Il paese dei bambini perduti, rubati alle famiglie, il caso di BIBBIANO (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
GENESI E SVILUPPO DEL”SISTEMA BIBBIANO” di Valentina Morana


Vi presentiamo la storia di come si sia generato il sistema Bibbiano, un processo che non è stato immediato e rapido, ma che deriva da una evoluzione ideologica e politica di lungo periodo. A parlarne è una esperta, Valentina Peloso Morana psicologa-psicoterapeuta e psicologa investigativa,

In seguito ai fatti di Bibbiano e alla notizia dell’indagine Angeli-Demoni, sono stata contattata da molte persone con la richiesta di spiegare il sistema degli affidi in Italia e i fenomeni a essi collegati.

Non entro nel merito delle indagini che sono azioni della magistratura e degli organi giudiziari, né delle persone coinvolte. Racconto in questo mio scritto, la storia e lo sviluppo del sistema che ho visto nascere e progredire sul nostro territorio, seminando disperazione e a volte morte. Non farò nomi né darò indicazioni troppo specifiche per ovvi motivi, ma disseminerò di indizi il percorso, rintracciabili in parte in rete, come ha fatto Pollicino per uscire dalla casa dell’orco e tornare a casa con i suoi fratelli.

Bibbiano è il luogo dove è emersa la punta dell’iceberg di quello che chiamo il “Sistema Minori”

Un giorno ringrazieremo questo paese di Italia per aver essere stato squarcio al velo, copertura di un vero e proprio mondo parallelo: quello dei bambini strappati alle loro famiglie e dei servizi sociali, dotati di un potere immenso quanto ingiustificato. Esistono assistenti sociali onesti e corretti e case famiglia fuori dal mercato economico, esiste anche il sistema.

Un sistema è organizzato da persone, e prevede regole insuperabili e ruoli ben definiti, delle azioni coordinate all’interno di un metodo comune, la prassi di intervento e l’obiettivo. Un sistema si può ingrandire attraverso una rete di collegamento, e mentre la cellula madre rimane la stessa e dà la direzione, i diversi gruppi che entrano nel sistema, diventano sistema a tutti gli effetti.

Esistono sistemi che operano per il bene e sistemi che operano per il male, sempre di esseri umani parliamo. Il bene è sempre manifesto e leggibile, il male si maschera. La storia insegna.

Ho visto nascere tutto.

Per motivi professionali ho visto troppa gente soffrire e troppi bambini urlare il loro dolore per lo strappo familiare. Non è mai potuto emergere nulla di questo mondo parallelo e presente su buona parte del territorio italiano, finchè non è arrivato Bibbiano. E prima ci avevamo provato in diversi di noi, tra tecnici, avvocati, parlamentari, giornalisti e anche un giudice del Tribunale dei Minorenni di Bologna.

Il Sistema Minori nasce nei primi anni novanta su iniziativa di tre centri per bambini maltrattati ben distinti: uno lombardo, uno piemontese e uno toscano.

Fino a quel momento non esisteva in Italia una dottrina specifica e approfondita sulle varie forme di violenza all’infanzia. Erano presenti delle linee guida sulla violenza alle donne, frutto del lavoro di femministe dell’epoca, ma sui bambini poco o niente, con un divario ventennale rispetto ad alcuni paesi europei come ad esempio la Gran Bretagna, che invece nel 1992 promuoveva il “Memorandum of Good Practice on Video Recorded – Interviews with Child Witnesses for Criminal Proceedings,1992”

In un vuoto pressoché assoluto, il Sistema Minori comincia a divulgare tutta la sua conoscenza del fenomeno del maltrattamento all’infanzia, e a promuovere i suoi servizi, per difendere i bambini dagli abusi sessuali familiari o da altre forme di maltrattamento, come ad esempio la trascuratezza o la violenza psicologica e/o fisica.

Appaiono in Italia nel tempo, convegni megalattici all’interno dei quali vengono snocciolati una serie di dati allarmanti sul numero di bambini che sarebbero abusati in Italia, senza una base scientifica né una fonte numerica attendibile, viene confuso l’abuso sessuale familiare con la pedofilia che è fenomeno diverso, vengono presentati dati a volte in contrasto tra loro, e viene demonizzata la figura del maschio come unico portatore di questa forma di violenza, quando anche le femmine commettono abusi sessuali. In sintesi: un coacervo di dettagli senza una forma chiara.

Però la presentazione del tutto è suggestiva con schermi di grandi dimensioni, parole evidenziate e aule importanti. Anche l’occhio vuole la sua parte, anche se di scientifico non trovi niente.

Si offre anche all’interno dei loro consessi e in via indiretta la formazione di operatori nei servizi pubblici, la quale infatti avverrà poi inizialmente in molti comuni del Nord Italia e del centro Italia.

Soprattutto si comincia a introdurre la parola “minore” che diverrà un mantra prima psico- sociale e poi collettivo. Bisogna leggerla una relazione o una perizia dove al posto del nome del bambino viene scritta la parola “il minore”, per comprendere quanto impersonale possa essere tutto questo e quanto incida sulla visibilità dello stesso. Viene usato un aggettivo comparativo, neanche un sostantivo, oltretutto di tipo svalutativo, per indicare un bambino/a o un ragazzo/a. E infatti i bambini e ragazzi finiti in questo mondo parallelo, contano solo per quello che rappresentano.

Quello che colpisce di questo sistema, è l’efficienza iniziale di collegamento con i servizi sociali dei tre luoghi in cui operavano inizialmente i centri, e con i quali il sistema aveva intrecciato rapporti di collaborazione professionale: i servizi segnalavano la problematicità di alcune famiglie e il sistema interveniva con i suoi centri (visite mediche, colloqui psicologici con genitori e con i bambini, terapie varie e presa in carico della famiglia). Contemporaneamente i professionisti di questi tre centri, entravano in tribunale come periti del pubblico ministero o del giudice. Un’organizzazione micidiale che ha visto una ramificazione del Sistema Minori sia in alcuni servizi sociali e aziende sanitarie(cresciuti di numero nel tempo) che dentro le aule dei tribunali. In meno di una decina di anni, il Sistema Minori aveva bonificato centri nevralgici del territorio italiano e si occupava sia di bambini che sarebbero stati abusati e delle loro famiglie, come anche forniva periti per i tribunali e formatori per enti pubblici e privati. Per arrivare a tutto questo ci vuole un pensiero, e poi la sua organizzazione. Questo processo richiede tempo e intelligenza umana, bisogna vedere al servizio di chi.

Nella seconda metà degli anni novanta comincia a comparire in Italia il fenomeno delle false accuse di abuso sessuale sui bambini. Accuse false, senza uno straccio di prova. Aumentano il numero di bambini portati via dalle loro famiglie con motivazioni risibili se non false da alcuni servizi sociali. Vengono colpiti dalle accuse soprattutto i padri e in particolare i papà-separati, in assenza di elementi di prova e con l’appoggio di molti servizi sociali, per lo più impreparati davanti a questo fenomeno. Quando un adulto viene incolpato di aver abusato di un minorenne, questi perde immediatamente il rapporto con il bambino, che sia vero o no. Se viene incolpata tutta una famiglia, tutta la famiglia perde il rapporto con il bambino, che sia vero oppure no. Ed è giusto, perché devono procedere le indagini ma che poi devono arrivare a una conclusione certa e in tempi rispettosi delle parti. Il problema all’epoca e comunque tutt’ora presente in Italia, è la conoscenza del fenomeno per chi se ne deve occupare e la durata dei processi. Venti anni fa poi, poco si conosceva in Italia rispetto al fenomeno della falsa accusa, per la quale ci sono state delle persone innocenti che sono morte di crepacuore o si sono uccise. Altre da innocenti, anche a processo chiuso, hanno visto recidere comunque il rapporto con i propri figli che non hanno più visto. A fronte di tanto dolore, diversamente, il sistema segnalava nei suoi scritti in rete come ai convegni e nelle formazioni, un innalzamento di denunce di abuso sessuale su minorenni e un aumento del numero dei bambini di cui si occupava, sia nei suoi centri che attraverso i suoi periti nel tribunale, i quali affermavano che le accuse sono sempre vere anche senza prova. Il tutto condito da atteggiamenti allarmistici. Una cosa ridicola se non fosse drammatica.

Ma l’apice doveva ancora venire, con l’esplosione del fenomeno delle case famiglia e degli affidamenti etero familiari a pagamento nei primi anni del duemila. Ma qui dobbiamo fare un passo indietro.

Fino a poco prima del duemila, prima le province e poi i comuni, erano gli enti che si occupavano di bambini con famiglie problematiche e gestivano gli affidamenti etero familiari. A fine anni ottanta, ancora prima di laurearmi in psicologia a Padova, frequentavo come tirocinante, una comunità alloggio della Provincia, dove erano ricoverati i bambini di età 0/7 e che nascevano in famiglie ad alto rischio o che erano gravemente trascurati o abbandonati perché portatori di problemi fisici o psichici.

Nella comunità erano presenti gli educatori, il personale di cucina e pulizia e i bambini, che erano seguiti, stimolati e accuditi dal personale. Una psicologa dipendente, supervisionava il lavoro e faceva formazione al personale come anche si occupava del benessere dei bambini. I genitori dei bambini ricoverati, mantenevano il rapporto con i propri figli che incontravano con la supervisione di un educatore. I bambini ricoverati erano pochissimi mentre funzionava molto bene il servizio di educatore a domicilio per conto del Comune di Trieste, cioè educatori che si recavano a casa delle famiglie con problemi, per aiutare a rivedere e modificare comportamenti diseducativi o di non ascolto dei propri figli. I bambini venivano allontanati dalle famiglie solo in casi gravissimi. I bambini a rischio certo e maltrattati venivano affidati alle famiglie affidatarie dell’Anfaa che non percepivano compenso.

Buona parte di questo ad un certo punto finisce nei primi anni duemila.

Esce la legge Turco n.328/2000 che regolamenta i servizi sociali con le nuove indicazioni di cui il sistema si appropria per gestire a modo suo. Non bisogna dimenticare che tanti comuni e aziende sanitarie cominciano a entrare nel Sistema Minori e agiscono secondo le indicazioni di questo, nella veste di formatore.

Cominciano a comparire le famiglie o le coppie che prendono a pagamento in affido uno o più bambini, sorgono sul territorio come funghi cooperative con case famiglia e comunità terapeutiche con alloggio per bambini. Il tutto monitorato dai servizi sociali competenti territorialmente. Aumentano gli interventi di formazione del Sistema Minori a enti pubblici e privati che si allarga in tutta Italia, aumentano i centri che entrano nel sistema con i loro servizi per l’infanzia e gli alloggi, aumenta il numero di protocolli di intesa tra il Sistema Minori e le istituzioni pubbliche, aumentano i casi di false accuse in modo esponenziale, aumentano i bambini strappati alle loro famiglie e collocati all’esterno. Amputazioni psichiche non da poco.

A Trieste chiudono le tre comunità alloggio del Comune che funzionavano così bene.

Inizia una guerra silenziata tra il Sistema Minori e singoli, sparsi professionisti, che lo contrastano, evidenziando le anomalie nei loro scritti, nelle perizie di parte in tribunale, nelle memorie difensive di alcuni avvocati, in alcune interrogazioni parlamentari e regionali. A questi si aggiungono le azioni di associazioni dedicate ai diritti dei bambini sottratti alle loro famiglie, come ad esempio l’associazione Pronto Soccorso Famiglia nata l’8 maggio 2012, come anche precedentemente e successivamente, le azioni di associazioni dedicate all’affidamento condiviso di bambini tra genitori in separazione, che evidenziano nei loro siti e blog, e nelle loro iniziative pubbliche, quanto sta accadendo a bambini strappati ai loro genitori con motivazioni spesso false, manipolate e risibili, se non economiche.

Si contesta insieme, nelle azioni dei professionisti, dei rarissimi politici e delle associazioni, il metodo non scientifico dei periti del Sistema Minori che intervengono in tribunale, e la non ammissione tecnica della presenza in Italia anche del fenomeno delle false accuse di abuso sessuale su minorenni che il sistema esclude a priori; si contesta il numero dei bambini strappati alle famiglie e i dati che il sistema snocciola in merito agli abusi sessuali in mancanza di un punto di riferimento attendibile; si contesta la visione di base che il maschio è portatore di violenza alla nascita (questa è ideologia non scienza); si contesta che in Italia vi sia un così gran numero di famiglie maltrattanti o disagiate al punto di togliergli i figli; si contesta la posizione che la maggior parte degli abusi sessuali avvengono in famiglia quando non si considerano i numeri( né si conoscono) della pedofilia, che è altro fenomeno ed è esterno alla famiglia, anche se in questa si insinua.

Non succede niente. A parte le censure, le denunce e gli esposti, le minacce e i tentativi di intimidazione, l’isolamento di tutti i singoli professionisti intervenuti. E intanto il sistema, molto protetto, proseguiva la sua strada, inglobando centri nuovi, case famiglia nuove, comunità private nuove, professionisti singoli, periti per i tribunali, sulla pelle dei bambini e dei loro familiari.

In quasi 15 anni vengono tolti tra i 30.000 e i 50.000 bambini alle famiglie in tutta Italia con un costo per bambino al giorno che varia dai 150 euro ai 300 euro in casa famiglia o comunità private. Questo risulta dalle ricerche in internet.
Un indotto economico importante, che nutre stuoli di professionisti privati e pubblici nei diversi ruoli e fuori dal controllo dello Stato, nel senso che non ci sono cifre certe di tutto il movimento economico né una lista certa che raccolga tutte le case famiglie, le comunità private e le cooperative a essi collegati sul territorio italiano. Senza dimenticare i palesi conflitti di interesse come per esempio essere coinvolti direttamente nel sequestro dei bambini e avere quote in alloggi che devono accoglierli. Una cosa che a ben guardarla è mostruosa.

Ma e i bambini e ragazzi strappati? Sono profondamente italiana e altrettanto profondamente amareggiata da come lo Stato non solo non tutela questi bambini e ragazzi ma è artefice diretto della loro sofferenza. Circolano in rete video in cui ci sono bambini o ragazzi al momento del loro prelievo forzoso che emettono delle urla strazianti. Ogni volta ho la pelle d’oca, sto male, mi arrabbio. Ogni volta che partecipo per lavoro alle fasi tecniche precedenti in cui si sta preparando lo strappo e assisto al dolore, all’ansia, alla disperazione e a volte alla ribellione del bambino o ragazzo che dovrà lasciare casa sua, sento il dolore e in contemporanea una rabbia che faccio fatica a contenere. L’impotenza del singolo contro il carrozzone. E anche se non molli mai, il carrozzone va avanti protetto e macina corpi di bambini e rabbia.

Ma ve lo immagine cosa significa per un bambino di due o tre anni essere strappato dalla propria madre e dal proprio padre?
Una cosa feroce dal punto di vista emotivo e psicofisico. E lo immaginate cosa significa per un bambino di sei sette anni che ha già cominciato a mettere le basi di costruzione della propria identità e ha le sue relazioni affettive familiari, la sua camera, i suoi punti di riferimento, subire un terremoto psichico con lo strappo, trascinato poi in mezzo a estranei? E in un adolescente che proprio in quel momento della sua vita, ha necessità di entrambi i genitori per individuarsi, il trauma della separazione e la perdita dei punti di riferimento in un momento delicatissimo e determinante dello sviluppo, cosa comporteranno? Sono le urla che sentite nei video in rete a rispondere. Il Sistema Minori attacca la personalità di bambini e ragazzi, creando traumi e conseguenze successive con una crudeltà inaccettabile.

Ma proseguiamo con la storia del Sistema Minori.

Nel 2013 il giudice del Tribunale dei Minorenni di Bologna, dott. Francesco Morcavallo, fa una denuncia molto forte alla trasmissione “Mattino cinque” con Federica Panicucci, proprio sui metodi e le azioni di questo sistema. Dice che non esiste un supporto normativo che giustifichi il prelievo dalla famiglia del bambino contro la sua volontà, che ci sono 35.000 bambini e ragazzi ricoverati nelle strutture dedicate, con un movimento di circa 1.000.000.000 e mezzo di euro all’anno, e che il CSM pur essendo informato, non si è mai speso per i cittadini in tal senso. Lo trovate
Lo trovate qui:

PROTEGGIAMO NOSTRI FIGLI!!!! BISOGNA CAMBIARE LA LEGGE!

BASTA VALUTAZIONE SBAGLIATE DELLE ASSISTENTE SOCIALE,PSICOLOGI,PSICHIATRI! BISOGNA CAMBIARE LA LEGGE! BISOGNA PROTEGGERE LE FAMIGLIE ! PROTEGGIAMO NOSTRI BAMBINI!!! BASTA CON MERCADO DEI AFFIDAMENTI !

Gepostet von Luana Absoluta am Donnerstag, 11. Juli 2019

Anche quella volta non accade niente in favore dei bambini. Invece il giudice Morcavallo, come molti di noi, viene sommerso di esposti che risolve tutti, e nel maggio 2013 abbandona la toga e lascia la magistratura. Un atto che contiene al suo interno tutta la mostruosità della situazione e l’impossibilità da solo a Palazzo di cambiare le cose. Trovate qui una recente sua intervista


Un giudice che lotta in modo evidente, coerente e onesto intellettualmente, per i bambini e le loro famiglie, e che lascia la toga, è una ferita profonda nel nostro Paese che urla vendetta.
La politica e la magistratura non hanno fatto niente pur sapendo. Qualcuno ci ha provato ma è stato bloccato. Tutti noi che ci abbiamo provato siamo stati bloccati.
Per comprendere l’isolamento del problema di cui ci occupiamo,questo piccolo video è la sintesi estrema di quanto descritto. E’ uno stralcio di qualche minuto, ricavato dal video integrale dell’audizione di mercoledì 31 luglio 2019 dell’Autorità Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dott. Filomena Albano.
Lo scorso anno è comparsa l’inchiesta di Pablo Trincia con il suo “Veleno” e oggi è scoppiato Bibbiano, in rappresentanza di tutta Italia. La punta dell’iceberg del Sistema Minori è emersa grazie all’azione di un altro magistrato, un pubblico magistero donna, che ha avviato un’ indagine sui controllori. Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio.

L’Emilia Romagna coinvolta non è da sola, è in buona compagnia, si fa per dire.

Valentina Morana*

*Valentina Peloso Morana è psicologa-psicoterapeuta, psicologa investigativa, autrice. Si occupa da trenta anni di diritti dei bambini ed è portavoce del gruppo a base scientifica La Nostra Campagna.
 

tontolina

Forumer storico
mentre acquisisco queste informazioni
penso alla prima proposta di legge LORENZIN che voleva togliere la patria podestà ai genitori perchè obiettori avversi alle troppe vaccinazioni

ho come la strana sensazione che una parte del PD se non tutta, fosse complice di tutta questa cattiva prepotenza a danno delle famiglie
 
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tontolina

Forumer storico
mentre acquisisco queste informazioni
penso alla prima proposta di legge LORENZIN che voleva togliere la patria podestà ai genitori perchè obiettori avversi alle troppe vaccinazioni

ho come la strana sensazione che una parte del PD se non tutta, fosse responsabile di tutta questa cattiveria

CASO DEGLI AFFIDAMENTI DEI BIMBI IN EMILIA ROMAGNA: MA NESSUNO HA MAI LETTO I DATI IN REGIONE?






I casi degli affidamenti illegittimi nella provincia di Reggio Emilia hanno causato uno scandalo in Italia, eppure tutto doveva essere scoperto ben prima, per via amministrativa, e senza necessità di un intervento necessario, ma doloroso, della magistratura.

Perchè dico questo? Perchè basta considerare i dati statistici raccolti a livello regionale sugli affidi.



La provincia di Reggio Emilia e quella di Rimini presentano un numero di minori con affidamenti famigliari, cioè il tipo di affidamento sotto accusa proprio nel caso noto come “Bibbiano”. Possibile che a livello di servizi sociali regionali nessuno abbia notato l’anomalia secondo la quale 5,2 ogni cento minori di cui si erano interessati gli assistenti sociali in provincia di Reggio Emilia andavano in affidamento famigliare , cioè lasciavano le proprie famiglie, mentre, ad esempio questa percentuale era solo del 1,4% a Parma ed era quasi doppia rispetto a quella regionale? Nessuno a Bologna ha avuto qualche sospetto? Oppure lo ha avuto, ma ha preferito tacere per quieto vivere?

Pare che anche la magistratura sia partita da queste anomalie di carattere statistico, molto significative, però chi gestisce questi dati a livello centralizzato doveva arrivarci molto prima. Come mai nessun sospetto, nessuna domanda approfondita, considerando anche che tutto questo poi veniva finanziato a livello regionale.

Qualcuno risponderà o dovremo aspettare le prossime elezioni?
 

tontolina

Forumer storico
la commissione d'inchiesta non serve a nulla
Serve il diritto alla difesa
serve una legge che tuteli i genitori e soprattutto i bambini dallo strapotere delle assistenti sociali
e finiamolo con i conflitti di interesse; se c'è un giudice onorario coinvolto nella gestione delle case famiglia, questi è inidoneo a fare i giudice

CHI INDAGA SULLO SCANDALO DI BIBBIANO? IL PD…. fanno ridere..




Come ha notato giustamente Il Giornale la situazione è talmente paradossale che farebbe ridere, se non fosse che di mezzo ci siano le vicende di abusi legati agli affidi di minori a Bibbiano e nella zona della Val d’Elsa.

Nonostante ad essere coinvolti sia il sindaco del PD di Bibbiano, nonostante siano coinvolti per abuso d’ufficio altri due ex sindaci di Montecchio e di Cavriano sempre della stessa area, a condurre la cosiddetta “Commissione d’Inchiesta” sono escluse praticamente le forze di opposizione più decise. Per decisione della Giunta, cioè del PD, nella commissione vi sono solo il PD stesso, un membro di Sinistra Italiana ed uno del M5s. Esclusi Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Una commissione d’inchiesta ridicola, fatta ad hoc per assolvere l’operato della giunta, con un solo membro dell’opposizione e di quella fetta che, comunque , appoggia la politica Gender della maggioranza.

Solitamente le commissioni d’inchiesta vengono guidate dalle opposizioni. In Emilia Romagna no, questo non succede, la maggioranza deve “Indagare” su se stessa. Una mossa che fa sospettare ci sia ben di peggio nascosto nei meandri della burocrazia regionale, quella che NON ha controllato le stranezze come i famosi dati statistici sugli affidamenti:

Già le anomalie di questo grafico mostrano come qualcuno in regione si sia girato dall’altra parte. Concedere ora praticamente SOLO a chi governa la possibilità di indagare è SCANDALOSO. Sarebbe meglio che partisse una commissione d’inchiesta parlamentare NAZIONALE ed una ministeriale del ministero per la Famiglia.
Perchè le responsabilità anche amministrative della Regione sono troppo grosse per far finta di nulla.
 

tontolina

Forumer storico
Cos'è l'inchiesta "Angeli e Demoni"
I servizi sociali falsificavano relazioni per riuscire ad allontanare i bambini dalle proprie famiglie per darli in affido ad amici e conoscenti

Costanza Tosi - Mar, 02/07/2019 - 13:23

Cos'è l'inchiesta "Angeli e Demoni"

L'inchiesta coordinata dalla procura di Reggio Emilia che prende il nome di "Angeli e Demoni" vede al centro della indagini la rete di servizi sociali della Val D'Enza.
Secondo quanto scritto nell'ordinanza del tribunale, i responsabili dei servizi avrebbero falsificato le relazioni per riuscire ad allontanare i bambini dalle proprie famiglie per darli in affido ad amici e conoscenti.

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Tutto dietro un lauto compenso. E non solo. Dietro a questi traffici, si legge sempre nelle carte, ci sarebbe un "fattore ideologico". Dall'inchiesta è emersa una serie di accordi sottobanco e favoritismi che svela un'enorme rete fatta di intrecci e atrocità che, da anni, volto a favorire un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro.

Le indagini
Tutto è iniziato nell'estate del 2018. Quando il pm di Reggio Emilia Valentina Salvi, insospettita dalle troppe le denunce fatte dai servizi sociali contro genitori accusati di essere violenti, ha deciso di far partire le indagini, che hanno coinvolto medici, psicologi, assistenti sociali e politici.

Tra le segnalazioni, molte accuse di abusi sessuali e maltrattamenti che, nella maggior parte dei casi, venivano archiviate perché ritenute infondate e prive di prove. Dall'inchiesta della procura sono emerse finte relazioni, falsi documenti e pressioni psicologiche utilizzate dai servizi sociali per riuscire a plagiare i minori. Dichiarazioni (finte) scritte nero su bianco che servivano a screditare i genitori naturali e strappare loro i figli. Una volta "plasmati" i bambini avrebbero dovuto denunciare i genitori, ma solo dopo aver raccontato violenze mai subite.

Lavaggio del cervello e torture
I bambini, secondo quanto emerge dai documenti, durante le sedute di psicoterapia a cui dovevano sottoporsi, venivano manipolati. Talvolta anche mediante l'uso di impulsi elettrici (illegali in Italia). A confermarlo uno strumento trovato, e poi sequestrato, durante le perquisizioni presso il centro "La Cura", luogo in cui si svolgevano gli incontri tra le piccole vittime e gli psicologi. Lo strumento veniva definito la "macchinetta dei ricordi" e avrebbe aiutato i bambini a tirare fuori tutto ciò che li faceva stare male, come si evince dalle intercettazioni. Quei ricordi "riposti in cantina, ma sempre pronti a tornare fuori".

Nelle 277 pagine dell’inchiesta esaminate da ilGiornale.it, vengono riportate ore e ore di intercettazioni fatte dai carabinieri di Reggio Emilia, che testimoniano i lavaggi del cervello ad opera dei medici nei confronti dei bambini. I minori venivano spinti con "giochi psicologici" a confessare episodi mai avvenuti (nella maggior parte dei casi, abusi sessuali o violenze fisiche). Per rendere ancora più credibili le violenze, venivano addirittura "manomessi" i disegni fatti dai bambini. Gli psicologi, infatti, aggiungevano particolari inquietanti, spesso con una chiara connotazione sessuale. Durante le ore di terapia, gli psicologi utilizzavano anche "giochi di ruolo" per manipolare i bambini dove i terapeuti si travestivano da personaggi delle fiabe per rappresentare i loro genitori intenti a far loro del male.

Il giro di soldi e le mazzette
Questi, secondo l'indagine “Angeli e demoni”, erano solo alcuni dei metodi adottati nei confronti dei bambini con l'obiettivo di allontanarli dai genitori, per poi darli in affido e sottoporli ad un circuito di cure private a pagamento della Onlus piemontese Hansel e Gretel.


Il pagamento del lavoro di psicoterapia avveniva senza rispettare le solite procedure d’appalto: "Gli affidatari venivano incaricati dai Servizi Sociali di accompagnare i bambini alle sedute private e di pagare le relative fatture a proprio nome", si legge. Ma questi soldi venivano poi ricevuti dagli affidatari attraverso rimborsi, sotto una finta causale di pagamento. Così venivano falsificati anche i bilanci dell'Unione dei Comuni coinvolti.

Bambini nelle mani di amici e conoscenti
Secondo quanto emerge dall'ordinanza della procura di Reggio Emilia non sono pochi i casi in cui gli affidatari, a cui venivano dati i bambini, avevano relazioni amicali o, addirittura, sentimentali con i responsabili dei servizi sociali. Spesso coppie arcobaleno. Ed è proprio in quei casi che molte volte i soldi per il mantenimento che venivano dati alle coppie di affidatari superavano la soglia minima consentita. Il tutto giustificato da falsi documenti che sostenevano che il bambino in questione avesse bisogno di maggiori cure in quanto problematico.

Dietro questo meccanismo intriso di illeciti c'era , per prima cosa, l’interesse economico che legava i dipendenti dell’Unione ai responsabili della onlus privata. Da una parte la Onlus diventava affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’Ente e, dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso Ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti per master e corsi di formazione tenuti sempre dalla Onlus.

Un sistema talmente consolidato da aver portato all’apertura di un Centro Specialistico Regionale per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti. Risultato poi, di fatto, una costola della Onlus.

E, proprio all’interno di questo centro specialistico, veniva garantita ai minori l’assistenza legale. L’avvocato, selezionato dai Servizi Sociali, era sempre lo stesso. Anche lui indagato per "concorso in abuso d’ufficio". Per favorire il legale, inoltre, sarebbero state create false gare d’appalto, gestite sempre dalla dirigente del Servizio.

Gli indagati
Sono agli arresti domiciliari il sindaco del Partito democratico di Bibbiano, Andrea Carletti, la responsabile del servizio sociale integrato dell'Unione di Comuni della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, una coordinatrice dello stesso servizio, un'assistente sociale e due psicoterapeuti della Onlus coinvolta.

Per altre otto persone sono state eseguite misure cautelari di natura interdittiva ed è stato imposto il divieto temporaneo di esercitare attività professionali. Si tratta di operatori socio-sanitari, dirigenti comunali e anche educatori. Nei confronti di una coppia affidataria accusata di maltrattamenti, sono state applicate misure coercitive di divieto di avvicinamento al minore.

Gli indagati sono in totale 27. Tra loro ci sno anche nomi noti, come l'avvocato Marco Scarpati e il direttore generale dell'Ausl Fausto Nicolini. Per loro non sono state applicate misure cautelari. I due sono al momento accusati di abuso d'ufficio in concorso con il sindaco Andrea Carletti. Tra i reati contestati frode processuale, depistaggio, abuso d’ufficio, maltrattamento su minori, lesioni gravissime, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e peculato d’uso.
 

tontolina

Forumer storico
Inchiesta Angeli e Demoni: gli ultimi sviluppi, arriva la prima confessione/ Terza puntata

Nell’inchiesta Angeli e Demoni sugli affidi illeciti di bambini, arriva la prima confessione di un’assistente sociale di Bibbiano: “Ho falsificato le relazioni a causa delle pressioni dei miei superiori”. Intanto alcuni bambini tornano a casa, il sindaco chiede la revoca dei domiciliari e i dipendenti del Comune di Bibbiano, paesino di poche migliaia di persone in provincia di Reggio Emilia, denunciano minacce: tutti gli aggiornamenti sull’inchiesta nel terzo approfondimento di Fanpage.it.
ATTUALITÀ 1 AGOSTO 2019 12:24di Beppe Facchini

Inchiesta Angeli e Demoni: gli ultimi sviluppi, arriva la prima confessione/ Terza puntata


BIBBIANO (REGGIO EMILIA) – "È vero, ho falsificato quelle relazioni ma l’ho fatto a causa delle pressioni che subivo dai miei superiori". A parlare è Cinzia Magnarelli, una delle assistenti sociali indagate nell’inchiesta Angeli e Demoni sui presunti affidi illeciti di bambini strappati alle loro famiglie, accusate di abusi sessuali: i reati a lei contestati sono falso ideologico, frode processuale, violenza privata e tentata estorsione. Secondo quanto riporta la Gazzetta di Reggio, con questa confessione al Gip Luca Ramponi, Magnarelli ha ottenuto la revoca della misura cautelare e potrà tornare a lavorare come assistente sociale a Montecchio. Si tratta di una delle novità più importanti di tutta la vicenda. Ed è da qui che parte la terza puntata dell'approfondimento di Fanpage.it sull'inchiesta su Bibbiano, dopo aver esaminato le carte che hanno posto sotto indagine 27 persone e portato a 18 richieste di misure cautelari.

La confessione
Difesa dall'avvocato Alessandro Conti, Magnarelli ha confermato nell’interrogatorio di aver falsificato delle relazioni per indurre il tribunale dei minori a dare in affido a terzi dei bambini considerati vittime di abusi. La 32enne nel corso dell’interrogatorio avrebbe inoltre accusato la dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza, Federica Anghinolfi (attualmente ai domiciliari) e criticato il metodo creato sotto di lei. Non solo. L'assistente sociale avrebbe anche parlato di un gruppo di lavoro per la valutazione dei casi difficili, poi aggravati per giungere agli affidamenti. Come è avvenuto per il caso i due fratellini, dai quali si era recata dopo la segnalazione di una possibile violenza da parte del padre. In quel caso, però, la procura di Reggio Emilia aveva archiviato tutto. In una relazione, Magnarelli scrivve: “Alla visita domiciliare svolta nel pomeriggio la casa si presenta piena di muffa, con una grave situazione di degrado. La camera da letto si presenta con dei materassi per terra, ceste di vestiti ammassati, mobili malmessi”. Si tratta di una relazione non veritiera, che poi ha portato all’accusa di falso ideologico e la frode processuale. "Mi sono adagiata per del tempo ma poi non ce la facevo più: per questo lo scorso settembre ho chiesto il trasferimento” ha inoltre detto Magnarelli, che dunque, a seguito della confessione, ha ottenuto la revoca del provvedimento cautelare e la possibilità di tornare al lavoro nella posizione di assistente sociale.

Minacce ai dipendenti
Minacce di morte, lettere minatorie, insulti e persino pacchi contenenti del letame fatte trovare negli uffici dei servizi sociali. Fra le conseguenze dirette dell’inchiesta Angeli e Demoni sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza c’è anche il clima pesantissimo che si è creato non soltanto attorno agli indagati, ma pure intorno ai professionisti che nulla hanno a che vedere con l'attività della magistratura. Da quando è esplosa l'inchiesta, i dipendenti pubblici dell'Unione Val d'Enza, e non solo chi lavora nei servizi sociali, hanno iniziato a subire quotidianamente minacce di ogni genere via lettera, email, social e di persona. A denunciarlo sono i sindacati di categoria della zona, che pertanto chiedono di mettere in campo “tutti gli strumenti utili a garantire agli operatori dei servizi e al restante personale amministrativo dell'Unione la sicurezza necessaria per poter adempiere al meglio ai propri compiti”. Nell'immediato Fp-Cgil, Cisl-Fp, Diccap e Rsu Unione Val d'Enza hanno inoltre chiesto un presidio di controllo agli accessi della struttura di Barco di Bibbiano, individuata come luogo simbolo di proteste e flash-mob perché lì si trova il centro “La Cura”, ritenendo dunque che il personale impiegato in quella sede venga trasferito “in altra sede più funzionale, ipotizzando un accorpamento di tutto il settore amministrativo in un'unica sede ed un rafforzamento organizzativo”. Il prefetto di Reggio Emilia ha intanto disposto l’alternanza di carabinieri e polizia, sia in divisa che in borghese, davanti al municipio di Bibbiano, alla sede del Pd (e alla tradizionale festa di inizio agosto) e a quella dei servizi sociali della Val d’Enza. E a proposito: appeso sulla facciata del palazzo che ospita la Regione Piemonte è comparso uno striscione che non è piaciuto affatto dalle parti del comune reggiano. La scritta che campeggia è: “Verità per Bibbiano”. "Così ci trattano da omertosi”, la replica del vicesindaco, Emillo Catellani.

Inchiesta Bibbiano, fiaccolata dei genitori davanti al Comune: "Vergogna, i bambini non si toccano"
363881765Pubblicato da Beppe Facchini
I bimbi tornano a casa
Nel frattempo, proseguono le indagini e dal cuore dell’Emilia arrivano anche altre novità importanti. Innanzitutto sui bambini strappati alle rispettive famiglie. Già prima di quel 27 giugno che ha sconvolto non solo la piccola comunità di Bibbiano ma l’intero Paese (fino alle solite ed inopportune strumentalizzazioni politiche) quattro bambini coinvolti nell'inchiesta sono tornati a vivere con i genitori naturali. Il Tribunale dei minori di Bologna, che sta esaminando tutti i casi al centro dell'indagine, ha deciso il loro ricongiungimento con le famiglie ed ha revocato l’affidamento ai servizi sociali di altri tre minori, passati a un altro servizio limitrofo, proprio dopo l'esecuzione delle misure cautelari che riguardano anche questo caso. Per un’altra bambina coinvolta, la cui storia viene dettagliatamente riportata negli atti, invece, sembrerebbe sempre più vicino il ritorno a casa. Si tratta di quella che “tra tutti i bambini monitorati dalle indagini e dati in affido dai servizi sociali della Val d’Enza” era quella “con meno problematiche e totalmente estranea a situazioni di abuso sessuale”. Eppure, per quella ragazzina di 11 anni affidata ad una coppia omosessuale unita civilmente, sono stati due anni difficilissimi. “Caro papà, mi manchi tanto. Quando avrai finito di leggere per favore prendi immediatamente carta e biro e mi scrivi una bella lettera. L’aspetto con tutto il cuore, ti voglio un bene gigante e infinito papà” scriveva in una delle lettere mai arrivate ai genitori e a giorni potrà finalmente rivederli. La bimba in questione è quella affidata a due delle persone indagate, Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji. Quest’ultima era l’ex compagna di Federica Anghinolfi, la dirigente dei servizi sociali, definita “deus ex machina” della presunta organizzazione di affidi illeciti in Val d’Enza, secondo le carte, dalle quali emergono anche le sue promesse alle coppie affidatarie di affidi "sine die". La piccola era stata strappata alla famiglia, in un momento particolare a causa della separazione fra i genitori, perché viveva, stando alle relazioni dei servizi (infondate secondo la procura) “in condizioni di abbandono”. Così è finita con le due vicine ad Anghinolfi, nonostante Bedogni, come sottolinea ancora il Gip, si dimostri “instabile”, al punto da sentirla in alcune intercettazioni ambientali alle prese con “urla deliranti in cui manifestava il proprio odio contro Dio con ininterrotte bestemmie di ogni tipo alternate d'improvviso a canti eucaristici”. Una volta la bambina è stata persino “sbattuta fuori dall'auto” della Bedogni “sotto la pioggia battente”, mentre le gridava: “Porca puttana vai da sola a piedi… Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più scendi! Scendi!”. Gli assistenti sociali avevano scritto nella loro relazione, inviata al tribunale dei minori, che l’undicenne non voleva più saperne dai genitori, ma nel suo diario, ritrovato poi da un perito, erano invece descritti i veri malumori della ragazzina: spesso piangeva per tutta la notte per la mancanza dei genitori. Ma se tutto sarà confermato dalle indagini, l’incubo, anche per lei, sembra stia ormai per finire davvero.

Arrivano le commissioni
Intanto, mentre continua l’attività di approfondimento su decine di fascicoli anche molto vecchi, come disposto dal presidente del tribunale di via del Pratello, Giuseppe Spadaro, il Guardasigilli Alfonso Bonafede ha istituito una squadra speciale del Ministero della giustizia da inviare al tribunale dei minori e alla procura di Reggio Emilia, per far sentire “il fiato sul collo ad ogni operatore” ed evitare che fatti simili accadano ancora, mentre il senatore leghista Massimiliano Romeo ha presentato un disegno di legge che prevede l’istituzione di una commissione bicamerale di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori. Quella annunciata anche da Salvini proprio dalla piazza del piccolo comune reggiano. La commissione, che per Costituzione potrà alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e limitazioni dell'autorità giudiziaria, sarà composta da 20 membri per ogni camera, nominati dai rispettivi presidenti, e sarà chiamata a completare i lavori entro la fine della legislatura. Nel disegno di legge, che dovrebbe essere approvato a inizio agosto, si legge che fra i compiti della commissione ci sarà quello di verificare lo stato e l’andamento delle comunità di tipo familiare che accolgono minori, “nonché le condizioni effettive dei minori all'interno delle stesse con riferimento anche al rispetto del principio della necessaria temporaneità dei provvedimenti di affidamento”. Il disegno di legge consente inoltre alla commissione di effettuare controlli, anche a campione, sull'utilizzo delle risorse pubbliche destinate a queste comunità e apre le porte a un futuro decreto del presidente del consiglio per la definizione di nuove linee guida in materia di costi, rendicontazioni e trasparenza. Qualche giorno fa, dopo una discussione in aula durata quasi due giorni (al centro del dibattito anche la legge contro la trans-omofobia, osteggiata dal centrodestra), anche la Regione Emilia-Romagna ha approvato l’istituzione di una sua commissione di inchiesta. La procura di Modena, invece, alla luce anche dell'indagine Angeli e Demoni, ha aperto un fascicolo contro ignoti per riverificare quanto accaduto nella Bassa modenese oltre 20 anni fa: si tratta dell'inchiesta Veleno, relativa a casi di presunti pedofili e che aveva portato all'allontanamento di diversi bambini dalle loro famiglie. La procura guidata da Paolo Giovagnoli ha così deciso di andare a appurare se alcuni casi di minori sottratti alle famiglie modenesi abbiano seguito lo stesso copione. Un ipotetico legame tra il passato e il presente potrebbe riguardare il centro ‘Hansel e Gretel' visto che esperti di quel centro avevano interrogato i bimbi dell'inchiesta ‘Veleno'.

I tentativi di sviare le indagini e le nuove indagini su Foti
Per quanto riguarda le novità circa le intercettazioni, emergono nuovi dettagli sui tentativi, in particolare di Federica Anghinolfi, di bloccare le indagini. In diversi, infatti, sempre stando agli atti, sospettavano da tempo di essere finiti nel mirino degli inquirenti. Dopo l’acquisizione di alcuni documenti negli uffici pubblici da parte dei carabinieri, la dirigente del servizio si sarebbe rivolta persino al Garante regionale per l’infanzia con tentativo di bloccare l’inchiesta. Non solo. A chiedere una mano allo stesso garante sarebbero stati anche alcuni genitori, ma per ragioni esattamente opposte. Per tale motivo, l’ufficio regionale gestito dal 2016 dalla psicologa psicoterapeuta Clede Maria Garavini aveva chiesto al servizio sociale della Val d’Enza una relazione sui fatti. La sua omologa nazionale, Filomena Albano, starebbe invece valutando la possibilità di costituirsi parte civile nel procedimenti sul caso Bibbiano. "Innanzitutto va valutato se sotto il profilo giuridico è possibile. In secondo luogo occorre distinguere il profilo della patologia e il profilo fisiologico. Se i fatti fossero veri sarebbero di una gravità inaudita ma su questo ovviamente sono in corso accertamenti da parte della magistratura" ha detto Albano, rispondendo ai giornalisti circa la possibilita' che l'Autorita' possa costituirsi parte civile nei processi sui casi di Bibbiano. Come riportato nell’ordinanza, inoltre, “è appurato tramite le intercettazioni telefoniche che, una volta appreso della esistenza delle indagini, maturò all’interno del gruppo degli indagati il progetto di regolarizzare la situazione originariamente illegittima”. In che modo? Cercando di coinvolgere l’Asl di Reggio Emilia per “una sorta di condivisione della spesa in modo formale”. Anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti (il quale ha assicurato "non mi dimetto", mentre il suo avvocato ha depositato la richiesta di revoca dei domiciliari), si sarebbe interessato alla questione, ma l’accordo con l’azienda non è mai andato in porto per i dubbi avanzati dai suoi dirigenti a riguardo. L’attività di psicoterapia l’avrebbe dovuta portare avanti la onlus Hansel e Gretel di Claudio Foti, al quale sono stati revocati di recente gli arresti domiciliari, ma che rimane comunque sulla scena, pure per delle nuove indagini sui maltrattamenti nei confronti della moglie, Nadia Bolognini, anche lei indagata e ai domiciliari, e dei figli. Le indagini sono partite grazie alle intercettazioni riportare dal gip nell’ordinanza di fine giugno, nella quale Foti veniva definito "portatore di una personalità violenta e impositiva". L’altra vicenda che lo riguarda è poi quella della mancata laurea in psicologia. Nel suo curriculum, caricato sul web dall’Azienda Sanitaria Ussl di Verona e dall’ospedale infantile Burlo di Trieste, risulta solamente una laurea in lettere, presa all’Università di Torino nel 1978. Poi numerosi seminari, corsi, “maratone e gruppi di psicodramma” e un “tirocinio in qualità di psicologo” in un ospedale di Novara. Eppure risulta iscritto all'Ordine degli psicologi, che ha subito chiarito: Foti è iscritto dal 1989 per effetto di una sorta di sanatoria del Governo De Mita. In particolare, è iscritto all’albo (come tanti altri) grazie alla legge n.56 del 1989, che puntava a regolamentare un ruolo privo di riconoscimento legale fino a quel momento, tanto da non prevedere neppure un ordine professionale e relativo esame di Stato.

Il giallo delle relazioni false
Un'altra novità è il caso delle relazioni false. La Procura di Reggio Emilia, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe avvertito già da tempo il Tribunale dei minostri di Bologna che le relazioni che avrebbero portato alla revoca dell'affidamento ai propri genitori di un bambino coinvolto nell'inchiesta Angeli e Demoni non erano corrette. Il caso risale a novembre, quando la Pm di Reggio Emilia, Valentina Salvi, scrive al giudice minorile, Mirko Stifano. Non solo: la comunicazione sarebbe stata preceduta da telefonate e classificata come urgente per impedire quel provvedimento basato su relazioni false. La Procura reggiana dimostrò, allegando che quanto indicato dai servizi sociali non era vero e la situazione del padre non aveva condotte penalmente rilevanti tali da giustificare un provvedimento come l'affido del bambino in comunità. Ma fu tutto inutile. Nel giro di un giorno, però, dalla procura di Reggio Emilia ecco la smentita: "Non è mai arrivato un cenno alla falsità delle relazioni dei servizi sociali" dice Silvia Marzocchi, procuratore presso il Tribunale dei Minori di Bologna. "La notizia non rispecchia la realtà dei fatti. La Procura di Reggio Emilia comunicò alle autorità giudiziarie minorili che non erano emersi elementi per procedere a carico del padre del minore per il delitto di maltrattamenti. Nessun cenno alla ritenuta falsità delle relazioni dei servizi sociali". In ogni caso, precisa la Procura dei Minori, quando la delicata indagine è deflagrata sui giornali il bimbo, che non è mai stato allontanato dalla famiglia, era con entrambi i genitori. "Si e' trattato di rituale comunicazione dell'esito delle indagini preliminari, necessaria quando esse vedono coinvolto un minore -contina Marzocchi-. La procura minorenni ha trasmesso il documento al tribunale, che, a sua volta, aveva ricevuto identica informazione. All'esito dei successivi accertamenti svolti da quell'ufficio, avendo comunque rilevato una situazione di oggettivo disagio e pregiudizio del minore (che ovviamente non sempre assume rilievo penale) il tribunale disponeva la protezione del bimbo sotto forma di accoglienza, insieme alla madre che accettava, presso una struttura protetta. Il padre a sua volta aderiva ad un percorso riservato agli uomini maltrattanti. Trascorsi cinque mesi e valutato il miglioramento della complessiva situazione famigliare, il nucleo veniva nuovamente riunito presso la propria abitazione". Non solo: il giudice del tribunale dei minori di Bologna, Mirko Stifano, ha inoltre aggiunto che "non corrisponde al vero che la Procura di Reggio Emilia abbia mai segnalato falsità poste in essere dai Servizi Sociali, ovvero che abbia mai fatto richieste o dato indicazioni di alcun genere perchè i decreti del tribunale dei minori non fossero eseguiti e neppure che la relazione dei servizi sociali sia stata tenuta in particolare considerazione da parte del tribunale dei minori, che ha agito con la dovuta attenzione valutando tutti gli elementi a disposizione". Il bambino del caso specifico, ricorda Stifano, è tornato alla famiglia, su disposizione del tribunale stesso, il 13 maggio, ben prima, cioè, delle ordinanze del gip sull'inchiesta Angeli e demoni. "Ho gia' dato mandato al mio difensore per la tutela in ogni sede della mia onorabilità".

Misure cautelari e la sospensione del ministero
Infine, sono state ritoccate le misure cautelari per altre tre delle persone indagate. Per Marietta Veltri, ex coordinatrice dei servizi sociali Val d’Enza, accusata di falso ideologico, frode in processo e depistaggio, il gip ha concesso di poter scontare i domiciliari ad Amantea (Cosenza) per accudire la madre. Nadia Bolognini, ha chiesto e ottenuto una rimodulazione degli orari degli arresti domiciliari “per la gestione della vita familiare e dei figli minorenni”. A Sarah Testa, psicoterapeuta accusata di abuso d’ufficio con divieto di esercitare per sei mesi, il giudice ha concesso che possa svolgere la professione privatamente, a Torino, senza però avere pazienti che vengano dal pubblico e purché siano maggiorenni. Per quanto invece riguarda la onlus Hansel e Gretel, dopo una segnalazione dell’associazione “Non si tocca la famiglia”, dal 17 luglio il centro studi è stato sospeso dal portale del ministero dell'Istruzione degli enti accreditati per la formazione (Sofia). In altre parole, “non può più erogare attività di formazione attraverso la piattaforma Sofia nè avvalersi del sistema della carta del docente".

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Roberto Lorenzetti #BIBBIANO

Una delle psicologhe coinvolte nel caso Bibbiano, Nadia Bolognini (ex moglie di Claudio Foti), ha ricevuto l’incarico per svolgere la psicoterapia di una bambina a 170 euro l’ora… DOPO lo scoppio dell’inchiesta Angeli e Demoni e MENTRE era agli arresti domiciliari!

Ecco cosa è successo. Ve lo semplifico.

Alcuni anni fa il servizio minori di MIRANDOLA affidava S. (una delle bambine che sarà coinvolta nel caso Bibbiano) a una comunità familiare chiamata MADAMADORE, in provincia di Parma.

Fate attenzione. La responsabile di questa comunità si chiama Romina Sani Brenelli, ed è membro del direttivo di “Rompere il Silenzio”, intrecciata alla Onlus Hansel e Gretel di Claudio Foti.
La retta giornaliera per la bambina presso la Comunità MADAMADORE è di 110 euro al giorno (non so dirvi se siano tanti, pochi o giusti, perché non so che genere di attività vengano svolte lì dentro, e comunque il punto non è questo).
A inizio giugno, poche settimane prima degli arresti e dello scoppio dell’inchiesta Angeli e Demoni, si stabilisce che questa bambina debba fare delle sedute di psicoterapia aggiuntive con la psicologa Nadia Bolognini, anche lei membro del direttivo “Rompere il Silenzio” con la responsabile Romina Sani Brenelli.

E quanto costa la psicoterapia della Bolognini con la bambina? 510 euro al mese per 2 sedute da 90 minuti, cioè per 3 ore: ovvero 170 euro l’ora.

La responsabile di MADAMADORE scrive quindi al Servizio Minori di Mirandola, rendendosi “disponibile ad intervenire come intermediaria al pagamento della psicoterapia privata per la minore in oggetto”.

Cioè: per evitare che il Servizio Minori di Mirandola debba pagare direttamente la psicoterapia Bolognini, il Servizio pagherà invece la comunità, che a sua volta pagherà la Bolognini (che fa parte della sua stessa associazione)
(domande: si può fare così? Senza una gara d’appalto? E comunque non c’è un conflitto d’interessi?)

Ora viene il bello: il 27 giugno scoppia Angeli e Demoni.
La Bolognini viene arrestata. Nonostante questo, sei giorni dopo, il 3 luglio, la responsabile del Servizio Minori di Mirandola, Federica Pongiluppi, “determina di procedere con la proroga del collocamento della minore S.A.” fino a fine 2019, e di fatto APPROVA L’AUMENTO DELLA SPESA PER LA PSICOTERAPIA della Bolognini. Ho i documenti qui davanti a me.

Costo complessivo della retta, compresa la nuova integrazione: da 110 a 127 euro al giorno (i 17 euro in più al giorno, moltiplicati per 30 giorni al mese, fanno 510 euro, ovvero la cifra per pagare la psicologa).
E questo nonostante la Bolognini sia da quasi una settimana agli arresti domiciliari e le sue intercettazioni ambientali siano uscite su tutti i giornali.
(La documentazione è stata ottenuta dal consigliere di Mirandola, Antonio Platis)
 

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