il NO della Trenta (1 Viewer)

tontolina

Forumer storico
prima delle elezioni erano pacifisti....
dopo la TRENTA ha riconfermato oltre all'acquisto degli F35, le operazioni delle forze speciali italiane all'estero che costano ben 78 milioni di euro al giorno

I militari italiani sono professionisti, non militari di leva. Quelli feriti in Medio Oriente ( Tre dei soldati vittima dell'esplosione sono in gravi condizioni, uno ha subito amputazioni a una gamba) appartengono alle forze speciali. Quante uccisioni e quali danni hanno provocato “le nostre” guerre nei paesi in cui i militari italiani hanno operato / stanno operando ufficialmente per ”portare la pace nel mondo”? Le spese militari nel loro complesso ammontano a 78 milioni di euro al giorno mentre è in corso lo smantellamento dello stato sociale.
Siamo in democrazia? Ci hanno chiesto se siamo d’accordo? Si tratta di una scelta imposta dal comando UsaNato. I parlamentari che riconfermano, senza battere ciglio, di anno in anno, le missioni all’estero, vanno individuati e non più votati. L’Italia ripudia la guerra. La guerra è anticostituzionale.
Italia neutrale - Usciamo dalla Nato - via la Nato dal nostro paese
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Francesco Cappello
 

tontolina

Forumer storico
in questa nazione di politicanti traditori succede che
Italia in trappola demografica: popolazione ha smesso di crescere dal 2015
4 Novembre 2019, di Alessandra Caparello

La popolazione dell’Italia ha smesso di crescere dal 2015, da quando continua a calare a ritmi crescenti, soprattutto nel Mezzogiorno e l’esaurimento del lungo periodo di transizione si è tradotto in una vera e propria trappola demografica nella quale una natalità in declino soccombe a una crescente mortalità. Così quanto rivela Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, nel Rapporto 2019.

Crisi demografica ed emigrazioni accentuano il divario Nord e Sud
La crisi demografica e le emigrazioni accentuano i divari tra Sud e Centro-Nord dice l’associazione secondo cui dall’inizio del secolo a oggi la popolazione meridionale è cresciuta di soli 81 mila abitanti, a fronte di circa 3.300.000 al Centro-Nord. Nel corso dei prossimi 50 anni, sottolinea il Rapporto Svimez 2019, il Sud perderà 5 milioni di residenti di cui 1,2 milioni sono giovani e 5,3 milioni persone in età da lavoro, mentre il Centro-Nord perderà 1,5 milioni.
Secondo l’Associazione inoltre, le immigrazioni contribuiscono ad accentuare gli squilibri tra le due aree del Paese. Nel 2018 gli stranieri con 4,4 milioni, sono quasi l’11% della popolazione del Centro-Nord e solo il 4,4% di quella meridionale.

Il Pil italiano, ipotizzando una invarianza del tasso di produttività, diminuirebbe nei prossimi 47 anni a livello nazionale da un minimo del 13% ad un massimo del 44,8%, cali di intensità differenti interesserebbero il Nord e il Sud del Paese: si ridurrebbero così le risorse per finanziare una spesa pubblica in aumento per il maggior numero di pensioni e per l’assistenza sociale e sanitaria.

Giovani continuano a fuggire
Il Sud inoltre, dice il Rapporto, continua a perdere giovani, fino a 14 anni (-1.046 mila) e la popolazione attiva in età da lavoro da 15 a 64 anni (-5.095 mila) per il calo delle nascite e la continua perdita migratoria. Il saldo migratorio verso l’estero ha raggiunto i -50mila nel Centro-Nord e i -22 mila nel Sud. Dall’inizio del nuovo secolo hanno lasciato il Mezzogiorno 2.015 mila residenti, la metà giovani fino a 34 anni, quasi un quinto laureati. Un’alternativa all’emigrazione è il pendolarismo di lungo periodo, che nel 2018 dal Mezzogiorno ha interessato circa 236 mila persone (10,3% del totale).

La riapertura del divario Centro-Nord Mezzogiorno, continua l’associazione, riguarda i consumi, soprattutto della PA. Nel dettaglio i consumi (+0,2%) sono ancora al di sotto di -9 punti percentuali nei confronti del 2018, rispetto al Centro-Nord, dove crescono del +0,7%, recuperando e superando i livelli pre crisi. Ma sono gli investimenti la componente più dinamica della domanda interna (+3,1% nel 2018 nel Mezzogiorno, a fronte di +3,5% del Centro-Nord). In particolare, crescono gli investimenti in costruzioni (+5,3%), mentre si sono fermati quelli in macchinari e attrezzature (+0,1% contro +4,8% del Centro-Nord).

Le previsioni macroeconomiche della SVIMEZ stimano il Pil italiano a +0,9% nel 2018, + 0,2% nel 2019 e +0,6% nel 2020. In particolare, il Centro-Nord sarebbe al +0,9% nel 2018, al +0,3% nel 2019, al +0,7% nel 2020. Una crescita, come si può vedere, molto modesta anche nelle aree più sviluppate del Paese. Al Sud nel 2018 l’aumento sarebbe del +0,6%, calerebbe a -0,2% nel 2019 e risalirebbe leggermente a +0,2% nel 2020.


Nel 2018 oltre 120mila italiani espatriati: Regno Unito la prima meta prescelta
25 Ottobre 2019, di Alessandra Caparello

Nell’ultimo anno si contano 128mila partenze dall’Italia all’estero. La cifra è quella che emerge dalla XIV edizione del “Rapporto Italiani nel Mondo” della Fondazione Migrantes secondo cui da gennaio a dicembre 2018 si sono iscritti all’AIRE 242.353 italiani di cui il 53,1% (pari a 128.583) per espatrio.

Fuga dal sud Italia
Quasi la metà degli italiani iscritti all’AIRE è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro. Oltre 2,8 milioni (54,3%) risiedono in Europa, oltre 2,1 milioni (40,2%) in America.
Nello specifico, però, sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro-Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani.
Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti (272 mila).
Sono ben 195 le destinazioni di tutti i continenti anche se il Regno Unito, con oltre 20 mila iscrizioni, risulta essere la prima meta prescelta nell’ultimo anno (+11,1% rispetto all’anno precedente). Al secondo posto, con 18.385 connazionali presenti, troviamo la Germania (-8,1%), a seguire la Francia (14.016), il Brasile (11.663), la Svizzera (10.265) e la Spagna (7.529).


I giovani fanno le valigie e non solo
Ad essere interessati dall’attuale mobilità italiana soprattutto i giovani (18-34 anni, 40,6%) e i giovani adulti (35-49 anni, 24,3%). I minori sono 794.467 (15 per cento). Il 55,9 per cento è celibe o nubile mentre il 36,7 per cento è unito in matrimonio.
Da quali province partono gli italiani? Sono 107 le province che hanno visto i nostri connazionali fare le valigie, in testa la Lombardia con 22.803 partenze, seguita dal Veneto (13.329), dalla Sicilia (12.127), dal Lazio (10.171) e dal Piemonte (9.702).
Il rapporto analizza anche gli spostamenti degli stranieri che, arrivati in Italia e ottenuta la cittadinanza, si sono poi trasferiti altrove. Secondo il Rapporto, negli anni tra il 2012 e il 2017, degli oltre 744 mila stranieri divenuti italiani sono quasi 43 mila le persone che hanno poi trasferito la residenza all’estero; il 54,1 per cento (oltre 13 mila) di questi solo nel 2016.
 

tontolina

Forumer storico
video di Porro che parla dell'ex ministra dei grillini da 3:40
notizia riportata dal Corriere ... a proposito di Honestàhahahahahahah
Bomba di Prodi sulla sinistra (17 nov 2019)
 

tontolina

Forumer storico
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Il gran ballo della casta casereccia - Linkiesta.it

Rimasta nel confortevole alloggio assegnatole quando era al governo nonostante al governo non sia più, l’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha dato ieri molte spiegazioni che meritano attenzione, anzitutto per il loro valore politico-letterario, indipendentemente dagli accertamenti della procura militare (che ha aperto un fascicolo).

A dimostrazione della tesi si potrebbero citare mille perle, come l’impavido «Non credo proprio che si tratti di un privilegio perché io l’appartamento lo pago e lo pago pure abbastanza», dichiarato al Corriere della sera il giorno stesso in cui, ai microfoni di Radio Capital, precisa di sborsare ben «540 euro di affitto» (per 180 metri quadri, a Roma, in una zona «rinomata»); o il classico «è evidente che sono sotto attacco», seguito da una raffica mozzafiato di inquietanti interrogativi («È un attacco al presidente Conte? All’Aise? Al Movimento? Alla Link Campus, dove sono tornata a lavorare?»); o ancora la giustificazione che inevitabilmente dà il titolo all’intervista: «Ho una vita di relazioni».

Il punto centrale della sua linea difensiva, tuttavia, sta nella risposta alla domanda sul perché, possedendo già una casa nel quartiere Pigneto, dovesse averne anche una di servizio. Non poteva restarsene lì? «No – risponde Trenta – c’erano problemi di controllo e di sicurezza. In quella zona si spaccia droga e la strada non ha vie d’uscita». Chiaro? Vado a capo per lasciarvi il tempo di rifletterci su, e riprendere fiato.

Con le dichiarazioni di Elisabetta Trenta si potrebbe riempire un intero manuale su tutto quello che non si dovrebbe dire, mai e poi mai, in situazioni del genere
Ricapitolando: sulle pagine del principale quotidiano del paese, con la non chalance con cui voi rispondereste alla domanda «come va?», l’ex ministra della Difesa spiega che il motivo per cui aveva bisogno di un altro appartamento era che dove abitava lei si spacciava droga e c’erano conseguenti problemi di sicurezza. Un inconveniente che all’allora ministra, evidentemente, dev’essere sembrato un motivo ragionevole non già per chiamare la polizia, il sindaco di Roma, il presidente del Consiglio o l’esercito, allo scopo di cambiare la situazione del quartiere; bensì, semplicemente, per cambiare quartiere. Decisione ancora più significativa, considerando che l’ex ministra, il sindaco di Roma e il presidente del Consiglio erano e sono tuttora espressione dello stesso partito, nato e affermatosi proprio in nome della lotta contro i privilegi della «casta».


Da questo piccolo apologo si ricava dunque, prima di tutto, una certezza. E cioè che non è affatto vero che i cinquestelle abbiano capito prima e meglio di tutti le ragioni profonde della rabbia popolare e dell’indignazione contro i privilegi della «casta»: con le dichiarazioni di Elisabetta Trenta si potrebbe riempire un intero manuale su tutto quello che non si dovrebbe dire, mai e poi mai, in situazioni del genere. Dunque è assolutamente inutile inseguirli, imitarli o chiedere consiglio a loro per le ricette.


Dopo anni di isteria autodenigratoria, dopo aver tagliato a casaccio finanziamento ai partiti e numero dei parlamentari, piccoli odiosi privilegi e fondamentali garanzie costituzionali, almeno i politici del centrosinistra dovrebbero aver capito che nulla di tutto ciò è bastato né basterà mai, perché non è quello il punto. L’elettore arrabbiato non si arrabbia solo perché politici che si sono presentati come campioni della lotta ai privilegi ottengono case di lusso a prezzi stracciati, ma anche e soprattutto perché sotto casa sua si continua a spacciare indisturbati. Questo è il motivo per cui i cinquestelle perdono voti, e continueranno a perderli, nonostante tutti i tagli degli stipendi, dei rimborsi e dei parlamentari di cui possono vantarsi: perché non hanno proprio nient’altro di cui vantarsi. Il punto non è nemmeno che dopo essersi tagliati i compensi, raddoppino o triplichino le spese per i collaboratori (che comunque, intendiamoci, bello non è). Perché il problema di fondo non è quanto costano, ma quanto rendono. E come rendono le città e qualunque altra cosa si trovino ad amministrare, a cominciare da una Roma dove lo spaccio di droga è ormai l’unico servizio che funziona ventiquattro ore su ventiquattro, e non solo al Pigneto.


 
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tontolina

Forumer storico
una volta si diceva che la paura fa 90
quando la 30 è stata fatta fuori invece si è festeggiato.... era capace solo di opporsi a salvini per compiacere a Conte
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