"Il critico come artista" di O.Wilde e altre riflessioni sulla funzione del critico. (1 Viewer)

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Procedendo nella lettura del testo ...
Non è vero che sia più difficile fare una cosa che, in seguito, parlarne. Per esempio: chiunque può "fare storia", ma solo un grand'uomo può scriverne.

Il linguaggio non è conseguenza del pensiero, anzi, ne è la causa.

L'azione è una cosa cieca, sottomessa alle influenze esteriori. L'azione è sempre facile, ed è una cosa essenzialmente incompleta, in quanto limitata dal caso e che non sa dove veramente va a parare. Si origina dalla mancanza di immaginazione. Si tratta dell'estrema risorsa di chi non ha fantasia (non sa fantasticare).
L'uomo d'azione si illude molto più che il sognatore. E l'umanità è sempre andata incontro al suo destino proprio perché non conosceva la rotta
.

Così, OW passa a teorizzare la superiorità del sognatore sull'uomo d'azione, o anche della parola sui fatti - e quindi della critica rispetto all'opera.
 

Loryred

Forumer storico
Alcune considerazioni condivisibili, altre vere e proprie provocazioni o paradossi. Difficile generalizzare e la prima domanda da porsi è se il critico è a servizio dell'opera, dell'arte o di se stesso, quindi portato ad un'affermazione dell'io tale da "mangiarsi tutto il resto".
Credo sia innegabile il ruolo della critica nella valorizzazione dei "movimenti", Celant - Arte Povera, BO - Transavanguardia, soprattutto nel caso di critici "rampanti", molto meno per la "pittura analitica", Menna ad es. (mi pare di aver colto qualche "velata allusione" nei post precedenti :D) che ha "perimetrato" il fenomeno più che supportarne la promozione.

Mi piacciono particolarmente queste frasi:

"Non c'è arte dotata di bellezza senza coscienza di sé."
La leggo come consapevolezza dell'artista e del fare arte come intenzione, mission e percorso definito e non esperienza velleitaria, tentando più strade o seguendo le mode.

"Un'epoca senza critica è un'epoca in cui non esiste arte, ovvero c'è, ma rimane immobile nel riprodurre moduli artistici consacrati dal tempo."

La critica costruttiva fa evolvere e aiuta a progredire, se non esiste una critica significa anche che non esiste nulla di rilevante o meritevole di attenzione ed approfondimento o che c'è una sclerotizzazione sul cliché "maturo" e "sicuro", nessuna avanguardia, nessuna nuova espressione o nuovo linguaggio, un'arte che non esiste o un'arte morta (ad es. l'arte di regime).
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
In effetti è merito della critica anche la riconsiderazione di artisti trascurati o dimenticati, come Caravaggio o Cima da Conegliano. Però, subdolamente, OW non si interessa a questo "sporcarsi le mani con il reale".
A lui basta che lo scritto critico sia un'opera d'arte, e in tal caso sarà superiore a qualunque manufatto, in quanto fa uso delle parole e non della materia. Un sublime rompicapo dialettico.

Gli uomini sono schiavi della parola. Si ergono iracondi contro il materialismo, così lo chiamano, dimenticando che non ci fu mai progresso materiale che non abbia spiritualizzato il mondo, e che ci sono stati pochissimi illuminati risvegli individuali, se ce ne sono, che non abbiano dissipato le facoltà del mondo in speranze sterili, in aspirazioni sterili e in convinzioni vuote e noiose.. Quello che si chiama peccato è un elemento essenziale del progresso. Senza il peccato il mondo si stancherebbe, perderebbe la giovinezza e il colorito. Con la sua curiosità il peccato arricchisce l'esperienza della razza.
Segue un elogio dell'individualismo contro la monotonia del "tipo": afferma che per la natura non esiste virtù o peccato, non si occupa della "purezza", sino a sostenere che

... la carità crea una moltitudine di mali
affermazione corroborata dall'osservazione che da un'opera apparentemente morale possono in seguito sorgere i peggiori mali, e viceversa. Così potrà poi affermare che l'arte è estranea alla morale, o meglio, che la morale è estranea al mondo dell'arte (si può notare qui l'influenza della sua condizione di omosessuale perseguitato per questo, ma non credo si debba spostare l'attenzione da quanto uno afferma alla storia personale di chi lo afferma, deducendo chissà quali complicate ricostruzioni dell'anima. Lasciamo ad altri [forum :-D ] questo giochino di insinuazioni indimostrabili)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Questa riguarda un tema che abbiamo sfiorato anche qui ...

Il movimento, questo problema delle arti visive, è un problema che solo la letteratura sa risolvere. Solo lei può mostrare il corpo che si muove e l'anima in agitazione
Beh, sì, lui scrive prima dell'invenzione del cinematografo ;) Ma tutto fa brodo per dichiarare che per OW la letteratura è superiore all'arte visiva, così come immaginare è "più" che fare.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
La critica occupa la stessa posizione rispetto all'opera d'arte analizzata che l'artista rispetto al mondo visibile della forma e del colore, o al mondo invisibile della passione e del pensiero.

... il critico può produrre un'opera perfetta dal punto di vista della bellezza e del sentimento ...

Il problema del tema non si pone per il critico, né più né meno come per il novellista o il pittore

Ecco infine qui affermata la condizione del critico come artista. Analogamente all'operato del pittore, che si impegna in modo similare su vari temi, che quindi non sono determinanti per la riuscita artistica [per il mercato sì :D ] , anche il critico poco importa se si eserciti su un romanzo, su una novella o su un testo teatrale. Quella è solo la materia che egli usa per creare, e il testo critico è una creazione proprio come una novella o un ritratto.
Occorre ammettere che di passo in passo OW riesce a sostenere una tesi che pochi avrebbero immaginato potesse funzionare. E certo nel linguaggio comune di oggi la sua tesi non ha prevalso. Nella pratica, però, sì, se si guarda all'importanza del critico nell'influenzare la storia dell'arte. Ma nemmeno questo dice OW, non importa che il critico funzioni nei riguardi dell'arte criticata: l'importante è riconoscere il suo testo come creazione artistica in sé. Vedo qualche analogia con il movimento Liberty a lui contemporaneo, il quale si proponeva di elevare la decorazione a livello di arte e non voleva ci fosse una barriera tra i due campi.
Per quanto riguarda l'indicazione in sé, credo si possa dire che figure come Umberto Eco e Gillo Dorfles, per limitarci all'Italia, l'abbiano confermata.
Qualche ulteriore delucidazione segue subito dopo:

Davvero la critica è un'arte che crea? Sì. Lavora con una materia prima cui dà una nuova e deliziosa forma. Non si dice lo stesso per il poeta? Io definirei realmente la critica dicendo che si tratta di una creazione dentro un'altra creazione.

Segue l'esempio di Shakespeare e Keats, che non si ispirarono alla vita reale bensì a miti, leggende, vecchie storie. Infine:

Il critico parte da materiali che altri hanno già purificato per lui, diciamo. Di più: la miglior critica è più creativa che la creazione stessa suo oggetto, perché tiene meno relazioni con un modello qualsiasi esterno a lei stessa, e trova in realtà la ragione di esistere in sé stessa.
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
A chi importa sapere se le opinioni di Ruskin su Turner sono giuste o meno?
e dà appunto l'esempio della grande prosa di Ruskin che già basta a sé stessa. E questo vale perché, per OW, la letteratura è arte superiore a tutte.
Poi passa ad un esempio importante: la Gioconda.Che potrebbe rispondere Leonardo se l'avessero commentata così: "tutti i pensieri e tutta l'esperienza dell'universo hanno qui disegnato e modellato con tutta la loro forza, per rendere più raffinata ed espressiva la forma esteriore, l'animalità greca, la lussuria romana e il sogno del Medioevo, con il suo ambiente spiritualista e i suoi amori immaginari, il ritorno del mondo pagàno, i peccati dei Borgia ..." Avrebbe probabilmente risposto "non avevo tali intenzioni, mi preoccupavo solo di certe combinazioni di linee e masse, e pure di nuove artistiche armonie in verde-azzurro". Qui
, nota OW, la critica parte dall'opera per andare verso una creazione nuova, non si limita a scoprire le vere intenzioni dell'artista e così accettarle come definitive.Perché il sentimento del bello abita sia in chi guarda che in chi creò.

Quanto più studio tanto più vedo che la bellezza delle arti visive, o della musica, non è altro che una impressione, e che l'eccesso di intenzioni intellettuali da parte dell'artista la può svalutare in molti casi, può distruggerla, perché l'opera, una volta terminata, acquista vita propria e può significare una cosa ben diversa da quel che doveva mostrare all'inizio.

Qui dunque, pur ammettendo che ogni buon creatore è anche un critico, tuttavia sostiene che le spiegazioni intellettuali rovinano tutto, sono anti-creazione.

NB siamo circa a metà del testo, probabilmente ora, fissati i concetti, si può procedere più velocemente, per poi passare alla discussione vera e propria - se c'è chi discute :confused:
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
Poco più avanti:

La critica di alto livello è più creatrice che l'opera stessa criticata.. E il fine principale del critico consiste nel contemplare l'oggetto come NON è nella realtà. Il critico usa l'opera d'arte per suggerire una nuova opera, che non serve somigli a quella da cui proviene.
Il critico è un creatore, e mormora mille cose differenti che non c'erano in chi modellava la statua, dipinse, o incise, o lavorò la pietra preziosa.
Conferma e annuncia addirittura una sorta di prevaricazione del critico verso il quadro

La pittura che racconta è troppo trasparente rispetto la comprensione degli uomini. Diventa illustrazione, racconto di aneddoti. E rinchiude l'immaginazione dietro gabbie claustrofobiche
Qui afferma chiaramente il moderno concetto che l'arte non ha un legame di necessità con la riconoscibilità (come la musica).

Lo spazio del pittore è diverso da quello del poeta: il quale guarda alla vita completa, non alla sola bellezza. Invece il pittore si trova ristretto in limiti che non gli permettono di mostrare il mistero dell'anima se non per il tramite delle cicatrici del corpo
Chi, come certi pittori inglesi, intenda tradurre la meraviglia dell'invisibile attraverso la forma visibile alla fine tradisce sé stesso e la sua arte: la quale diventa insopportabile, perché questa ricerca di una facile comprensione abbassa il livello artistico
Qui si riferisce probabilmente ai pittori Preraffaelliti, che comunicano non solo con le forme, ma anche evidenziando bizzarrie nel rapporto tra quanto viene "riconosciuto" come rappresentato nel quadro e altri aspetti del quadro stesso non strettamente legati al valore morale dell'arte.
 

mantegna

Forumer attivo
" E il fine principale del critico consiste nel contemplare l'oggetto come NON è nella realtà."

Grandissimo, frase che ci fa capire tutto dei critici.:)
 

baleng

Per i tuoi meriti dovrai sempre chiedere scusa
All'inizio della seconda parte del testo, OW paragona il rapporto critico/opera con quelli pianista/sonata/Beethoven, o attore/personaggio di Shakespeare. Sostiene che esistono tanti amleto quanti interpreti, e che l'Amleto di Shakespeare in sé non esiste senza l'interprete. Noi si potrebbe correggere sostenendo che lo stesso osservatore può guardare con occhio critico, ma terrei le obiezioni per un secondo momento. Continua lamentando l'imperfezione della vita rispetto alla perfezione dell'arte, e dà come spiegazione che nella vita non è possibile sperimentare due volte la stessa emozione. E poi, l'arte ci permette di odiare qualcuno che non ci ha fatto nulla di male, o di amare un personaggio che non conosceremo mai. Anche questo mostra la sua superiorità rispetto alla banalità della vita. L'arte ci permette la nostra propria perfezione, ed essa sola ci preserva dalla sordida realtà della vita [vabbè, qui salta fuori l'OW più dandy ...]. E all'immaginaria obiezione che queste affermazioni sarebbero immorali, OW risponde che l'arte è sempre immorale :jack: Perché l'emozione per l'emozione è sempre lo scopo dell'arte, mentre per la vita lo è l'emozione diretta all'azione (oltre che per la vita, anche per "questa organizzazione assai pratica che chiamiamo società":)
E dice che la società perdona quasi sempre il criminale, però mai il sognatore!
 

Users who are viewing this thread

Alto