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Il mondo sommerso da un mare di debiti: record a 253mila miliardi, il 322% del Pil
Nel terzo trimestre del 2019 il debito globale ha raggiunto i massimi storici, sia in termini nominali che in rapporto al Pil. Tassi bassi e “credito facile” la prima causa. Per gli esperti potrebbe essere il focolaio di future tensioni finanziarie
di Vito Lops

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3' di lettura

Mai come oggi la società vive basandosi sul domani, ovvero sulla capacità di sostenere, giorno dopo giorno, e infine restituire i prestiti accumulati. Il debito globale aggiorna i livelli monstre in cui viaggia ormai da tempo. Siamo a 253mila miliardi di dollari, il 322% del Pil. Tanto in valori assoluti, quanto nel rapporto con il reddito mondiale, si tratta dei massimi di tutti i tempi (come evidenzia il Grafinomix di giornata basato su dati aggiornati al terzo trimestre del 2019 e resi noti dall’Institute of financial finance).

Secondo l’Iif - che periodicamente aggiorna in uno studio il debito aggregato mondiale, sommando quello governativo, quello delle società finanziarie e non e quello delle famiglie - la corsa del debito non si fermerà qui. «Trascinato dai bassi tassi di interesse a da agevoli condizioni di accesso ai finanziamenti, stimiamo che il debito globale supererà i 257mila miliardi nel primo trimestre del 2020, spinto soprattutto dal settore non finanziario, che attualmente si attesta intorno ai 200mila miliardi».

I nuovi record nelle economie avanzate
Il debito delle famiglie ha raggiunto nuovi record in Belgio, Finlandia, Francia, Libano, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Svezia e Svizzera. Mentre in Canada, Francia, Singapore, Svezia, Svizzera e Stati Uniti si sono registrati nuovi massimi per il debito delle società non finanziarie.

Allarme nei Paesi emergenti
Tassi bassi e dollaro debole stanno spingendo l’indebitamento dei Paesi emerganti che ha raggiunto il record nominale di 72mila miliardi di dollari. In forte crescita anche il debito in valuta estera, un eccesso potenzialmente esplosivo sopratutto se in futuro gli Usa dovessero procedere a una normalizzazione dei tassi di interesse (tapering). Sta di fatto che il debito dei Paesi emergenti in valute straniera (prevalentemente in dollari) ha raggiunto il picco di 8.300 miliardi di dollari ed è praticamente più che raddoppiato in appena 10 anni. Nel complesso il debito dei Paesi emergenti, escluso il settore finanziario, ha raggiunto il 187% del Pil con una punta incredibile ad Hong Kong (365%).

I rischi del rifinanziamento
Nel corso del 2020 andranno in scadenza bond da rifinanziare per un controvalore di 19mila miliardi di dollari, di cui il 30% nell’area dei Paesi emergenti (soprattutto Cina, India e Brasile). Nei mercati “maturi”, i Paesi che saranno chiamati al più ampio rollover (rifinanziamento) del debito saranno Usa, Giappone e Germania.


Gli effetti collaterali
Oltre al rischio tapering per i Paesi emergenti (che farebbero fatica a rimborsare il debito in dollari in caso di aumento futuro dei tassi negli Usa) un secondo potente effetto collaterale del mix attuale tra elevato indebitamento e tassi bassi è il rischio inefficienza. La montagna di debito su cui poggia l'attuale ciclo di espansione economica - che gli esperti definiscono Goldilocks economy , un ciclo in cui c'è crescita moderata ma costante a fronte di un'inflazione molto bassa - rende il sistema meno efficiente perché mantiene in vita tutti i debitori fragili i quali, avendo meno preoccupazioni per il rimborso dei loro debiti, possono permettersi di mantenere la loro struttura inefficiente. Alterando la naturale competitività del mercato.
twitter.com/vitolops


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