Il familismo amorale (1 Viewer)

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Il familismo amorale (Amoral familism, in lingua originale) è un concetto sociologico introdotto da Edward C. Banfield nel suo libro The Moral Basis of a Backward Society del 1958 (trad. it.: Le basi morali di una società arretrata, 1976), scritto in collaborazione con la moglie Laura Fasano. Le tesi di Banfield sono state e sono oggetto di controversia, e hanno stimolato un notevole dibattito sulla natura del familismo e sul ruolo della cultura nello sviluppo o nell'arretramento sociale ed economico.[1][2]
 

@lr

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Studi sul campo

Banfield trasse spunto dai suoi studi condotti presso un paesino della Lucania in provincia di Potenza[3] con vistosi tratti di arretratezza sotto il profilo economico e sociale (descritti nell'opera stessa), che chiamò convenzionalmente "Montegrano" e i suoi abitanti "Montegranesi".
Dietro il nome fittizio era dissimulato il borgo di Chiaromonte, piccolo centro della Basilicata.[4]
La realtà di Montegrano venne analizzata da Banfield durante nove mesi di permanenza sul campo nel biennio 1954/1955, utilizzando strumenti metodologici diversi: osservazione diretta, interviste e test psicologici a campioni rappresentativi della popolazione, dati provenienti da archivi pubblici e privati[5]. Alcuni dei dati raccolti furono poi comparati con quelli provenienti da studi condotti su altre comunità rurali sia della provincia di Rovigo che del Kansas[6].
 

claudios

Forumer storico
avevo assistito ad una conferenza di un medico parmigiano che aveva scritto un libro a proposito

sosteneva che una delle cause principali della deriva dell'italia (già da secoli) era proprio il familismo amorale
 

lorenzo63

Age quod Agis
Io sostengo che la deriva dell' italia è in massima parte ad una profezia autoavverante .. di cui per l' appunto il medico parmigiano era (già da secoli) partecipe.
 

@lr

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avevo assistito ad una conferenza di un medico parmigiano che aveva scritto un libro a proposito

sosteneva che una delle cause principali della deriva dell'italia (già da secoli) era proprio il familismo amorale

è talmente vero che spesso siamo vittime inconsapevoli di ciò quando restiamo esclusi da un contesto pua avendo rispettato le regole e quaindi essendo perfettamente "regolari" , ma la cosa incredibile è che essendo nel nostro dna è la cosa è talmente data per naturale che non ce ne avvediamo.

Di qui a mio avviso la debolezza del nostro popolo nei confronti delle ingiustizie subite. E' un fatto che in italia la "rivoluzione" non avvenga praticamente mai, a differenza di altri paesi. L'onesto paga per i disonesti e qusta è la vera regola.

In un certo senso diamo per scontato e naturale subire una ingiustizia se non siamo dalla parte "giusta".


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La teoria


Il paradigma del familismo amorale nacque dallo sforzo di Banfield di capire perché alcune comunità siano socialmente ed economicamente arretrate.
L'ipotesi principale
Partendo dalla convinzione di Tocqueville che nei paesi democratici la scienza dell'associarsi sia madre di tutti gli altri progressi,[7] e attraverso lo studio di Montegrano, l'autore arrivò a ipotizzare che certe comunità sarebbero arretrate soprattutto per ragioni culturali. La loro cultura presenterebbe una concezione estremizzata dei legami famigliari che va a danno della capacità di associarsi e dell'interesse collettivo. Gli individui sembrerebbero agire come a seguire la regola:
"massimizzare unicamente i vantaggi materiali di breve termine della propria famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo".[8]
Sarebbe dunque questa particolare etica dei rapporti familiari la causa dell'arretratezza.[9]L'autore la denominò familismo amorale. Familismo perché l'individuo perseguirebbe solo l'interesse della propria famiglia nucleare, e mai quello della comunità che richiede cooperazione tra non consanguinei. A-morale perché seguendo la regola si applicano le categorie di bene e di male solo tra famigliari, e non verso gli altri individui della comunità[8].
L'amoralità non sarebbe quindi relativa ai comportamenti interni alla famiglia, ma all'assenza di ethos comunitario, all'assenza di relazioni sociali morali tra famiglie e tra individui all'esterno della famiglia.
Le conseguenze sulla società
Dalla regola generale l'autore derivò alcune implicazioni logiche, che descriverebbero gli effetti di tale comportamento specialmente riguardo alla gestione del bene pubblico e alla vita politica. Se ne riporta un elenco sintetico e incompleto rimandando all'opera per l'approfondimento[10]. Secondo l'autore, in una società di familisti amorali:

nessuno perseguirà l'interesse comune, salvo quando ne trarrà un vantaggio proprio;

chiunque, persona o istituzione, affermerà di agire nell'interesse pubblico sarà ritenuto un truffatore;

solo i pubblici ufficiali si occuperanno degli affari pubblici, perché pagati per farlo, i cittadini non se ne occuperanno e se lo facessero verrebbero mal visti;

i pubblici ufficiali saranno poco controllati, perché farlo è affare di altri pubblici ufficiali soltanto;

i pubblici ufficiali non si identificheranno con gli scopi dell'organizzazione che servono, e i professionisti mostreranno una carenza di vocazione o senso della missione; entrambi useranno le proprie posizioni e le loro particolari competenze come strumenti da usare contro il prossimo per perseguire il proprio vantaggio personale;

il pubblico ufficiale tenderà a farsi corrompere, e se anche non lo farà sarà comunque ritenuto corrotto;

non ci sarà alcun collegamento tra i principi astratti, politici o ideologici, e il concreto comportamento quotidiano;

la legge sarà trasgredita ogni qual volta sembrerà possibile evitarne le conseguenze;

il debole vedrà con favore un regime autoritario che mantenga l'ordine con mano ferma;

sarà difficile creare e mantenere una qualsiasi organizzazione, perché ciò richiede una certa dose di disinteresse personale e identificazione e lealtà verso l'interesse dell'organizzazione;

non vi saranno né leader né seguaci, poiché nessuno sarà interessato a sostenere l'impresa, tranne se motivato da interesse personale;

il voto verrà usato per assicurarsi vantaggi materiali di breve termine, più precisamente per ripagare vantaggi già ottenuti, non quelli semplicemente promessi;

oppure il voto verrà usato per punire coloro da cui ci si sente danneggiati nei propri interessi, anche se quelli hanno agito per favorire l'interesse pubblico;

gli iscritti ai partiti tenderanno a rivendersi a partiti più favoriti, determinando l'instabilità della forze politiche.

Anche l'economia subirebbe conseguenze devastanti[11]. Se per migliorare le attività economiche occorrono investimenti e mezzi che nessuna singola famiglia, ma solo un gruppo, può permettersi, la mancanza di cooperazione tra non consanguinei impedisce di fare quegli investimenti e acquisire quei mezzi, bloccando l'economia al minimo della sopravvivenza.
L'intera dimensione associativa risulterebbe danneggiata. L'autore rilevava a Montegrano pressoché l'assenza di forme associazionistiche, anche di beneficenza, nonostante a suo parere vi fosse la possibilità materiale di realizzarle.

Alcune credenze

Secondo l'autore, l'adulto di Montegrano avrebbe particolari credenze alle quali è collegata la convinzione descritta dall'ipotesi principale. Il Montegranese non si considera un "ego", ma un "genitore", e crede che il suo scopo sia quello di lottare per allevare i figli e condurli sulla retta via fino a che si formeranno una propria famiglia. La famiglia è per lui quella nucleare, composta dai soli genitori e figli, mentre i parenti di grado superiore non sono considerati veri famigliari. La lotta gli appare impari e aspra, e i risultati sempre precari. Poiché da un lato una Natura incontrollabile annulla ogni sforzo con le sue continue calamità (es. malattie). E dall'altro gli estranei, che vede come competitori o addirittura potenziali nemici di cui si può soltanto diffidare, creano il loro vantaggio a danno della famiglia. Quindi questo genitore può ritenere necessario compiere azioni anche ingenerose e ingiuste, ovvero colpire per primo, se sente minacciato l'interesse della propria famiglia. E infatti ritiene la giustizia, cioè il dare agli altri quanto loro dovuto, un lusso che non si può permettere. E conosce solo due tipi di bene: quello che pratica coi suoi famigliari, consistente nel perseguire l'interesse della famiglia, e quello che si attende dagli estranei, che consiste nel non danneggiare la sua famiglia.
Le cause.[13]
Secondo l'autore, l'etica del familismo amorale verrebbe prodotta da molte e interagenti cause, come le condizioni ambientali di miseria e degrado. Ma alcune gli sembrano più significative di tutte.
L'alta mortalità degli adulti, capace di annientare una famiglia lasciando gli orfani in balia di un futuro gramo. Essa fomenterebbe la paura della morte prematura e il senso di precarietà dei successi ottenuti.
La famiglia nucleare, prevalente a Montegrano. Essa produrrebbe un senso d'isolamento e precarietà, perché alla morte di un genitore non vi sarà alcun altro parente che possa rilevarne il ruolo. Inoltre impedirebbe di apprendere la cultura della cooperazione organizzata, secondo l'autore tipica invece delle famiglie estese della provincia di Rovigo.
Il microfondo, prevalente a Montegrano, destinato a ulteriore frantumazione per successione. Insufficiente a sostenere anche una sola famiglia, esso impedisce lo sviluppo della famiglia estesa.
L'educazione dei bambini. Troppo permissiva specie nei primi anni, li spingerebbe all'egoismo e a divenire da adulti eterni bambini egoisti. Basata poco sul premio e molto sulla punizione, una punizione poco connessa ai concetti di bene e male e più legata al capriccio del genitore, inculcherebbe nel bambino l'idea che ogni potere sia capriccioso, germe del fatalismo sociale dell'adulto.
Applicazione del modello ad altre comunità
Nell'opera l'autore scrisse di non avere competenza per affermare quanto Montegrano fosse rappresentativa del resto dell'Italia Meridionale, ma gli pareva da certi indizi che potesse costituire un modello per altre aree dell'Italia Meridionale, come del Mediterraneo e del Medio Oriente.[5]
 
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ELZEVIRO TORNA IL SAGGIO DI EDWARD BANFIELD
FAMILISMO AMORALE NELL' ITALIA ARRETRATA
Esito di una ricerca svolta con la moglie in Basilicata

A mezzo secolo dalla sua pubblicazione, e a 32 anni dalla seconda edizione italiana corredata da un ampio dibattito tra studiosi, il Mulino ha deciso di ripubblicare il libro di Edward Banfield The Moral Basis of a Backward Society con una approfondita introduzione di Arnaldo Bagnasco (Le basi morali di una società arretrata, pagine 194, 11,50). Esponente autorevole del pensiero conservatore americano, Banfield è stato professore nelle università di Chicago e di Harvard, consigliere di presidenti repubblicani come Nixon, Ford e Reagan, ma nel complesso un profeta inascoltato, schivo, sovente trascurato quando non addirittura avversato dall' accademia (in particolare per l' altro suo libro più noto The Unheavenly City in cui critica l' inefficacia dell' intervento nella lotta alla povertà). Ne Le basi morali di una società arretrata, Banfield sviluppa la teoria dell' assenza di risposte adeguate alla arretratezza socio-economica sulla base della ricerca empirica condotta, insieme alla moglie Laura Fasano Banfield, a Chiaromonte, una comunità della Basilicata (Montegrano nel libro). L' opera, che è ormai un classico, ha innovato il lessico delle scienze sociali introducendo il concetto di familismo amorale e ha collocato Banfield tra i precursori di un promettente approccio teorico, incentrato sul concetto di capitale sociale e sul ruolo che esso svolge nel favorire lo sviluppo economico e il rendimento delle istituzioni. Banfield non pretende di offrire, come osserva Bagnasco, una teoria generale del sottosviluppo meridionale, ma ci aiuta a comprendere alcune delle cause di quella che ho definito la modernizzazione diseguale della società italiana e ottiene questo risultato anche grazie al concetto, divenuto famoso, di familismo amorale. Si tratta di un atteggiamento che è ispirato alla regola del «massimizzare i vantaggi materiali e immediati della famiglia nucleare, supponendo che tutti gli altri si comportino allo stesso modo» e che è quindi contrario al senso civico e rivelatore di una sfiducia nella collettività. Il concetto ha suscitato un intenso dibattito ed è stato ripreso, tra gli altri, da Norberto Bobbio, che ha rilevato come gli italiani spendano tante energie e tanto coraggio per la famiglia che poco rimane per la società e lo stato, e da Carlo Tullio Altan, che ha contrapposto la cultura del familismo a quella della vita associata nella polis. Il familismo amorale si manifesta in tutte le situazioni in cui gli interessi e i valori della famiglia sono considerati non solo assolutamente prioritari ma anche in contrasto con quelli della società più ampia; in questa situazione gli obblighi nei confronti della propria famiglia possono giustificare qualsiasi tipo di comportamento, anche illegale, rifiuto delle proprie responsabilità verso la comunità e sfiducia nei confronti dello Stato. Tratti di familismo amorale appaiono ben al di là del villaggio lucano studiato da Banfield, sono tenaci e persistenti e si compendiano nel detto popolare «tengo famiglia». L' incidenza del familismo amorale non va tuttavia esagerata: l' etica centrata sulla famiglia, così diffusa in Italia, produce infatti effetti contrastanti sulla coesione sociale e la responsabilità pubblica.

Martinelli Alberto
 

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