il libro di Alessandro Di Battista (1 Viewer)

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"Abbiamo avuto paura di dire la verità"
Sul Fatto anticipazione dal libro di Alessandro Di Battista.
Una critica senza sconti ai Cinque stelle: “Le strategie lasciamole ai politicanti, se entriamo nel loro campo ci fanno a pezzi"

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ALESSANDRO BIANCHI / REUTERS


“Ho visto paura, paura ovunque. Paura di sembrare ‘politicamente scorretti’ una volta diventati Istituzione;
paura di attaccare la Lega sui 49 milioni rubati;
paura di essere calunniati dal sistema mediatico come se non fossimo cresciuti e non ci fossimo rafforzati anche grazie a tutto quel fango;
paura di apparire, ancora una volta, novellini inesperti”.
Ma “combattere per la verità è un’impresa titanica. Eppure è l’unico modo per lottare per il cambiamento”. Sono anticipazioni dal libro di Alessandro Di Battista, M5s, “Politicamente scorretto”, pubblicate dal Fatto quotidiano, che uscirà il 17 giugno, in cui uno dei leader del Movimento, per il momento ritiratosi dalla politica attiva, fa una disamina senza sconti sulla fase del Cinque stelle e sulla sconfitta di maggio.

“Non abbiamo perso le elezioni perché i media hanno raccontato falsità alla pubblica opinione - scrive Di Battista -. Le abbiamo perse perché noi e soltanto noi abbiamo creduto a quelle menzogne e per tentare di confutarle ci siamo via via trasformati in burocrati rinchiusi diciotto ore al giorno nei ministeri. Mentre Salvini al Ministero non ci stava quasi mai”.
Insomma, la disamina è feroce soprattutto su una ingenua virata istituzionale del Movimento fondato da Beppe Grillo. “Le strategie lasciamole ai politicanti, se entriamo nel loro campo ci fanno a pezzi - prosegue Di Battista -. In fondo, per decenni, non hanno fatto altro che fare strategie per guadagnare poltrone e privilegi.
Quando li abbiamo costretti a entrare nel nostro di campo, quello delle proposte di buon senso, quello della sobrietà, della passione politica, quello dell’attivismo, della politica come missione, li abbiamo fatti a pezzi noi”.
Le parole di Di Battista sono musica per le orecchie di quanti nel M5s in questi mesi si sono trovati in disaccordo con Luigi Di Maio, unico direttore d’orchestra troppo lontano da base, piazza e movimentismo e molto più sensibile alla poltrona. Chissà se si riapre il dibattito.
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