il Pdl ci riprova: alla Camera la norma salva-Ruby (1 Viewer)

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Berlusconi è Molto ma molto interessato al presidenzialismo

così tanto per mettere fine alla pseudodemocrazia italiana che ci vede sudditi dello Stato sovrano in cui Berlusconi vuole essere l'imperatore

Sudditi
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a cura di Nicola Rossi
Un programma per i prossimi 50 anni
(2012) pp 264
ISBN: 978-88-6440-083-9
Prezzo: 20 €
Il testo è disponibile inoltre come e-book presso i seguenti rivenditori:


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Spentisi gli echi delle celebrazioni del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia, è arrivato il momento di domandarsi quale potrebbe essere l’agenda di questo nostro paese nei prossimi cinquant’anni. Che cosa, in altre parole, vorremmo poter festeggiare alla scadenza del prossimo Giubileo di storia unitaria? Il primo punto nell’agenda riguarda il rapporto fra Stato e Cittadino. È qui lo spread più preoccupante fra l’Italia e i suoi principali partner occidentali ed è questo il filo conduttore del libro, forte dei contributi di Silvio Boccalatte, Luigi Ceffalo, Natale D’Amico, Alessandro De Nicola, Franco Debenedetti, Giampaolo Galli, Pietro Ichino, Maria Leddi, Pasquale Medina, Lucia Quaglino, Giorgio Rebuffa, Fabio Scacciavillani, Manuel Seri, Serena Sileoni, Carlo Stagnaro, Marianna Vintiadis ed Enrico Zanetti.


La disparità di trattamento fra Stato e Cittadini permea pressoché ogni aspetto della nostra vita quotidiana. Si traduce in norme che non oseremmo nemmeno lontanamente immaginare nel rapporto fra privati. Prende la forma di una capillare e continua invadenza nelle vite di tutti noi. Si manifesta sotto l’aspetto di una diffusa e onnipresente arbitrarietà nell’interpretazione e nell’applicazione della legge. Semina dosi massicce di incertezza che rendono impossibile l’ordinato svolgimento di attività economiche. Genera senza sosta le occasioni per una corruzione tanto minuta quanto devastante. Ottunde, fino ad annullarlo, il nostro senso civico. Limita, senza ragione, la nostra libertà.


Il rapporto fra lo Stato e i Cittadini è in Italia un rapporto profondamente distorto e non da oggi. Sudditi è un viaggio in un’Italia in cui lo Stato è rimasto ancora il Sovrano e i Cittadini sono rimasti, appunto, Sudditi. In cui si è perso quello che Cavour chiamava il “senso della libertà”. Per uscire dalla crisi, quella di oggi ma anche quella di ieri, gli italiani devono tornare a essere Cittadini. Leggere Sudditi è un primo passo in questa direzione.


Nicola Rossi, presidente della Fondazione Istituto Bruno Leoni, è attualmente Senatore della Repubblica. È professore ordinario di Economia Politica all’Università di Roma “Tor Vergata”. Ha pubblicato, per il Mulino, Meno ai padri e più ai figli (1997) e Riformisti per forza. La Sinistra italiana tra il 1996 e il 2006 (2002) e per Laterza, Mediterraneo del Nord. Un’altra idea del Mezzogiorno (2006).
 

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Ddl anticorruzione: confronto al rallentatore alla Camera

07 Giugno 2012 - 08:32

(ASCA) - Roma, 7 giu - L'Aula della Camera riprende i suoi lavori alle 10,30. All'ordine del giorno il proseguimento del confronto sul ddl anticorruzione che secondo le iniziali previsioni doveva essere approvato entro questa settimana.

Il dibattito prosegue al rallentatore.
Ieri pomeriggio sono stati approvati gli articoli che erano stati accantonati per mancanza di accordo: 2, 4 e 6. Prima della ripresa dei lavori dell'Aula e' stata convocata una riunione del Comitato dei 18, il comitato ristretto che raccoglie i rappresentanti delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia per fare il punto sugli emendamenti al testo su cui non c'e' accordo.


Ddl anticorruzione: confronto al rallentatore alla Camera


insomma i delinquenti del PDL non vogliono la galera e devono svuotare il decreto e renderlo inutile

ieri hanno salvto dall'arresto un altro loro senatore
schifosi
il parlamento e il senato sono diventati il covo dei capi malavitosi italiani
 

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FUGA DAL BANANA - ANCHE IL FIDO SCHIFANI SCARICA IL CAPO CON UN BACIO AL CIANURO: “E’ RIMASTO PRIGIONIERO DELLA PROPRIA INCOMMENSURABILE GENEROSITÀ, CHE GLI IMPEDISCE DI EMARGINARE GLI AMICI CHE SBAGLIANO O DI ALLONTANARE QUELLI CHE REMANO CONTRO” - “IL NOSTRO ELETTORATO È FRASTORNATO: UN GIORNO IL PDL APPROVA L’IMU E IL GIORNO DOPO MINACCIA DI SCENDERE IN PIAZZA CONTRO L’IMU”…

Eduardo Di Blasi per il "Fatto quotidiano"
schifani primopiano

Usa termini apocalittici: "Tempi inesorabili", "crisi aggressiva e lacerante", "confusione delle idee dispersiva e inconcludente", "voci allarmate e dolenti", "domanda angosciosa", "scenario politico che tende verso una confusa e rissosa disgregazione", "fase acuta di smarrimento". Sono queste le ragioni che spingono la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Renato Schifani, a gettare il cuore oltre l'ostacolo e a denunciare gli errori politici che il Pdl ha compiuto, va ancora compiendo, e, probabilmente continuerà a compiere anche in futuro.
RENATO SCHIFANI Sotto il cappello del Colle che tutto ammanta di responsabilità politica, in una lunga lettera che oggi sarà pubblicata dal Foglio di Giuliano Ferrara, Schifani infila tre concetti fondamentali: bisogna dire la verità agli elettori su come è finita l'esperienza dell'ultimo governo (lacerato da lotte interne che ne hanno determinato l'impossibilità a prendere qualunque decisione), mostrare coerenza nelle scelte odierne e dire chiaramente a quell'elettorato di destra "salito sull'Aventino dell'astensionismo" se si vuole andare verso un "grillismo d'imitazione" che trascinerebbe il Paese in una "ingovernabilità simile a quella che si è determinata in Grecia" o piuttosto assestarsi al di qua della parola "responsabilità".
Giorgio Napolitano e Mario Monti CIta poche persone Schifani, e non a caso. Il primo è Giorgio Napolitano che "con grande equilibrio e sensibilità istituzionale si è fatto carico di una responsabilità straordinaria". Il secondo è Mario Monti, indicato dal Colle con "un azzardo che andava fatto". Anche per lui, dalla seconda carica dello Stato, parole d'elogio: "Ha lavorato con abnegazione e ogni sua decisione è stata improntata alla massima onestà intellettuale".
Poi c'è Gianfranco Fini la cui "rottura segnò un punto di debolezza della coalizione". Schifani ricorda come quelli che lui chiama "giornali d'area" condussero una "campagna sulla casa di Montecarlo " che finì "per trasformare un contrasto politico in una frattura irreversibile". Un altro errore, si direbbe, politico.
casini berlusconi Compaiono infine Pier Ferdinando Casini, Silvio Berlusconi e Angelino Alfano. Il primo è l'alleato che non arriva, quello che costringe il Pdl a stare come sopra la fortezza Bastiani del deserto dei tartari: "Non possiamo continuare ad aspettare Casini mentre Casini, stando così le cose, non perde occasione per dirci che non vuole venire".
Su Berlusconi non è chiarissimo cosa voglia dire Schifani quando parla di un "Presidente prigioniero della propria incommensurabile generosità, che spesso gli impedisce di emarginare gli amici che sbagliano o di allontanare quelli che remano contro o lo portano fuori strada", ma è a lui che si rivolge per governare il caos di un partito diviso in tribù.
ANGELINO ALFANO E SILVIO BERLUSCONI È proprio quello sull'incoerenza del Pdl il passaggio più duro: "Il nostro elettorato - scrive - è visibilmente frastornato Un giorno il Pdl approva l'Imu e il giorno dopo irrompe sulla scena una parte del Pdl, certamente la più chiassosa, che minaccia di scendere in piazza contro l'Imu. Un giorno il Pdl approva i decreti, anche i più duri, di Monti e il giorno dopo la parte più colorita e populista del Pdl propone addirittura lo sciopero fiscale. Un giorno si ascoltano in televisione le più convinte dichiarazioni di Berlusconi a sostegno di Monti e il giorno dopo, anche e soprattutto sui giornali che si professano berlusconiani, si leggono titoli improntati al grillismo più avventato".
Tocca dunque all'ultimo, Angelino Alfano definito addirittura come il segretario "che ha segnato una svolta e ha dimostrato di sapere fare politica" (dopo il casino descritto poche righe sopra appare difficile sottoscrivere quest'ultima analisi), dovrà provare a rimettere in piedi la baracca, ma solo "se sarà in grado di guadagnarsi l'autonomia necessaria".
ALFANO E CASINI L'entrata di Schifani nel dibattito interno al Pdl arriva a scompaginare i progetti di chi, all'interno del partito, ragionava sulle elezioni a ottobre: il messaggio, che in serata conterà commenti entusiasti da parte dei vari Frattini, Valducci, Napoli, Ghigo e in parte anche Gasparri, è dedicato a chi-pensa di scaricare il premier tecnico. E dice: non provate-ci.
 

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Gasparri ne ha cantate al povero Angelino! Eccome! Tipo: "Non fate troppo i furbi, in molte regioni vi mettiamo in mutande..."
 

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Gasparri ne ha cantate al povero Angelino! Eccome! Tipo: "Non fate troppo i furbi, in molte regioni vi mettiamo in mutande..."
Gasparri dovrebbe invece ricordare che le sue leggi ad personam hanno messo in mutande l'Italia
Il loro FINTO AMOR PATRIO

Dieci milioni di euro. L’Italia paga il conto di Rete4

Dieci milioni di euro è questo il prezzo che lo Stato italiano – cioè noi – dovrà pagare a Centro Europa 7 per aver impedito a quest’ultima, per quasi dieci anni, di trasmettere i propri programmi sulle proprie frequenze “temporaneamente” occupate da Rete 4.
E’ questa la sintesi della Sentenza con la quale, questa mattina, la Corte Europea dei diritti dell’uomo e del cittadino ha scritto una delle ultime pagine di una delle storie più inquietanti della storia del berlusconismo e della televisione in Italia.
La vicenda è tanto semplice quanto incredibile.
Nel luglio del 1999 il Ministero delle comunicazioni assegna a Centro Europa 7 una concessione per l’esercizio di tre frequenze radiotelevisive idonee a trasmettere sull’80% del territorio.
Complice un’inenarrabile serie di leggi, leggine e ostacoli burocratici frapposti ad arte, tuttavia, solo dopo oltre dieci anni – e grazie ad una battaglia giudiziaria con pochi precedenti nella storia del Paese – Centro Europa 7 ha potuto iniziare ad esercitare le sue frequenze, frattanto occupate da Rete 4.
E’ una storia di incredibili e sconcertanti connivenze tra Governo, parlamento, autorità indipendenti ed il Signore della Tv.
Una storia fatta di leggi scritte ad arte per consentire ad una delle Tv del Cavaliere – Rete 4 – di continuare a trasmettere anziché lasciare il posto – come le esigenze di pluralismo avrebbero imposto e richiesto – ad una nuova televisione, di anni di ritardo nell’adozione di provvedimenti amministrativi al fine di precludere, in modo scientifico, a Centro Europa 7 di iniziare la propria attività, favorendo, così, ancora una volta Mediaset e la sua Rete 4, altrimenti condannata all’esilio sul satellite.
Una storia di Sentenze della Corte costituzionale rimaste tradite e non ottemperate dal Governo italiano.
Una storia di accordi, siglati dal nostro Governo ma, poi, non rispettati.
Una delle più brutte storie italiane che, oggi, i Giudici di Strasburgo scrivono essere stata segnata da una lunga serie di episodi attraverso i quali lo Stato italiano – quasi si trattasse del più pericoloso dei criminali internazionali – ha ripetutamente violato uno dei fondamentali diritti dell’uomo e del cittadino ovvero quello alla libera manifestazione del pensiero.
La Corte Europea dei diritti dell’uomo, dopo aver ricordato che “non esiste democrazia senza pluralismo” e che la “democrazia si nutre della libertà di espressione” ha chiarito che in una società democratica non basta per garantire un adeguato pluralismo nel settore radiotelevisivo di prevedere, per legge, la teorica possibilità per un operatore di accedere al mercato ma occorre garantire in modo effettivo questa possibilità.
Nella storia di Centro Europa 7, tuttavia, non solo è mancato tutto questo ma lo Stato, attraverso leggi, ritardi ed atti amministrativi ha scientemente e colpevolmente ostacolato la nuova emittente televisiva a favore della vecchia ovvero di Rete 4.
E’ muovendo da questi presupposti che i Giudici di Strasburgo hanno condannato lo Stato italiano per violazione dell’art. 10 della Convenzione internazionale dei diritti dell’uomo e dei cittadini ovvero per aver ostacolato l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero.
Dieci milioni di euro l’importo del risarcimento dei danni che dovremo riconoscere a Centro Europa 7 che, in realtà, aveva agganciato la propria richiesta risarcitoria all’importo, ben maggiore, guadagnato da Rete 4 nei dieci anni nei quali ha trasmesso al suo posto.
La sintesi dei numeri è questa: Rete 4 ha guadagnato grazie a leggi ad personam oltre 2 miliardi di euro ed a noi tocca pagare, di tasca nostra, oltre dieci milioni di euro.
http://www.ilfattoquotidiano.it/201...-euro-l’italia-paga-il-conto-di-rete4/256270/
e io pago - YouTube
 

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Convenzione di Strasburgo: relatore una spia, Betulla

- Sonia Alfano -
Chi poteva essere a Montecitorio il relatore del testo della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione se non un pregiudicato? Certo, non condannato per corruzione. Solo per favoreggiamento. Non si trattava però di un furto di galline, ma del rapimento dell’ex imam di Milano Abu Omar. Parliamo del deputato PdL Renato Farina, alias Betulla, radiato dall’Ordine dei Giornalisti per aver pubblicato su Libero un falso dossier preparato dal Sismi. Renato Farina, colui che, dopo il rinvio a giudizio chiesto dal sostituto procuratore di Milano Armando Spataro, scelse il patteggiamento nonostante si ritenesse innocente. Una scelta discutibile; se ti ritieni innocente affronti il processo e con tutta probabilità sarai assolto. Tant’è, ha preferito dichiararsi colpevole. Risultato: condanna a sei mesi di reclusione, commutati in 6.800 euro di multa. Betulla, peraltro, sostiene di aver agito in nome dell’art. 52 della Costituzione: “Difendere la Patria è sacro dovere del cittadino”. Inconcepibile. Per me.
Ad ogni modo Renato Farina, nonostante tutto, ancora oggi è libero non solo di scrivere sui giornali (perché con una sentenza depositata il 30 giugno 2011 la terza sezione civile della Suprema corte ha annullato la radiazione da parte dell’Ordine dei Giornalisti), ma anche di fare il parlamentare, grazie al PdL che ha voluto premiarlo per il suo operato regalandogli un posto alla Camera dei Deputati, e persino il relatore di un provvedimento così importante ed atteso. L’Ordine dei Giornalisti (che non è di recente istituzione, sappiamo bene chi lo ha voluto) non lo ha mai difeso, mentre il partito di Berlusconi lo ha addirittura premiato, forse riconoscendolo come un giornalista sacrificato sull’altare del tanto vituperato giustizialismo.
Oggi, dopo anni (tredici, per l’esattezza) di attesa, la Camera dei Deputati discute finalmente sulla ratifica della Convenzione. Noi cittadini onesti avremmo certamente preferito che il relatore fosse una persona limpida, non legata a certi ambienti, non condannata. Ma si sa, nel Parlamento italiano, e soprattutto tra le fila del PdL, è difficile. Oggi, nel ventottesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, che tanto ci ha trasmesso sulla “questione morale”, il relatore della ratifica della Convenzione di Strasburgo è un signore con un “nome d’arte” (Betulla), che passava al Sismi informazioni “estorte” in ambienti giornalistici e con false interviste. E’ uno che riceveva dal Sismi decine di migliaia di euro. Insomma, una spia. Peraltro, nei mesi scorsi, il procuratore aggiunto milanese Ilda Boccassini gli ha inviato un avviso di garanzia in cui si ipotizzavano i reati di ‘falso in atto pubblico‘ e ‘falso commesso da un pubblico ufficiale‘. Il deputato-spia si era presentato nel carcere di Opera con un 18enne, per fare visita a Lele Mora, ma, piuttosto che presentarlo come amico personale di Mora ed ex aspirante “tronista”, lo ha presentato come “consulente per i rapporti umani”.
Convenzione di Strasburgo: relatore una spia, Betulla | Sonia Alfano
 

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'DIVA E DONNA': LA MINETTI SI D AL PORNO, ADDIO POLITICA . IL PD ATTACCA: SI DIMETTA
MILANO - Nicole Minetti come Sara Tommasi? Secondo quanto racconta il settimanale Diva e Donna, la consigliera della regione Lombardia, starebbe pensando a girare un film porno, accettando un'offerta economica "molto allettante". Non è un bel momento per l'ex igienista dentale di Berlusconi, travolta dagli scandali arcoriani e poco ascoltata dai suoi compagni del Pdl. La Minetti come racconta "Diva e Donna" nella rubrica "sussurri tra divi", si sarebbe sfogata così: «Basta, mi attaccano tutti anche all'interno del Pdl: nessuno mi difende. Dalla politica ho avuto solo problemi. Adesso mi hanno offerto di girare un film porno e voglio accettare». Non è chiaro se ci sarà un seguito, anche se la vicenda fa subito pensare ad un'altra ragazza, coinvolta nei festini di Arcore, Sara Tommasi, che ha da poco annunciato di aver girato un film hard.

IL PD LOMBARDO: "SI DIMETTA" Nicole Minetti starebbe pensando di accettare l'offerta di girare un film hard: è bastata questa indiscrezione su Diva & Donna per scatenare le richieste di dimissioni della consigliera regionale che è indagata per favoreggiamento della prostituzione minorile nel processo Ruby. A chiedere a lei (e a Roberto Formigoni che l'ha inserita nel suo listino) di lasciare la Regione è la vicepresidente del Consiglio lombardo, Sara Valmaggi (Pd). «La rivelazione - ha scritto in un comunicato - è agghiacciante. Nicole Minetti, che fa formalmente parte del gruppo di lavoro impegnato da mesi nella stesura di una legge contro la violenza sulle donne non vi ha quasi mai partecipato. L'argomento non la interessa, preferisce dedicarsi all'hard. Faccia quello che preferisce, ma si dimetta dal Consiglio regionale e restituisca dignità dell'istituzione. Con lei si dimetta colui che l'ha voluta nel proprio listino, Formigoni. I lombardi non meritano un simile scempio dell'istituzione Regione». Dal canto suo, Nicole Minetti non ha rilasciato nessuna dichiarazione.
 

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Battilana, "Minetti nuda fece lap dance per Berlusconi"

http://www.agi.it/in-primo-piano/no...na_minetti_nuda_fece_lap_dance_per_berlusconi


(AGI) - Milano, 15 giu. - Nicole Minetti "nuda con le scarpe coi diamantini argentati". L'immagine viene evocata da Ambra Battilana, una delle ragazze che si e' costituita parte civile al processo a carico della stessa consigliera regionale, di Emilio Fede e di Lele Mora.

Rispondendo alla domande del pm Antonio Sangermano, la giovane ex miss piemontese ha raccontato cosa vide quella sera dell'agosto 2010 in cui partecipo' a una cena ad Arcore, nella residenza di Silvio Berlusconi.




"A un certo punto Berlusconi ci chiese se eravamo pronte a fare il bunga-bunga - ricorda - Chiara (Danese, l'amica di Ambra, anch'essa parte civile, ndr) si era sentita male poco prima e Fede le aveva preparato un te' ed era rimasto solo con lei. Il suo malessere nasceva dal fatto che non era stata una cena 'normale'. Con Berlusconi facemmo un giretto delle sale, c'era questa sala molto grande, coi palloncini con la scritta 'viva Silvio'. Mentre facevamo il giro della villa, Berlusconi ci dava dei colpi sul sedere per farci andare piu' veloci'".
"Ebbi la percezione che fosse come un palpeggiamento - spiega Ambra - l'ho solo guardato e lui e' passato avanti, come se avesse capito che non doveva farlo". La ragazza racconta di avere rifiutato dei regali offerti dall'ex premier e poi spiega cosa accadde nella saletta del 'bunga - bunga'.
"A un certo punto, le ragazze cominciarono a ballare, io e Chiara eravamo sedute sui divanetti. Alcune di loro, tra cui la Bonasia, erano vestite da infermiere, col cappellino e lo stetoscopio. La Bonasia giocava con un frustino. Le ragazze hanno fatto una gara di ballo e Maristelle (Polanco, ndr) ha alzato la gonna.
Fede allora ha detto 'Che bel sedere che ha, le ho messo la fascia a un concorso'".
Erano tutte abbastanza nude, alcune completamente. A un certo punto, la Minetti ha fatto la lap dance e poi e' rimasta nuda con le scarpe coi diamantini argentati".

"Ci sono stati contatti tra Berlusconi e le ragazze?", domanda il pm e la Battilana risponde: "Si', ho visto toccamenti sia da parte di Berlusconi che di Fede e da parte delle ragazze verso di loro, cercavano di sedurli".
La sua avvocatessa, Patrizia Bugnano, le chiede come le sia cambiata la vita dopo la partecipazione a quella serata e l'eco mediatica che ne e' seguita: "Lavoravo come modella e avevo dei contatti di lavoro che non si sono fatti piu' sentire. Su Google sono persino piu' famosa di Ambra Angiolini. Adesso cerco di lavorare col cognome di mia madre. Quando usci' il mio nome, i giornalisti venivano a fermarmi all'uscita della scuola per geometri dov'ero iscritta all'ultimo anno - e qui Ambra si emoziona e versa qualche lacrima, asciugata con un fazzoletto che le porge il pm - i miei compagni di classe mi si rivolgevano e mi guardavano in un altro modo".
Un altro momento di tensione Ambra lo vive quando uno dei legali della Minetti, l'avvocato Gaetano Pecorella, le chiede se abbia mai avuto rapporti sessuali a pagamento con uomo, riferendosi a una denuncia per violenza sessuale presentata dalla ragazza anni fa nei confronti di un "uomo molto piu' grande di lei". "Era il mio fidanzato - precisa Ambra, che poi nega di avere mai scritto nella denuncia, diversamente da quanto sostiene Pecorella, di avere avuto rapporti a pagamento con quest'uomo".
 

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