Il nostro rapporto con l'arte dopo Covid 19 (1 Viewer)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Eh sì, è una pandemia cerebrale. Nel senso che è difficile staccare dall'argomento serpeggiante sotto ogni pensiero: lui, mr. Virus. Di conseguenza questa sezione del forum ha subìto una continua metamorfosi, riflesso, com'è naturale, delle metamorfosi che ci hanno stravolto la vita.

Non parlo solo delle ovvie discussioni sul merito, tra complottisti e razionali, tra incubo e "non è quasi nulla", quelle che hanno colorato di nero il nostro bar, il quale non ha chiuso come quelli reali, ma inzomma ...
Intendo anche riferirmi allo spegnersi delle gioie dellla scoperta nel 3d dei mercatini, al sempre più esitante entusiasmo verso il potere luminoso dell'arte, alla serpeggiante sensazione di cupo materialismo che impedisce alla nostra immaginazione visuale di volare alto. Abbiamo tentato di aggrapparci alla musica, persino alla poesia, un po' come naufraghi, riconosciamolo, non certo come tranquilli estimatori.

Chiedo profondamente scusa :bow:se, contrariamente ai miei principi, uso il noi: sarà un'altra delle magagne addebitabili all'iInnominabile. Ma mi conforta un articolo di Houellebecq pubblicato oggi, dove egli riporta una querelle tra Flaubert e Nietsche, se cioè fosse più consono alla creatività dello scrittore lo stare seduto al tavolino o il passeggiare. Poiché è abbastanza arduo scrivere un libro camminando, va da sé che avevano ragione tutti e due, le due situazioni appaiono complementari. Oggi sappiamo che non lo sono solo per lo scrittore, ma anche per l'amatore d'arte, e questo appare come una mezza condanna proprio verso le opere viste solo attraverso lo schermo del computer, nonché nel video di quelle telenovelas barocche e indecenti che sono le televendite. :sad:

Che si tratti di andar per gallerie o mercatini, per città d'arte o per musei, ecco la scoperta: il nostro muoversi è parte essenziale del godimento di un'opera d'arte. :cool: Naturalmente c'è chi vuole approfittare della situazione per ulteriormente sterilizzare le nostre esperienze (e non solo quelle artistiche), proprio come nel video riportato qui sotto (che, devo pur dirlo a qualcuno, riprende esattamente un'esperienza personale dello scrivente). La realtà virtuale è, per questo motivo, non solo uno strumento aggiuntivo, ma anche, come tutti gli strumenti della modernità, una pistola carica puntata verso di noi. Che quindi questo forum non abbia preso il posto delle nostre vite e gli interventi dei singoli continuino ad essere quantitativamente moderati, è un buon segno. L'arte ci ha cresciuti bene. :cin:

Per questo, anche se nessuno riponderà a questo post, la cosa sarà da leggersi in senso positivo :jack: Resta comunque il possibile argomento: che cosa è cambiato, con questa orrida esperienza, peraltro tuttora in atto, nel nostro rapporto con l'arte, e pure nella nostra comprensione di questo rapporto?


 

Barlafuss

Forumer storico
Per quanto mi riguarda non è cambiato nulla del mio rapporto con l'arte. Mi appassionava prima come mi appassiona adesso : è la mia compagna che mi allieta anche nei momenti più bui. Avrei potuto e potrei sfruttare il periodo per approfondire e studiare ma l'isolamento forzato mi ha come sopraffatto. Non appena ci sarà una parvenza di normalità tornerà anche la curiosità verso quello che non conosco e che mi intriga. E non vedo l'ora di andare per mercatini anche con i guanti e la mascherina. Parentesi : purtroppo molti perderanno il posto di lavoro o l'attività come conseguenza dell'impatto economico del virus. Non scoraggiamoci : è un'opportunità per uscire dagli schemi e non dare per scontato tutto.
 

Heimat

Forumer attivo
Houellebecq ha anche detto che, post pandemia, sarà tutto come prima, solo un po' peggio. Credo che l'arte aiuti sicuramente a vivere meglio e, pur essendo favorevole al progresso tecnologico, ritengo che le visite ai musei virtuali non compensino le visite di persona. Non si arriverà mai a sostituire quelle sensazioni visive e sensoriali che si provano davanti ad un'opera vista dal vivo.
 

Cris70

... a prescindere
Leggermente OT ma neanche tanto, posto l'articolo di Politi ricevuto stamane al risveglio.

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Per intervenire, controbattere o esprimere una propria opinione scrivere a [email protected] massimo 15 righe.

Aspettando Godot

Mi fa ridere (e mi sorprende) constatare che questa reclusione ha contribuito a far esplodere le nostre cattive abitudini. Parlo di tutti (anche di me) ma in particolare di un pezzo di mondo dell'arte che è impazzito nella clausura e dalla paura (ma alcuni avevano espresso forti segnali anche molto prima) sprigionando esibizionismi molto spesso esilaranti, quasi sempre di cattivo gusto. E sempre, sempre, sempre autoreferenziali. Senza che nessuno di questi protagonisti consideri l'inquinamento visivo creato da loro attorno a noi. Lasciamo stare e sorridiamo per i mille artisti che interpretano il Coronavirus, invadendo tutti i social dell'universo con le loro offerte a tutte le ore, peggio della Ferragni che almeno spesso è divertente. Ma no, questi artisti ci tempestano con immagini terrificanti della loro creatività emergendo dalla grotta degli orrori, rendendo ancor più pesante la clausura. Volti feroci, denti aguzzi, scheletri, fantasmi, forme disumane, teschi come quello di Damien Hirst che diventa un soprammobile da gioielliere (forse per cui è nato). Insomma tutta roba da tenerti allegro e di buonumore. Ma sono sorprendenti alcuni famosi curatori (e veramente bravi sino a che hanno fatto i curatori o i critici; ma sto parlando di alcuni tra i più importanti al mondo e che hanno inciso in modo significativo nel sistema dell'arte) e questi curatori si sono messi a fare i buffoni. Tra loro c'è anche il serioso e onnipresente e onnipotente curatore svizzero, tanto per non restare indietro.

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Damien Hirst, For the Love of God, 2007. Platino, diamanti, denti umani. 171 x 127 x 190 mm. Fotografia di Prudence Cuming Associates. © Damien Hirst and Science Ltd.
L'artista è forse un buffone?

Ma buffoni sul serio e credo in modo convinto e talvolta creativo, a significare che tutto va bene madama dorè purché si sia sulla scena e per forse giungere alla conclusione che l'arte è una buffonata seria. E che forse questo Covid 19 non è che la cartina di tornasole per farci capire che l'arte è arrivata ad essere quel che è per divertire poveri e ricchi, giovani e no. Insomma per farci ridere. E che alla fine l'artista (e il critico e il curatore) deve essere solo un buffone, cioè sapere far ridere. E questi grandi curatori, ambiti da tutti e che hanno fatto la fortuna di molti artisti e ridimensionato molti altri, da critici si sono trasformati in artisti e giocolieri. E quali artisti! Buffoni di scena, amici miei, da far impallidire Domenego Tajacalze (il grande buffone a Venezia) oppure Antonio da Molino, il famoso Burchiello o anche il sempre verde Rigoletto alla corte di Mantova. E ad ognuno il suo. Uno dei più autorevoli critici americani usa ogni giorno montaggi grotteschi di Trump, oppure falli giganteschi in luogo di grattacieli e quasi sempre riferiti a Trump. Mi fa pensare a Travaglio ai tempi di Berlusconi (su cui aveva spesso ragione, ma ne fece un tormentone durato dieci anni per cui divenne noioso); poi per fortuna è arrivato Salvini e poi Matteo Renzi, e poi evviva, la Sanità Lombarda con i suoi morti, su cui ne avrà per anni.

Artisti canuti e barbuti come Messia

Ma oggi, artisti canuti e no, di buon lignaggio e anche di onesta carriera, vengono chiamati su Instagram dalla propria galleria o dal proprio referente oppure si autopropongono senza alcun ritegno, per spiegare a dieci o venti followers, cosa è l'arte al tempo del Coronavirus e come ci può salvare il corpo e lo spirito, novelli Mosè nel Mar Rosso. Eppure nessuno, pure gli artisti bravi, intelligenti e onesti, si rendono conto di quanto siano patetici e quanto ridicolizzino loro stessi e l'arte di oggi. A meno che non presentino senza troppi commenti semplicemente la loro opera. Che uno guarda e tira via.
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Giuseppe V., Merda d'artista, 2017. Acrilico su tela. Courtesy l'artista.
E poi ci sono bravi critici nostrani, amici che io stimo, che tengono lezioni di storia dell'arte per contribuire ad affogare loro stessi e noi nella noia. Non capiscono che nessuno può reggere Instagram più di trenta secondi, a parte forse Giorgia Meloni che con le sue urla riesce a tenerti sveglio. Ma si sa, l'autoreferenzialità è il vero contagio dei tempi nostri e dunque bisogna mostrare pazienza ed esprimere tutta la nostra generosità verso il prossimo, per evitare di far credere che il Coronavirus ci ha portati via. E forse capisco anche l'amico artista Giuseppe V. che ogni giorno, dico ogni giorno, al massimo due, annuncia che alle 17 avrà un incontro in streaming con critici veri che non resistono alla tentazione di vedersi invecchiati e imbruttiti e senza voce sul display del proprio cellulare, davanti a venti persone. Ma Giuseppe V. è specializzato a coinvolgere amici del bar, da lui battezzati critici d'arte o collezionisti che hanno acquistato solo una o due sue opere per il piacere di avere una sua caricatura appesa al muro. Perché Giuseppe V., beato lui, ha una bella schiera di amici fedeli e inossidabili che lo seguono, lo proteggono e lo trattano da genio. Credo che un artista non possa chiedere di più. Ma Giuseppe V. in questa sua esigenza presenzialista è insuperabile e commovente e lungimirante. Lui che vive di provocazioni e di paradossi (e la sua è una divertente non pittura caricaturale), diventa carente di ossigeno e deve essere posto in terapia intensiva se non ha di fronte un pubblico di almeno cinque persone a cui ripetere le solite battute da venti anni. Come Gino De Dominicis, artista geniale ma ripetitivo come nessun altro, da imbarazzarti. Giuseppe V. comunque tra tutti questi serpeggianti virus artistici è il più simpatico, perché ogni tanto ti strappa un sorriso forzato. Lui, arrivato da un paesino della Sicilia, ma accolto con affetto dalla comunità di Milano, di cui è diventato un piccolo protagonista. Ammirato e apprezzato da scrittori insensibili all'arte (penso al suo grande mentore, Andrea Pinketts, geniale scrittore noir da bar fumosi e mallevadore di disegnatori e illustratori sfortunati), Giuseppe V. è l'esempio di come l'intelligenza e la simpatia ti possano porre al centro della scena e a volte portare anche lontano. Bravo Giuseppe e tanta fortuna ancora a lungo per te.

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baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Interpreto:Giuseppe Veneziano
autore pedissequo quant'altri mai ...
 

Loryred

Forumer storico
Mah, da un lato mi ero ripromessa complica Covid di approfittare di questo periodo da reclusi per studiare un pò , ma complici la disaffezione all'altro spazio e la distrazione/pigrizia con cui ho partecipato a questo, ho trovato più confortanti e "leggere" le occupazioni manuali, orto e giardino, cucina o pulizie.

Sento anch'io nostalgia per i mercatini, è l'esperienza che vale, la battuta di caccia non la preda, aria aperta, contatto umano, ricerca, poi tatto e olfatto, non la semplice vista. Sento il disagio di una "profanazione" nel pensare a oggetti o ricordi presenti nelle abitazioni di tante persone anziane, che arriveranno anche nei ns. circuiti. Accadeva di sicuro anche prima ma ora mi tocca di più.
Avevo lanciato il revival dei lavori in cerca d'autore, ma nemmeno ho rilanciato i miei! Un periodo vissuto come una sorta di stand by e di torpore/apatia da cui spero di riprendermi quanto prima.
 

RedArrow

Forumer storico
Io avverto molto la mancanza dei mercatini, sopratutto l'aria frescolina del mattino. Ripartirà tutto ovviamente. Sto vivendo la faccenda COVID a distanza. Come ho già detto la vivo come in guerra, devi accettare le decisioni che vengono prese e diramate dall'altoparlante per disciplina, non perchè le condividi. Inoltre provo un certo fastidio per lo stillicidio continuo di notizie e di opinioni dispesate da opinionisti di cui si ignorano le competenze in materia.
Peraltro è un periodo abbastanza faticoso: si lavora da casa ma devo tenere a bada un bambino molto vivace la cui natura non è stare con gli adulti, nè stare rinchiuso per mesi tra quattro mura.
Cosa accadrà dopo? L'umanità si riprenderà come si è ripresa da due guerre mondiali, dalle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, dall'11 settembre, dalle crisi economiche (es. il 1929) ma saremo dotati delle attrezzature per porre rimedio a nuove eventuali pandemie (mascherine in casa, più posti letto dedicati negli ospedali e così via). E, naturalmente, arriveranno altre situazioni inaspettate a cui non siamo preparati. Per esempio non siamo ancora venuti a contatto con civiltà extraterrestri, non è ancora esploso un vulcano le cui ceneri oscurino il cielo su tre quarti del pianeta, e così via.
 

Loryred

Forumer storico
Aggiungo sul tema, che oltre alla visione di librerie come fondale ai collegamenti in TV, guardare quello che è appeso alle pareti... spesso bruttino a dire la verità! Ricordo credo dei Rotella dietro Galleri, Petrus da Severgnini e questa sera da Floris non so se uno Schifano davvero enorme nell'abitazione di E. Letta. di una palma dello stesso autore credo di aver già scritto nello studio di Purgatori.
 

Cris70

... a prescindere
Aggiungo sul tema, che oltre alla visione di librerie come fondale ai collegamenti in TV, guardare quello che è appeso alle pareti... spesso bruttino a dire la verità! Ricordo credo dei Rotella dietro Galleri, Petrus da Severgnini e questa sera da Floris non so se uno Schifano davvero enorme nell'abitazione di E. Letta. di una palma dello stesso autore credo di aver già scritto nello studio di Purgatori.

anche io quando parlano non li ascolto più e mi concentro a vedere cosa hanno appeso ai muri e in generale vedo delle brutture da urlo, mi sa che tu sei più fortunata :)
 

Loryred

Forumer storico
Beh, non siamo troppo duri, ho cercato di citare solo qcs. di interessante, mi pare Monti ma non vorrei sbagliare avesse invece quadri antichi... a volte sono lavoretti di bambini, ringraziamenti etc. ad es. negli studi dei medici. Su Letta non sono sicura fosse uno Schifano, non era inquadrato bene, chissà se qcn di voi lo ha visto.
 

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