici, che la condotta di Renzi pone problemi acutissimi al campo democratico e al governo Conte».

Lasciando intendere che, se non si riesce ad eliminare in fretta l'«attivismo distruttivo del fiorentino», il Pd preferisce andare a votare:
e Bettini descrive anche, con malcelato entusiasmo, la gioiosa macchina da guerra che si sta allestendo per la prossima tenzone elettorale:
Pd, Cinque Stelle, Partito di Conte e movimentismi vari, Sardine in testa, tutti insieme appassionatamente.

Escludendo, naturalmente, di coalizzare anche Italia viva.

L'uscita di Bettini, con il beneplacito del Nazareno, fa insorgere i renziani e crea subbuglio anche nel Pd, dove a molti non piace quell'allusione alle urne.
Tanto più che l'invettiva arriva in coincidenza con una imbarazzata retromarcia del premier: dopo l'incontro di venerdì tra Conte e Mattarella,
le veline di Palazzo Chigi, distribuite da Rocco Casalino ai giornalisti, avevano lasciato intendere che, con la benedizione del Colle,
era ormai avviato il reclutamento dei senatori «responsabili», anche dentro la stessa Italia viva, per sostituire e rendere inoffensivi i renziani.

Contro i quali veniva minacciata «tolleranza zero».

Ma ieri dal Quirinale è trapelato lo «stupore» del presidente per le ricostruzioni in cui «si attribuiscono abusivamente intenzioni al capo dello Stato riguardo alla situazione politica».

E Conte è stato costretto ad emettere una sorta di rettifica, per evitare di creare ulteriori imbarazzi al Colle:

«Si chiarisce che il Presidente non è alla ricerca di altre maggioranze diverse da quella che attualmente sostiene il governo».

I renziani infieriscono: «Comprensibile l'irritazione del Quirinale per le indiscrezioni infondate fatte circolare dal portavoce del premier», dice Michele Anzaldi.

Su cui si scatena subito l'ira di Casalino, che gli minaccia via Facebook una denuncia per diffamazione, con tanto di testo del Codice penale.

«Minacce gravissime a un parlamentare, Conte intervenga», tuonano da Italia viva.

I renziani definiscono «fake news» quelle sul reclutamento tra i loro parlamentari e «autogol» l'uscita di Bettini:

«Il tentativo di sostituirci con responsabili è fallito, restiamo decisivi»,

e per questo l'ex premier invita i suoi a «non cadere nelle provocazioni del Pd», che cerca «il muro contro muro: ma o si accorda con noi o si dovrà dimettere».
Accusa il capogruppo di Iv Faraone: «Vogliono far fuori Renzi per sostituirlo con tanti Razzi e Scilipoti».

Qualche mal di pancia però si registra anche nel Pd:

«Quando in una coalizione ci sono problemi, a maggior ragione se su temi di merito molto serio come la giustizia,
si cerca di superarli e compattarsi, non la scorciatoia di ricerca dei responsabili», dice il sottosegretario Salvatore Margiotta.

È netta anche Anna Ascani, vice ministro all'Istruzione: «Trovo la proposta di Bettini sbagliata nel merito e nel metodo.
E in netta contraddizione con quanto il Pd sta facendo. Siamo gli unici ad aver insistito sull'agenda evitando polemiche sterili.
La ricerca di presunti responsabili squalificherebbe la nostra azione».
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un tempo era la piazza preferita dai postfascisti del Msi.

Un po’ perché era ad un passo da Piazza Venezia e, come ti giravi, la vista dello storico balcone rinverdiva la nostalgia.
Ma soprattutto perché è lunga e stretta ed a seconda di come si piazza il palco si può dare l’impressione di un pienone anche se i presenti sono poche migliaia.

Si tratta di Piazza Santi Apostoli, che ormai da tempo non fa più da scenario per le manifestazioni dei nostalgici del passato,
ma è diventato il luogo preferito dei nostalgici del presente. In particolare i grillini e le Sardine.

Che l’hanno scelta come teatro delle loro ultime apparizioni per nascondere la loro sempre più ridotta capacità di mobilitazione dei propri sostenitori.

D’altro canto, i santi apostoli erano 12.
I grillini e le sardine sono stati solo qualche migliaio, a riempire con il giochetto del palco la piazza del “vorrei ma non posso più”!

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