IL PROBLEMA E' LA NOTTE, IL BUIO FA LUCE A TROPPI PENSIERI. (1 Viewer)

Val

Torniamo alla LIRA
Vi proponiamo l’intervista a L’aria che Tira di Myrta Merlino a Matteo Salvini.

Incredibile non tanto per quello che dice Matteo Salvini, che prosegue sulla sua linea di coerenza,
quanto per le cose che si sentono dire alla presentatrice.

Cose del genere:

“Conte è comunque molto amato dagli italiani” ma la inviterei a fare un giretto al supermercato….

La spinta continua verso un programma di governo di “Unità Nazionale” che non nè in cielo nè in terra;

“Finchè lei non dice l’Europa è casa mia, lei non tornerà a palazzo Chigi” (minuto 16).

Sottolineiamo questa frase: per l’europeista medio è necessario fare un auto da sè per poter andare al governo.

O proclami la tua assoluta fedeltà al Sire di Bruxelles, o non conti nulla.


Queste sono frasi GRAVISSIME per la democrazia, però indicative di come la pensi un certo circo mediatico
dove non puoi accedere se prima non urli il tuo “Credere, Obbedire, Combattere”.

Per il resto Salvini mostra la sua solita concretezza e conoscenza dei problemi di carattere pratico.

Parla non per la Merlino, per la minoranza della sinistra ZTL, ma per la massa delle persone,
per cui parla di problemi che si affrontano quotidianamente: i soldi che mancano, i contributi che non sono arrivati,le tasse.

Gli “Stati generali” non lo entusiasmano particolarmente, anche perchè non capisce di cosa si dovrebbe parlare.

La Cina meriterebbe una commissione d’inchiesta per capire se abbia responsabilità nel Covid.

 
Ultima modifica:

Val

Torniamo alla LIRA
Guardiamo un po’ verso il futuro, e cosa accadrà con l’uscita dalla fase sanitaria del Covid-19,
soprattutto economicamente e politicamente, appoggiandoci a qualche dato di Rabobank.

Prima di tutto vediamo come rapidamente, quello che era un problema essenzialmente cinese, sia diventato un problema mondiale.


covr1.jpg




Potete facilmente notare come alcuni paesi siano colpiti perfino più di quanto sia colpita l’a Cina che ne è stata la culla.

I paesi che appaiono ancora non colpiti sono solo più indiero rispetto alla sua diffusione
o , semplicemente, non fanno rivelazioni significative.

Le chiusure hanno portato ad un precipitare delle transazioni interne ed internazionali,
con interi settori economici che hanno letteralmente chiuso le proprie economie.

I dati della caduta , su valutazioni FMI sono i seguenti, ma devono essere calcolati che ,
partendo dal 2019 con un valore 100, un calo del 10% è arrivare a 90,
ma successivamente crescere del 10% riporta a 99, non a 100…..


covr2-1.jpg



Nonostante tutte le precauzioni del caso da prendere
l’unico paese con un vero rimbalzo in grado dimostrare un processo di crescita a V è solo l’India,
nessun altro paese nel 2021 riuscirà a compensare le perdite di crescita del 2020.


Questo porterò ad un futuro molto più povero, con meno crescita e forti tensioni sociali.

L’unica crisi confrontabile con l’attuale per calo dell’attività economica e per esplosione della disoccupazione è la crisi del 1929,
che proseguì fino alla fine degli anni 30 del secolo scorso.



covr3.jpg



Indicatori provenienti dalla Cina, come quelli relativi al traffico automobilistico,
mostrano come la ripresa post sia molto incerta e complessa.

Allo stato attuale i ristoranti sono ancora chiusi quasi ovunque, solo in Germania si vede una certa ripresa,
ed i voli sono al 60% del periodo pre-corona.

Il distanziamento sociale produrrà danni ingenti a livello economico almeno sino al 2022.


covr4.jpg



In questa situazione tutti i governi hanno dei problemi politici da affrontare.

Alcuni ci riescono meglio, perchè più efficienti o con una base sociale più forte, altri meno bene.

Trump ha utilizzato anche lo strumento dello scarico esterno della crisi, mettendo in luce le responsabilità cinesi.

Questa giustificazione sta funzionando perchè sempre più americani sono sfavorevoli a Pechino.





covr5.jpg



Quindi c’è da aspettarsi una forte guerra commerciale fra gli USA,
e probabilmente una buona parte di occidente, e Pechino,
un conflitto che peggiorerà gli effetti della crisi e che si sposterà ai limiti della guerra fredda,
se non della guerra guerreggiata.


Una prospettiva non positiva alla quale siamo completamente impreparati economicamente, politicamente e militarmente.
 
Ultima modifica:

Val

Torniamo alla LIRA
Non è ben chiaro se quello dell'OMS sia un problema di comunicazione oppure di sostanza.

Quel che appare lampante però, complici anche un po’ di leggerezze giornalistiche,
è che l’unica certezza di questa pandemia sia l’incertezza con cui Ginevra ha affrontato il dossier coronavirus.

Mascherine sì, mascherine no.

Guanti sì, guanti nì.

Tamponi solo ai casi sospetti, anzi “test, test, test”.

L’ultimo pastrocchio comunicativo riguarda quando dichiarato dal capo del team tecnico anti Covid-19, Maria Van Kerkhove,
durante un briefing dell’Agenzia Onu:

"È molto raro - ha detto - che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”.

Le parole della Van Kerkhove hanno scatenato un putiferio.

“Sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus e ciò che dobbiamo chiarire
è quanti sono gli asintomatici e quanti di questi trasmettono l’infezione”.

La tesi è più o meno quella riportata pure da Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms:

“Il problema è che molti di quelli che consideriamo asintomatici in realtà sono paucisintomatici, gli asintomatici veri non sono molti”.

È come se ci fossero "diverse tipologie di asintomatici" con una "diversa possibilità di infettare".
 

Val

Torniamo alla LIRA
Per favore, leggete bene. Questi parlano di "studio" quando basano i loro risultati
su 8 OTTO persone. Ma 8 persone, con 3 TRE risultati su 8, a parer mio, non fanno "uno studio".
Loro hanno "dedotto" .......sulla base di 1 UNA famiglia.

Gli "studiosi" hanno condotto un’analisi approfondita su ottonuove infezioni” trovate nel secondo giro di tamponi,
andando a scandagliare i loro incontri passati e scoprendo che alcuni di loro avevano avuto interazioni con individui asintomatici.

“Il soggetto 2 aveva contatti con quattro parenti infetti che non presentavano alcun sintomo al momento del contatto”, si legge nel documento.

“Il soggetto 5 ha riferito di aver incontrato un individuo infetto asintomatico prima del blocco”

mentre “il soggetto 8 ha condiviso lo stesso appartamento con due parenti asintomatici”.

Crisanti&co. ne hanno dedotto che

“le infezioni asintomatiche possono svolgere un ruolo chiave nella trasmissione di SARS-CoV-2”.

“Abbiamo anche trovato prove che la trasmissione può avvenire prima dell'inizio dei sintomi,
come di seguito dettagliato per un gruppo familiare. Il soggetto A è stata la prima infezione
da SARS-CoV-2 confermata in famiglia, rilevata il 22 febbraio:
il soggetto ha mostrato sintomi lievi della malattia il 22 febbraio,
è stato ammesso all'unità Malattie Infettive il 25 febbraio e successivamente dimesso il 29 febbraio, con restrizioni di quarantena.

Il partner (soggetto B) e i bambini (soggetti C e D) sono risultati positivi il 23 febbraio
ma hanno mostrato solo sintomi lievi e non hanno richiesto il ricovero in ospedale.

Il soggetto A ha riferito di aver partecipato a una riunione di famiglia tre o quattro giorni prima dell'insorgenza dei sintomi,
insieme a un genitore (soggetto E) e altri tre fratelli (soggetti F, G e H). A quel tempo, erano tutti sani.

I tamponi nasali e della gola hanno confermato la presenza di RNA virale in tutti i contatti familiari”.

Tradotto: “Le dinamiche di trasmissione all'interno di questa famiglia mostrano chiaramente
che lo spargimento virale di SARS-CoV-2 si è verificato nelle prime fasi dell'infezione e in assenza di sintomi”.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ahahahahah triste risveglio.


Pensava ad un bagno di folla, si è preso un bagno di insulti.

Dopo mesi di isolamento il presidente del consiglio Giuseppe Conte
decide di avvicinarsi ad un gruppo di persone all’angolo di Piazza Colonna, sotto Palazzao Chigi.

Pensava che forse l’ambiente protetto lo aiutasse, e magari di raccogliere un po’ di applausi casuali.

Invece ha ricevuto solo contestazioni, boati, fischi e grida di buffone, come potete vedere nel video allegato.

Per tre mesi è stato circondato da “Yesman”, da copie carbone di Rocco Casalino.

Lo hanno illuso di essere veramente quello che descrivevano: uno statista che salvava il proprio paese.
Oggi ha avuto il primo assaggio della realtà di ciò che è: un presuntuoso pasticcione ed improvvisatore che sta affondando il paese,
che il popolo non lo adora, ma gli grida “BUFFONE, A CASA”, e lui non sa che rispondere se non “IMPOSSIBILE”.

Non crede che il mondo non sia quello di Rocco Casalino, ma sia diverso, lo odi e lo insulti.

Tre mesi nel bunker sono stati devastanti, anche perchè fuori ormai dilaga l’Armata Rossa.

Quello che sta accadendo conferma un vecchio detto “Il gas tossico più pericoloso è l’incenso”.

Gli hanno disegnato un mondo che non esiste, ma non sarà abbastanza forte per rendersene conto.

Tornerà nel suo mondo di sogni con il caro Casalino.


 

Val

Torniamo alla LIRA
“È espressione di quel managerialismo, che è l’ideologia che ci ha portato alla rovina”.

Il professor Giulio Sapelli non ha nessun dubbio circa il piano di rilancio proposto da Vittorio Colao.

A suo avviso, riferisce “Dagospia”, la proposta è piena di mancanze, proposte folli come
“l’equo canone per gli affitti degli esercizi commerciali” e proposte inutili.

Il quadro che né esce è quello di “una task force che non ha idea della vita reale”
e che ha l’unico compito di ‘far evitare le responsabilità al governo’, “proprio come fanno i consulenti dei manager”.



Unknown-2-2-1024x1024.jpeg



L’economista ritiene che non sia stato detto nulla di rilevante sull’intervento dello Stato in economia.

È evidente che ci siano delle mancanze importanti.

Tra le questioni affrontate “non si fa cenno alla magistratura; non c’è la difesa del reddito di cittadinanza e non si spiega come creare lavoro”.


Aprendo invece la questione sull’utilizzo del contante, Colao e il suo team mirano a disincentivare e limitare i pagamenti in cash.

Il professore di economia spiega che ciò “è inutile, non serve per combattere l’evasione. Gli evasori si rifugiano nei paradisi fiscali”.


Proprio come inutile è stato l’impiego sia degli Stati generali che delle task force, insomma, spiega Sapelli

: “Hanno voluto fare tutto per non fare niente, mentre la gente soffre”.



sas-1024x576.jpg



Basti pensare, come fa notare l’economista, che “gli imprenditori hanno anticipato di tasca propria la cassa integrazione”;
mancano ancora da erogare 1,4 milioni di Casse integrazione, dato che riferisce la Repubblica.


Anche per quanto riguarda la questione sull’Ilva, Sapelli ha una visione ben chiara:

“Arcelor ha comprato per rivendere. Un sito, quello di Taranto, che aveva problemi di sovraproduzione
e che quindi era il migliore candidato per partecipare alla grande ricostruzione dell’area della antica Mesopotamia dopo la guerra”.

Tra l’altro, fa notare il professore, Colao ha scritto il piano da Londra:

“Mi ricorda il primo re greco. Sconfitto l’impero ottomano non avevano una casa reale e chiamarono Ottone I di Baviera.
Un po’ di buon gusto per favore …”
 

Val

Torniamo alla LIRA
Ancora una volta il governo giallorosso mostra due facce, una pronta per le occasioni buone,
da sfoggiare in pubblico all’occorrenza, e l’altra meno esposta alla luce del sole ma assai più veritiera.

Da un lato, dunque, il premier Giuseppe Conte e diversi esponenti del suo esecutivo
continuano a parlare della possibilità di revocare le concessioni autostradali ai Benetton,
come promesso e ribadito da mesi dopo la sciagura del Ponte Morandi.

Dall’altro, invece, ecco che il piano messo in piedi dalla task force di Colao apre scenari decisamente diversi.

Con la possibilità, addirittura, che quelle stesse concessioni di cui si discute tanto vengano addirittura estese.



Quella parte del piano Colao che piace (parecchio) ai Benetton



Il team di Colao ha infatti in queste ore focalizzato l’attenzione su alcuni punti chiave
per far ripartire il Paese schiacciato dalla crisi economica.

Come spiega Repubblica, tra questi ce ne sarebbero alcuni che interessano parecchio da vicino Autostrade per l’Italia.

Su tutti, la possibilità di negoziare “un’estensione delle concessioni equilibrata e condizionata ad un piano di investimenti espliciti e vincolanti”.

Una proposta alla quale Aspi non può che guardare con grande interesse:
il meccanismo consentirebbe di abbassare le tariffe, una delle condizioni su cui il governo ha insistito maggiormente,
grazie all’allungamento della concessione. Il tutto fermo restando i passaggi già messi sul tavolo dai Benetton, come il maxi-piano di investimenti.



Quella parte del piano Colao che piace (parecchio) ai Benetton



Un guadagno niente male per chi, stando alle dichiarazioni battagliere del Movimento Cinque Stelle,
avrebbe dovuto essere privato della concessione.

Allungare il numero di anni su cui spalmare i costi degli investimenti permetterebbe di alleggerire le tariffe pagate dal consumatore.

E, allo stesso tempo, a parità di costi permetterebbe al gestore autostradale di incassare per un periodo prolungato.

Certo, una parte dell’esecutivo continua a fare barricate, opponendosi a qualsiasi tipo di accordo con i Benetton che non preveda una revoca.

Ma il crescente numero di pareri contrari a un atto di forza non fa che rafforzare l’ipotesi di un finale decisamente indigesto
per le famiglie delle vittime di quel drammatico 14 agosto 2018.

Famiglie che non a caso hanno già chiesto di non ricordare i nomi dei loro cari scomparsi in occasione dell’inaugurazione del nuovo Ponte di Genova.

Quella parte del piano Colao che piace (parecchio) ai Benetton



A confermare del mutato clima intorno ad Atlantia anche le indiscrezioni pubblicate dal Sole 24 Ore,
secondo il quale si lavorerebbe a un piano che vede Poste Vita come investitore del fondo F2i chiamato a rilevare il controllo di Autostrade per l’Italia.

La controllata assicurativa del gruppo guidato da Matteo Del Fante starebbe valutando un impegno importante nel fondo F2i ai nastri di partenza,
che ne farebbe uno degli investitori chiave dell’operazione, un impegno che potrebbe rivelarsi fondamentale per il lancio stesso del progetto.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Quanto all’uso dei guanti, consigliati in molte linee guida per l’accesso in luoghi pubblici e negozi,
per Locatelli “sono controproducenti”.

“Sono d’accordo con la posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,
ovvero che nella popolazione non serve metterli.
Una buona e ripetuta igiene delle mani è largamente sostitutiva dei guanti
che danno un falso senso di sicurezza.

Chi si occupa di questa pandemia ha anche una responsabilità comunicativa.

Serve precisione nei messaggi e sobrietà nel comunicarli”
.
 

Val

Torniamo alla LIRA
Un rapidissimo post per aggiornarvi sulle ultime novità del “Recovery Fund” o “Next generation Fund”,
quello che dovrebbe, a partire da una data incerta del 2021, portare ricchezza e benessere a tutti gli europei, soprattutto italiani.

Ogni giorno una novità, una sorpresa, un’evoluzione, più o meno positiva,
che fa capire quanta incertezza in realtà, circondi questi fondi
sui quali Conte vuole assicurare la sua esistenza e la ripresa dell’Italia.


Vediamo quelle degli scorsi giorni:


  • non sono più 750 miliardi, ma 500, cosi ha detto il ministro delle finanze tedesco Scholz.
  • Dato che è lui l’unico serio sponsor, con potere, della misura, è molto probabile che questa cifra sia quella più realistica.

  • Alla fine a fondo perduto saranno 250 miliardi , ma da spalmare su sette anni.

  • “Gualtieri si oppone”, ma ,dopo aver pestato i piedini, se ne farà una ragione;

  • La Danimarca pare essersi convinta che, forse, se si vuole salvare il costrutto europeo,
  • è meglio riuscire ad aiutare i paesi colpiti dalla COVID.
  • Il suo leader ha quindi ammorbidito la sua posizione ed i paesi austeri passano da 5 a 4 e mezzo;

  • però l’Ungheria ha protestato perchè lo strumento sembra “Mirato” ad aiutare i paesi del Sud Europa ,
  • “Dimenticando” altri dell’est fra cui l’Ungheria, che non è neanche nell’Euro.
  • Questo però apre anche la strada a forti pressioni del “Gruppo di Visegrad” per avere una fetta più ampia di questi soldi.

  • La coperta si fa sempre più corta.

Quindi alla fine il “Recovery fund”, se sarà, quando sarà, non sarà quello che vi dicono in TV:
vi hanno promesso una pioggia di banconote, avrete una caduta di monetine.

Le stesse che molti lanceranno al passaggio dei ministri…
 

Val

Torniamo alla LIRA
C’è un’orda anti-libertaria, in giro per l’Occidente, che torna all’attacco.

Se la prende con la memoria storica.

Questa Internazionale del nichilismo non ha confini né decenza:
s’infila in ogni vicenda di ordine pubblico che si presti ad essere strumentalizzata
e ne fa un’occasione di propaganda ideologica.

Per i sovversivi della Memoria il momento è propizio.

A causa della crisi pandemica in tutto l’Occidente, la gente comune è presa a combattere per sopravvivere.

In uno scenario in cui l’interesse prevalente per molte famiglie sia di assicurarsi due pasti giornalieri,
chi volete che presti attenzione alle subdole manovre dei nemici della libertà?

L’onda liberticida ha però bisogno di un fattore scatenante perché dispieghi tutto il suo potenziale distruttivo.

Richiede una lettura palindromica della teoria del caos: perché un tornado travolga il Texas è necessario che una farfalla batta le ali in Brasile.

E l’evento principiale (l’in principium) che mettesse in moto la catena di eventi,
di cui si stanno rendendo protagonisti i talebani d’Occidente, c’è stato e porta il nome di George Floyd, da Minneapolis,
il cittadino statunitense di origini afroamericane brutalmente ucciso da un agente di polizia lo scorso 25 maggio.


In altri momenti sarebbe stato derubricato a un doloroso fatto di cronaca.

Invece, messo nelle mani sapienti dei negazionisti della Storia è stato trasformato nel casus belli,
l’evergreen della demagogia sinistrorsa: il razzismo.

L’incendio della rivolta è divampato al grido: “Black Lives Matter” (Blm, le vite dei neri contano).

Dalla violenza nelle strade si è passati all’azione preferita dal progressismo dogmatico:
la cancellazione della memoria con l’abbattimento a Bristol della statua in bronzo
dedicata al mercante e commerciante di schiavi africani Edward Colston.

Negli Stati Uniti altre statue rischiano di fare la medesima brutta fine.

Lo ha promesso la speaker statunitense della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi,
nell’annunciare l’intenzione di far rimuovere dalle sale del Congresso tutte le statue dei confederati.

Ma non è a rischio solo l’arte figurativa.

Si rovista nel baule della settima musa per fare un repulisti di opere politicamente scorrette.

A farne per primo le spese è il capolavoro della cinematografia di tutti i tempi: Via col vento
che la Hbo Max ha deciso di rimuovere dal suo catalogo a causa del contenuto giudicato razzista.

La pellicola, datata 1939, ha vinto otto oscar; la frase finale del film “Dopotutto, domani è un altro giorno”
pronunciata dalla protagonista, Rossella O’Hara, è entrata nel linguaggio comune con la medesima forza significante che aveva nel film.


La storia narrata è un affresco di un’epoca, è memoria di una stagione di sangue, è parte viva dell’epopea americana.

Ma da domani non potrà più esserlo perché i sovversivi della Memoria l’hanno censurata.

L’onda liberticida ha attraversato l’Oceano approdando sulle sponde del Vecchio Continente.

I sicari delle Storia americana hanno chiamato e i loro compari europei hanno prontamente risposto.

A Londra, il sindaco Sadiq Khan, di origini pakistane (sarà un caso?),
ha dichiarato di voler riscrivere la storia dell’Impero britannico attraverso una selezione dei monumenti installati nella capitale.

Via le statue che celebrano i personaggi macchiatisi di comportamenti razzisti e schiavisti e spazio agli illuminati dal multiculturalismo.

Una commissione ipocritamente chiamata “delle diversità” farà il lavoro sporco della censura per conto del sindaco di Londra
che si arroga il diritto di decidere, ex post, ciò che sia stato bene e quel che sia stato male della Storia del suo Paese.

A stretto rigore, se la Commissione facesse fino in fondo il suo dovere
in Gran Bretagna non vi sarebbe più una statua o un dipinto celebrativo da ammirare perché, nei secoli,
la politica colonialista britannica ha fatto perno sullo schiavismo e sull’assoggettamento delle popolazioni dei territori conquistati.

Potrà non piacere, ma è il passato sul quale è stato eretto il faro della democrazia occidentale.


Quale magico costruttore riesce a edificare l’opera servendosi di pietre perfettamente squadrate dalla natura?

Che sia scalpellino o scultore il meglio lo tira fuori sgrossando la pietra grezza.

È, tuttavia, un processo di lavorazione che comporta errori e colpi a vuoto.

Non è cancellando le tracce degli errori compiuti che si serve la nobile causa della verità
a meno che non si coltivi la diabolica rimozione del passato per far perdere la memoria ai contemporanei;
per imporre attraverso la negazione della Storia un nuovo credo assoluto, infallibile;
per fare tabula rasa allo scopo di potervi incidere il primo comandamento della religione progressista:

Non avrai altro Dio all’infuori di quello multiculturalista.

Il medesimo credo violento, cieco, liberticida che vorrebbero imporre anche in Italia i “Sentinelli di Milano”,
bizzarri figuri sinistrorsi che dalla vetrina di Facebook chiedono al sindaco della città ambrosiana
la rimozione della statua dedicata a Indro Montanelli e il connesso cambio di titolazione dei giardini pubblici di Via Palestro.

La colpa di cui si sarebbe macchiato Montanelli sarebbe stata di essersi servito in gioventù, da militare,
dei servizi di una giovanetta etiope, sposata secondo le usanze del posto,
che durante “l’aggressione del regime fascista all’Etiopia” (valutazione storica dei Sentinelli) gli faceva da schiava sessuale.


Montanelli è stato figlio e interprete del suo tempo, ma per i Sentinelli merita tre volte la Damnatio memoriae:
perché autore di un mercimonio sessuale ai danni di una minorenne,
perché aggressore colonialista,
perché fascista.

Per i sovversivi della Memoria il ricordo dovrebbe essere riservato solo agli eroi della sinistra, agli antifascisti,
ai portatori della verità del comunismo e del socialismo reale.

A prescindere dalle pecche private, tante, di cui si sono resi protagonisti i medesimi eroi che essi celebrano.

D’altro canto, di cosa stupirsi?

In passato era stata l’icona di questa soldataglia anti-libertaria, la mitica Laura Boldrini,
a tentare la castrazione dei monumenti storici italiani mediante la rimozione delle scritte
e dei simboli evocanti il ventennio fascista e la figura del Duce.


All’epoca, furono i compagni di coalizione a fermarne la furia iconoclasta.

Ma i propugnatori della memoria selettiva, nemici della Storia e della tradizione, sono camaleontici:
cambiano vesti e posture ma nel profondo restano fedeli a se stessi.

Uguale pensiero autoritario, stesso odio per l’altrui libertà, medesimo astio per l’arte che spalanca i cancelli del passato.

I “Sentinelli” come il sindaco di Londra; come i rivoltosi statunitensi; come i talebani afghani
che nel 2001 su ordine del Mullah Omar fecero saltare a colpi di dinamite
le gigantesche statue dei Buddha di Bamyan nei pressi di Kabul; come gli assassini dell’Is,
lo Stato islamico
, che nel 2015, in Siria, demolirono parte del sito archeologico di età romana di Palmira.

Tale è l’idea di libertà dei malacarne multiculturalisti: il potere di negarla a chi ha un pensiero altro,
divergente e nutre un legame sentimentale con i chiaroscuri della Storia.
 

Users who are viewing this thread

Alto